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Autore: camoeight    06/10/2014    2 recensioni
"Per sempre non significa niente, nemmeno per creature come noi..."\"“Buon compleanno Caroline” si sentì sussurrare all’orecchio e un brivido le attraversò la schiena. Questa è una raccolta di one-shot\drabble di vario genere. La coppia principale è Klaroline, ma non solo!
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caroline Forbes, Enzo, Katherine Pierce, Klaus, Un po' tutti
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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And Death Shall Have No Dominion

A mind at peace with all below, a heart whose love is innocent!


(She walks in beauty_ Lord Byron)
 



Rebekah non aveva smesso un secondo di piangere, mentre Elijah non si dava pace.
Il maggiore dei Mikaelson aveva rivoltato New Orleans come un calzino per l’ennesima volta, smobilitato Davina, Sophie e tutti gli altri.
Mentre Klaus…Klaus non era più in sé.
Inizialmente aveva provato a mantenere la calma, torturando le persone giuste era riuscito a cavare qualche informazione –oltre al resto- ma tutte portavano a un vicolo cieco.
Di lei non c’era traccia.
Hope Mikaelson sembrava sparita nel nulla.
Erano passati sei giorni dal rapimento e di lei non c’era traccia.
L’ibrido non mangiava, non dormiva. La sua bambina, di soli cinque anni, gli era stata portata via e non c’era stato verso di scoprire dove.
La situazione era rapidamente degenerata e la calma iniziale aveva lasciato il posto alla rabbia e in seguito alla disperazione.
“Le streghe stanno davvero facendo tutto il possibile per localizzarla Elijah…” aveva mormorato Davina rassegnata.
Ed Elijah non se l’era sentita di aggiungere altro. Il viso della ragazza era pallido e gli occhi erano stanchi. Sapeva che si stavano impegnando, ma evidentemente i loro sforzi erano vani.
“Dovete fare di più! Mia nipote è scomparsa da giorni, lei non-” s’interruppe Rebekah coprendosi le labbra tremanti “…lei è così piccola-” singhiozzò e in quel momento Klaus fece il suo ingresso. Era uscito a perlustrare la città per l’ennesima volta, inutilmente “Se fossi stata più attenta non sarebbe successo!” ruggì contro la sorella, che fronteggiandolo rispose “Se tu fossi stato un padre decente, più presente, allora non sarebbe successo!” urlavano a pochi centimetri l’uno dall’altra ed Elijah per la prima volta si sentì stanco di riprenderli, di essere responsabile. La sua adorata nipotina aveva bisogno di loro e quei due si azzannavano come iene!
Bisognava restare lucidi e pensare a Hope.
“Preparate altre squadre di ricerca, smobilitate l’intero Bayou se necessar-”
Il campanello interruppe ogni discussione.
Klaus fu il primo a fiondarsi all’ingresso seguito a ruota dagli altri.
 
Sull’uscio c’era una signora che Elijah riconobbe come la titolare di un emporio nelle vicinanze, un’umana sulla sessantina, dall’aria mite. Aveva in mano una scatola.
Accanto a lei se ne stava la piccola Hope Mikaelson, sorridente e apparentemente in ottime condizioni. I lunghi capelli dorati circondavano il visino rotondo, ma addosso, notò Rebekah, aveva un completo diverso da quello indossato il giorno in cui era stata rapita. Era un semplice vestitino rosa.
I vivaci occhi azzurri studiarono uno per uno i tre vampiri, ancora sconvolti, sulla porta fino a posarsi su Klaus.
L’ibrido era incredulo, non riusciva a distogliere lo sguardo dalla bambina. Temeva che in un attimo sarebbe sparita di nuovo.
“Papà!” cinguettò allora abbracciandogli le gambe e Klaus Mikaelson, l’ibrido, l’essere più forte al mondo, crollò a terra, in ginocchio e circondò la figlia con le braccia “Hope! Stai bene?” chiese allarmato guardandola ancora per assicurarsi delle sue condizioni. Poi notò la signora alle sue spalle.
Solo allora si accorse che qualcosa non andava. Sembrava innocua, ma strana.
Baciò la fronte della bambina “Hope, entra insieme a zia Rebekah” fece serio e la vide annuire obbediente. Tuttavia non sfuggì a Klaus il modo in cui Hope si guardò introno prima di entrare.
Scrutava il giardino come alla ricerca di qualcuno e sembrò delusa quando tornò a posare gli occhi su di loro “Arrivederci mrs. Grimes” salutò educatamente, ma la signora non ricambiò, e seguì la zia.
Mrs. Grimes vide la bambina sparire nella casa e solo allora puntò gli occhi grigi verso i due vampiri “Chi di voi è Klaus Mikaelson?” chiese con voce meccanica.
È stata soggiogata, intuirono immediatamente.
“Sono io” disse l’ibrido in allerta. La signora sorrise affettuosamente porgendogli la scatola “Consideralo un regalo Klaus, siamo pari adesso…” disse la donna  “Tua figlia è splendida, state facendo un ottimo lavoro. Un po’ insistente e dispotica per avere cinque anni ma, in fondo, è sempre tua figlia no?” continuò con voce divertita “Fai attenzione la prossima volta, gira voce che la piccola sia speciale e che qualcuno voglia impossessarsene…” concluse porgendogli la scatola.
“Chi ti manda?” chiese Elijah ma mrs. Grimes sbatté le palpebre due o tre volte confusa “…dove sono?” chiese guardandosi intorno.
Elijah prontamente si occupò di lei mentre Klaus ancora turbato rientrò in casa con la scatola.
Chi poteva essere stato a salvare sua figlia? Un vampiro di sicuro se poteva soggiogare, si disse.
Si chiuse nel suo studio e aprì lo scatolone. L’odore di sangue invase tutta la stanza. All’interno c’era una mano, ormai grigiastra, e un cuore. Klaus notò che la mano stringeva qualcosa. Non appena la sfiorò si polverizzò mostrando un biglietto.
Corrugando la fronte, dopo averlo letto, si diresse in camera di sua figlia lasciando il foglio sulla scrivania.
 
Un monito ai nemici di Hope Mikaelson: questo sarà il vostro destino
 
Entrò nella camera di Hope. La bambina era pronta per dormire, ma stranamente non era nel suo letto.
Guardava fuori dalla finestra in attesa, come cercando qualcuno.
“Hope, cosa fai?” domandò Klaus avvicinandosi seguendo lo sguardo della figlia. La bambina si aprì in uno splendido sorriso, tutto fossette “La sto aspettando” fece con aria sognante e Klaus inclinò la testa “Chi tesoro?” e Hope rise divertita “Non so come si chiama, ma è bellissima, sai papà? Quando il signore cattivo mi ha spinta per terra, lei è arrivata dal cielo e lo ha punito. Ha detto che sarebbe stata la mia custode. Cosa significa papà?” domandò la bambina e Klaus guardò di nuovo la finestra “Non saprei, ma vorrei ringraziarla…” mormorò e Hope gli prese il viso tra le mani “Ha detto che un giorno sarebbe tornata, non oggi, forse non domani, ma ha detto di aspettarla e lei sarebbe tornata e ci saremo riviste...” farfugliò eccitata e Klaus sorrise “Lo spero Hope, è davvero una brava persona. Adesso però vai a dormire…” sussurrò accompagnandola nel suo lettino.
 
Il tuono lo fece svegliare di soprassalto.
“Papà” fece una vocina sulla soglia della sua camera “…ho paura non riesco a dormire…posso?” chiese la piccola Hope arrampicandosi vicino a lui.
“Dormi, ci sono io con te” mormorò Klaus, ma vide la bambina distratta da qualcosa sul comodino.
“È lei! È lei papà!” gridò la piccola saltellando sul letto agitando qualcosa tra le mani.
“Hope!” la richiamò, ma lei rideva felice. Finalmente dopo essersi calmata si lanciò su di lui sventolandogli il foglio sotto il naso.
Klaus sussultò improvvisamente, sentendosi mancare per un istante, quando i suoi occhi incrociarono quelli divertiti e vivaci di Caroline Forbes.
Hope aveva preso uno dei suoi ritratti e continuava a ripetere che era lei la sua salvatrice.
L’ibrido non riusciva a distogliere lo sguardo dal disegno.
“Hope, tesoro, cosa ti ha detto esattamente?” chiese in un sussurro.
La piccola crollò seduta sul materasso incrociando le gambine e con aria pensierosa corrugò le sopracciglia.
“Ha detto che sarebbe tornata. Magari non oggi o domani ma forse un giorno, tra un anno o un secolo…e poi qualcosa sul mondo…” borbottò incerta, poi ebbe come un’illuminazione “Parigi! Ha detto che Parigi sarà la prima!”.
Klaus era senza parole, a contrario di sua figlia che sembrava aver incontrato l’eroe dei suoi sogni.
Ma era Caroline. Caroline aveva salvato sua figlia. Caroline sapeva di Hope.
Caroline sarebbe tornata da lui.
Con questa nuova consapevolezza l’ibrido prese in braccio la bambina “Allora domani l’aspetteremo insieme, e anche il giorno dopo” le mormorò adagiandola accanto a lui “…ma adesso devi dormire tesoro, altrimenti quando Caroline tornerà sarai così distrutta da addormentarti davanti a lei…” sussurrò accarezzandole i capelli.
La sentì sbuffare –era così testarda- e poté giurare di averla sentita sussurrare un seriamente papà?! appena prima di chiudere gli occhi.
  
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