Macchinosamente inconciliabile,
spreca il destino il suo tempo a comporre,
macchinose ere che nessuno può conoscere,
macchinose vie che nessuno può respirare,
aria di pozzi sporchi, sudici, di catrame.
Girovagava nell’abisso della speranza un piccolino,
misero soffio di anima,
piccino.
Camminava con mani giunte e orecchie aperte,
lettere nelle mani,
fiori nelle tapparelle,
parole, quelle perse.
Fischiettava per dar voce al sentimento,
un ingorgo di pensieri persi,
un misero sgomento.
Mondo invivibile soffiava sulla sua bocca,
piedi pesanti,
mai più il gallo scocca.
La gallina uova non fa più,
è tutto come un freddo iglù.
Nella mancanza della mancanza stessa,
ognuno galleggia,
lui solo, quel bambino,
mai si arresta.
Navigava una volta in quel caldo accogliente,
sorrisi finti, ora più niente.
Ieri era solo,
spaesato, impaurito,
leggeva sul pavimento
“io, mai più ho un dito”
 e null’altro più respirava quel giorno
se non l’aria del mai più ritorno.
Grigiore, luce, tende al cielo,
i fiori seccano, il sole, mai più,
che sfracello.
Lancia un’occhiata all’orologio lì fermo,
viale del vuoto,
mai più malfermo;
tremola nel buio,
lo si sente vibrare,
bambino con la sciarpa,
ora sa disegnare.
Ieri non respirava
Ieri non camminava
È ancora il bambino con la sciarpa,
mai più, ora, alcuno lo chiama.
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Ho scritto questa cosa di getto.
Beh, ditemi cosa ne pensate u-u
(sempre se volte, ovvio)
Un beso
Cilyan :2