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Autore: chiaretta78    10/10/2014    6 recensioni
1985, Los Angeles. Proprio mentre i Guns cercano di farsi notare dall'ambiente discografico, Duff conosce Lene, una pittrice allergica alle relazioni stabili, e subito non gli sembra vero di aver trovato una donna così bella e disponibile che non vuole altro da lui se non divertirsi e sballarsi insieme. Ma le cose cambieranno presto tra loro, complicando ad entrambi la vita notevolmente.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Duff McKagan, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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24 novembre '85
Lene era seduta ai piedi del cavalletto, le gambe raccolte al petto e le ginocchia avvolte dalle sue braccia.
Era pensierosa e decisamente preoccupata. Stava fissando da circa mezz'ora il quadro cui si era dedicata ultimamente, un solo pensiero nella testa: quella storia stava decisamente degenerando e lei doveva darsi una regolata.
La figura di Duff campeggiava sulla tela, prendendone quasi tutto lo spazio disponibile, e anche un cieco si sarebbe reso conto di quale fosse il messaggio che trapelava da quelle macchie di colore.
Se quello non fosse bastato a dare l'allarme alla ragazza, c'era stato quell'increscioso episodio di due giorni prima, quando gli aveva rivelato il suo vero nome, esattamente come si era ripromessa di non fare mai più.
A volte si chiedeva se il problema, con Duff, non fosse in realtà che si stava facendo un po' di più in sua compagnia e decisamente beveva più del solito, il che, forse, la portava ad abbassare le difese più di quanto volesse.
Sì, doveva essere proprio così, altrimenti non gli avrebbe mai rivelato il suo nome, che conoscevano solo i suoi parenti più stretti e... beh, quello stronzo di Jake.
Era un nome lungo, Magdalene, tanto che i suoi stessi genitori lo usavano solo quando era davvero nei guai e dovevano farle il mazzo.
Per il resto del tempo anche in casa lei era Lene, beh... tranne che per zia Angela che la chiamava Magda, ma lei era un po' suonata e quindi non faceva testo.
Inoltre il suo nome aveva un che di ossequioso che l'aveva sempre un po' infastidita, mentre Lene le si addiceva decisamente di più ed era già abbastanza raro e particolare così, senza bisogno di dirlo per esteso. I suoi amici l'avrebbero sicuramente presa in giro se l'avessero saputo e quindi, fin da piccola, lei si era sempre e solo presentata così, onde evitare problemi.
In questo modo, col passare degli anni, il nome Magdalene aveva preso per lei un significato di confidenza e intimità enorme ed era diventato quasi un piccolo segreto di famiglia, che non aveva mai confidato a nessuno e che segnava senza bisogno di altre parole la differenza tra qualcuno di importante per lei e tutti gli altri.
Beh, in realtà una volta le era scappato che il suo nome era in realtà un altro ed era stato con quel gran figlio di puttana di Jake, il quale ovviamente non si era affatto dimostrato degno di quella rivelazione né tantomeno di essere inserito nella cerchia delle persone speciali della sua vita.
Da quella volta aveva giurato a se stessa che non avrebbe mai più commesso un simile errore e quel nome sarebbe rimasto solo tra lei e la sua famiglia.
Tutto era filato liscio fino all'altro giorno, quando davanti a quegli incredibili occhi che le arrivavano fino al cuore dell'anima, se l'era sentito scappare di bocca, come se fosse la cosa più naturale del mondo, per lei, da raccontare.
E lui l'aveva ripetuto subito come affascinato, come se avesse percepito di essere stato fatto dono di un qualcosa di speciale per lei. E Dio se adorava il modo in cui lui lo diceva!
Sì, era decisamente arrivato il momento di rallentare o sarebbe stata costretta a chiudere definitivamente con lui e l'idea non le piaceva per niente.
Lene si alzò e aprì il cassetto di un mobiletto lì vicino. Tirò fuori un'agendina rosso fuoco e iniziò a sfogliarla.
Era un'agendina particolare quella, con dentro solo numeri di uomini.
Accanto ad ogni nome, oltre al numero, Lene si annotava alcuni particolari di ogni singola persona, come ad esempio il loro valore a letto oppure determinate abitudini, positive e non, da ricordare. Così se era in cerca di qualcosa in particolare, sapeva chi chiamare.
Sfogliò ancora qualche pagina e poi sorrise. Robbie: molto passionale, adora ballare e sentire buona musica, alla luce dell'alba sparisce senza farsi notare.
Perfetto! Era proprio quello di cui aveva bisogno per passare almeno una serata senza Duff nella testa.
Prese il telefono che aveva installato anche lì e fece il numero, sperando che Robbie nel frattempo non si fosse fidanzato o accasato.

Duff stava percorrendo a grandi falcate la strada dove abitava Lene.
Erano le 15 e dopo mezz'ora sarebbe dovuto essere alle prove o Axl l'avrebbe ammazzato di sicuro, considerato che aveva già fatto il diavolo a quattro quando aveva scoperto che il bassista stava uscendo.
Voleva chiedere a Lene se quella sera aveva voglia di uscire con loro, visto che andavano al Troubadour a sentire un gruppetto niente male e che secondo lui le sarebbe piaciuto di sicuro.
Era di buon umore Duff quel giorno, anzi lo era da un paio di giorni e più precisamente da quando aveva passato una giornata davvero stupenda con Lene.
Si erano svegliati insieme, due giorni prima, e a differenza del solito Lene non lo aveva gentilmente messo alla porta dopo colazione, il che l'aveva particolarmente stupito.
Lo stupore era aumentato quando la ragazza, dopo che avevano fatto del sesso strepitoso prima nella doccia e poi in camera, gli aveva lasciato intendere che avrebbe potuto fermarsi anche a pranzo, cosa che non era mai successa da quando si erano conosciuti.
Erano usciti a fare la spesa, come una coppietta qualunque, pensando a cosa avrebbero mangiato di lì a poco e poi avevano cucinato e apparecchiato insieme, chiacchierando di varie cose, conoscendosi un po' di più e ridendo per ogni stupidata che lui sparava.
Il pomeriggio, poi, era stato l'apoteosi del relax. Si erano messi davanti a un bel film, Ladyhawk, romantico quanto basta, con una bacinella piena di pop corn e tanta birra nel frigo da dissetare una squadra di football.
Duff aveva preteso la birra con la scusa di dover sopportare il romanticume del film, ma la verità era che, incredibile a dirsi, era da colazione che non toccava una goccia d'alcool e la cosa aveva iniziato a farsi sentire. Non nel senso che avesse sentito il bisogno di stordirsi come al solito, anzi quand'era con lei avrebbe potuto tranquillamente fare a meno dell'alcool, ma il corpo... quello non dimenticava le abitudini poco salutari del ragazzo e ad un certo punto Duff aveva iniziato a tremare leggermente, pur cercando in tutti i modi di non farlo vedere a Lene.
Con la birra la situazione era tornata alla normalità e la serata si era conclusa con una deliziosa pizza ordinata dalla pizzeria Napoli, la migliore della città secondo lei, e ovviamente dell'altro sesso, questa volta sul divano.
E proprio alla fine di quell'amplesso era arrivata la ciliegina sulla torta.
Duff la stava guardando, ancora dentro di lei, il cuore che pompava a mille per il piacere appena raggiunto e una serie di pensieri decisamente troppo romantici gli erano venuti nella testa. Ma che ci poteva fare?? Era così bella Lene sotto di lui, tutta spettinata, con le guance rosse e le labbra ancora un po' gonfie per tutti i baci e i piccoli morsi che lui le aveva dato... e poi lui stava così bene con lei, incontrata per puro caso, ma diventata poco a poco così importante.
E mentre lo stomaco gli si aggrovigliava dietro a questi pensieri, Lene aveva spezzato quel silenzio così denso di parole dicendogli che il suo nome non era Lene, ma Magdalene.
L'aveva fatto con la voce un po' tremolante e le erano passate negli occhi così tante emozioni che lui non ci aveva messo niente a capire quanto fosse importante quel piccolo dettaglio per lei e quanto fosse speciale quella rivelazione fatta proprio a lui e proprio in quel momento.
E così l'aveva ripetuto, sussurrandolo come fosse una parola sacra, e aveva provato un'emozione incredibile nel vederle accendere gli occhi in quel modo a quel suono.
Magdalene. Non si sarebbe stancato mai di ripeterlo, ma sapeva che non andava sprecato e anzi doveva custodirlo gelosamente.
Dopo quella serata, si poteva benissimo dire che Duff camminava a qualche centimetro da terra e ovviamente la cosa non era passata inosservata ai suoi amici, i quali non avevano smesso un secondo di prenderlo in giro.
Duff, perso nei suoi pensieri, arrivò al palazzo di Lene e salì i gradini tutto pimpante. Suonò il citofono.
La voce di Lene non nascondeva il suo stupore. Chi poteva essere a quell'ora?
"Sì??"
"Sono io, Duff."
C'era stato un attimo di silenzio dall'altra parte e Duff non aveva potuto fare a meno di chiedersi se fosse per semplice stupore o perché la ragazza non era da sola e non sapeva come fare.
Sentì il portone aprirsi e un piccolo sospiro di sollievo gli uscì senza volere.
Salì le scale e quando arrivò dalla porta, trovò ad aspettarlo Lene con addosso una tuta piena di macchie di vernice.
"Scusa, stavi dipingendo? Ti ho disturbata?"
"Tranquillo, posso fare una piccola pausa. Che succede?"
Duff le sorrise, si avvicinò e le diede un piccolo bacio a fior di labbra. Lene, però, quasi non rispose al bacio. Era strana quel giorno, c'era qualcosa che non quadrava... ma cosa? E poi perché non lo lasciava entrare e stava ferma, appoggiata allo stipite della porta?
L'umore di Duff iniziò a incrinarsi. Non è che c'era davvero qualcuno??
"Non mi fai entrare?"
"Se non ti spiace, no. Ho tutto sottosopra perché mi sono messa straordinariamente a dipingere qui in sala e lo sai che i miei dipinti sono tabù finché non sono pronta a farli vedere. Allora, che succede?"
Duff si sentì rodere più che mai dal sospetto. Magari era una scusa, magari c'era un tizio in camera sua e lei non voleva farglielo sapere.
Il ragazzo si irrigidì e cercò di non darlo a vedere, ma le sue parole e soprattutto il suo tono lo tradirono.
"Ti rubo pochi minuti, tranquilla. Volevo sapere se stasera uscivi con me e i ragazzi, andiamo a sentire un po' di musica e..."
"No, mi spiace, sono impegnata stasera."
Le parole di Duff gli rimasero in bocca, interrotto bruscamente da Lene.
"Impegnata con chi, scusa??"
La ragazza s'indurì a sua volta.
"E a che titolo me lo chiedi, di grazia?? Esco con un amico e questo è quanto. Possiamo vederci nei prossimi giorni, se vuoi."
Ok, quello era davvero troppo. Possiamo vederci nei prossimi giorni?!? Lui voleva vederla quella sera, non nei prossimi giorni!!
Fece per aprire bocca, ma si fermò in tempo. Cosa poteva dirle?? In fondo che diritti aveva lui nei suoi confronti? Nessuno. Lene era libera di fare quello che voleva e vedere chiunque volesse, proprio come faceva lui del resto.
Fece uno sforzo immane per trattenersi e cercò di sorriderle, ma gli uscì un sorriso tirato.
"Ok, benissimo. Scusa ancora il disturbo. Ciao."
E con la stessa fretta di chi è inseguito dal diavolo, Duff si girò e scese le scale, un diavolo per capello e mille pensieri nella testa.
Con chi cavolo doveva uscire quella sera di così importante da dirgli di no?! Era già successo che Lene avesse altri impegni e ogni volta li aveva disdetti per stare con lui. Sempre. Cosa c'era di diverso questa volta?? Cos'aveva di speciale questo stronzo?? Di più speciale di lui??
Saltò su un autobus, rigorosamente senza pagare il biglietto, e si diresse verso il buco dove facevano le prove, l'umore decisamente diverso da quando era uscito di casa.

Molte ore più tardi e soprattutto molte birre e bicchieri di vodka più tardi, Duff se ne stava stravaccato su uno dei divanetti del Troubadour, un bicchiere pieno per metà in una mano e una sigaretta accesa nell'altra.
Il tavolino davanti a lui testimoniava l'andazzo della sua serata: molti bicchieri vuoti, una bottiglia di vodka praticamente vuota e un posacenere che strabordava di cicche di sigaretta.
Dall'altro lato del tavolino, Steven neanche si rendeva conto del pessimo stato dell'amico, troppo impegnato a darsi da fare con una rossa tutta fuoco che non sembrava avere la minima idea di cosa fosse il senso del pudore.
Qualcuno che lo osservava da tutta la sera c'era, però.
Izzy aveva cercato di non perderlo d'occhio, compatibilmente col fatto di passare anche lui una bella serata in compagnia di Katie... Kitty... Patty, o come cavolo si chiamava quella biondina che gli si era spalmata addosso com'erano entrati nel locale.
Nonostante la notevole distrazione, Izzy aveva notato che l'amico non aveva toccato nemmeno una donna, nonostante in molte ci avessero provato quella sera.
Era evidente che l'umore di Duff era terribile, lo era stato per tutti non appena il bassista aveva messo piede alle prove e nessuno, nemmeno Axl, aveva osato chiedergli spiegazioni o provare un qualsiasi approccio nei suoi confronti.
Se n'erano tenuti a debita distanza e una volta constatato che il biondo aveva la testa da un'altra parte e non riusciva neanche lontanamente a suonare decentemente, avevano deciso di lasciar perdere le prove e provare almeno a divertirsi.
Nella loro testa avevano sperato che con l'aiuto di un po' d'alcool e di un po' di roba buona, oltre che di qualche ragazza accondiscendente, Duff si sarebbe tirato su di morale, ma avevano capito che il loro piano era miseramente fallito dopo che Duff aveva rifiutato perfino la biondona tutta tette che gli aveva mandato Slash, convinto di aver fatto centro. Niente da fare.
Slash si avvicinò non proprio stabile sulle gambe a Izzy, la sigaretta in mano.
"Ehi, mi fai accendere?? Non c'è verso che trovi il mio cazzo di accendino..."
Izzy gli sorrise, porgendogli l'accendino già acceso.
"L'avrai dimenticato nelle mutande di quella pantera di prima... Com'era?"
Slash si mise a ridere.
"Una bomba amico... una vera bomba. E non è poi così improbabile che l'accendino l'abbia lei, ora che mi ci fai pensare. Non nelle mutande, ovvio... anche se sarei felice di andarlo a recuperare in quel caso."
Scoppiò a ridere di nuovo e diede un bel tiro alla sua amata sigaretta.
"Cazzo fai qui in un angolino, tutto solo? Non eri con una bionda prima?"
"E' andata in bagno a darsi una sistemata."
Izzy fece cenno con la testa in direzione di Duff.
"Stavo osservando Duff. Mi sa che tra poco qualcuno dovrà portarlo a casa, è pieno d'alcool fino alle orecchie, finisce che si sente male."
Anche Slash a quel punto guardò l'amico.
"Chissà che cazzo è successo con Lene."
Izzy sgranò leggermente gli occhi.
"Ah, c'entra Lene? Ecco perché è messo così male. Avrei dovuto pensarci."
"Immagino, visto che prima di andare da lei era di ottimo umore e poi è tornato in questo stato. Quella gli ha fottuto il cervello, te lo dico io. Altro che amici con benefits, s'è innamorato come un coglione, te lo dico io."
Izzy sorrise e diede un sorso al suo drink.
"Lo sai com'è Duff... è un romanticone... ogni donna che incontra è quella della sua vita, no?"
"Già, un vero coglione."
Izzy non disse nulla. Non era poi così sicuro che fosse da coglioni innamorarsi facilmente, ma non valeva la pena di iniziare una conversazione simile con Slash quando era ubriaco. Fiato sprecato.
Diede un tiro alla sua sigaretta e buttando fuori il fumo si voltò in direzione dei bagni, chiedendosi che fine avesse fatto... Letty... Betty... insomma, quella lì. Quasi non gli venne un colpo, però, vedendo qualcun altro aggirarsi nel locale.
"Oh cazzo... credo proprio che ne vedremo delle belle tra poco..."
Slash seguì istintivamente lo sguardo di Izzy e vide Lene che ballava con un tizio non lasciando alcun dubbio sulla natura della loro relazione.
"Oh porca troia... se li vede, prima li ammazza e poi si ammazza lui!"
Izzy spense la sigaretta per terra e si alzò in piedi.
"Forse è il caso di andare da lui per cercare di arginarlo, va' "
Il chitarrista non fece in tempo a dirlo che Duff aveva alzato lo sguardo verso la pista e aveva cambiato letteralmente colore in faccia.
Chi cazzo era quello stronzo con la sua Lene?? Come si permetteva di metterle le mani addosso in quel modo?! Lene era solo sua, sua e di nessun altro!! Doveva dargli una lezione a quel figlio di una buona donna!
Il bassista riuscì ad alzarsi, nonostante le gambe non fossero affatto stabili, e si diresse decisamente barcollante verso i due, ignari di tutto.
Diede due colpi poco delicati sulla spalla del tipo, il quale si girò con lo sguardo già incazzato.
Duff non gli diede il tempo di parlare.
"Levale le mani di dosso, brutto bastardo!"
Lene passò in una frazione di secondo dallo stupore alla paura e questo mix di emozioni e la scarica di adrenalina che ne derivò le fecero riacquistare una certa sobrietà.
Non fu abbastanza veloce, però, a reagire. Robbie diede uno spintone a Duff, facendolo cadere per terra.
"Cazzo vuoi?? Levati di qui o ti spacco il culo!"
Fu una questione di secondi e Slash era già addosso a Robbie e gli mollava un pugno, mettendolo a terra a sua volta.
"No!! Slash!! Fermati!"
Lene cercò di tamponare la situazione, ma era troppo tardi. Troppo testosterone e alcool insieme, non c'era niente da fare.
Duff, che si era rialzato grazie a Izzy, si fece largo per raggiungere il rivale.
Robbie si alzò di scatto e se lo trovò davanti in tutta la sua altezza. Duff cercò di mollargli un pugno, ma a causa della sbronza mancò completamente l'obiettivo, rimanendo scoperto ai colpi di Robbie, il quale non si fece alcuno scrupolo di trovarsi di fronte ad un avversario completamente ubriaco e incapace quindi di difendersi a dovere.
Duff finì a terra di nuovo, la bocca e l'occhio sanguinanti e lo stomaco chiuso in una morsa. Gli venne da vomitare e ovviamente non si fece alcun problema a farlo in mezzo al locale, creando in un colpo solo il vuoto intorno a sé per lo schifo.
Izzy tolse immediatamente il sorriso dalla faccia di Robbie con un pugno dritto in piena faccia, rompendogli quasi sicuramente il naso a giudicare dalla quantità di sangue che nel giro di pochi secondi gli coprì la faccia.
Lene non sapeva più da che parte guardare. Da una parte c'era Duff accucciato per terra, una pozza di vomito davanti a lui. Dall'altra Robbie che urlava come un pazzo contro Izzy, trattenuto da un paio di persone, il sangue su tutta la camicia.
Per fortuna ci pensarono i buttafuori del locale a mettere fine a tutto quel casino.
Due presero Robbie e lo portarono fuori prima che continuasse quella rissa, mentre un altro aiutava Duff ad alzarsi e lo trascinava fuori e un altro ancora incoraggiava Slash e Izzy ad uscire sulle loro gambe o lui avrebbe fatto in modo che uscissero comunque, magari orizzontali.
Non venne chiamata né un'ambulanza né la polizia, nessuno voleva casini lì.
Di lì a pochi minuti Robbie si infilò in macchina e sgommò via, non prima di aver mandato Lene a quel paese e Duff, Slash e Izzy in altri lidi ben più volgari.
I buttafuori si sincerarono che la situazione si fosse calmata e poi rientrarono, lasciando i quattro ragazzi da soli.
Lene si avvicinò a Duff, scrollando il capo.
"Duff... ma che diavolo ti è preso?? Guarda come ti sei fatto conciare..."
Lene gli sollevò leggermente il viso per controllare la ferita sul labbro e il taglio sull'arcata sopraccigliare, entrambe sanguinanti non poco.
Sospirò, triste e forse anche un po' delusa.
"Vieni, andiamo a casa... sarà meglio disinfettare per bene."
Si girò verso Izzy e Slash.
"Mi date una mano a portarlo a casa mia, per favore? E' ancora troppo ubriaco per farcela da solo e sinceramente per me pesa troppo."
Izzy le sorrise.
"Certo Lene, non preoccuparti."
Poi si avvicinò al suo amico e lo prese sotto all'ascella con la spalla, mentre Slash faceva la stessa cosa in totale silenzio.
"Andiamo campione. Si va a casa."
Duff, stordito non più solo dall'alcool, non disse nulla e i quattro si avviarono verso casa di Lene, ognuno perso nei suoi pensieri, un silenzio tra loro che pesava quanto un macigno.

Ecco qui il nuovo capitolo. Sto cercando di farvi conoscere un po' meglio questi due fanciulli, spero di riuscirci senza annoiarvi!
Forse vi sembreranno un po' immaturi, ma tenete conto che hanno vent'anni ;)
Se avete voglia, lasciatemi due righe. CIAO





  
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