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Autore: La Tigre Blanche    10/10/2014    5 recensioni
[Dal testo]
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Antonio sapeva di non reggere l’alcol.
Antonio sapeva che i suoi due amici erano grandi bevitori.
Antonio sapeva che le idee del francese avevano sempre terzi scopi.
Antonio sapeva che se avesse perso gli avrebbero fatto fare qualcosa di imbarazzante.
Fermo nella sua decisione, Spagna rimase in silenzio per qualche secondo, per poi esprimere la propria sentenza con enfasi, mentre un sorriso da perfetto beota gli si stampava sul volto:
- Perché no?-
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Morale della favola: mai, MAI, fidarsi dei propri amici. Possono essere subdoli.
Genere: Comico, Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Shonen-ai | Personaggi: Bad Friends Trio, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Una scommessa. Era iniziato tutto con una banalissima scommessa con i suoi due migliori amici.
- Ehi, Antoine…- Aveva iniziato Francia, sorseggiando con la sua tipica eleganza il suo calice di Champagne. Si trovavano tutti e tre in un costoso ristorante francese (come da prassi), lui, Francia e Prussia. “Una bella rimpatriata tra amici!” Gli aveva spiegato brevemente il tedesco al telefono, per poi scoppiare in quella sua particolare risata sibilante.
Il francese sorrise sornione, posando il bicchiere sulla tovaglia candida e ricamata che ornava il loro tavolo. Spagna ricambiò il sorriso, sforzandosi di apparire allegro nonostante il sogghigno dell’amico lo angosciasse non poco.
- Facciamo una scommessa!- Rivelò guardando l’iberico con una nota maliziosa nello sguardo.
“Ti pareva” pensò tra sé Antonio, trasformando la sua solita espressione raggiante in una maschera impassibile. Una risatina sommessa e ben conosciuta partì dalla sua destra: a quanto pareva il prussiano già conosceva le intenzioni di Francis. Nonostante ciò significasse nulla di buono, lo spagnolo non era tipo da tirarsi indietro nelle sfide. Stirò quindi le labbra in un sorriso palesemente forzato:
- Mh… che tipo di scommessa?- Chiese, nonostante tutto incuriosito da quella proposta buffa. Con la coda dell’occhio vide Gilbert ghignare a sua volta:
- Che ne dici di una gara di bevute? Il primo che sviene o vomita fa penitenza!- Rispose il prussiano al posto di Francia, il quale lo guardò con disappunto, per poi sospirare rassegnato al fatto che il Magnifico Lui non era capace di starsene zitto e buono per cinque minuti.
Antonio sapeva di non reggere l’alcol.
Antonio sapeva che i suoi due amici erano grandi bevitori.
Antonio sapeva che le idee del francese avevano sempre terzi scopi.
Antonio sapeva che se avesse perso gli avrebbero fatto fare qualcosa di imbarazzante.
Fermo nella sua decisione, Spagna rimase in silenzio per qualche secondo, per poi esprimere la propria sentenza con enfasi, mentre un sorriso da perfetto beota gli si stampava sul volto:
- Perché no?-
Lo sapeva, sapeva ciò che gli sarebbe successo. Ma, come gli ricordò la voce della sua coscienza – che tra l’altro somigliava a quella di Romano – era pur sempre un cretino.

 
*
“Cretino” Sì, il suo Romano interiore aveva ragione.
Fu così che, dopo aver penosamente rigettato sulle scarpe nuove di Francis, fu costretto a fare penitenza (e a ripagare l’articolo firmato del suo amico). Ovviamente, era un obbligo a dir poco imbarazzante, ma la cosa peggiore è che avrebbe dovuto saldare i conti al termine del meeting successivo.
Antonio si ritrovò a odiare i suoi amici nel momento in cui America dichiarò che la riunione era conclusa. Li odiò quando il rumore delle sedie che si scansavano dal tavolo sovrastò quello del chiacchiericcio generale. Li odiò anche quando, con l’umiliazione nel suo corazòn latino, si dovette alzare in piedi a sua volta e raggiungere Lui a grandi falcate. E li odiò anche quando fu obbligato ad afferrare la Sua mano, mettendosi in ginocchio. Si schiarì la gola, reprimendo quel senso di nausea che gli comportava il solo doverLo sfiorare, per poi alzare lo sguardo e immergerlo in quelle fredde iridi così simili alle sue, dando l’inizio ufficiale a quella che sarebbe stata la sua peggiore figura di merda.
- Inglaterra… vorresti sposarmi?-
Un colpo di tosse dall’aria particolarmente francese spezzò il silenzio. Antonio deglutì, continuando la frase e reprimendo la voglia di vomitare.
- Mi… gh-- amor…?-
Il silenzio si fece opprimente. L’inglese era sbiancato, le folte (e orribili, secondo Antonio) sopracciglia corrugate in un’espressione indignata, la bocca schiusa e le gote improvvisamente rosee. Passarono minuti infiniti a fissarsi negli occhi, minuti passati probabilmente a chiedersi che cazzo stessero facendo in quella situazione e come ci fossero finiti. Il mondo intero era in trepida attesa della risposta, che tardava ad arrivare. Arthur si corrucciò ancor di più, la bocca deformata in un’espressione di sdegno:
- No.- Esordì infine, liberando la propria mano dalla stretta di Spagna per poi voltarsi e andarsene a passo svelto, il volto in fiamme per la rabbia e l’imbarazzo.
L’iberico a quel punto si sentì improvvisamente più leggero. Si rialzò, rallegrato, mormorando appena un più che allegro “Meno male”, per poi voltarsi verso il proprio pubblico con l’idea di esultare vittoria verso il francofono. Non riuscì nemmeno a scorgerlo tra la folla che un tornado dai capelli castani lo colpì con veemenza sotto lo sterno e facendolo svenire quasi sul colpo.
- Stronzo bastardo!- Udì, per poi perdere definitivamente i sensi, un sorriso ebete che gli fioriva sul volto.
Sì, era proprio un cretino; ma era proprio per questo che il suo Romanito gli voleva tanto bene, no?

 
   
 
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