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Autore: katyjolinar    10/10/2014    1 recensioni
18 anni sono un traguardo importante per tutti. Per un vichingo segnano l'ingresso all'età adulta e a Berk si celebrano in un modo molto particolare, soprattutto se chi compie gli anni è il figlio del capo villaggio
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astrid, Hiccup Horrendous Haddock III, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Passarono le stagioni.
Un anno dopo, Berk fu quasi distrutta da un dominatore di draghi rinnegato che aveva il controllo di una Bestia Selvaggia, la Specie Alfa, il Re dei Draghi.
C'erano state alcune battaglie, prima, e anche delle perdite.
Stoick era morto, ucciso da un colpo fatale di Sdentato, il quale, ipnotizzato dalla Bestia Selvaggia, stava per uccidere Hiccup stesso.
Il rinnegato si era preso tutti i draghi, ma Hiccup era riuscito a riprenderseli, grazie al legame che aveva con il suo Furia Buia, che aveva sfidato l'Alfa per proteggere il suo Cavaliere... ed era diventato il nuovo Alfa!
Certo in quella battaglia aveva perso un padre e un buon capo, ma aveva ritrovato la madre, che credeva di aver perso da piccolissimo, e aveva dei nuovi amici.
Ed era il nuovo capo di Berk.
Hiccup pensava di non essere un capo all'altezza, di non essere come suo padre, e inizialmente aveva fuggito l'idea di diventarlo, ma poi, grazie alla madre, aveva capito che sarebbe stato un capo valido quanto, e forse più, di Stoick, e aveva deciso di prendersi quella responsabilità.
Dopo il suo ritorno aveva subito avviato la ricostruzione del villaggio, e tre mesi dopo era tornato tutto a posto, libero dai ghiacci della Bestia Selvaggia, e la statua di Stoick l'Immenso troneggiava sulle case e si vedeva a distanza, dal mare.
La relazione con Astrid, in quei primi tre mesi da capo, stava andando a gonfie vele: erano più innamorati che mai, ed erano inseparabili. E, nonostante non fossero ancora sposati e non vivessero insieme, lei veniva considerata da tutti la moglie del capo ed era uno dei membri più influenti del nuovo Consiglio di Berk, ricostituito da Hiccup subito dopo il suo ritorno e che comprendeva una parte della vecchia guardia, nello specifico Skarakkio, il padre di Moccicoso, Alvin e Valka, insieme ai giovani Cavalieri dei Draghi e il loro nuovo acquisto, Ereth.
Tutto andava a gonfie vele... più o meno. In realtà nei sei mesi successivi la relazione con Astrid aveva avuto un tracollo imprevisto. Non che non l'amasse più, anzi era più innamorato che mai, ma... era difficile per Hiccup passare molto tempo con lei, quindi tutte le volte che poteva saltava in groppa a Sdentato e volava via chissà dove, sparendo per qualche ora.
E quello era uno di quei momenti. Il ragazzo stava volando con Sdentato, esplorando un tratto di mare in cerca di nuove isole da segnare sulla mappa.
Non era tranquillo, la relazione con la sua ragazza lo preoccupava, e non riusciva a fare a meno di rimuginarci su. Soprattutto continuava a pensare a quel giorno di sei mesi prima, l'inizio dei loro guai.
Era in riunione con il Consiglio. Non erano presenti tutti quanti: i gemelli erano in esplorazione per conto di Hiccup, e Astrid gli aveva detto che doveva andare a parlare con Gothi per una cosa da donne e il ragazzo l'aveva lasciata andare senza indagare ulteriormente.
Il giovane stava spiegando un piano per la gestione del villaggio, quando la porta della sala grande si era spalancata ed Astrid era entrata, andando diretta nella sua direzione.
"Astrid! cosa..." aveva cercato di domandare il giovane, ma una raffica di pugni lo aveva investito, impedendogli di dire altro.
"Stupido... figlio... di... io... ti... uccido! No... peggio... ti... eviro!" gli aveva urlato Astrid, continuando a investirlo con i suoi pugni, finché Ereth non la aveva presa per le spalle, allontanandola da Hiccup.
"Okay..." aveva detto il giovane capo "È evidente che ho fatto qualcosa..."
"Certo che hai fatto qualcosa! Stupido figlio di..." lo aveva interrotto ancora lei, cercando di liberarsi dalla presa di Eret.
"Va bene." aveva continuato Hiccup, adottando un tono di voce più calmo, avvicinandosi cautamente alla ragazza con le mani in avanti "Stai tranquilla, Astrid. Sono qui, ti ascolto. Dimmi tutto." aveva continuato, abbracciandola in modo protettivo e rassicurante, mentre Ereth la lasciava andare.
Astrid si era calmata, almeno apparentemente, e lo aveva guardato negli occhi. Infine lo aveva abbracciato e gli aveva sussurrato qualcosa all'orecchio.
Hiccup era sbiancato e l'aveva allontanata, cercando di farlo con delicatezza, nonostante lo shock.
"Che... che cosa?" aveva chiesto, sotto shock, cosa che aveva fatto irritare nuovamente Astrid.
"SONO INCINTA, STUPIDO IDIOTA!" gli aveva urlato, riprendendo a prenderlo a pugni, senza che nessuno la fermasse.
"Per Thor... ora capisco perché è tanto arrabbiata..." aveva esclamato Ereth, senza però muoversi dal suo posto "non voglio essere al posto di Hiccup per nulla al mondo!"
Astrid si era calmata mezz'ora dopo, lasciando Hiccup malconcio, ma ancora pronto per una conversazione più civile. Così l'aveva portata a casa e avevano parlato a lungo.
Si erano riappacificati, ma Hiccup si era sentito a disagio: sapere che entro otto mesi sarebbe diventato padre aveva fatto riemergere tutte le sue insicurezze, le stesse che pochi mesi prima lo rendevano poco propenso a prendere il posto del padre alla guida del villaggio. Ed era per questo che aveva ripreso a vagare con Sdentato, con la scusa di aggiornare la mappa.
Ed era per quel motivo che Hiccup stava volando, in quel momento.
Hiccup sospirò, ritornando al presente, quindi mosse la leva dei comandi della coda di Sdentato e si aggrappò alla sella, pronto a lasciarsi cadere e provare per l'ennesima volta la planata in solitaria con la sua nuova tuta.
"Pronto, bello?" domandò.
Sdentato brontolò e stese meglio le ali, mentre Hiccup si lasciò cadere nel vuoto e dopo qualche secondo aprì le membrane laterali, planando accanto al suo drago.
Rise, felice che avesse funzionato, ma quasi perse il controllo quando un altro drago lo affiancò. Si trattava di Spaccateschi, e in groppa a lui c'era Ereth.
"Cosa..." borbottò il giovane, riprendendo il controllo "Ereth! Per il Sacro Elmo di Thor! Che ci fai qui?"
"Mi hanno mandato a cercarti!" spiegò l'altro, continuando a mantenersi accanto al suo capo "Urge la tua presenza al villaggio! È una questione di vitale importanza!"
"Come? Il Consiglio non è in grado di decidere senza consultarsi continuamente?" si lamentò Hiccup, mentre il Furia Buia si andava a posizionare sotto di lui, pronto a riprendere il suo Cavaliere.
"Non si tratta di una decisione del Consiglio." lo corresse l'altro "Si tratta di Astrid! Ha avuto un malore ed è caduta dalle scale. La vecchia l'ha visitata, e mi hanno mandato a cercarti con urgenza dopo che ha parlato con tua madre!"
Hiccup, però, aveva smesso di ascoltarlo appena aveva sentito il nome di Astrid. Aveva afferrato la sella del suo drago e gli aveva fatto fare una virata stretta, dirigendosi verso Berk. Ereth non lo mollò, marcandolo stretto, secondo precisi ordini ricevuti da Valka: doveva seguirlo e assicurarsi che arrivasse sano e salvo a casa.
Un quarto d'ora più tardi atterrarono nella piazza centrale.
La prima cosa che Hiccup notò fu che l'intero villaggio era radunato davanti alla casa di Astrid, cosa che lo allarmò ulteriormente, quindi corse alla porta, facendosi strada a spintoni.
Ma Skarakkio lo fermò appena prima che il giovane potesse aprire la porta.
"Gothi ha detto che non può entrare nessuno. Neanche tu." gli riferì.
"Ma è la mia compagna! Devo vederla! Fatemi entrare!" obiettò il ragazzo, in preda a una crisi isterica.
La porta si aprì e Valka uscì, chiudendosela alle spalle e guardando suo figlio in modo molto serio.
"Mamma..." sussurrò il giovane, ormai in preda al panico, mentre la madre lo conduceva in un posto più tranquillo, non troppo lontano dalla casa della ragazza, in un posto dove non li vedeva nessuno.
"Hiccup, devo parlarti." cominciò lei, seria "Astrid ha avuto un incidente..."
"Ereth me l'ha detto: è caduta dalle scale..." la bloccò lui. Valka annuì, carezzando i capelli del ragazzo.
"Ascolta, figlio mio... Gothi ha dovuto visitarla. Dice che lei e il bambino sono in pericolo."
"Può salvarla?" la voce di Hiccup era un sussurro, tanta era la paura di perdere la sua compagna.
"Ci sta provando. Le ha dato un infuso di erbe per provocare le doglie." il giovane la guardò, in cerca di ulteriori informazioni, quindi Valka continuò "Sta facendo nascere il bambino, così spera di salvare almeno Astrid. Però, Hiccup... è appena entrata nel settimo mese, è troppo presto, e lui potrebbe non farcela."
Hiccup fece un respiro profondo. Sapeva che quello che stava per dire era una cosa fortemente egoistica, ma non gli importava.
"Non mi interessa! Gothi deve salvare Astrid, non mi importa altro! Io non non sono un buon padre, non lo sarò mai! Io voglio solo che Astrid viva!"
Detto questo si accasciò, cadendo in ginocchio, nascose la testa nelle sue braccia e scoppiò in un pianto disperato. Non poteva perdere un'altra persona importante per la sua vita, non dopo neanche un anno che aveva perso suo padre, non di nuovo per colpa sua.
Valka sospirò. Non poteva fare altro per suo figlio, quindi decise di lasciarlo solo e tornare da Astrid, dove sarebbe stata più utile.
Hiccup non si mosse, continuando a singhiozzare per parecchio tempo. Poi sentì dei passi, e qualcuno gli poggiò una mano sulla spalla, scuotendolo.
"Lasciami stare, Moccicoso!" sussurrò, riconoscendolo.
"Scusa, capo. Ma Gothi ti vuole. Ha detto che ora puoi entrare." gli riferì l'altro, con aria di scuse.
Hiccup lo guardò, quindi decise di alzarsi, asciugandosi le lacrime con la manica dell'uniforme. Non gli piaceva che i suoi lo vedessero vulnerabile, di solito, ma in quel momento non gli importava, avrebbe fatto i conti con suo cugino più avanti.
Si incamminò verso la porta, ignorando tutti sulla strada, poi la aprì ed entrò, andando diretto alla stanza di Astrid.
Entrò, in silenzio, restando a testa bassa. Gothi e Valka erano in piedi, accanto al letto della compagna, ma da dove era lui non riusciva a vederla. Si avvicinò ancora e, finalmente, la vide.
Astrid era distesa, con la testa inclinata di lato e gli occhi chiusi. Hiccup ebbe un colpo al cuore: non si muoveva, quindi pensò subito al peggio; con un balzo le fu accanto, e le carezzo` i capelli, terrorizzato. Ma subito si tranquillizzò, perché la ragazza aveva aperto gli occhi.
"Hiccup... sei qui..." sussurrò. La voce era appena udibile e lasciava trapelare tutta la fatica e il dolore delle ultime ore.
"Sì, Astrid. Sono qui, non vado da nessuna parte." la rassicurò, carezzandole i capelli, quindi si abbassò e le posò un bacio sulle labbra. Astrid ricambiò subito, ma era stravolta e dovette stendersi di nuovo e chiudere gli occhi.
Solo in quel momento il giovane uomo notò che qualcosa si muoveva all'altezza del seno della compagna.
Guardò con più attenzione e notò un piccolo involto che si muoveva. Allungò la mano e, con cautela, spostò il morbido telo che copriva alla sua vista ciò che c'era sotto.
Ciò che vide lo lasciò sorpreso: un minuscolo bambino era disteso a diretto contatto con la pelle di Astrid. Un neonato, poco più grande del palmo della sua mano,con la pelle rosata e la testolina pelata, si riposava sul petto della ragazza, cullato dal battito di quel cuore che aveva imparato a conoscere in quei sette mesi passati dentro di lei.
La mente del ragazzo si svuotò, mentre Astrid avvolgeva delicatamente il piccolo nel panno e glielo metteva in braccio, con attenzione. Ogni paura che gli era presa negli ultimi tempi scomparve improvvisamente nel momento in cui gli fu messo tra le mani quel fagottino, quel frugoletto delicato che aveva bisogno di protezione.
Che aveva bisogno della protezione della sua famiglia.
Che aveva bisogno della protezione di suo padre.
Hiccup lo fissò ancora, incredulo.
"Mi... mio figlio..." sussurrò, quindi si voltò verso la compagna "Io... io sono suo padre..."
"Sarai un ottimo padre, Hiccup." lo rassicurò Astrid "Il migliore che nostro figlio possa avere."
Hiccup annuì, tornando a guardare il piccolo, che gli aveva afferrato un dito e sembrava non volerlo più mollare.
"Sei forte, piccoletto." disse "Tuo nonno sarebbe stato fiero di te." guardò di nuovo la compagna "Lui sarà il più forte di tutti. Non può non esserlo. È nostro figlio."
"Come lo chiamiamo?" domandò la giovane madre
"Cosa ne dici di Stoick? Stoick Haddock Secondo." suggerì lui, ma Astrid scosse la testa.
"Perche non chiamarlo Hiccup, come suo padre? Hiccup Stoick Haddock Quarto." propose.
"Se deve avere qualcosa di suo padre, deve avere anche qualcosa di sua madre, quindi il suo nome sarà Hiccup Stoick Hoffer Haddock Quarto."
La giovane annuì e sorrise, guardando ancora gli uomini della sua vita che facevano conoscenza, quindi fissò Valka, la quale si avvicinò ad Hiccup e gli posò una mano sulla spalla.
"La tua gente sta aspettando di conoscere il tuo erede. Ti conviene non farli aspettare oltre." gli disse.
Il ragazzo annuì, guardando ancora il neonato che teneva tra le mani, e decise di uscire. Tutto il paese era ancora in attesa, e quando egli fece capolino con quel fagottino si creò un improvviso silenzio.
Skarakkio si avvicinò per guardarlo, e Hiccup gli sorrise.
Poco dopo anche Sdentato si fece strada tra la folla, raggiungendo il suo Cavaliere e annusando un lembo del panno che proteggeva il bambino. Il giovane uomo gli grattò dietro le orecchie, per poi scoprire parzialmente il delicato viso del figlio per mostrarlo all'amico.
"Sdentato, questo è mio figlio." glielo presentò "Mi capisci? È il mio cucciolo." Sdentato fece un verso gorgogliante, continuando ad annusare il bambino "Sì, Sdentato, io e Astrid abbiamo fatto un cucciolo e, come vedi, è ancora molto piccolo, e indifeso. Si chiama Hiccup Stoick Hoffer Haddock Quarto. Finché non sarà abbastanza grande e forte deve essere sempre protetto. Mi capisci, amico mio?"
Sdentato fece un altro verso, prendendo delicatamente una parte della copertina che penzolava di lato e mettendola sopa al neonato. Quella era la sua risposta: avrebbe protetto il cucciolo del suo Cavaliere come fosse stato un suo cucciolo.
Hiccup sorrise e fece un'altra carezza a Sdentato, infine guardò Skarakkio e rientrò in casa.
Lo sentì urlare, mentre restituiva il figlio alla compagna.
"Che Odino benedica l'Erede!" aveva detto, prima che uno scroscio di urla felici e applausi riempisse l'aria, in un festoso boato.
Hiccup guardò di nuovo le due persone più importanti della sua vita. Qualunque cosa fosse successa li avrebbe sempre protetti.
Sempre.
   
 
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