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Autore: SlytherinTommo    08/10/2014    0 recensioni
“Nick!”
“Mi hanno incastrato Harry. Hanno prove certe che sia io colui da cui tutti prendono la droga,che sia io il maggior colpevole. Io..”
Lacrime copiose gli rigavano il volto e il ragazzo vicino a me che era stato chiamato Harry gli si avvinghiò addosso,stringendolo in uno di quegli abbraccia che fanno mozzare il fiato a chi lo vede.
Come se non esistessero niente al mondo se non loro due. E mi sentii improvvisamente a disagio. Un momento dopo il richiamo del mio nome da parte del preside mi ridestò. Prima che mi chiudessi la porta alle spalle,per un attimo quegli occhi verdi si distaccarono da quell’incastro perfetto di capelli e parole e si puntarono sui miei.
Pairing: Larry
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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  Time isn't for us
 

Caddi rumorosamente a terra. Erano solo le sette del mattino e le furiose grida dei miei genitori rombavano in tutta la casa. Indolenzito mi alzai faticosamente,ancora impregnato del sonno scacciato via così maldestramente.
“Non hai idea di ciò che stai facendo!”
“Fin troppo bene Jay,e non ho intenzione di tirarmi indietro.”
La mia mente si rifiutò di ascoltar anche solo un’altra parola. Mi catapultai in bagno afferrando i primi vestiti sparsi per la camera. Il getto freddo di acqua mi ghiacciò ogni singola cellula del corpo,e volontariamente anche le preoccupazioni che inevitabilmente gravavano su di me. Mi ero accorto con lucidità disarmante qualche giorno prima dei problemi che affliggevano i miei genitori,probabilmente incomprensioni o affari. Eppure sentirsi ininterrottamente come in un campo di guerra dove il nemico può attaccare improvvisamente l’altro,mi soffocava. I miei genitori mi soffocavano. Con grande lentezza asciugai gli ultimi residui di acqua sul mio corpo ed infilai i vestiti. Mi diressi velocemente verso l’uscio di casa. Questa volta avrei raggiunto la scuola a piedi:soluzione sicuramente più allettante rispetto a dover aspettare la fine della litigata. Mi chiusi la porta alle spalle con violenza:avrebbero capito le loro infantilità quanto facessero star male i figli. Pensai alle mie sorelle:io mi lamentavo tanto ma di certo loro erano più fragili di me,ancora nel limbo dell’innocenza,costrette ad uscirne fin troppo bruscamente. Daisy,Phoebe,Felicity e Lottie non lo meritavano,e in cuor mio neanche io pensavo di poter reggere una situazione del genere a lungo. Scorsi le mura incrostate della scuola prima del previsto. Il veloce andamento delle idee inconsapevolmente era stato accompagnato anche dal movimento dei piedi. La solita folla di studenti intenti a parlare,a copiare compiti,a ripetere una difficile formula accalcava lo spazio verde esterno prima dell’imminente suono che avrebbe spalancato le porte del liceo. Mi diressi dalle uniche facce che mi erano familiari:Niall,l’irlandese biondo dal sorriso sghembo e dolce, Liam,il grande papà della nostra combriccola, il più serio ma il più comprensivo, e Zayn,il misterioso moro dagli occhi di un nero impenetrabile. Schiaffeggiai immancabilmente la nuca del biondo che rispose come sempre con una tirata di ciuffo e salutai con delle pacche gli altri.                                                                                     
“Il nostro principe si è degnato della nostra presenza,a cosa lo dobbiamo?” proruppe Zayn con un tono misto tra l’ironico e l’accusatorio. “Semplicemente mi ero reso conto di aver degli amici troppo al di sotto del mio stato sociale/economico e ho deciso di rimpiazzarvi per qualche giorno.” Scherzai io,cercando di non lasciar trapelare informazioni sul perché davvero non fossi stato presente quei giorni,sul vero stato d’animo impresso in quelsorriso triste. La mia battuta,a giudicare dalle risate,scherni e schiaffi che l’accompagnò era stata sufficientemente valida. “Beh,anche noi eravamo dello stesso pensiero,ma un povero scapestrato come te come avremmo potuto mai abbandonarlo al suo futile destino?”disse Niall.                                                                                                                                                                                                                                    
Il suono della campanella interruppe i nostri discorsi creando uno sciame immane di ragazzi pronti a fiondarsi nelle rispettive aule. Tranne io,che mi avviai nelle aule del preside accompagnato da pacche d’incoraggiamento dei miei amici.  “Sono solo 3 settimane Tommo” mi sussurrò nell’orecchio Liam,lasciandomi poi completamente solo ed immobile,in un mondo che sembrava scorrer più veloce di quanto potessi controllare,incapace di rialzarmi ed annaspare aria nuova. Automaticamente mi diressi verso l’ufficio del preside Mark. La porta era già aperta,segno che la conversazione era già iniziata. Bussai piano e feci per entrare quando un paio di occhi verdi sbucarono da dietro e fermarono la mia mano,sull’imminente atto di aprire la porta.                                                                                                                                                                                                                                  
 “Aspetta,non è ancora il tuo turno” disse con voce roca,severa.                                                                                                                                                 
 Lo guardai stralunato. Non l’avevo mai visto ma il suo aspetto mi diede risposta. Era oggettivamente troppo bello per non far parte del gruppo popolare della scuola,alla quale io mai mi ero avvicinato. La sua mano,ancora ferma sulla mia si sollevò brusca e mi abbandonò lì su due piedi sedendosi su delle panchine di attesa lì accanto. Non osai muovermi,ma non osai neanche entrare. I suoi occhi freddi,duri erano stato un chiaro segnale di avvertimento. Il viso rivolto verso il pavimento lasciava ricadere i morbidi ricci sulle guancie,le mani tese ad afferrare il bordo della panchina.                                                                                                                                                                                                                                                       
 “Per cosa sei qui?” esordì lui.                                                                                                                                                                                                                  
Mi guardai intorno,sicuro che si stesse rivolgendo a qualcun altro,ma non vidi nessuno nei paraggi. Così mi avvicinai alla panchina senza sedermi.
“Deve comunicarmi la punizione che mi aspetta. Il motivo è sulla bocca di tutta la scuola,non c’è bisogno che te lo spieghi.”                                            
 Le sue guance si mossero leggermente,probabilmente stava sorridendo.                                                                                                                                                  
"Se te lo stai chiedendo anche io sono qui per questo. Sono coinvolte un bel po’ di persone. Qualcuno mi ha incastrato,mi sono fidato delle persone sbagliate e questo è il risultato.”                                                                   
Potevo capirlo perfettamente,qualcuno aveva fatto la spia anche nei miei confronti ed ovviamente ciò era arrivato alle orecchie del preside. Perché era sì una scuola grande,dove tutto era apparentemente permesso,non con grandi regole,ove regnava il dogma “ Se non vedo non credo”, ma alla notizia e alle prove che più persone spacciassero non si poteva rimanere indifferenti,neanche il più accondiscendente preside di tutti i tempi aveva potuto. E coloro che erano stati indicati fortunatamente oltre alla ramanzina se l’erano cavata con una punizione.              

“Passeranno subito queste tre settimane.”                                                                      
                                                                                                                      
 “Era un’affermazione mista a speranza o una domanda?” disse il ragazzo ironicamente.                                                                                                                           
"Interpretala come vuoi. Siamo sulla stessa barca.”                                                                                                                         
Alzò il capo e sorrise,di uno di quei sorrisi che ti scoglie come la neve al sole. Due deliziose fossette gli avevano scavato le guancie e mi guardava con fare divertito.                                                                                                                                                                                                                                               
 “ La prendi fin troppo bene. Si vede che sei un pivello alle prese con la sua prima punizione. Credimi,il grande capo è buono in tutto tranne che nello scegliere come farci faticare.”                                                                                                                                                                                                                             
 Per un attimo m’imbronciai. Ancora una volta ero il bambino della situazione a cui bisogna spiegare come si vive.                                                              
“Preferisco tenermi lontano dalle azioni da delinquenti. Questa volta ho solo aiutato un amico. “                                                                                            
Il ragazzo avvertì il tono velenoso della mia risposta ma non potè controbattere perché con violenza si spalancò la presidenza. Da lì irruppe un volto paonazzo,spigoloso ed allungato con grandi occhi. Era sicuramente più grande di me.                                                                                                                                                     
Senza degnarmi di uno sguardo si catapultò verso il ragazzo al mio fianco,che nel frattempo si era già alzato.                                                                    
“Nick!” disse quello.                                                                                                                                                                                                                      
“Mi hanno incastrato Harry. Hanno prove certe che sia io colui da cui tutti prendono la droga,che sia io il maggior colpevole. Io..” 
 Lacrime copiose  gli rigavano il volto e il ragazzo vicino a me che era stato chiamato Harry gli si avvinghiò addosso,stringendolo in uno di quegli abbraccia che fanno mozzare il fiato a chi lo vede. Come se non esistessero niente al mondo se non loro due. E mi sentii improvvisamente a disagio. Un momento dopo il richiamo del mio nome da parte del preside mi ridestò. Prima che mi chiudessi la porta alle spalle,per un attimo quegli occhi verdi si distaccarono da quell’incastro perfetto di capelli e parole e si puntarono sui miei.
 
SPAZIO AUTRICE
Eilà. Allora..che dirvi:sono nuova,e questa è la mia prima fan fiction Larry. Sono sempre stata un'inguaribile romantica (probabilmente più in là si noterà) Da poco ho scoperto i due qui presenti: Harry e Louis. Dire che mi sono innamorata del loro rapporto è un eufemismo,perchè di qualsivoglia natura sia li amo insieme. Questi due mi hanno dato l'ispirazione per creare una storia su di loro,che spero piaccia a tutti! Mi piacerebbe moltissimissimo ricevere qualche recensione (critiche,approvazioni) sono tutte ben accette.:per consigliarmi,per dirmi ciò che non va,se piace o no!Ci tengo davvero tanto,e voi se siete piccoli scrittori alle prime armi lo sapete bene quanto valga! Non voglio dilungarmi oltre,dico solo che aggiornerò quando ci sarà qualche recensione. A presto (spero il prima possibile,dipende da voi) miei scrittori!  
  
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