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Autore: Nomiemi    11/10/2008    5 recensioni
"Il fiore di ciliegio stava appassendo. Troppo stanco per resitere al vento delle passioni che doveva affrontare ogni giorno. Troppo debole per resistere al calore del sole che lo bruciava. Troppo delicato, per sopportare odio e indifferenza. Troppo per tutto. Troppo bello per se stesso, troppo bello anche per gli altri. E come era sbocciato, così ora stavo morendo." Distrutta dal dolore, stanca di se stessa e del mondo che la circoda. Chi aiuterà Sakura a scegliere la vita?
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sakura Haruno
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The life of a Butterfly

The Life of a Butterfly.

"La vita di una farfalla, si riduce ad un unico giorno.
Un unico giorno, dedicato alla scoperta del mondo, dei suoi colori e profumi.
Alla scoperta della vita, e di tutto ciò a lei legata.
Ma la farfalla non può scegliere.

Il suo viaggio termina necessariamente con il tramontare del sole."


Un velo di tristezza era steso sul suo volto, come dipinto dalle mani esperte di un pittore. 
Ma l'immagine che incessantemente guardava allo specchio non era un quadro. La malinconia che traspariva non era finzione, e non era frutto di emozioni improvvise di un pittore, terminate in un dipinto. No, era semplice e cruda realtà.
Appoggiò una mano bianca e magra sul vetro, facendola scorrere sull'immagine della sua guancia. Voleva accarezzarla, voleva toccarla e sentire se emanava ancora un po' di calore. Ma aveva scelto il modo sbagliato per farlo.
Il suo corpo, apparteneva ormai a quel riflesso. Non esisteva altro, se non una figura opaca e distrutta che costantemente guardava.
Osservava gli occhi verdi, che non irradiavano più la felicità di un tempo. Erano vuoti, non più ricolmi di emozioni da donare a chi li incrociava. Logorati dalla troppa tristezza, e dalle troppe lacrime che lasciavano un rossore diffuso. Spenti. Non esisteva più il verde della forza, dell'autostima, della perseveranza. Ora, era solo il verde del dolore, della rabbia, e della progressiva morte.
Lo sguardo cadde ai capelli rosa. Così diversi da come erano un tempo. Una volta morbidi e leggeri, ora aridi e pesanti. 
La mano scivolò dalla guancia alle labbra, secche e ferite. Quante volte, per non cedere alle lacrime, aveva morso quei fili rosa? Quante volte, sangue rosso e vivo era scivolato via dalla sua bocca, quante volte l'aveva osservato scendere sul mento, verso il collo bianco. E ogni volta che scappava dalle sue labbra, portava con se la sua vita.
Il fiore di ciliegio stava appassendo. Troppo stanco per resitere al vento delle passioni che doveva affrontare ogni giorno. Troppo debole per resistere al calore del sole che lo bruciava. Troppo delicato, per sopportare odio e indifferenza. Troppo per tutto. Troppo bello per se stesso, troppo bello anche per gli altri.
E come era sbocciato, così ora stavo morendo.
Lasciò cadere la mano lungo il suo fianco, senza distogliere lo sguardo dallo specchio.
Non poteva essere lei. Non doveva essere lei.
Stanca di tutto, di tutti. Stanca delle dolci illusioni che la trovavano ogni giorno. Stanca delle lacrime che cercava di trattenere. Stanca dei falsi sorrisi, stanca della maschera che indossava ogni giorno. Stanca delle parole di incoraggiamento, stanca della speranza.
Distrutta dai continui sogni senza senso, distrutta dalla voce che ogni notte le sussurrava un Arigatou, appena udibile.
Schiacciata dai ricordi di una vita che ora non le apparteneva più. Da una vita scavata dalle speranze innocenti di una bambina, quando ancora gli occhi guardavano il mondo con ingenuità, e cercavano di capirne i misteri. Quando ancora il sorriso era il più spontaneo e sincero, quando i colori intorno a lei erano solo caldi e armoniosi. Una vita in cui l'amicizia era la più vera, la più profonda. Un'amicizia in cui le parole erano inutili, in cui gli sguardi erano più importanti.
Una vita, dove amare non significava soffrire, dove amare era solo felicità e leggerezza.
Un amore che aveva cercato di dimenticare, di cancellare.
Ma era riuscita solo a nasconderlo agli occhi scrutatori.
Ma non a tutti. Qualcuno sapeva.

"L’amore nei confronti di una persona non si spegnerà mai.
Potrà redimersi…nascondersi…ma non spegnersi.
L’amore per una persona non scompare nemmeno con la morte, e all’amore basta poco per tornare a galla."


La sua vita stava scivolando dalle sue mani. Ma non era contro il suo volere.
Era lei che la lasciava andare, era lei che aveva deciso di chiudere il suo cuore, di trasformare la verità in menzogna, la debolezza in forza apparente, la spontaneità in un'abitutine opprimente.
E tutta questo, era ancora peggiore. Era una maschera, una prigione.
Era semplicemente la strada per la morte.

"Muore lentamente chi distrugge l'amor proprio, chi non si lascia
aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o
della pioggia incessante."


Il fiume che scorreva sotto il ponte di legno, era molto agitato quella sera.
I flutti d'acqua liberavano spruzzi  violenti, e alcune gocce ribelle cadevano sul suo viso.
Non sapeva come aveva fatto ad arrivare fino in quel luogo.
Spinta da chissà quale turbine di emozioni, si era spinta fino a lì. Non aveva incontrato nessuno sul suo cammino. Certo, l'aveva voluto lei, evitando le vie principali,  percorrendo solo le stradine più desolate. Non voleva vedere nessuno.
Non dopo che aveva fatto la sua scelta.
Alzò il capo, oservando il cielo macchiato di rosso. Il sole, stava ormai lasciando posto alla luce tenue della luna. Ma lei non l'avrebbe vista.
Si gustò quel poco di calore che ancora sentiva battere sul viso. Erano gli ultimi raggi che l'avrebero baciata, era l'ultimo tramonto che le avrebbe scaldato il cuore. Erano le ultime emozioni che avrebbe provato.
Chiuse solo gli occhi, e respirò l'aria. Opprimente, pesante e calda. Troppo. Non c'era un soffio di freschezza, ma solo tepore troppo soffocante. Un sorriso le increspò per solo un secondo le labbra. La sua vita era sempre stata soffocante.
Riaprì gli occhi, e il verde, scintillò prima di essere nuovamente oscurato da una patina di desolazione.
Aveva deciso. Era pronta.
Salì sul parapetto, con un'agilità invidiabile. Da lassù, vedeva un po' di più del villaggio. Il ponte era sempre stato un luogo importante per tutta Konoha.
Ma in particolare per quello che era stato il team 7. In particolare per lei.
Chiuse nuovamente gli occhi, e inclinò il capo indietro, spalancando le braccia.
Pronta a saltare, pronta a volare.

"E così la farfalla intraprende l'ultimo suo viaggio,
spalancando le ali verso il mondo, e librandosi in cielo per un ultimo volo,
prima della morte."


"Non farlo Sakura."
La sorpresa la costrinse ad aprire gli occhi. Conosceva bene quella voce, la sentiva ogni giorno. 
Solitamente era fastidiosa, stridula e snervante. Ma non come ora.
Bassa e leggera, accompagnata da un sospiro.
Non voltò nemmeno il capo.
"Vattene Naruto", rispose cercando di essere più fredda possibile. Ma il tremore che si era impossessato delle sue labbra la tradiva.
"No, non me ne vado finchè non scendi da lì" Parole ancora gravi, che non contengono quell'allegria solita. E lei se ne accorge, lo capisce.
"No, ho deciso. Ho fatto una scelta." Rispose, scuotendo la testa. No, non poteva tornare sui suoi passi.
"Hai scelto la morte, Sakura?" Rispose il ragazzo con un leggero scherno non suo.
La ragazza sussultò. Morte.. morte... Si.
"Si..è la mia decisione." Aggiunse con voce flebile.
"E allora sarà anche la mia" La ragazza voltò il capo a destra, osservando le mosse sicure del biondo. Lo guardò salire sul parapetto, e imitando i suoi gesti, spalancare le braccia. Non la guardava negli occhi, ma dritto avanti a se. Come aveva fatto lei prima, puntava lo sguardo sul tramonto.
"Che cosa cuoi fare?" Strabuzzò gli occhi stupita.
"Morire.. Non è che quello che vuoi fare te?"
"CHE COSA?? TU NON LO FARAI!!" Un barlume di vita riconquistato in  parole sputate con dolore e rabbia.. Cosa voleva dimostrare?
"Si che lo farò.. Adesso, fra cinque secondi, fra un'ora.. oppure appena prima che tu lo possa fare. Sono sempre stato più veloce di te dopo tutto..." Rispose, chiudendo gli occhi e inspirando poi profondamente. Pazzesco. Come lei.
"Tu... Perchè mai dovresti??"  Voce ridotta in un susurro. Disperazione.
"Perchè mai dovresti farlo tu, Sakura!" Il ragazzo aprì gli occhi, e li puntò in quelli verdi di lei. Azzurro e verde, mischiati tra loro. Occhi entrambi vuoti, spenti. Occhi stanchi di un mondo difficile, di un mondo che non è come lo vorrebbero loro. Di un mondo che ha schemi troppo difficili da seguire, che ruota troppo velocemente. Esausti di una vita trascorsa a rincorrere un ricordo, una speranza e un legame, che nonostante tutto, esisteva ancora. E non solo per loro due. E perdendosi in quello sguardo, entrambi capirono cosa provava l'altro, cosa nascondeva. Capirono di essere più simili di quello che pensavano, di essere uniti dalla tristezza e dalla delusione. Capirono molto di più di quanto le parole avrebbero potuto dire.
"Sakura... mi sei rimasta solo tu. Sei la mia compagna di team, sei la mia migliore amica. Sei la ragazza a cui ho fatto una promessa che ho intenzione di mantenere per quanto sia difficile. Se tu te ne vai..." Lacrime amare che rigano le guance di entrambi.
"Se tu hai deciso di andartene.. allora la mia vita non ha più senso. E preferisco morire prima io, che dover soffrire per non averti accanto."
"Naruto io... sono stanca" Nodo in gola che cerca di trattenere tutte le parole che si vorebbe dire. Ma che gli occhi rivelano.
"Sono stanca di illudermi. Mi sento sola.."
"Tu non sei sola, sciocca." Rabbia e delusione. "Tu non sei mai stata sola. IO SONO QUA, SAKURA!! SONO QUA PER TE!" Esplosione. E dopo l'esplosione silenzio.
Turbine di emozioni crescenti. Rabbia, frustrazione, delusione, amore, amicizia, passione, solitutidine, stanchezza,conforto. Tutto. Tutto tra loro.
"La vita scorre inesorabile, e nel suo scorrere trascina noi con lei. Ma non possiamo lasciarci andare Sakura, non possiamo perderci nelle delusioni, nella sofferenza e nel dolore. Non possiamo... Non possiamo. Non ti sto chiedendo di dimenticare Sasuke, non potrei nemmeno io. Non ti sto chiedendo di smettere di soffrire. Ti sto chidendo semplicemente di scegliere di  vivere.. con me..."
Lacrime che si fanno ancora più numerose, lacrime calde che nascono dal cuore di chi ha perso la speranza. Di chi si è perso.
"Credi di poterlo fare?" Parole ancora una volta sussurrate, mentre una mano è protresa in cerca di un'altra.
"Io.. si..." Mano che finalmente trova l'altra, e la stringe, con una forza invasa dal coraggio e dalla dolcezza.
Sorrisi accennati, e occhi che finalmente ridono.
Verde che ritrova la sua freschezza, la sua purezza.
Fiore di ciliegio che sceglie di combattere, di resistere.
Semplicemente, sceglie di vivere.

"La farfalla non può scegliere.
Il suo viaggio termina necessariamente con il tramontare del sole.
Ma lei, lei non è una farfalla.
E possiede il dono più grande.
La possibilità di scegliere di continuare a vivere."




Rieccomi... In un momento di massima ispirazione, ho scritto questa storia. Sinceramente, non credo sia proprio apprezzabile. Ma era da un po' di tempo che mi frullava in mente questa idea, e finalmente, sono riuscita ad elaborarla. Spero con tutta me stessa che vi piaccia. Spero ancora in un vostro commento...
Un bacione a tutti..
Nomiemi
  
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