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Autore: BrokenSmileSmoke    07/10/2014    2 recensioni
"«La prima e l'ultima volta in cui lui si è manifestato è stata nel lontano 1800, ad una bambina di solo 9 anni. Ora ne sono passati esattamente 150 e, di come ho capito, lui è in continua ricerca di una sua discendente. Ma la famiglia si è estinta ancor prima del 1900, perché è tornato solo adesso? Cosa vuole dalla mia famiglia?»
«Lui non vuole la tua famiglia, lui vuole te. Qualcuno che ha il sangue dei VànMeyer.»"
Può, un difetto di fabbricazione, perseguitare la stirpe di una famiglia?
È solo un oggetto di ceramica, si potrebbe rompere con un minimo urto.
Ma lui non muore mai.
Genere: Horror, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 1 - CdP
Ogni citazione, riferimento o riproduzione, anche se parziale, è severamente vietata.

Capitolo
1 - 1864.

1864
«Madre, posso uscire in giardino a giocare con Fernèr, il nostro vicino di casa?»
La voce strillante di una bambina fece eco nell'enorme villa.
«Signorina Clarìssa, quante volte le ho ripetuto di non alzare la voce?» la rimproverò a bassa voce Meredìth, la governante di quella villa «il signor Albert, vostro padre, è malato ed ha bisogno di riposare, e..»
«.. "se voi continuate a parlare ad alta voce interromperete il suo riposo".. Lo so».
Clarìssa non fece finire Meredìth di parlare.
Tutti dicevano che suo padre stava male. Alcuni sostenevano che "Non passerà l'inverno".
Ma lei non riusciva a capire tutto quello.
Era da inizio autunno che l'uomo stava in quelle condizioni, e la malattia lo degenerava sempre più.
Inoltre, non le era permesso vederlo.
Meredìth sospirò.
Per quanto quella bambina potesse essere testarda, era l'unica che riusciva a rallegrare quella casa.
«Se cercate vostra madre, credo sia nello studio a suonare il pianoforte.» concluse la governante.
La bambina corse per tutto il corridoio, a volte inciampando, per giungere al più presto da sua madre.
Amava quando lei suonava il pianoforte.
Alle volte la donna le insegnava qualcosa sullo strumento.
Appena arrivò davanti allo studio, rimase incantata dalle melodie del pianoforte.
La madre se ne accorse e sorrise.
«Dimmi figliola, hai bisogno di qualcosa?» le chiese la donna senza distogliere le dita dal pianoforte e lo sguardo dallo spartito.
«Madre, le volevo domandare se gentilmente sarei potuta andare in giardino a giocare con Fernèr De LaVièr, il nostro vicino di casa.»
La madre, appena sentita la domanda, ad un tratto smise di suonare e guardò la bambina.
«Figlia mia, dubito che oggi Fernèr verrà a giocare con te.»
«Perché dite questo, madre?» chiese Clarìssa meravigliata.
«Vieni qua, siediti vicino a me» le disse la madre facendole spazio sulla sedia e, appena la bambina si sedette vicino a lei, la donna iniziò ad accarezzarle dolcemente i capelli.
«Purtroppo, l'altra notte c'è stato un grave lutto nella famiglia De LaVièr.»
«Madre, che è successo?»
La bambina era molto confusa. E aveva paura di quello che Isabel le avrebbe detto.
Ad un tratto, le tornò in mente la scena che aveva visto quella stessa mattina dalla vetrata in camera sua.
C'erano delle persone vestite di nero che camminavano lentamente, e davanti a loro c'erano quattro uomini che portavano sulle spalle una piccola cassa rettangolare di legno.
Era quello che era riuscita a vedere finché Meredìth non corse da lei, coprendo tutte le vetrate con una tenda.
A volte sentiva parlare Elìzabeth, la sua nonna materna ormai defunta, che era di cattivo auspicio far guardare da lontano ad un bambino la bara di un morto, in quanto lo spirito del defunto l'avrebbe perseguitata.
«Vedi, Fernèr ha avuto un incidente, e non ce l'ha fatta.»
Clarìssa rimase pietrificata dalle parole della madre.
Lei e Fernèr erano gli unici bambini in città sopravvissuti alla peste che durante quelli anni colpiva sopratutto neonati, bambini e anziani.
Quei pochi che restavano scomparivano misteriosamente.
Alcuni dicevano che, non appena allontanati dalle loro abitazioni, delle bestie selvagge gli assalivano, uccidendoli.
E in quella piccola cittadina, Rëinsburg, negli ultimi mesi correvano anche altre voci.
Un uomo d'affari, proveniente dalla Gran Bretagna, voleva metter su una piccola azienda.
E per guadagnarsi un po' di fiducia dai pochi cittadini che erano rimasti, faceva recapitare ad ogni famiglia un oggetto di ceramica, simile a delle statue in miniatura, per il giardino.
Clarìssa non conosceva il nome di questi oggetti.

Il giorno dopo la morte di Fernèr, a Villa VànMeyer, si presentò un corriere.
«Signora, buongiorno, un omaggio dal signor Walnoff.» disse un uomo poggiando davanti l'ingresso della villa un oggetto con una strana forma, malamente incartato.
«La ringrazio, arrivederci.» disse Meredìth salutando l'uomo ed entrando in casa.
Clarìssa, come se chiamata da qualcuno, scese velocemente le scale che la conducevano alla sua camera correndo dalla governante.
«Che cos'è?» chiese riferendosi all'involucro.
«È un omaggio regalatoci dal signor Walnoff.» rispose gentilmente Meredìth.
«Walnoff? Chi è?»
«Oh, è un uomo d'affari.»
«E cosa ci ha omaggiato?»
Meredìth rise dal vocabolo di Clarìssa.
«Si dice "regalato", non "omaggiato". È un oggetto che va tenuto in giardino, uno.. Gnomo.»
«Che nome divertente!» esclamò la bambina ridendo.
«Sì, vado a sistemarlo in giardino.»
«Posso giocarci?»
«Certo signorina, ma attenta a non romperlo, è di ceramica.» disse la donna allontanandosi, e dirigendosi verso il giardino.

Poche ore dopo Isabel passò davanti alle vetrate che affacciavano al giardino, vedendo Clarìssa parlare allo gnomo.
«Da oggi ti chiamerai Jo, ti va bene, signor Jo?» chiese Clarìssa all'oggetto inanimato di porcellana.
La madre osservò meglio la scena.
Probabilmente vedere una bambina che parlava con un giocattolo poteva essere normale, ma Clarìssa in 9 anni di vita non aveva mai parlato con un oggetto inanimato.
Forse avrebbe dovuto chiamare uno psicologo.
Era passato solo un giorno dalla morte di Fernèr, e Clarìssa sembrava strana.

Un urlo in piena notte provenì dalla camera di Clarìssa.
Isabel e Meredìth corsero in camera della bambina, che era in lacrime sul letto.
Le vetrate erano rotte, ed entrava un vento gelido.
«Figlia mia, chi è stato a rompere la finestra?» chiese Isabel.
«Madre, è stato il signor Jo..» rispose la bambina piangendo.
La donna si sedette, abbracciando e coccolando la figlia.
«Chi è il signor Jo?»
«È.. È lo gnomo, madre, non lo voglio più vedere» disse Clarìssa immergendo il volto nell'incavo del collo della madre.
«Tranquilla tesoro, domani non ci sarà più».
***
Buonasera!
Okay, prima volta nella sezione delle originali. Aiuto.
Che dire.
Questo sarà il primo ed ultimo capitolo ambientato nel 1800, odio le storie che si basino sul passato.
Il 1864 mi è servito come "slancio" per i prossimi capitoli.
Beh, alla prossima!
Broken Smile Smoke.

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