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Autore: SynysterIsTheWay    09/10/2014    7 recensioni
"-No, non di nuovo!-
-Cosa?-
-No! Andate via! Via!-
-Polly, calmati, ti prego.-
-Sono di nuovo qui, sono venuti a cercarmi!-
-Chi? Polly, chi è che ti sta cercando?-
-Loro! Sempre loro! Mi danno la caccia ed io non so più come cacciarli via!-
-Okay, respira. Ci sono io qui con te.-
-Brian...io continuo a sentire delle voci...-
-Voci? Quali voci?-
-Le voci di chi non ha potuto vivere la propria vita ma al contrario gli è stata strappata
via con forza.-
-Polly...-
-Mi danno la caccia perché vogliono che li aiuti...ma io non riesco neanche ad aiutare me stessa. Come potrei
aiutare delle persone morte?-
-...Morte?-
-Sì! Li vedo ovunque, ormai. Anche quelli che non conosco e...mi dicono cose strane. Vogliono tenermi compagnia...
non capiscono di essere morti e credono di vivere la loro vita mentre in realtà sono bloccati tra l'inferno ed il Paradiso.-
-Polly...n-non sai quello che dici.-"
Ma voi credete davvero che Dio porti via con sé le persone più importanti della nostra vita?
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Storia ispirata al film "Il sesto senso" che ha come protagonista il grande Bruce Willis.

-I wanna meet my maker in peace, I wanna feel alive again.-














                                                                                                                                         October 17, 2013
                                                                                                                     Huntington Beach, California









"Polly wants a cracker, maybe she would like some food.
She asks me to untie her...a chase would be nice for few".


Puntalmente, ogni mattina, appena sveglia, ripeteva sempre le stesse parole.
Sempre la stessa canzone.
La canticchiava nella sua mente di continuo ed arrivava al punto di urlarla la sera,
quando non riusciva ad addormentarsi.
Era sempre stata una ragazza strana. Ha sempre avuto il buio negli occhi ed il cuore legato
quasi quanto le sue mani.
Quelle mani che risaltano il colore pallido della sua calda pelle.
Era stata chiamata Polly, proprio come la canzone dei Nirvana.
E lei ne era fiera.
Cantava quella canzone di continuo, senza mai stancarsene, facendo però stufare gli altri che 
si tappavano persino le orecchie pur di non sentirla più.
Restava chiusa nella sua camera a parlare con le mura spoglie e ad impazzire lentamente,
girovagando attorno al suo letto disfatto. 
Lo faceva puntualmente, tutti i giorni, proprio come faceva con la canzone.
Era da sempre stata una ragazza ripetitiva, lei.
Avrebbe fatto impazzire chiunque se non sé stessa.
Portava i suoi capelli lunghi e perfettamente lisci dinanzi agli occhi per evitare che le persone
potessero scrutare con attenzione ogni angolo del suo viso e notare i tagli che si era provocata con
dolore su di esso.
Quei tagli che ha ovunque, sparsi su tutto il suo denutrito e fragile corpicino.
Solo a vederla, avrebbe fatto venire i brividi a chiunque.
E' per questo motivo, forse, che è finita all'ospedale psichiatrico di Huntington Beach.
Se ne dicevano troppe sul suo conto anche se nessuno avrebbe mai pensato che un giorno ci sarebbe finita
per davvero.
Non sapeva neanche se i suoi genitori sarebbero stati fieri di quella che è diventata oggi per colpa
del tempo perso in quel posto.
Ma lei sa, che almeno possono sentirla.
Polly li vedeva tutti i giorni. Loro le andavano a far visita spesso. Amavano vederla così
spaventata, ma allo stesso tempo, felice.
Perché anche se lo negava a sé stessa, lei lo era. Lo era da quando aveva scoperto che i suoi genitori
non l'avrebbero mai lasciata da sola a marcire in quell'ospedale.
Polly aveva la speranza. Quella speranza che non poteva avere nessuno se non lei.
Quando invece la perdeva, si limitava a scrivere su quei muri bianchi la sua vergogna. 
Raccontava storie strane a quelle pareti. Disegnava voragini nere, persone che la venivano a trovare nel
buio della notte e cimiteri deserti con lapidi sanguinanti.
Disegnava tutto quello che le passava per la mente e ci rideva su l'attimo dopo. Sapeva che la sua sanità mentale
se ne stava andando, ma voleva almeno ricordarsi di tutto ciò che avrebbe potuto farla 
diventare ancora più matta.
Perché agli occhi di tutti Polly era solo una pazza. 
Ma gli occhi di tutti non erano gli occhi del Dr. Haner.
Era lui ad occuparsi di Polly sin da quando aveva messo piede lì dentro.
Lui esercitava il controllo su ogni sensazione della ragazza ma non era mai riuscito a trovarle
una soluzione. Non era mai riuscito a scavare in profondità nel suo passato sebbene sapesse che era stato
proprio quel viso d'angelo ad uccidere i suoi genitori.
Ma il Dr. Haner non riusciva a crederci. Sentiva che c'era qualcosa di oscuro nel cuore di Polly ma non sarebbe
mai riuscito a venirne a capo.
Era un bravo dottore, Brian Haner.
Brillante, affascinante, presuntuoso quanto basta ma buono dentro.
Lui era così. La metà di tutto. La metà tra un cielo stellato ed uno in tempesta.
Aveva lavorato sodo per diventare un dottore con la D maiuscola, e quando ci era riuscito era stata proprio 
quella ragazza a mandare a puttane tutto.
Sarà che la prima volta che entrò nella camera di Polly qualcosa in quella ragazza aveva risvegliato in lui un forte bisogno 
d'amore che nessuno sarebbe mai stato capace di dargli.
Vederla così impaurita, con la testa contro il muro e le ginocchia al petto, non fece altro che intenerire
il cuore del dottore facendolo deglutire con sonorità.
Accadde tutto in una fredda sera d'autunno...









"-Non voglio farti del male, Polly.-
-Ah no? E che cosa vuole farmi allora? Violentarmi, forse?-
-Dovrò lavorare molto con te, suppongo. Ma se proverai ad aiutarmi e a rendere
le sedute il più tranquille possibili ti prometto che ti farò andare via da qui.-
-Non voglio fare niente! Io non ho ucciso la mia famiglia!-
-Okay, adesso sta calma.-
-Portatemi via di qui, vi prego! Non sono pazza!-
-Polly...-
-Lei non mi crede, Dr. Haner?-
-Io...ecco...-
-Come immaginavo. Nessuno crede a nessuno.-
-Io credo solo a ciò che vedo.-
-Ma lei non mi ha vista impugnare un coltello per uccidere i miei genitori! Deve credermi,
non sono stata io!-
-Ti credo.-
-...Davvero? Cioè...lei, mi crede?-
-Sì.-
-Che strano. E' la prima persona che si sta sforzando di credermi per davvero.-
-Voglio solo venirti incontro e cercare di capirti in qualche modo. Troveremo una soluzione a tutto
questo, ma prima devi dirmi tutto ciò che sai sulla morte dei tuoi genitori. Questo potrebbe essere
un buon modo per provare a fidarti di me e migliorare il tuo stato interiore. Sei ancora scossa, quindi se non te
la senti, lo capirò senza problemi.-
-No! Non voglio parlarne! No, no!- 
-Hey, sta calma!-
-No! No! No!- "

















Brian chiamò un'infermiera dal corridoio che le iniettò una dose di tranquillante, nella speranza di farla dormire per un po'.
La sua sanità mentale la stava già abbandonando e lui lo aveva capito.
Uscii da quella camera con disinvoltura, salutando Jimmy, il suo migliore amico, che ormai
non lo salutava più da un bel po' di tempo.
Neanche Matt, Johnny e Zacky lo salutavano più da tempo, ormai.
Brian aveva sempre provato a riallacciare i rapporti dopo quanto era accaduto, ma loro facevano
finta che non esistesse.
Lui parlava a loro quando li vedeva tutti insieme per la pausa pranzo e si sedeva sul solito tavolo vuoto
ad aspettarli.
Quando arrivavano, Brian si alzava dalla sua sedia e si avvicinava ad ognuno di loro che, però, facevano semplicemente
finta di non vederlo.
Da tutto era diventato il niente per le persone a cui teneva di più in tutta la sua vita.
Forse, perché erano sempre stati loro la sua vera e propria famiglia.
Non avrebbe mai pensato che quel semplice equivoco sarebbe servito a sciogliere il loro legame per sempre.
Era accaduto solo qualche mese prima. Brian provò a tentare il suicidio ingurgitando dei medicinali scaduti, soffrendo
per l'abbandono della sua ormai ex ragazza, Michelle.
Michelle lo amava. Lo amava così tanto da lasciarlo per sempre.
Morì di overdose all'età di soli diciotto anni e vederla morire tra le sue braccia scatenò un'inferno vivente
nel cuore del ragazzo che avrebbe preferito morire con lei.
Perché in fondo, Brian voleva davvero raggiungerla.
Sarebbe stato abbastanza forte da farsi fuori e ce l'avrebbe fatta se solo i suoi migliori amici
non  gli avessero messo i bastoni tra le ruote.
Jimmy diede un calcio secco contro la porta di casa Haner e trovò il corpo di Brian spalmato contro il pavimento
mentre della schiuma gli fuoriusciva di continuo dalla bocca.
Matt provò a tirarlo su mentre Zacky pensò bene di costringerlo a vomitare tutte le pasticche ingurgitate.
Johnny prese dalle mani il barattolo dei medicinali, leggendovi la scadenza e sbiancando di colpo.
Forse era stato salvato solo per miracolo.
Ma da quel giorno, Brian non riuscì più a parlare con le uniche persone che sembravano capirlo.
Gli avevano voltato le spalle mentre avrebbero dovuto semplicemente restargli accanto. Convincerlo ad andare
avanti e continuare a svolgere il suo buon lavoro da psichiatra.
Ma questo non era accaduto. 
Brian si era rimboccato le maniche da solo, da quando metà delle persone che conosceva facevano finta di non conoscerlo.
Forse per vergogna...forse perché non era mai stata una persona così interessante da meritare gli sguardi
altrui.
Delle volte invece sembrava proprio che lo stessero fissando per ore interminabili. Ma nessuno c'era più per lui.
Da quando aveva perso Michelle, anche la sua vita era stata seppellita in una fossa con lei.
Tra quel nessuno però, ben presto, emerse qualcuno.
Di tanto in tanto, vedeva un bimbo in fondo alla strada che non possedeva un'occhio dicendo di averlo perso
in un terribile incidente con la bici.
Lui gli parlava, lui gli raccontava cose strane.
E Brian si sentiva utile in qualche modo.
Fin quando poi non incontrò gli occhi che gli fecero tremare il cuore come non aveva mai tremato neanche
alla vista di Michelle.
Qualcuno dall'aria malinconica ed il dolore inciso negli occhi a caratteri cubitali.
Ma il dottore non aveva previsto nulla.
Non aveva previsto lo scioglimento del suo cuore restato legato per tutto quel tempo. Non aveva previsto il sudore
continuo tra le sue mani mentre continuava ad ascoltare i racconti macabri e raccapriccianti della ragazza.
Non aveva previsto che si sarebbe innamorato di una ragazza mentalmente instabile.

























***













                                                                                                                                                     November 2, 2013
                                                                                                                                       Huntington Beach, California


La situazione nell'ospedale psichiatrico di Huntington Beach peggiorava di giorno
in giorno.
Le persone non riuscivano a lasciarsi guarire ma preferivano ribellarsi a ciò che erano realmente.
Pazzi. Solo ed esclusivamente malati mentali.
Molti restavano chiusi nelle loro camere per giorni pur di non partecipare alle terapie. Il più delle volte,
erano i dottori a spaventarsi nel sapere che avrebbero potuto far loro del male in qualsiasi modo.
Nessuno si sentiva al sicuro lì dentro, e mentre tutti urlavano e girovagavano impazziti nella propria stanza,
una ragazza di soli ventuno anni disegnava sulle pareti mentre in casi estremi, quando le legavano le mani, si limitava
a distendersi sul letto e parlare da sola.
Tutti erano convinti che lei parlasse con sé stessa. Nessuno aveva capito cosa facesse realmente.
Quella sera invernale, Brian entrò nuovamente nella stanza della ragazza vedendola grattarsi la faccia
con nervosismo.
Lei gli chiese di esser liberata ma lui non avrebbe mai potuto farlo. Non sapeva cosa realmente avesse in testa
quella ragazza, ma sapeva che non aveva mai visto in tutta la sua vita degli occhi più belli di quelli.

















"-Allora, ricominciamo con la terapia, Polly.-
-Mi rompo.-
-Polly, sto cercando di aiutarti e questo lo sai bene. Allora...riprendiamo da...-
-Michelle era proprio una bella donna, complimenti, Dr. Haner.-
-Che cosa hai detto?- Domandò, dopo un attimo di esitazione.
-La amava molto. Deve essere bello avere qualcuno che ti ama.-
-Polly...che cosa ne sai tu di Michelle?!-
-Non si arrabbi, dottore. Mi ha raccontato tutto quella donna.-
-Tu...stai mentendo! Chi cazzo è stato a raccontarti della mia vita privata?!-
-Gliel'ho già detto. E' stata lei.-
-E' stato Jimmy, non è forse così? O Matt...cazzo, sì, deve essere stato per forza uno di loro!-
-Sta delirando. Io so quello che ho visto. So chi è stato a parlarmi.- "











Quella sera, Brian uscì dalla stanza di Polly più furioso che mai.
Corse verso la stanza di ritrovo di tutti i dottori e si fermò sulla soglia della porta ad osservare
Jimmy mentre continuava a piangere lacrime amare.
Al suo fianco c'era una ragazza che lavorava nello stesso ospedale psichiatrico che gli stava accarezzando
il volto nella speranza di vederlo ricominciare a sorridere.
Brian osservò quella scena per ore e non ebbe il coraggio di parlare con il suo ormai ex migliore amico.
La ragazza dai capelli rossi e gli occhi verdi gli sussurrava parole dolci, cercando di tirargli su il morale
e riuscendoci subito dopo diversi tentativi.
"Che cosa avrei fatto, senza di te?" Sentì pronunciare da James che si stava rivolgendo alla sua ormai fidanzata ufficiale.
Blue gli sorrise e lo prese tra le sue braccia cullandolo come se fosse un bambino.
Jimmy si fece coraggio e si asciugò le lacrime dal viso, ritornando al suo lavoro tenendo stretta la sua mano 
in quella della ragazza.
Brian si sentì stranamente solo. Lui non aveva più nessuno ormai, per ricominciare a combattere.
Era rimasto da solo con i suoi peccati ed i suoi rimpianti.
Nulla avrebbe riportato indietro il tempo. 
Non aveva neanche il coraggio di andare a trovare Michelle al cimitero. Avrebbe tanto voluto farlo, ma non voleva
ricadere in una depressione acuta che non sarebbe mai più riuscita a dissolversi.
Sarebbe rimasto con un buco al posto del cuore. 
O almeno, era questo ciò che pensava.













"-Non riesco a continuare la seduta, Dr. Haner, mi dispiace.-
-Cos'è che ti blocca? C'è davvero qualcosa che non va in te?-
-Ho delle visioni, Dr. Haner. Continuo a fare strani incubi e...sogno persone
che non ci sono più.-
-Stai tranquilla, Polly. La tua è solo tensione. Stress accumulato durante i tuoi primi giorni
di permanenza qui dentro. Adesso stai cercando la luce ma ti senti costantemente al buio. E' più che
comprensibile che tu ti senta così.-
-Anche lei si sente così, Dr. Haner?-
-Così come?-
-Con l'anima in tormento. Con il rimpianto che continua a pulsarvi dentro senza lasciarvi via di fuga.
Perché è così che mi sento anch'io.-
-Non dobbiamo parlare di me, Polly.-
-Perché? Se lei sta aiutando me, perché io non posso aiutare lei?-
-Polly...sei davvero una ragazza molto sveglia ma...sei tu che devi essere aiutata.-
-Io non posso essere aiutata. Sta forse pensando di ripararmi? Sappia bene che io non posso essere aggiustata.-
-Perché ti ostini a dire queste cose?-
-Perché è solo ciò che sento, dottore. Mi sento vicina alla morte. Molte notti riesco persino a sfiorarla. 
Lei ha paura della morte e del buio? No perché da quando non ho più nessuno a questo mondo...mi sono resa conto
di aver paura di molte cose.-
-So come ti senti. Ma riuscirò a farti uscire da questa situazione.-
-Il problema è che ho paura che lei possa spaventarsi per colpa delle mie paure.-
-Quando riesci a trovare realmente qualcuno che ti ama...diventa tutto più facile. E' questo
ciò che stai cercando di dirmi?-
-Sto cercando di dirle che ho l'inferno nel cuore. Ed ho paura di farlo esplodere.-
-Che cosa potrebbe alleviare allora l'inferno personale che ti sei appena costruita?-
-Credo...solo un po' di amore.-
-Amore?-
-Sì. Amore. Ne ha mai sentito parlare?-
-...Sì.-
-Io no. Nessuno mi ha mai spiegato che cos'è l'amore. Nessuno mi ha mai amata per davvero. Nessuno sarebbe mai
stato così stupido da dare amore ad una ragazza in pieno scompiglio mentale come me.-
-Sei ancora al lato oscuro, Polly. Un giorno, uscirai da qui e riuscirai a capirlo.-
-Quel giorno sarà troppo tardi, Dr. Haner. Io voglio qualcuno che mi ami nonostante mi trovi ancora
nel mio lato oscuro. Qualcuno che sappia amare anche questo di me...ma voi che cosa ne potete sapere realmente di ciò che
mi porto dentro.-
-Polly...hai bisogno di riposare, adesso.-
-No. Io non voglio riposare. Io voglio amore. Non mi darò pace finché non lo avrò provato almeno per una volta in tutta
la mia vita.-
-Devi riposare. Ci vediamo domani per la nostra prossima seduta.-
-No, la prego, non mi abbandoni anche lei.- "
















E Brian decise di non abbandonarla.
Lei aveva le mani legate ma le lacrime agli occhi.
Brian le accarezzò una guancia osservando una lacrima scivolarle sul viso. 
Non l'aveva mai vista più bella di così.
In quel momento, Brian pensò di volere l'anima fragile di Polly.
Quando le toccò un braccio, lei trasalì, rabbrividendo all'istante.
Non era mai stata toccata da nessun uomo e solo il pensiero di avere Brian accanto la faceva
sentire una persona migliore.
Forse, perché aveva capito ciò che lui non riusciva a capire.
Forse, perché aveva visto in lui l'anima fottuta che aveva anche lei.
Sotto alcuni punti di vista, finivano addirittura per somigliarsi.
Volevano morire entrambi. Vivevano di rimpianti ed avevano addirittura le stesse occhiaie
disegnate al di sotto dei loro occhi scuri.
Brian prese coraggio e morendo dalla voglia di avere la ragazza tra le sue braccia, si convinse
a cercare di sfilarle via quelcamice d'ospedale ormai rovinato.
Quando stava per farlo, però, la ragazza lo bloccò.
-No.- Sbottò prendendo le mani del ragazzo fra le sue.
Le mani del ragazzo, al contrario, erano terribilmente congelate tanto da sembrare due ghiaccioli.
Brian la guardò con aria interrogativa e lei decise di sorridergli.
-Non voglio fare sesso. Il sesso non mi piace. Voglio l'amore. Solo amore.-
A quel punto, Brian annuì alle parole della ragazza capendo che in realtà era questo ciò di cui
aveva realmente bisogno anche lui.
Egli lasciò le mani della ragazza e la abbracciò da dietro, lasciandole dei dolci baci sul collo.
Finirono col ritrovarsi nello stesso letto ma senza avere alcun rapporto sessuale.
In quel momento non ce ne era bisogno.
Stavano già facendo l'amore con gli occhi e quello poteva anche bastare.
-Slegami.- Gli sussurrò Polly, indicandogli le sue mani legate con un solo sguardo.
-Potresti scappare o farmi del male...correrei un grosso rischio, lo sai questo?-
-Non farò nulla che possa urtarti. Sta a te scegliere se fidarti o no.-
Continuò la ragazza con
un tono di voce debole e basso.
Fu in quell'istante che Brian capì.
Si era innamorato. Gli era bastato un solo sguardo o un semplice abbraccio per innamorarsi di Polly.
Aveva capito che si era innamorato a tal punto da poterla lasciare andare se era ciò che realmente desiderava.
Haner le slegò le mani, ma restò senza fiato nel vedere la ragazza allargare le sue braccia contro il suo collo.
Si sarebbe aspettato di tutto da lei, ma mai un simile abbraccio.
Polly non se ne sarebbe andata. Sapeva troppo bene cosa significasse essere abbandonati.
E Brian...lui si sentì semplicemente capito.





























***








                                                                                                                                                    December 16, 2013
                                                                                                                                     Huntington Beach, California













Brian andò a lavoro con la solita tensione di dover assistere tutti
quei pazienti totalmente folli e fuori di testa.
Sapeva che quello era il suo lavoro, ma dopo un po' iniziava anche lui a stancarsi
di tutte quelle situazioni quasi inspiegabili.
Pensava che un giorno sarebbe impazzito anche lui nel vedere tutte quelle persone
dare di matto, ma poi cercava di consolarsi sapendo che sarebbe riuscito ad estrarre
anche quel giorno un pezzo della storia di Polly.
Ma prima, aveva una cosa da fare.
Entrò nell'edificio con rabbia e frustrazione, avvicinandosi alla figura di Zacky mentre continuava a
compilare una sottospecie di documento.
-Ti fa sentire importante sparlare di me con i nostri pazienti?- Gli urlò contro, furioso.
Zacky smise improvvisamente di scrivere ma non rivolse alcuno sguardo a quello che considerava
come un fratello.
-Zacky! Cazzo, ascoltami! Mi dispiace, non volevo sembrare così egoista da togliermi la vita e lo so
che ho sbagliato non pensando a voi ma...sono solo un essere umano.-
-Fanculo.- Rispose Zacky, ricominciando a scrivere sul suo documento e pensando di continuare di nuovo
ad evitare Brian.
Haner respirò quasi a fatica, annuendo alla parola di Baker ed allontanandosi il più possibile da lui.
-Fanculo tu.- Disse sprezzante, osservando poi la figura di una ragazza avvicinarsi a quella del suo amico.
Adhara era stata da sempre innamorata di Zacky, sin dai tempi del liceo, e quando finirono col lavorare insieme cercò
qualsiasi scusa pur di stare accanto al ragazzo che amava.
E lei lo amava per davvero. Come non poteva fare nessun altro.
La bionda gli prese il viso tra le mani, cercando di consolarlo.
"Hey...va tutto bene, okay?" Disse la donna, sorridendo al ragazzo che, scontroso, accartocciò il documento, gettandolo
nel cestino.
Adhara non si lasciò intimorire da questa reazione del ragazzo e al contrario, gli si avvicinò per abbracciarlo.
In quel momento, Zacky ammutolì.
Si lasciò abbracciare dalla ragazza che amava anche lui, iniziando però a singhiozzare.
Brian osservò la scena con tristezza, non riuscendo a capire cosa stava accadendo per davvero ai suoi amici.
Pochi giorni prima, vide Matt vomitare nel bagno del luogo di lavoro e Johnny che provava ad incoraggiarlo.
La situazione stava degenerando e Haner non riusciva a capirci più nulla. Perché non poteva semplicemente
restare accanto alle persone che più amava al mondo?
Era questo ciò che continuava a chiedersi da tempo, ormai.
Distrutto, entrò nella camera di Polly e sussultò nel vederla piangere e singhiozzare di continuo.
Le chiese cosa le stesse accadendo ma lei non riusciva a parlarne.
Era bloccata dentro. Si sentiva solo un misero punto nero in un mondo così grande.
Si sentiva come Brian.
E lui la baciò.
Senza voler sentire alcuna spiegazione, lui la baciò.
Morse le sue labbra e la trascinò sul letto con sé, limitandosi solo a baciarla.
La desiderava. La desiderava per davvero.
Forse perché somigliava così tanto a Michelle da farlo stare male.

























***








                                                                                                                                                    December 26, 2013
                                                                                                                                      Huntington Beach, California












Polly continuava a piangere.
Piangeva mentre scriveva.
Piangeva mentre dormiva.
Piangeva mentre impazziva.
Ormai, la sua fragilità era la cura degli altri che si limitavano ad impazzire
urlando e facendo cose fuori dal comune.
Aveva capito che lui amava lei perché aveva amato Michelle.
E questa cosa la uccideva, ma anche se le faceva male, continuava a lasciarsi amare.
Lei ne aveva bisogno. Lei voleva solo essere amata.











"-Su piccola, smettila adesso di piangere. Possiamo essere insieme tutto ciò che vogliamo.-
-E se io non volessi essere niente?-
-Beh, non credo che tu stia piangendo per niente.-
-Mi rompo di ricominciare con la solita terapia. Io voglio solo stare bene.-
-Sai qual è la formula per stare bene. Perché ti ostini a non parlarne?-
-Che cosa dovrei fare?!-
-Aprirti a me, Polly. So che puoi, basta tenerti tutto dentro! Lentamente impazzisci perché
non riesci a darti pace. Tutto qui.-
-Pensi davvero che potrò guarire dopo averti detto tutta la verità?-
-Ne sono sicuro. Coraggio, piccola. So che puoi farlo.-"











Brian le prese le mani tremanti e gliele baciò con dolcezza.
Polly ritirò le sue mani, sospirando.
Era pronta. Finalmente, non ci sarebbero stati più segreti tra di loro.










"-I miei genitori sono stati uccisi con cinquanta pugnalate. Entrambi. Mentre dormivo, le persone che
li hanno uccisi mi hanno messo un pugnale tra le mani incolpandomi non appena mi svegliai.
Continuavano ad urlarmi : <>.
Ma io non avevo ucciso nessuno. Sapevo ciò che avevo fatto e stavo semplicemente dormendo. Quando la polizia
arrivò sul posto, i miei zii ricominciarono ad incolparmi e mi diedero della pazza. Delle persone mi portarono
via da casa mia il giorno dopo e realizzai che i miei zii stavano solo puntando a tutto il denaro che avevano accumulato
i miei genitori con i loro anni di duro lavoro.
Continuavo ad urlare che non ero stata io e più gridavo e più mi davano della pazza.
Avevo i pigiama sporco di sangue come lo erano anche le mie mani.
Quello era il sangue dei miei genitori ma io non li avevo toccati neanche con un dito. Non sono stata io...io amavo
i miei genitori. Li amavo come solo una figlia può amarli. Ma quegli stronzi mi avevano incastrata e...fa male adesso ricordare.
Fa male sapere del perché sono finita qui dentro.-"











Polly si mise una mano sugli occhi, scoppiando a piangere ancora una volta
dinanzi agli occhi sbalorditi e tristi di Brian.
-Ce l'hai fatta, piccola.- Le sussurrò il ragazzo, posizionandole una mano sulla spalla nella speranza
di tranquillizzarla.
Ma Polly non riusciva a calmarsi in alcun modo. Smise solo di piangere improvvisamente, guardandosi intorno.










"-No, non di nuovo!-
-Cosa?-
-No! Andate via! Via!-
-Polly, calmati, ti prego.-
-Sono di nuovo qui, sono venuti a cercarmi!-
-Chi? Polly, chi è che ti sta cercando?-
-Loro! Sempre loro! Mi danno la caccia ed io non so più come cacciarli via!-
-Okay, respira. Ci sono io qui con te.-
-Brian...io continuo a sentire delle voci...-
-Voci? Quali voci?-
-Le voci di chi non ha potuto vivere la propria vita ma al contrario gli è stata strappata
via con forza.-
-Polly...-
-Mi danno la caccia perché vogliono che li aiuti...ma io non riesco neanche ad aiutare me stessa. Come potrei
aiutare delle persone morte?-
-...Morte?-
-Sì! Li vedo ovunque, ormai. Anche quelli che non conosco e...mi dicono cose strane. Vogliono tenermi compagnia...
non capiscono di essere morti e credono di vivere la loro vita mentre in realtà sono bloccati tra l'inferno ed il Paradiso.-
-Polly...n-non sai quello che dici.-"
















Fu allora che un flashback entrò nella mente di Brian, facendolo spaventare.










"-Michelle era proprio una bella donna, complimenti, Dr. Haner.-
-Che cos'hai detto?-
-La amava molto. Deve essere bello avere qualcuno che ti ama.-
-Polly...che cosa ne sai tu di Michelle?!-
-Non si arrabbi, dottore. Mi ha raccontato tutto quella donna.-
-Tu...stai mentendo! Chi cazzo è stato a raccontarti della mia vita privata?!-
-Gliel'ho già detto. E' stata lei.-"












Brian iniziò a sudare, così decise di salutare Polly nella speranza di rivederla
alla prossima seduta.
Brian iniziò a vedere i suoi amici camminare tranquillamente per i corridoi dell'edificio, passandogli
accanto ma senza neanche guardarlo.
Con velocità, decise di andare via da lavoro consapevole di non catturare l'attenzione di nessuno.
Corse fino ad arrivare al cimitero ed attraversando il cancello in ferro si ritrovò a piangere dinanzi
alla tomba di Michelle.
Le sue ginocchia cedettero e si spalmò sull'erba fresca, annegando in ciò che aveva appena scoperto.
I suoi migliori amici gli volevano ancora bene. Non avevano mai smesso di volergliene. Polly gli era restata accanto
solo perché voleva provare ad aiutarlo. Lei si era innamorata di lui e voleva riuscire a salvarlo.
Brian spostò la sua visuale verso la lapide accanto a quella di Michelle, leggendovi con attenzione il suo nome.
"Brian Haner".
Polly si sentiva morta pur essendo viva, mentre Brian, si sentiva morto perché lo era realmente.
Ma si erano amati.
Pur sembrando così simili ed essendo così diversi...si erano amati. 
In lontananza, le figure di Jimmy, Johnny, Matt e Zacky apparirono dinanzi alla lapide di Brian.
Zacky e Jimmy si stringono alle loro fidanzate mentre gli altri restano immobili dinanzi ad essa, non sapendo
chi o cosa stringere.
Brian era morto e tutti lo avevano ormai capito.


























NOTE DELL'AUTRICE.

Spero vivamente che questa One shot vi sia piaciuta.
Ho voluto scrivere una OS ed è la prima volta che mi cimento in una cosa del genere.
Spero che voi abbiate capito il significato vero e proprio di questa storia.
Tutte le persone che se ne vanno...secondo me, non smettono mai di girarci intorno.
Certo, sembra proprio che ci abbandonino ma non sempre è così. Avevo intenzione di darvi un po'
di forza perché le persone a noi care, che non ci sono qui, sono sempre accanto a noi per proteggerci.
Ci proteggono dal male ed io ne sono più che certa.
Proprio come dice il testo della canzone ST. JAMES "Loro confondono le linee e ci aprono la strada".
Io credo in questo. Mi faccio coraggio pensando che tutte le persone care a cui tengo, che non ci sono più...
non mi hanno mai abbandonata per davvero.
Come avrete letto, ho deciso di ispirarmi ad un film che da piccola amavo particolarmente.
I film in questione si chiama "Il sesto senso" ed il protagonista è Bruce Willis.
Ho sempre amato quel film ed il suo significato e volevo creare qualcosa di simile osservando
però le situazioni ed i personaggi in una mia prospettiva.
Siate buoni, è la prima volta che scrivo una OS ed ho il panico, credetemi.
Forse non sarà stata neanche una buona idea pubblicarla ma ho fatto solo ciò che sentivo.
Volevo darvi la forza di credere in qualcosa di positivo e spero di esserci riuscita in qualche modo.
Perdonatemi se potrà sembrarvi un po' scadente ma ho cercato di fare l'impossibile.
Io tuttavia, vi consiglio di vedere quel film a dir poco splendido. So già che ho rovinato mezzo film
scrivendo questa One shot ma la mia idea era solo una semplice fonte di ispirazione. Tutto qui.
Per il resto ovviamente, ho fatto tutto io.
Saya dovrebbe esser fatta santa perché davvero, mi sentirei persa senza di lei, lol.
Tuttavia, spero che questa ff vi sia piaciuta e quindi...fatemelo sapere con qualche recensione.
Se vi è piaciuta, potrei prendere il considerazione il fatto di scriverne altre. Se non vi è piaciuta...beh, pazienza.
Ho fatto del mio meglio e se non è stato il massimo, beh, ci riproverò.
Scusate anche per le tematiche un po' pesantucce...mi rendo conto che è una One shot ma è solo ciò
che mi sentivo di scrivere.
Grazie per la vostra attenzione e...ovviamente, ci sentiamo con la ff "Sirens".
Un bacio a tutti <3







-SynysterIsTheWay.
   
 
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