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Autore: ___Page    10/10/2014    2 recensioni
Perona la conosceva a memoria quella corsa in metropolitana.
Venti minuti di caldo infernale, chiacchiere urlate con malgrazia e spintoni continui.
L'inizio della sua giornata, come quella di tante altre persone.
Stesse facce, stessi sguardi.
Li riconosceva subito i pendolari, quelli che, come lei, non starnazzavano i fatti loro a tutta la carrozza e stavano tranquilli e silenziosi ad aspettare la propria fermata.
E tra quelle facce ce n’erano alcune a cui non le mancava che dare un nome, compagni di viaggio da una vita, ormai, senza conoscersi, inevitabili sguardi complici e risate condivise quando saliva l'adolescente di turno, lamentandosi del caldo o il vecchietto in pensione, infastidito dalla folla.
Venti minuti di autentico incubo se non fosse stato per quei rari momenti d'intesa con i propri compagni di sventura.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Perona, Portuguese D. Ace
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Perona la conosceva a memoria quella corsa in metropolitana.
Venti minuti di caldo infernale, chiacchiere urlate con malgrazia e spintoni continui.
L'inizio della sua giornata, come quella di tante altre persone.
Stesse facce, stessi sguardi.
Li riconosceva subito i pendolari, quelli che, come lei, non starnazzavano i fatti loro a tutta la carrozza e stavano tranquilli e silenziosi ad aspettare la propria fermata.
E tra quelle facce ce n’erano alcune a cui non le mancava che dare un nome, compagni di viaggio da una vita, ormai, senza conoscersi, inevitabili sguardi complici e risate condivise quando saliva l'adolescente di turno, lamentandosi del caldo o il vecchietto in pensione, infastidito dalla folla.
Che si aspettano?! È l'ora di punta!!!
Ah già, loro non lo sanno.
Venti minuti di autentico incubo se non fosse stato per quei rari momenti d'intesa con i propri compagni di sventura.
E per lui.
Lui, tranquillo e pacato, se ne stava per i fatti suoi nell'angolo opposto a quello dove si incastrava lei ogni mattina, pronta a estrarre il libro con maestria e leggere in piedi come solo una consumata pendolare potrebbe fare.
Non le importava di sembrare una secchiona.
Non si vive senza cibo e anche lo spirito ne ha bisogno.
Tolstoj, Jane Austen, Balzac, Kafka, Rimbaud, Marquez e Baricco.
Quanti grandi classici erano passati tra le sue mani? Quante giovani donne avevano posto fine alle loro vite per amore? Quanti uomini avevano sfidato i loro tiranni? Quante eroine avevano affrontato i pregiudizi della loro società?
Innumerevoli.
No, Perona i libri non li leggeva, li divorava.
Almeno, fino a qualche mese prima.
Perché da quando c'era lui, non riusciva più a stare concentrata.
Ogni mattina quando saliva sulla metro, il bicchiere di caffelatte in una mano, era più forte di lei, si ritrovava a cercarlo con lo sguardo.
Gli sorrideva, lui la salutava con un cenno del capo.
Si conoscevano in pratica.
Quando capitava il tizio o la tizia poco discreti che urlavano al cellulare i fatti propri, con un accento impossibile, erano i suoi occhi che cercava, trovandoli puntualmente, ed era con lui che scoppiava a ridere, cercando di non farsi vedere,
Con il libro a mascherarla, lo osservava da sopra il bordo della copertina, ringraziando mentalmente la sua abitudine di perdersi nel suo mondo mentre ascoltava la musica in cuffia, abitudine che le permetteva di contemplarlo senza essere vista.
Era bello.
E non solo.
Sapeva che andava all'università, lo aveva visto più volte aiutare signore anziane o mamme coi passeggini scendere e salire, sorridere ai bebè in braccio ai genitori che si tendevano verso di lui, incuriositi dal suo strambo cappello.
A Perona sembrava di conoscerlo da sempre.
Non fosse per il fatto che non sapeva nemmeno come si chiamasse.
Se solo fosse riuscita a trovare il coraggio per avvicinarsi e parlargli.
Provò a tornare sul libro ma niente.
Era un campo magnetico e lei la limatura di ferro.
Finché c'era lui non poteva concentrarsi su niente.
Erano nove mesi ormai che non aveva più i suoi venti minuti di cultura mattutina ma trovava il viaggio di gran lunga più piacevole così.
La metro prese a frenare.
Non aveva prestato attenzione al numero di fermate fatte ma il suo corpo aveva registrato tutte le frenate precedenti e sapeva che la prossima era la sua.
Sollevò lo sguardo quando il treno si fermò e le porte si aprirono, permettendo alla gente di riversarsi sulla banchina. 
Lo guardò staccarsi dal suo angolino in attesa che, come sempre, prima di scendere la cercasse con gli occhi per poi salutarla con un cenno della mano.
E, come sempre, eccola ricambiare, suo malgrado emozionata, prima di tornare ad appoggiarsi alla parete, sospirando e attendendo che la metro ripartisse.
Improvvisamente il movimento, il rumore e il caldo tornarono a essere insopportabili.
-Bentornata all'inferno!- mormorò a mezza voce.
 
 
§
 
 
Saltò al volo sulla vettura, appena in tempo prima che le porte si richiudessero, sbuffando contrariata.
Se prima era un sospetto ora era una certezza.
Avevano anticipato la corsa di tre minuti!
Tre preziosi, indispensabili minuti!
I tre minuti in cui prendeva il caffelatte.
Ormai era una settimana che non aveva la sua dose di caffeina, per colpa di quello stupido, insensato cambio di orario.
Tolse il cappello e si scompigliò un po' la frangetta rosa.
Faceva un caldo infernale, accidenti!
E lui poi non si vedeva da una settimana, probabilmente prendeva la corsa dopo.
Maledetti orari!
Quella giornata, come le ultime sei, non sembrava destinata a iniziare nel migliore dei modi e nemmeno il posto a sedere riuscì a tirarla su.
Si lasciò cadere pesantemente sul seggiolino, abbandonando la schiena contro lo schienale e appoggiando la testa al finestrino.
Che rabbia!
Non aveva neppure voglia di leggere!
Stava ancora fissando il soffitto quando un movimento le fece abbassare lo sguardo, ritrovandosi poi ad assumere un’espressione  perplessa e a corrugare la fronte a causa del bicchiere di carta beige con il coperchio di plastica bianco che occupava il suo campo visivo.
Che cosa...?
-Caffelatte! Spero di avere indovinato!-
Si girò verso la voce, non riuscendo a non sussultare, sebbene leggermente, nell’incrociare un paio di occhi scuri e profondi.
I suoi occhi scuri e profondi!
Seduto di fianco a lei, senza cuffie né cappello la guardava sorridente tendendole il caffè. 
Non riusciva a smettere di fissarlo, per quanto fosse consapevole di sembrare scema.
Lo vide aggrottare le sopracciglia.
-Se non lo vuoi, fa niente!-
-C-come?!-
-Il caffè! Se ho sbagliato...-
-Oh no! No no no! Hai indovinato! Eccome se hai indovinato!- cominciò a parlare a vanvera, prendendo il bicchiere -Io adoro il caffelatte, non vivo senza, insomma... Okay sto zitta!- si autoimpose, diventando rossa come un pomodoro e prendendo a sorseggiare il liquido bollente, che le sembrava più buono del solito senza contare che le impediva di parlare, dicendo cose inutili.
-Hanno anticipato la corsa eh?!- disse lui lanciando uno sguardo alla carrozza semivuota.
-Eh già... Grazie eh! Per il caffè!-
-Figurati! Ho notato che non lo prendevi da una settimana! Ho sospettato fosse per il cambio di orario!-
-Ma...-  esclamò sorpresa -Io è una settimana che non ti vedo!-
-Mi sedevo laggiù!- spiegò, indicando un posto che dalla sua visuale era praticamente invisibile.
-Ieri ho letto la Metamorfosi di Kafka! Molto bello!- riprese a parlare lui, dopo qualche minuto di silenzio e facendola voltare verso di sé sorpresa.
Lei adorava quel racconto!
-Io adoro quel racconto!- affermò facendolo sorridere.
-Lo credo bene! Lo avrai letto sei volte negli ultimi nove mesi!-
Cos’aveva detto?!
-Devo dire, ho apprezzato di più Novecento, con quella punta di ironia di base! E anche Cuore di tenebra ha un che di intrigante!-
Perona si ritrovò a fissarlo sempre più interdetta, mentre lui continuava a parlare, citando tutto quello che lei aveva letto sulla metro negli ultimi mesi.
O meglio, che aveva provato a leggere sulla metro.
-Tu… Tu questi libri quando li hai letti?- domandò incerta, quando finì di parlare.
-Negli ultimi nove mesi!- Rispose, stringendosi nelle spalle, come se fosse una cosa ovvia -Devo dire che non avevo mai letto molta narrativa, credevo non fosse il mio genere ma alcuni sono dei veri capolavori! Il caffè mi sembrava il minimo per ringraziarti!-
Perona sgranò gli occhi all’inverosimile a quell’affermazione.
Okay, allora aveva intuito giusto! Non era una coincidenza!
Vedeva i titoli dei suoi libri e li leggeva!
-Io... I-io... Beh prego- balbettò.
Lo seguì con lo sguardo mentre si alzava senza riuscire a dire altro.
-La prossima è la mia!-
-Lo so- mormorò, senza pensarci.
Lo guardò avviarsi per poi tornare sui suoi passi, come se fosse stato colpito da un pensiero improvviso.
-Senti... Siccome il caffè mi sembra poco... Che ne dici di vederci per pranzo?! Ci sono un paio di cose di cui mi piacerebbe discutere con te! E poi sai, sei difficile da inquadrare, con tutto quello che leggi!- propose, facendola deglutire, muta e interdetta -Allora... Per il pranzo?!- ripetè dopo qualche istante di attesa.
La guardò annuire prima di sorridere e tornare verso la porta, dove si girò ancora una volta.
-Il mio numero è sul bicchiere! Aspetto la telefonata! Ah, mi chiamo Ace, per la cronaca!- le disse prima di farle l’occhiolino, mentre la metro si fermava e le porte si aprivano -A dopo…-
Riuscì a sollevare una mano per salutarlo proprio mentre le porte si richiudevano e la metro ripartiva.
Ancora incredula, si lasciò andare all'indietro, una mano che stringeva il caffè e l'altra sulla bocca increspata in un sorriso, che si trasformò rapidamente in una vera e propria risata.
No, non era iniziata poi così male quella giornata!
 


Angolo dell'autrice: 
Salve gente!!!
Okay... mmmmh... continuo la mia campagna per questa coppia impossibile (^^') ma stavolta ho usato uno stile un po' diverso, almeno nella prima parte e sarei davvero curiosa di sapere cosa ne pensate! 
Grazie mille a tutti quelli che hanno letto! 
A presto. 
Piper. 
  
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