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Autore: Anmami    09/10/2014    2 recensioni
Non importa che tu sia un giovane professore o un'alunna, quando l'amore colpisce non lascia scampo.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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RICCIOLO RIBELLE.
 
Nebbia. Non si vedeva nient'altro. Proprio uno strano luogo per una scuola. Da fuori sembrava un castello di quelli dei racconti dell'orrore e la nebbia contribuiva all'atmosfera da brivido.
Ero da poco diventato un professore di matematica e non avevo potuto rifiutare quel lavoro. La mia prima esperienza, la mia prima cattedra.
Avevo sentito varie storie su quell'istituto, un collegio femminile gestito dalla Signorina Zimmerman. Sapevo che in molti avevano rinunciato e che molti si erano licenziati dopo poco essere stati assunti, ma ero convinto di riuscire a resistere più a lungo degli altri. Ero sicuro che le voci riguardanti l'eccessiva severità della preside fossero solo storie ed esagerazioni.
Arrivai davanti al maestoso cancello di ferro battuto e suonai il campanello.
Dopo pochi minuti di attesa arrivò ad aprirmi una donna completamente vestita di nero ad eccezione dei polsini e del colletto della camicia che erano invece bianchi. Aveva i capelli raccolti e gli occhiali appoggiati sul naso. La osservai da lontano venire verso di me a passo spedito.
- Lei deve essere il Signor Webster, non è vero?- chiese squadrandomi.
- Si, sono io. Sono il nuovo insegnante.-
- Oh cielo... lei è molto giovane, non piacerà affatto alla Signorina Zimmerman.- disse lei scuotendo vistosamente la testa.
- Perchè non dovrebbe piacerle il fatto che io sia giovane? E poi mi scusi, ma con chi ho il piacere di parlare?- chiesi cercando di usare modi cortesi.
- Mi chiamo Muriel Andrews. Sono la segretaria della Signorina Zimmerman e mi occupo di questa scuola da circa dieci anni.-
- Io sono Jacob Webster. Piacere di conoscerla, Muriel, posso chiamarla Muriel?-
- Si, nessun problema Jacob. Ora andiamo, la Signorina Zimmerman la sta aspettando nel suo ufficio ed odia aspettare.- disse lei affrettando il passo e facendomi strada.
Quel palazzo era enorme ed antico. All'ingresso vi era un grande salone e nel mezzo di esso troneggiava un'imponente scalinata di marmo. Tutta la struttura era avvolta da un silenzio quasi irreale e non riuscivo a capire come quella potesse essere una scuola.
Salimmo le scale e ci fermammo davanti ad una porta lavorata color noce. Muriel bussò e restammo in attesa.
- Avanti.- disse la voce di una donna all'interno della stanza.
Muriel aprì la porta quasi con timore e annunciò il mio arrivo.
- Signorina Zimmerman, è arrivato il signor Webster, l'insegnante.-
- Bene Muriel, fallo pure entrare e lasciaci soli.-
Muriel mi fece un cenno con il capo ed io entrai avvicinandomi alla cattedra della preside per presentarmi.
- Mi chiamo Jacob Webster, piacere di conoscerla signorina Zimmerman.- dissi io tendendole la mano oltre la scrivania.
- Si...-  disse lei con aria di superiorità.
A quel punto abbassai la mani e restai in attesa.
- Bene Signor Webster, si sieda.- mi ordinò in modo autoritario.
- Grazie, sono molto entusiasta di questa opporunità, non vedol'ora di iniziare a lavorare con le ragazze, il mio programma è molto vario, ho molte nuove idee da sottoporle.-
- Signor Webster! Risparmi la sua euforia per un ambiente più consono. Nella nostra scuola si segue lo stesso metodo didattico da cinquant'anni e non cambieremo certo ora. Di solito non assumo professori così giovani, anzi se posso evito gli uomini in generale, questo è un collegio femminile, le adolescenti sono volubili e l'ultima cosa che voglio è una lettera di protesta da parte di genitori furenti perchè una delle loro figlie si è invaghita del professore; ho scelto lei perchè non avevo altra scelta, ora sta a lei dimostrarmi di essere all'altezza. Immagino che avrà sentito varie storie sul mio conto, ma Signor Webster il punto è che questo istituto è abituato all'eccellenza, non solo per le studentesse, ma questo vale anche e  soprattutto per gli insegnanti.-
- Non la deluderò, non si pentirà di avermi assunto.-
- Lo spero vivamente. Questi sono i libri di testo adottati in questa scuola ed i programmi delle sue materie. La invito a prepararsi al meglio per la lezione di domani.- disse porgendomi una pesante borsa di cuoio.
-Lo farò sicuramente.- risposi io annuendo.
- Bene, è tutto. Muriel le mostrerà la sua stanza e la informerà sugli orari dei pasti. A domani e si ricordi che non le toglierò gli occhi di dosso, un solo passo falso e la licenzierò immediatamente.- disse lei prima di farmi un gesto con la mano per congedarmi.
Uscii dall'ufficio con quella pesante borsa di cuoio e la mia valigia e ad aspettarmi trovai Muriel.
- Bene Jacob, mi segua le mostro la sua stanza.-
Attraversammo il lungo corridoio al lato dello studio della preside e ci fermammo davanti all'ultima porta a sinistra. Muriel estrasse una pesante chiave di ottone dalla tasca e mi fece entrare nella mia stanza.
- Questo è tutto, la sua stanza, lì ci sono i servizi, ha tutto ciò che le serve. La colazione è alle otto in punto e le lezioni iniziano alle nove, mi raccomando la puntualità, la Signorina Zimmerman non tollera ritardi. Il pranzo è servito a mezzogiorno e la cena alle sette. Chi non è a tavola in quel preciso orario salta il pasto. Tutto chiaro? Beh ora la lascio così può sistemarsi. Ci vediamo dopo a cena, la Signorina Zimmerman vuole presentarla alla sua classe ed ai suoi colleghi.-
- Grazie Muriel, a dopo.- risposi io amichevole.
La mia stanza puzzava di vecchio e stantio. Le finestre non venivano aperte probabilmente da una decina d'anni. Nel complesso era pulita, ma molto antiquata. Un letto in ferro battuto, una scrivania in legno lavorato ed un armadio anch'esso intarsiato.
Certo non ero nel lusso, ma avrei sicuramente potuto adeguarmi. 
Disfai i bagagli e mi misi immediatamente a studiare i programmi che mi aveva consegnato la preside. Ciò che lessi non coincideva neanche lontanamente con la mia idea di istruzione, ma la preside era lei ed io, se avessi voluto conservare quel lavoro, avrei dovuto assecondarla il più possibile.
Quando mancava un quarto alle sette mi avviai verso la  sala da pranzo ricordandomi le parole di Muriel sulla puntualità.
Mentre scendevo le scale un piccolo terremoto dai capelli ricci e biondi mi travolse obbligandomi ad appoggiarmi alla balaustra per non cadere.
La ragazza si fermò a pochi passi da me e mi guardò smarrita.
- Forse dovresti stare più attenta a dove cammini sai?- dissi cercando di non sembrare troppo severo. 
- Mi.. scusi... io ho dimenticato di legare i capelli e se quella... la Sgnorina Zimmerman mi vede arrivare così a cena come minimo mi spedisce a letto senza mangiare.-
- Bene, non è successo nulla, ora corri a legare i capelli, non vorrai arrivare in ritardo vero?-
- No! Accidenti! Grazie mille signore e scusi.- rispose lei scappando via di corsa.
Andai a cena e presi posto. Arrivarono le sette, ma della ragazza bionda nessuna traccia.
Quando la Signorina Zimmerman ordinò di servire la prima portata la porta della sala si spalancò ed il terremoto biondo entrò di corsa.
- Signorina Jones! Come si permette di irrompere così durante la cena non conosce le regole?- tuonò la preside.
- Si, sono mortificata, vede ho avuto un...- cercò di giustificarsi la ragazza.
- Sto aspettando un valido motivo per questo suo conportamento.- la rimproverò la Signorina Zimmerman che si era alzata ed ora era a pochi centimetri dal viso della ragazza.
- E' stata colpa mia preside.- dissi alzandomi in piedi.
Non so bene perchè lo feci, ma vedendo il modo in cui aveva messo alle corde la ragazza non potei fare altro che aiutarla.
- Colpa sua Professor Webster?- chiese la preside a dir poco furiosa.
- Si, avevo dimenticato di chiedere a Mrs Muriel dove si trovasse la sala da pranzo e per le scale ho incontrato la signorina Jones che saliva in camera a cambiarsi per la cena ed è stata così gentile da indicarmi la strada, sarebbe arrivata in anticipo se io non l'avessi fermata. Se c'è qualcuno con il quale prendersela questo sono io, non lei.- mentii io.
- E' andata così Signorina Jones?- domandò sospettosa.
- Si, Mrs Zimmerman è andata così. Sono molto dispiaciuta per l'accaduto.- si scusò la ragazza abbassando lo sguardo.
La preside la congedò e lei si accomodò al suo posto. Una volta seduta si voltò verso di me sorridendomi e nel suo labiale lessi un grazie.
La preside mi presentò alle mie alunne e scoprii che la Signorina Jones, il terremoto biondo, faceva parte della mia classe.
Dopo cena mi ritirai nella mia stanza e ricominciai a preparare la lezione del giorno dopo.
Muriel mi aveva avvisato di stare attento, alla Signorina Zimmerman piaceva intrufolarsi di nascosto in classi a caso per controllare il lavoro degli insegnati, quindi volevo essere assolutamente preparato per evitare che mi cogliesse in fallo.
Quando mi ritenni soddisfatto, potei finalmente andare a letto anche se molto ansioso per quello che mi aspettava il giorno dopo.
Il mattino seguente la sveglia non suonò. 
Mi svegliai alle otto e venti. Mi alzai dal letto sconvolto e mi preparai in fretta e corsi verso la mia classe.
La giornata non poteva cominciare peggio di così, a causa del mio ritardo non riuscii a fare colazione.
Arrivato in classe notai, per mia fortuna, che le mie alunne non erano ancora arrivate.
Mi avvicinai alla cattedra e su di essa trovai una fetta di torta ed una tazza di caffè con accanto un biglietto scritto con una calligrafia tutta ghirigori.
"Una colazione per una cena. Grazie ancora."
Capii immediatamente il mittente di quel biglietto e mi ritrovai a sorridere dell'intraprendenza di quella ragazzina.
Mangiai la torta e sorseggiai il caffè con gusto. Dopodichè nascosi la tazza ed il piattino e aspettai l'arrivo delle mie allieve.
Entrarono con ordine ed in silenzio e si accomodarono altrettanto silenziosamente.
Inizia la lezione presentandomi di nuovo e facendo l'appello per imparare i loro nomi.
A metà lezione le osservai per un istante e non potei fare a meno di notare quando fossero quasi tutte composte e sedute perfettamente allineate, intente a prendere appunti. Quasi tutte, tranne una.
Il piccolo terremoto biondo stava seduta con le gambe accavallate sorreggendosi il viso con le mani con un'espressione annoiata.
Mi voltai e soffocai una risata camuffandola con un colpo di tosse. Scrissi un esercizio alla lavagna, diedi una mezz'ora per svolgerlo e poi mi accomodai sulla mia sedia dietro alla cattedra.
Le ragazze erano tutte estremamente concentrate, tutte, tranne una.
La signorina Jones passò circa dieci minuti scrivendo sul quaderno per poi ritornare in quella strana posizione, ancora più annoiata di prima.
Non riuscii a capire il suo comportamento, ma tuttavia non volli intervenire.
Mi misi a leggere i miei appunti in attesa che la mezz'ora finisse.
Alzando lo sguardo una cosa molto buffa attirò la mia attenzione.
La biondina era sempre nella stessa posizione, ma aveva iniziato a soffiare per spostare un ricciolo ribelle che le ricadeva scomposto sulla fronte.
Avrei tanto voluto scoppiare in una sonora risata, ma il mio ruolo mi imponeva di rimanere serio e così ricominciai a leggere i miei appunti, ma con un ghigno divertito stampato sul viso.
Allo scadere del tempo avvisai le ragazze di mettere giù le penne e guardai l'elenco dei nomi per decidere chi chiamare alla lavagna per correggere l'esercizio.
- Signorina Jones, vuole essere così gentile da venire alla lavagna a correggere l'esercizio?-  dissi all'improvviso.
Le altre ragazze si guardarono incredule e lei si alzò dal suo banco dirigendosi verso la cattedra con il quaderno in mano.
- Tenga professor Webster.- disse porgendomi il suo quaderno con l'esercizio.
- Prego Signorina, proceda pure affinchè le sue compagne possano correggere il loro compito.-
Guardai attentamente il suo esercizio, sicuro che non lo avesse eseguito correttamente ed invece dovetti ricredermi. Non solo era corretto, ma lo aveva svolto anche nella metà del tempo rispetto alle altre.
Sorpreso la osservai scrivere alla lavagna e aspettare una mia conferma.
- Eccellente Signorina Jones! Sono molto colpito. Se questi sono i presupposti, mi aspetto grandi cose da lei.- mi congratulai porgendole il suo quaderno.
- Grazie professore.- rispose sorridente e soddisfatta.
Tornò ad accomodarsi al suo posto tra lo sbigottimento generale delle sue compagne.
Mi risultò difficile capire il perchè di quella reazione, ma quando nel pomeriggio chiesi spiegazioni a Muriel, mi fu tutto più chiaro.
- Vede Jacob, Kathleen è la pecora nera della scuola. Ha già ripetuto due anni. Tutti gli altri professori hanno rinunciato in partenza con lei, se ne sta lì in classe con aria annoiata sbuffando di tanto in tanto. Non ci perda troppo tempo, ha una classe di ragazze molto intelligenti, non si fermi solo su di lei.-
- Io non sono d'accordo! Oggi ha risolto un problema di matematica avanzata in dieci minuti. Le altre ce ne hanno messi trenta e la maggior parte di loro non ha neanche portato a termine l'esercizio. Sono sicuro che quest'anno passerà a pieni voti.- risposi convinto.
- Jacob, dico sul serio. Kathleen non ha bisogno di qualcuno che le dia corda, questo è l'ultimo anno, il regolamento della scuola impedisce alle studentesse di ripetere la stessa classe per più di tre volte. Finirà quest'anno e se ne andrà. Questo è quanto. Davvero non si butti in quest'impresa, la Signorina Zimmerman non ne sarebbe affatto felice.- 
- Bene, senz'altro. Grazie delle informazioni.- affermai scappando via di corsa.
Avevo un piano. Il terremoto biondo avrebbe finito l'anno scolastico con la media più alta della classe.
Salii di corsa e mi avviai verso la sala ricreativa dove le ragazze stavano assistendo ad una lezione di ricamo.
Bussai alla porta ed attesi la risposta.
- Avanti.-
Aprii la porta e chiesi alla Signorina Flinch di poter parlare con Mrs Jones.
Kathleen uscì dalla stanza e mi seguì nella mia classe.
Arrivati a destinazione mi sedetti alla scrivania e la feci accomodare.
Restammo in silenzio per qualche minuto e fu lei a parlare per prima.
- Piaciuta la colazione?- chiese sghignazzando.
- Si, grazie Signorina Jones.- risposi cercando di rimanere distaccato.
- Allora professore di cosa voleva parlarmi?- domandò tornando seria.
- Giusto, certo. Vorrei avere una spiegazione a dire il vero.- dissi aspettando una sua domanda.
- A che proprosito?- 
- Beh, Signorina Jones, lei è di sicuro più intelligente della media delle ragazze di questa scuola, eppure mi risultano al suo attivo due bocciature. Ecco, non capisco. Una ragazza di diciassette anni che...-
- ...diciotto.- mi interruppe insolente.
- Fa lo stesso... dicevo... una ragazza di diciotto anni che esegue problemi di matematica avanzata in dieci minuti, annoiandosi per giunta come se stesse facendo i calcoli di prima elementare, beh è ammirevole. Lei potrebbe passare brillantemente l'anno. Perchè si comporta così?-
- Professor Webster, forse dovrebbe domandare alle colleghe che l'hanno preceduta perchè sono partite prevenute sul mio conto già dall'inzio dell'anno, oppure perchè Mrs Zimmerman non fa altro che darmi addosso. Ricevo il doppio dei rimproveri, il doppio delle punizioni rispetto alle altre. Mi hanno sempre trattata come una stupida ed alla fine ho iniziato a sentirmi stupida io stessa.- confessò Kathleen con rabbia.
- Signorina Jones lei non è stupida, glielo assicuro.-
- Vede, le altre ragazze sono figlie di gente molto ricca a differenza mia. Mio padre era un alcolizzato pazzo e violento e mia madre prese me e le nostre poche cose e scappò da lui. Trovò lavoro come domestica in casa di una donna molto ricca che si prese carico della mia istruzione iscrivendomi a questa scuola.  Professore, la prego mi chiami Katy. Odio essere chiamata con il cognome di mio padre.-
- Bene, Katy. Voglio aiutarla a finire l'anno con una buona media. Sarebbe una bella rivincita per lei non crede?- cercai di convincerla.
- Professore la ringrazio per essersi offerto, ma finito quest'anno me ne tornerò a casa a lavorare con mia madre, al posto che mi spetta. Ora se non c'è altro tornerei dalle altre.-
Si alzò e si diresse verso la porta. Prima che potesse uscire le dissi ancora una cosa che speravo la convincesse a farsi aiutare.
- Katy essere figli di una domestica non fa di noi persone stupide. I soldi non sono sinonimo di intelligenza,  ci sono un sacco di ricchi stupidi ed ottusi. Guardi me, mia madre fa la cameriera ed io sono un professore. Ci pensi, io sarò qui pronto ad aiutarla.-
Mi guardò un'ultima volta annuendo ed uscì dall'aula.
Si era aperta molto con me quel giorno ed ero riuscito a capire qualcosa in più di quel terremoto biondo chiamato Katy Jones.
Passò una settimana dalla nostra chiacchierata ed una mattina entrando in classe mi guardai intorno e sulla cattedra trovai un pezzo di torta, una tazza di caffè ed un biglietto.
"Ci sto."
Appena entrò in classe le sorrisi annuendo e lei mi sorrise in risposta.
Quel pomeriggio dopo le lezioni si presentò nella mia classe con tutti i suoi libri.
Passammo i successivi quattro mesi a studiare e prepararci per i test di metà anno. In quei quattro mesi avevamo deciso di darci del tu almeno durante le nostre lezioni. In classe invece tutto normale, le altre non dovevano sospettare di niente.
Delle ripetizioni non era informato nessuno all'interno della scuola, per evitare pettegolezzi ed inutili e fastidiose congetture. 
Il giorno del test arrivò ed io mi ritrovai ad essere più in ansia di quanto non fosse lei.
Quel giorno le ragazze dovettero sostenere delle prove per dimostrare la loro preparazione in tutte le materie.
A correggere queste prove sarebbe stata la Signorina Zimmerman in persona.
Il giorno dopo i test riunì tutte le alunne e noi professori in aula magna per informarci sull'esito.
A turno chiamò le ragazze comunicando ad alta voce i risultati delle verifiche.
Quando toccò a Katy trattenni il fiato e incrocia le dita evitando di farmi notare per non destare sospetto.
- Kathleen Jones... Eccellente. Sono molto sorpresa di questo voto, Signorina Jones, credo che dovrò indagare. Sono molto dubbiosa sul fatto che lei in così poco tempo abbia potuto alzare così i suoi voti.- disse guardando appena Katy.
Appena sentii quel voto sorrisi compiaciuto e la cosa non sembrò sfuggire alla preside che mi fulminò con lo sguardo.
Nel pomeriggio andai nella mia aula e come al solito arrivo Katy per la lezione.
Entrò spalancando la porta come un terremoto e si lanciò verso di gettandomi le braccia al collo.
Non aspettandomi quel gesto persi l'equilibrio cadendo e lei a sua volta finì sopra di me con il viso a pochi centimetri dal mio.
Imbarazzata si alzò subito e mi porse una mano per aiutarmi ad alzarmi ed iniziammo a ridere.
Tuttavia la situazione imbarazzante non era ancora finita.
Presi la sua mano, mi alzai, ma questa volta fu lei a perdere l'equilibrio e cadere ed io a finire sopra di lei a pochi centimetri dal suo viso.
Continuammo a ridere senza riuscire a fermarci fino a quando i nostri occhi non si incontrarono.
Smisi di ridere e le spostai il solito riccciolo ribelle dal viso.
Lei mi osservò imbarazzata, senza cercare comunque in nessun modo di alzarsi da lì.
Forse avrei dovuto spostarmi, forse avrei dovuto evitarlo, ma in quel momento le sue labbra che si sporgevano verso di me per cercare le mie, mi impedirono di comportarmi razionalmente. Quando mi resi conto di ciò che stava succedendo, le mie labbra avevano raggiunto le sue.
Dopo quel contatto rinsavii e tornai in piedi passandomi nervosamente una mano tra i capelli.
Lei si alzò e mi fissò per qualche istante.
- Scusa, Katy davvero, non so cosa mi sia preso.- affermai non riuscendo neanche a guardarla per l'imbarazzo.
- Jacob... ti... ti ho baciato io. Non hai di che scusarti, io ne sono felice.- disse lei con aria sognante.
- Si, ma io non ho fatto nulla per impedirlo, l'adulto tra i due sono io, tu sei una ragazzina con una cotta per il suo professore.- le risposi passandomi di nuovo la mano tra i capelli.
- Tante grazie.- disse con le lacrime.
- Di cosa?- chiesi osservandola confuso.
- Grazie per avermi trattata da stupida anche tu.- urlò sbattendo la porta.
Avrei voluto fermarla, avrei voluto parlarle, ma l'unica cosa che riuscii a fare fu sollevare il mio fermacarte e scagliarlo con rabbia contro il pavimento.
Chi era più stupido? La ragazzina con una cotta per il professore o il professore con una cotta per la ragazzina?
Pensai a questo per il mese successivo, osservandola da lontano, osservando ogni sua piccola mossa o cambiamento e mi resi conto di non averla mai vista davvero. Passai trenta giorni ripensando al tempo trascorso insieme in cerca di un segno, cercando di capire quando la natura del nostro rapporto fosse cambiata. Ripensai alla piccola vena sporgente sulla sua fronte nei momenti di massima concentrazione, ripensai al suo modo di mordicchiare la penna quando non era sicura di una risposta e ripensai anche alla felicità che mi procurava anche solo condividere con lei l'ossigeno di una stanza. Sulle labbra potevo ancora sentire il sapore delle sue e nelle orecchie avevo ancora ben chiaro il suono melodioso della sua risata.
Mai avrei pensato di poter provare simili sensazioni per una mia allieva quando avevo deciso di intraprendere la carriera di insegnante. In quei giorni passati lontano da lei, il suo rendimento scolastico non cambiò e di questo fui molto felice.
Passarono altri cinque mesi e arrivò il momento dei test finali. La vedevo spesso camminare per i corridoio con gli occhi spenti. La vedevo abbassare lo sguardo ogni volta che incrociava il mio.
Presi la decisione di non poter continuare così. Stava soffrendo, potevo vedere la tristezza nei suoi occhi, la stessa che vedevo nei miei guardandomi allo specchio, come se fossi un ragazzino in preda ai turbamenti del primo amore.
Decisi che l'anno successivo non sarei tornato a scuola, come si dice? Lontano dagli occhi, lontano dal cuore. Mi avrebbe dimenticato e sarebbe andata avanti. Era la scelta migliore per lei, era a lei che dovevo pensare. 
Il giorno delle prove finali notai un certo via vai intorno all'ufficio della preside, porte che sbattevano ed urla.
Osservando fuori dalla finestra notai Katy con le valigie in attesa di qualcosa o qualcuno.
Il primo istinto fu quello di uscire e correre da lei per chiederle spiegazioni e così feci.
Scesi la grande scalinata e mi precipitai verso di lei.
- Katy dove stai andando? Gli esami?- chiesi tra l'arrabbiato ed il dispiaciuto.
- Niente esami per me, la preside ha scoperto che qualcuno mi ha aiutata e mi ha cacciata, ma tranquillo, le ho detto che ho copiato nel test, non ho fatto il tuo nome, il tuo lavoro è salvo.- rispose sconvolta e seccata.
-Ma non può espellerti, hai studiato sodo, vado a parlarle, deve riammetterti. Non hai copiato, il risultato è frutto del tuo studio.-
-No! Manderebbe via anche te. Va bene così, andrò al posto che mi compete, tra la servitù.- disse avviandosi verso l'auto che era venuta a prenderla.
Provai a fermarla, ma senza riuscirci.
Come una furia tornai dentro dirigendomi verso l'ufficio della preside spalancando la porta senza un minimo di grazia.
- Preside! Come ha potuto farlo?- tuonai con rabbia.
- Professor Webster pensavo di esere stata chiara, non tollero certi comportamenti nella mia scuola.- disse ghignando.
- Katy non ha copiato, ha studiato sodo. Ed ha ottenuto dei buoni risultati.- gridai io furioso.
- Ah so benissimo che la Signorina Jones non ha copiato.-
- E allora cosa...-
- Vede professor Webster, ho fatto bene a non assumere mai uomini, ha visto cosa succede? Ricorda il mio discorso? La adolescenti sono volubili.-
- Signorina Zimmerman riammetta Katy agli esami, io me ne andrò oggi stesso se le farà sostenere gli esami, me ne andrò senza fare parola con nessuno di quello che è accaduto, non vuole uno scandalo nella sua scuola... non è vero?- la misi alle strette.
- La sua carriera sarebbe rovinata, non oserebbe tanto...- disse per sfidarmi.
- Vogliamo scommettere?- risposi restando fermo sulla mia posizione.
- E... sia. La faccia tornare, dovrà essere qui entro due giorni al massimo per sostenere gli esami, ma lei è licenziato con effetto immediato.-
- Sa Signorina Zimmerman le voci su di lei sono tutte vere, lei è proprio una stronza. Addio.- dissi uscendo dal suo ufficio e sbattendo la porta.
Andai in camera a raccogliere le mie cose, salutai le ragazze e corsi da Muriel per sapere l'indirizzo di Katy.
- Muriel! Ho bisogno del suo aiuto. Katy Jones dove abita? Devo andare a riprenderla.- urlai euforico.
- Si. Le scrivo qui il suo indirizzo.-
- Grazie Muriel, grazie davvero!-  dissi sorridendole.
- Ecco, tenga... e... Jacob... sicuro di comprendere a pieno in che guaio si sta cacciando?- chiese lei dubbiosa.
- Devo essere sincero? Assolutamente no! So che è una cosa folle, ma è proprio per questo sono sicuro che sia quella giusta da fare. Addio Muriel e grazie.- risposi io uscendo di corsa.
Dopo un taxy e due autobus riuscii finalmente ad arrivare davanti casa di Katy.
La trovai in cortile in mezzo a file di panni stesi ad asciugare, con un grembiule ed i capelli legati.
Mi avvicinai a lei silenziosamente e, maldestra come al solito, voltandosi venne a sbattere contro di me con la gesta dei panni che si rovesciarono finendo nel fango.
- Eccola qui, il mio piccolo terremoto biondo.- dissi sorridendole.
- Cosa fai qui?- mi chiese confusa.
- Sono venuto a prenderti- risposi allegro.
- A prendermi per portarmi dove?- 
- Ecco vedi...- iniziai a spiegarmi.
- Ma ehi! Tu sei qui, sei a casa mia, che ci fai a casa mia? Perchè hai fatto tutta questa strada per venire da me?-bloccò il mio discorso.
- Vedi avevi ragione tu, ho sbagliato, ti ho trattato da stupida e non avrei dovuto. Appena ti ho visto andare via sono andato dalla preside e le ho consegnato le mie dimissioni, a patto che tu fossi riamessa per sostenere gli esami, quindi dobbiamo sbrigarci, devi tornare a scuola.-
- Ma tu hai perso il lavoro. Jacob sei pazzo.-
- E' soltanto un lavoro, tu sei più importante. Forza, hai tempo due giorni prima degli esami.-
- Jacob... io non so cosa dire. Sei stato meraviglioso.- disse lei imbarazzata.
- Katy sai quando ti ho detto che eri solo una ragazzina con una cotta per il tuo professore?- chiesi passandomi una mano tra i capelli.
- Si, non ricordarmelo, mi hai fatta sentire stupida come mai avevi fatto prima.- rispose scuotendo la testa.
- Beh io mi stavo domandando chi fosse più stupido, la ragazzina con la cotta per il professore o...- 
- o chi?- domandò curiosa.
- ... o il professore con la cotta per la ragazzina?- 
Era la prima volta che formulavo quel pensiero ad alta voce e lei mi osservò per un po' incredula.
Poi un sorriso si aprì sul suo volto e si lanciò contro di me buttandomi le braccia al collo. 
Questa volta non mi feci cogliere di sorpresa e la presi al volo facendole fare una giravolta in aria.
Quando le feci appoggiare i piedi a terra mi allontanai leggermente per vederla in viso.
Non era cambiata di una virgola e notai con piacere che il ricciolo ribelle ricadeva ancora lì al suo posto sulla fronte. 
Lo scostai soffiando e finalmente la baciai.
  
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