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Autore: DaisyBuch    07/10/2014    0 recensioni
Cosa fareste voi se una misteriosa voce vi ordinasse di mettervi un anello e vi trasportasse nell'antica Grecia? Questo è quello che è successo ad Athena, una ragazza di quindici anni che deve aiutare i personaggi dei miti a risolvere le storie a cui sono legati.
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DAL CAPITOLO 17:
Athena si lasciò sfuggire un gemito di paura, le guardie stavano aprendo il cancello e loro due si strinsero forte la mano, ancora una volta per infondersi coraggio. Li spinsero dentro e sentirono cigolare dietro di loro il cancello di legno che si chiudeva. Era un suono terribile. Athena si sentì in trappola, si sentì sola ed adesso come non mai voleva girare l’anello e tornarsene a casa.
Ci fu un suono assordante e metallico che rimbombò per molto tempo, era come se fosse il campanello che designava l’ora del pasto.. e forse era proprio quello.
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash, Crack Pairing
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Athena aprì gli occhi. Non era minimamente bagnata, ma una sensazione di panico la avvolgeva.
“Sono annegata?” si chiese. Tutto ciò che vedeva erano dei cunicoli bui e rocciosi, illuminati solamente dalla flebile luce di alcune candele che lievitavano. Si alzò da terra, e si guardò intorno.
-Iris?!- la sensazione di panico cresceva man mano che si voltava e non la vedeva da nessuna parte, e l’inquietante eco che produceva la sua voce non bastò a tranquillizzarla.
-Calma, sono qui.- disse sbucando da un cunicolo. Athena tirò un sospiro di sollievo.
-Che stavi facendo?- cercò di calmarsi.
-Cercavo Cerbero.- disse Iris volgendo lo sguardo al cunicolo alla sua destra.
-Chi?- il riflesso involtario di Athena che aveva prodotto spontaneamente quella domanda fu ben presto sorclassato dalla consapevolezza di essersi ricordata quel nome. Cerbero, il mastino a tre teste che sorvegliava l’entrata dell’Oltretomba. I brividi di Athena crebbero ancora di più.
-Dovremmo pensare ad un modo per aggirarlo, non cercarlo.- suggerì la ragazza, che nel frattempo si abbracciava da sola per il clima gelido.
-Cerbero è posto all’entrata, per controllare che i morti non escano e che i vivi non entrino.- spiegò con un’aria da sapientona.
-Si, allora?- chiese Athena.
-Beh, l’entrata è questa..ho controllato tutti i cunicoli a parte quello,- disse indicando quello di destra e non notando minimamente gli occhi rossi che si aprivano lentamente nell’oscurità. Ma non poteva essere Cerbero, aveva sei occhi, giusto?
-Ehm, Iris forse è meglio se..- provò a dire la ragazza con un filo di voce ma Iris la zittì, -odio essere interrotta umana. E’ vero che non portate il minimo di rispetto.- disse e poi continuò, -dicevo che ho controllato proprio tutte le vie e non c’è traccia di questo spaventoso cane gigantesco,- continuava a ciarlare.
–Iris.. dovresti proprio voltarti.- disse Athena con gli occhi spalancati per la paura.
-…voglio dire un cane gigantesco si vedrebbe o no? Io non sono mai stata qui però so che..- , altri due paia di occhi si aprirono lentamente e le parve che stessero fissando proprio loro. Athena sentì un sibilo, come se fosse passato un serpente vicino a loro, e un secondo dopo molti sibili tutti insieme. Il panico la invase, ne era certa: quello era Cerbero.
-Iris basta!- urlò. Iris seguendo lo sguardo di Athena si voltò, e vide un cane alto cinque metri più del normale che avanzava lentamente verso di loro, gli occhi rossi fissi sulla preda e migliaia di serpenti che spuntavano dal suo corpo al posto dei peli.
-Per Zeus! Corri!- urlò Iris e il cane cominciò ad abbaiare rincorrendole. Entrambe corsero verso il cunicolo più vicino, che sembrava essere anche quello più basso, Athena non vedeva niente ed il cuore le batteva a mille poiché sentiva gli artigli del mastino che stridevano correndo contro il suolo roccioso, e il suo ansimare mentre correva affamato dietro di loro. Athena non ce la faceva più, il fiato corto la constrinse a fermarla, mentre una morsa le stringeva la milza. –Athena perché ti fermi?- urlò Iris e rallentò.
-Corri, è dietro di te!- la avvertì tornando indietro per aiutarla. Athena si rialzò ma le faceva male la milza e non aveva più fiato, le bruciava la gola. –Cerca Persefone!- urlò con la voce roca e la gola che le faceva male. –Vai!- la incoraggiò. Iris non si muoveva da lì, anzi corse verso la sua direzione, Athena sentì il ringhio vicino e subito dopo la bava del Cerbero che le scorreva tra i capelli, strinse forte gli occhi e..
-Insomma! Cos’è tutto questo baccano?!- urlò una voce femminile all’improvviso, e Athena sentì una porta sbattere.
-A cuccia tu!- ordinò al cane, e questo fece un verso di dispiacere e si mise seduto. Athena aprì gli occhi e strisciò impaurita verso Iris, che aveva una faccia sconvolta.
-Non si può mai stare tranquilli qui, quante volte ti ho detto di lasciar perdere i morti?!- urlò la ragazza. Athena si voltò per guardarla, questa aveva dei lunghissimi capelli neri, con una sfumatura bluastra, gli occhi color ghiaccio ed un vestito violaceo. Il cane abbaiò in segno di disappunto, ma lei lo zittì di nuovo.
-Ti ordino di lasciarli in pace.- disse, senza nemmeno rivolgergli lo sguardo.
-Adesso vado al banchetto, non disturbare più, mi dai fastidio stupido cane.- fece un’espressione di disgusto e sbattè di nuovo la porta. Il Cerbero se ne tornò a cuccia, seguendo gli ordini di lasciarle in pace, e le ragazze si guardarono con aria incredula. –Era Persefone.- affermò Iris.
Athena non le chiese perché Iris non avesse avuto il coraggio di averle parlato o rivolto parola, era impaurita quanto lei quindi non fece cenno alla storia, disse solo: -dobbiamo raggiungerla adesso che sta andando al banchetto.-
-Dobbiamo trovare l’Acheronte, e dare un obolo a Caronte.- le spiegò. L’obolo era una moneta che veniva messa sotto la lingua dei morti, così da darla a Caronte per essere traghettati dall’atra parte del fiume Acheronte.
-Noi abbiamo l’..l’obolo?- chiese esitante.
-L’ho portato io.- disse facendole l’occhiolino. Caronte era un tipo un po’ inquietante ma era simpatico, per la breve durata del viaggio non fece altro che parlare di che noia avesse ogni volta a fare sempre lo stesso tragitto. Athena ed Iris lo compatirono, e lui non disse niente sul fatto che fossero vive, pensando che forse ce le avesse mandate Ade dato che avevano superato il Cerbero.
-Tante sorprese in una sola settimana,- sospirò,- anche la dea degli Inferi è ancora umana. Ma ho sentito che dopo il banchetto di oggi sarà morta.-disse e rise istericamente, come se fosse la battuta più divertente del mondo. Si riferiva senza dubbio a Persefone, se lei era ancora viva potevano ancora portarla sulla terra, ma dovevano sbrigarsi.
Non appena Caronte accostò la barca alla riva le salutò cordialmente.
–Dov’è la sala del banchetto?- gli chiese Iris prima di andare definitivamente.
-Oh, tutta avanti e poi a sinistra.- diede indicazioni e poi se ne ritornò dall’altra parte con tutta calma.
-Che strano tipo.- mormorò Iris, seguendo il corridoio. I suoni sordi dei loro passi rimbombarono per tutto il tragitto, ma finalmente arrivarono al bivio dove presero la strada di sinistra, sotto indicazione di un grande cartello, cui c’era scritto con delle ossa(molto probabilmente vere) δεῖπνον”.
-Che significa?- chiese Athena ad Iris, che spiegò: -E’ il banchetto delle prime tavole, o meglio, quello che voi umane chiamate rozzamente “cena”.- disse alzando il sopracciglio nauseata.
-Sai, sei troppo piccola per essere così altezzosa.- osservò la ragazza.
-Vedo che non tolleri un po’ di insegnamento.- sorrise perfida. –Adesso silenzio, stiamo per interrompere il banchetto, e Ade sarà molto arrabbiato.- disse impaurita. In punta di piedi strisciarono lontano dalla luce delle candele ed entrarono nella sala immensa dove si teneva la cena, le ragazze di nascosero dietro le tende blu scuro ed aspettare il momento giusto.
-Io questo non lo mangio.- diceva la voce impertinente di Persefone, seduta dall’altra parte del tavolo, al quale capo sedeva Ade con una mano scheletrica sopra gli occhi, in segno di disperazione. Ade aveva dei capelli nero corvino e degli occhi blu elettrico, la sua aura di luce intorno al corpo era sempre dorata ma emanava paura e inquietudine, Athena non potè fare a meno di sentirsi sola, persa e spaventata a morte, il terrore che Ade emanava la costrinse a restare pietrificata dietro la tenda, incapace di muoversi per la paura. Ma il signore dell’Oltretomba era senza dubbio in difficoltà di fronte al rifiuto e ai capricci della sua futura regina. Dall’altro capo infatti Persefone con le braccia conserte non voleva saperne di tutte le pietanze stranamente deliziose che erano poste sulla tavola, nonostante le ancelle la stessero letteralmente imboccando.
–Vi ho detto che questo schifo non lo voglio!- urlò rabbiosa, rovesciando tutto il piatto dell’ancella davanti a lei per terra.
-Ma cara, devi mangiare..- disse fintamente gentile Ade.
-Ho detto di NO!- urlò con tutta la voce che aveva, un suono stridulo ch costrinse Ade ad alzarsi, questo apparve davanti a Persefone e le alzò il mento con le unghie lunghe e nere, costringendola a guardarlo.
-Fanciulla, mi hai stancato, se non mangerai di tua spontanea volontà sarò io a costringerti.- le gridò esausto. Athena venne scossa da un brivido di terrore.
Lei di tutta risposta prese un altro piatto dal tavolo e lo rovesciò per terra. Ade visibilmente sconvolto dall’immaturità e dal poco rispetto che mostrava la futura regina dei morti si allontanò dal tavolo per pochi secondi,e molto probabilmente davanti gli apparve qualcuno che purtroppo Athena non riuscì ad intravedere data la posizione in cui era, quell’angolazione e l’incapacità di muoversi le toglievano la visuale. –Per tutti i mari, Zeus, mi hai spaventato.- disse sopreso.
-Fratello, poni fine a questo scempio e lascia andare la fanciulla che è qui senza la sua volontà.- disse autoritario. Con quell’influenza positiva e forte, Athena si sentì coraggiosa nell’animo e nel corpo, a tal punto che potè di nuovo muoversi. Era difficile, lei rimaneva terrorizzata, ma decise di non dare spago alla paura e di concentrarsi sulla sensazione positiva che emana il dio dei fulmini.
 Mentre Zeus e suo fratello discutevano, la ragazza decise di approfittarne per trovare l’attenzione di Persefone. Questa fece gesti con le mani,e solo quando le tirò un sasso sul piede questa la degnò di uno sguardo.
-Ma che fai?!- le chiese disgustata. –Non ce li voglio i morti mentre sto mangiando!- esclamò.
-Shh!- la zittì Iris. –Persefone, non assaggiare nulla, o rimarrai..- provò a dire Athena ma l’anello le bruciò il dito.
-Lo so bene cosa devo e non devo fare, non mi servono i consigli dei morti.- disse sprezzante, e si voltò di nuovo. Athena, arrabbiata, cercò di prendere di nuovo l’attenzione della ragazza ma nulla, questa la ignorava.
Ade smise di parlare con Zeus e tornò al banchetto.
-Senti senti, notizie dal mondo dei vivi, a quanto pare la terra sta morendo. Che peccato.- disse sarcastico, e si avvicinò verso la ragazza che nemmeno lo ascoltava.
-Mi ordinano di doverti lasciare, devi tornare di corsa di sopra.- sorrise falsamente.
Persefone sentendo queste parole si rallegrò impercettibilmente e con noncuranza rispose: -Ce l’hanno fatta a capire che io qua non ci voglio stare. Zeus mi sentirà prima o poi.- borbottò.
 -Mi sembra poco carino non mangiare nulla dopo tutte queste pietanze che ti ho fatto preparare, non credi? Tieni in conto che ti sto lasciando libera, perciò almeno concedimi di cenare con me.- sorrise trionfante. Persefone stupidamente adescò alla trappola.
-Io non ho realmente fame, il mio appetito è volato via in un soffio di Zefiro con tutti questi morti disgustosi.- sospirò.
-Solo questa melagrana, sai è il mio cibo preferito.- disse invogliandola. Ella, ne assaggiò sei chicchi e poi riposò il frutto sulla tavola. –Delizioso.- sorrise. –Ma adesso voglio andare!- gridò, e furono tutti risucchiati da un vortice.
 
   
 
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