Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Frytty    11/10/2008    1 recensioni
Draco sembra essere sempre perfettamente cosciente di se stesso, forte, sicuro e determinato in quello che fa ma forse questa è solo l'apparenza di un ragazzo che nasconde sofferenza e voglia di ricordare. Partecipe del concorso indetto da Writers Arena-Wheater Foes.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Questa One-shot in verità è nata senza pretese per il contest indetto da Writers Arena, "Weather Foes", ogni partecipante aveva una serie di agenti atmosferici da prendere in considerazione per la sua storia ed io ho scelto il temporale. Forse la storia di un Draco un po' diversa dalle altre ma ho semplicemente cercato di analizzare la sua psicologia sul finire del sesto anno ad Hogwarts. ^^ Buona lettura!

Disclaimer: I personaggi presentati non mi appartengono, eccetto per il personaggio di Louise. Questa storia ovviamente, non è stata scritta a fine di lucro.

When it rains

Draco Malfoy, voltava le spalle alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.
Faceva freddo.
Nonostante fossero le sette di sera passate, nonostante fosse perfettamente cosciente di poter essere in Sala Grande in quel momento, per onorare la cena, preferiva affondare le scarpe nell'erba bagnata dalla pioggia recente, le mani nelle tasche dei pantaloni, il viso chino, gli occhi che scrutavano attentamente il terreno sotto i suoi piedi.
Nonostante le nuvole scure che sembravano abbracciare l'intero paesaggio, compreso il Castello, e che Draco sapeva, minacciavano pioggia, non si voltò indietro.
Raggiunse la quercia nelle prossimità del Lago, sedendovisi alla base, le ginocchia strette al petto e il suo intero corpo che dondolava avanti e indietro al ritmo delle sue docili spinte.
Febbraio.
Ancora quattro mesi e sarebbe finito tutto, ancora quattro mesi e sarebbe diventato parte dei seguaci di Voldemort.
Ma era stanco.
Stanco e dilaniato dal senso di colpa per dover continuamente mentire alle persone alle quali voleva bene.
Stanco di dover mentire anche a se stesso, stanco di ripetersi continuamente che sarebbe andato tutto bene, che avrebbe fatto quello che doveva fare e che poi, avrebbe potuto riprendersi la sua vita.
Ma non era così e c'era una parte di lui-che aveva preso l'abitudine di ignorare- che glie lo sussurrava. Avrebbe fallito e con lui la sua famiglia.
"In fondo", aveva constatato solo pochi mesi prima, "non era così difficile mantenere una promessa".
Ma avrebbe dovuto ricredersi.
Niente era quello che sembrava. Mai.

< Papà? Sei davvero così sicuro che finirò a Serpeverde? Voglio dire, non sarebbe male poter scegliere. >

Draco aveva solo sei anni. Giocava sul tappeto del salotto di Malfoy Manor, davanti al caminetto, il padre leggeva la Gazzetta del Profeta seduto in poltrona con le gambe accavallate elegantemente l'una sull'altra, il mantello che rasentava il pavimento di marmo freddo.

< Non dire sciocchezze, Draco! Sai benissimo che non è la stessa cosa. L'onore della famiglia Malfoy dipende da te. Devi tenere sempre a mente che la purezza del Sangue è qualcosa che va rispettata. Tieni alto il nome della tua famiglia. >

La sua voce era priva di espressione. Non aveva smesso nemmeno per un istante di leggere il giornale ma a Draco, che lo aveva osservato e aveva alzato gli occhi su di lui in attesa di una risposta, sembrò quasi che le parole gli scivolassero sotto gli occhi senza che le vedesse.
Aveva abbassato il viso continuando a costruire la sua torre di mattoncini colorati, solo per vederla crollare qualche minuto dopo.

Aveva fatto quello che gli era stato chiesto, no?
Era stato educato come un Serpeverde, discendente di Serpeverde e, come tale, aveva saputo onorare quella tradizione; aveva fatto in modo di non deludere la sua famiglia; aveva imparato a disprezzare i Babbani e i Mezzosangue.
Anche lei.

Louise abitava lontano qualche metro da Malfoy Manor.
Le villette in quella zona non erano molto numerose ma sua madre aveva appena ereditato un piccolo appezzamento di terra da un lontano parente e suo padre aveva pensato bene di costruirvi un'abitazione.
Si erano trasferiti quell'estate ma Louise non sembrava contenta della sua nuova stanza.
In realtà la zona non le piaceva affatto.
Quando si affacciava dalla finestra del piccolo salone, non riusciva a vedere altro se non il giardino costantemente innaffiato del vicino, qualche isolato più in là.
Aveva una bicicletta, rosa, nuova di zecca, regalatale per il suo compleanno.
La superava di qualche millimetro in altezza ma Louise sapeva condurla perfettamente.
I genitori le avevano raccomandato di non allontanarsi troppo ma lei era fin troppo prudente: superava appena il limite di Malfoy Manor e tornava indietro.
Quel pomeriggio i cancelli del maniero erano spalancati e Louise frenò, animata di curiosità.
Il giardino, splendente sotto i tiepidi raggi del sole al tramonto, incantò la bambina con la sua moltitudine di fiori.
Gli occhi le si allargarono per la sorpresa, seguiti dalla bocca.
Avrebbe tanto voluto raccogliere uno di quei fiori!
Si morse un labbro, guardandosi intorno per verificare che nessuno la stesse guardando, poi, sollevatasi dalla bici e lasciatola cadere in terra, si avviò incerta verso i cancelli di ferro battuto, finemente lavorati.
Aveva appena posato un piede, leggera, sull'erba fresca e morbida che un ragazzino dai capelli biondi e una strana frangetta le si parò davanti, le braccia ai fianchi.

< E tu chi diavolo sei? >
< Ehm... Louise... cioè... abito poco più giù... >
Rispose incerta, spaventata.
< E che ci fai nel mio giardino? >
< Ehm... veramente... cioè... io stavo andando in bicicletta quando... >
< In bici-cosa? Ok, lascia perdere. Senti, questa è proprietà privata nel caso non te ne fossi resa conto. >

Draco gesticolava le braccia come se stesse parlando ad una bambina particolarmente ottusa.
< Mi dispiace... io pensavo di poter dare un'occhiata... >
< Mi dispiace, ma non è un'esposizione, questa. >

Louise fu tentata di scappare o di mettersi a piangere o di fare entrambe le cose, e stava quasi per voltarsi per tornare dalla sua bicicletta, quando Draco la afferrò per un braccio e la trascinò fino ad una piccola fontana.

< Se dovessero vederti i miei genitori... > Le disse, sconsolato.
Louise rimase sorpresa per la terza volta in venti minuti.
Non si aspettava un invito, anche se brusco.
< Ma... io, veramente non voglio trattenermi... > Sussurrò mentre il ragazzo le lasciava libero il braccio.
< Certo! I tuoi occhi però sembravano pensarla diversamente. Quanti anni hai? > Si accovacciò tra l'erba e Louise decise di imitarlo sedendogli esattamente di fronte.
< Dieci, tu? >
< Dieci. >
< Vai già a scuola? >
< Non ne ho bisogno. Mio padre ha assunto un maestro per me e l'anno prossimo andrò ad Hogwarts. >
< Dove? > La ragazzina sbatté gli occhi un paio di volte, rapidamente come per convincersi che potesse davvero esistere un posto del genere. O per lo meno poteva anche esistere solo che lei, o era una frana in geografia, oppure quel ragazzino le stava mentendo.
Draco si morse la lingua.
Era sicuramente una Babbana non avrebbe dovuto dirgli di Hogwarts. Pensandoci non avrebbe dovuto nemmeno parlare con lei. Punto.
< Una scuola prestigiosa, per persone speciali. > Le disse, annuendo per conferire maggiore enfasi alle sue parole.
< Certo, capisco. >
< Sei di queste parti? >
< Di New York. Ci siamo trasferiti qui da poco ma non voglio starci. Non mi piace niente di qui. >
< Perché? >
Draco inclinò appena la testa di lato, accigliandosi.
Louise scrollò le spalle.
< Non lo so. Sembra tutto nero qui, come la pece, come un cielo che annuncia una tempesta. E non ho nemmeno un amico. > Abbassò la testa, triste, torturando un ciuffo d'erba.
< Beh, adesso conosci me. > Draco non seppe perché glie lo disse.
Le parole gli erano scivolate direttamente in bocca e lui, intento com'era ad osservarla, non aveva potuto fare niente per fermarle.
Louise gli sorrise appena poi tornò a torturare il filo d'erba solitario in mezzo alle sue scarpe da ginnastica consumate e sporche di terra.

Draco sorrise appena al ricordo di quella bambina e del loro primo incontro. Non avevano nulla in comune se non l'età, eppure era rimasta indelebile nella sua memoria. Il suo viso tornava a fargli visita la notte, durante i suoi sogni tormentati e stancanti e sentiva come un calore invadergli il corpo e il cuore, così freddo in quell'ultimo periodo, così fuori tempo.

< Draco! Draco! Guarda! > L'aveva vista arrivare mentre correva tra la pioggia con un foglio di carta bianca tra le mani.
Draco aveva preso un ombrello, non voleva bagnarsi, e l'aveva raggiunta sorridendole e coprendola, facendole scivolare sulle spalle un mantello nero e assicurandosi che l'ombrello coprisse anche lei dalla pioggia battente.
Ma Louise sembrava presa da altro. La gioia e l'emozione le ricoprivano gli occhi come veli trasparenti e lo strano rossore che le imporporava graziosamente le guance, era il segno inevitabile che qualcosa avesse completamente stravolto la giornata dell'ormai undicenne.
< Leggi. > Gli tese la lettera e Draco impiegò qualche minuto per comprendere appieno le parole impresse con inchiostro rosso sulla pagina immacolata.
< Sei una Mezzosangue! > Le parole gli fluirono tra le labbra e la sua voce si trasformò in un rantolo mentre si portava una mano alla bocca, coprendosela e sgranando gli occhi.
Se era sbagliato frequentarsi, giocare insieme di nascosto perché lei era una Babbana, adesso che era stata ammessa alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts nella categoria che i suoi genitori definivano Mezzosangue, era ancora peggio.
Louise lo guardò interrogativa, piegando la testa di lato e osservandolo, le gocce di pioggia pesanti che sbattevano contro il materiale leggero dell'ombrello nero, producevano un rumore sordo prima di scivolare giù.
Non capiva.
Cosa significava Mezzosangue e perché non era contento?
Avrebbero frequentato la stessa scuola che lui le decantava tanto ogni singolo giorno mentre si dondolavano leggeri sull'altalena, cosa c'era che non andava?
Nonostante all'inizio avesse faticato a credere all'esistenza di maghi e streghe che circolavano in libertà lungo tutto lo Stato, se ne era fatta una ragione quando Draco le aveva mostrato la sua abilità nel far crescere una pianta nel giro di qualche istante sotto i suoi occhi sbalorditi e la sua bocca spalancata.
Era corsa via la prima volta, piangendo, ma il giorno dopo, Draco era rimasto contento nel vederla affacciarsi timida oltre il bordo del cancello di ferro, per controllare che fosse in giardino.
Cos'era cambiato da quei giorni?
Cos'era successo nel giro di pochi attimi trascorsi sotto la pioggia tra loro?
< I-io non posso, davvero, non posso... > Ed era corso via, lasciandola sola, la lettera in una mano e la pioggia che le bagnava i capelli castani.
< Draco! Draco! > Ma era stato inutile richiamarlo indietro.
Non si sarebbe voltato.
Draco smise di dondolarsi solo per ricominciare l'attimo seguente a farlo più velocemente mentre le lacrime gli bagnavano le guance, salate, amare.
Strinse gli occhi, ricordando il suono della sua risata quando l'aiutava a spingersi sull'altalena, quando rubava di nascosto le Cioccorane dalla scatola in cucina solo per mostrarle le figurine animate all'interno poiché non era capace di morderne nemmeno una: le lasciava scappare, guardandole affascinata perché non aveva mai visto cioccolate che camminavano e gracidavano come rane vere, quelle degli stagni.

< Non ti annoi tutto solo, sempre dentro casa? > Gli aveva domandato un giorno, seduti sull'altalena a due posti nel giardino del ragazzo.
< Ci sono abituato. I miei hanno spesso da fare. > Ma non avrebbe saputo spiegarle cosa facessero.
Louise ricordava di aver visto la madre di Draco solo una volta, di sfuggita. Era bionda come il figlio e aveva la pelle così chiara da esserle sembrata trasparente, come se non prendesse la luce del sole da molto, troppo tempo.
< Io mi annoierei a morte. > Aveva ribadito risoluta, cominciando a spingersi più forte, sempre più veloce.

< Ma io sono sempre la stessa, Draco! Perché non possiamo essere amici? Cos'ho che non va? > Crescendo Louise aveva imparato così tante cose che forse superavano di gran lunga le cose che conosceva lui del Mondo Magico e della Scuola, nonostante avesse avuto modo di sentirgliele raccontare ogni giorno da suo padre.
< Sei una Mezzosangue, Rott. I Malfoy sono superiori a questa feccia. >
Louise era corsa via piangendo.
Avevano quindici anni.

Era già passato un anno.
Un anno senza la sua voce.
Quando incrociava il suo sguardo a lezione si sforzava di ricordarla ma un ronzio fastidioso nelle orecchie gli impediva di concentrarsi.
E il senso di colpa rischiava di schiacciarlo ogni giorno che trascorreva senza la sua compagnia.
Iniziata la scuola, si erano persi di vista, lei Smistata a Grifondoro e lui a Serpeverde, come uno scherzo del destino ben pianificato. Tuttavia avevano avuto il tempo di chiacchierare come un tempo, di scherzare, offendendo i professori e i rispettivi compagni di dormitorio.
Ma Draco non riusciva a ricordare perché avessero litigato.

Camminava veloce per i corridoi, Tiger e Goyle che lo seguivano, mentre tentavano di raggiungere la loro Sala Comune prima dello scattare del coprifuoco e poi aveva urtato qualcosa o meglio, qualcuno.
< Stai attenta a dove metti i piedi, ragazzina. > Non l'aveva riconosciuta e quando aveva alzato gli occhi, riconoscendoli come quelli di Louise, il cuore gli si era stretto come un bambino rannicchiato in un angolo, spaventato dai fantasmi che crede verranno a prenderlo se si addormenta anche per un solo istante.
Aveva sussurrato il suo nome e lei aveva fatto lo stesso poi, come un flashback in bianco e nero, il viso di suo padre aveva occupato la sua mente.
Cosa avrebbe detto se l'avesse visto parlare con lei, una Mezzosangue Grifondoro?
L'aveva allontanata come se scottasse.

Perché non possiamo essere amici?
Già, perché non potevano?
Draco aveva fatto una promessa a suo padre, quando aveva quattro anni e lui gli aveva insegnato che non bisognava dare confidenza a chi non si conosceva bene, a chi poteva rivelarsi un Babbano o un Mezzosangue e lui aveva giurato o meglio, promesso di schedare le persone che gli sembravano simpatiche prima di iniziare a frequentarle come "amici".
L'aveva promesso.
Ma quella promessa era crollata quando aveva conosciuto lei.

< Chi era quella, Malfoy? >
< Nessuno. Proprio nessuno. >

Aveva tradito troppe persone e aveva la mente così confusa, affollata di troppi pensieri, che a stento riuscì a rendersi conto del temporale che aveva preso ad offuscare il cielo di una pioggia fitta e di lampi e tuoni che squarciavano il cielo nero.
Si accorse di non riuscire a fermare le lacrime e di non riuscire a reggersi sulle gambe.
Dovette appoggiare la schiena al tronco del maestoso albero, delineando con le dita le rughe che ne ricoprivano la corteccia dura.
Respirò a pieni polmoni.
Sembrò calmarsi.
Chiuse gli occhi inalando il profumo di erba bagnata e di salmastro.
I capelli incollati alla fronte, Draco Malfoy poteva considerarsi libero.
Solo per quell'attimo avrebbe fatto a meno di pensare a suo padre, ai suoi amici, alle sue continue bugie, a Louise.
< Fa freddo. Cosa ci fai qui fuori? > La sua voce lo destò.
Alzò gli occhi sulla sua figura bagnata fradicia che indossava una sciarpa dai colori rosso e oro e un cappello azzurro. Il mantello che le arrivava alle ginocchia.
Draco sorrise.
Non aveva l'ombrello. Come al solito.
La abbracciò ricominciando a piangere e Louise parve sollevata.
Gli accarezzò i capelli bagnati mentre il cielo urlava e la pioggia cadeva fitta.
< Mi perdonerai? > Le aveva sussurrato.
Credette di esserselo immaginato.
< Non sono mai stata arrabbiata con te, Draco. >
< Mi prenderò cura di te. > La strinse più forte, assaporando il profumo dei suoi capelli.


COMMENTATE?!? ^^

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Frytty