Film > V per Vendetta
Ricorda la storia  |      
Autore: Ixumy    10/10/2014    1 recensioni
"L'uomo il cui volto era coperto dalla maschera sorridente stava in piedi, fermo. Gli sembrò di aver dimenticato come respirare.
I passi avevano già smesso di rimbombare tra le pareti dell’immensa casa sotterranea.
Dentro di se pregava di vedere quella fantastica donna tornare sui suoi passi, correre tra le sue braccia e baciarlo con la stessa dolcezza con cui si coglie un fiore.
Ma le musiche cambiavano. Erano solo un flebile suono che a stento raggiungeva le orecchie dell’uomo. Solo quelle note definevano lo scorrere del tempo.
Tre musiche erano cambiate e lei non era tornata."

Un piccolo racconto senza nomi che punta a definire i pensieri ed i sentimenti di un personaggio che molti hanno imparato ad amare, nonostante si sappia ben poco di lui.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
L'uomo il cui volto era coperto dalla maschera sorridente stava in piedi, fermo. Gli sembrò di aver dimenticato come respirare.
I passi avevano già smesso di rimbombare tra le pareti dell’immensa casa sotterranea.
Dentro di se pregava di vedere quella fantastica donna tornare sui suoi passi, correre tra le sue braccia e baciarlo con la stessa dolcezza con cui si coglie un fiore.
Ma le musiche cambiavano. Erano solo un flebile suono che a stento raggiungeva le orecchie dell’uomo. Solo quelle note definevano lo scorrere del tempo.
Tre musiche erano cambiate e lei non era tornata.
L'uomo col volto coperto ricordò l'ultima volta in cui aveva sofferto così tanto nel corpo e nella mente. Il giorno in cui la sua vita prese a cambiare drasticamente. Quel momento in cui realizzò che tutto sarebbe stato più difficile, se non terribile, dietro a quella porta che portava il numero 5, scritto col corrispondente numero romano che da quel giorno lo avrebbe ossessionato fino alla fine dei suoi giorni.
La quarta musica aveva iniziato ad intonare le sue prime note, e lei non era tornata.
L'uomo dal respiro ora pesante ora assente ricordò il loro primo incontro, quasi un anno prima.
Non sapeva bene perché avesse cambiato strada, svoltando a destra un incrocio prima del dovuto. Non aveva sbagliato strada, semplicemente voleva passare lì, senza un motivo preciso.
Il parlottare agitato di una donna e divertito di due uomini lo allarmò, convincendolo subito che avrebbe dovuto vedere che stava succedendo.
Tre castigatori erano pericolosamente vicini ad una donna, uno di loro la teneva bloccata dalle spalle.
Agì senza pensare, difendendola.
Una volta uccisi i tre uomini, di cui nessuno avrebbe di certo sentito la mancanza, gli occhi dell'uomo col volto nascosto dalla maschera sorridente caddero sulla donna che aveva appena salvato.
Quella visione gli sembrò la più bella di cui potesse godere: la giovane donna che aveva appena salvato aveva i capelli più morbidi, gli occhi più luminosi, la pelle più liscia e le labbra più belle che avesse mai visto in vita sua.
Ma, allo stesso tempo, quella visione gli sembrò orribile, poiché la donna lo guardava con terrore.
Comprese che non era stato un tiro di dadi a farli incontrare.
Si sentì in dovere di dirle che non le avrebbe fatto nulla e, dopo qualche divertente scambio di battute, decise di dire a lei per prima quel monologo pieno di quelle lettere corrispondenti al numero 5 nel sistema numerico romano, quel monologo che aveva ripetuto tante volte in casa davanti al manichino con l'armatura di ferro in quei strani momenti di noia mista a divertimento. Si era ripromesso di non dirlo a nessuno, anche perchè in parte si vergognava: che avrebbe pensato una persona di lui dopo avergli sentito dire quella mole di parole difficili ed antiquate? E che senso aveva presentarsi in maniera tanto articolata ad una persona che non avrebbe più rivisto?
Nonostante ciò si presentò a lei con quello stesso monologo che solo il suo manichino con l’armatura in ferro conosceva, nella maniera più teatrale possibile.
Anche se sulle prime lei lo vide come un pazzo, a quanto pare fece un po' colpo: la donna accettò quasi subito il suo invito a sentire la sua musica.
Le note della quinta musica uscirono fuori dalle casse del juke-box. Di lei ancora nessuna traccia.
Intanto la mente dell'uomo continuava a divagare nei ricordi dei momenti passati con quella fantastica donna.
Per primo rivide quel momento in cui guardarono insieme "Il conte di Montecristo". Lui ricordava alla perfezione quel magnifico film, non aveva bisogno di guardare la televisione per seguirlo.
Gli interessava infinitamente di più guardare le reazioni della donna che gli sedeva accanto, abbastanza vicina da poterle strappare un bacio. Ma, un po' per rispetto, un po' per timidezza (se così s
i poteva chiamare), un po' perché si rese conto che le sarebbe potuto sembrare parecchio strano baciare una maschera, quel bacio non lo rubò mai.Per nascondere l’agitazione che provava a sedere così vicino ad una donna si mise pure a recitare a bassa voce tutte le battute, rendendosi conto solo dopo la fine del film che rischiava una figura tutt’altro che buona. Ricordò di essersi insultato abbastanza pesantemente nel pensiero mentre spegneva il lettore dvd.
Ripensò alla sera in cui lei si aprì totalmente, qualche settimana dopo il loro primo incontro. Aveva parlato di suo fratello, dei suoi genitori, delle loro morti e delle sue stesse paure. L’uomo si sentì infinitamente grato che lei stesse dicendo cose così intime ed importanti proprio a lui. Però, quando gli disse che se serviva un aiuto per una missione lei lo avrebbe aiutato, il suo cuore perse un colpo.
Poi pensò a quando lei stava pulendo lo specchio con inciso "vi veri veniversum vivus vici.", ossia "con la forza della verità, in vita, ho conquistato l'Universo." .Parlarono a lungo. Quando lui le propose di aiutarlo in una sua missione, il cuore sembrava voler uscire dal petto. Quello sguardo sicuro, quel mezzo sorriso che aveva fatto uscendo dalla stanza con lo specchio... Forse era stata una speranzosa impressione.
Forse aveva fantasticato un po' troppo.
In ogni caso, per la prima volta, l’uomo con la maschera sorridente sentiva che quella donna ricambiava quel sentimento di profonda amicizia chelui si era riscoperto a sentire.
Ma quella piacevole sensazione divenne una profonda delusione quando, quella sera, la donna aveva rivelato tutto a colui che l’uomo avrebbe dovuto uccidere.
Quando riprese a respirare quasi normalmente, la settima canzone dalla partenza della donna stava ormai giungendo al termine, pronta a cedere il posto all'ottava.
Lo sguardo dell'uomo era ancora fisso sull'ultimo posto dove era stato possibile vedere quella bella, bellissima donna. Gli sembrò di rivivere i momenti passati negli ultimi mesi.
Il nodo alla gola provato quando aveva visto i castigatori entrare nella casa dove lei era andata a nascondersi dopo quella notte di tradimento.
La sensazione di vertigini quando la incappucciò, ringraziando il cielo che nessun vero castigatore l’avesse vista.
La depressione e la rabbia verso se stesso che lo assaliva ogni volta che sentiva la donna urlare di dolore o piangere per la disperazione nel periodo in cui aveva deciso di liberarla dalla paura.
Era ancora tutto così vivido, così tangibile. Si ricordava alla perfezione il senso di disperazione che aveva provato, cadendo a terra vicino alla porta che aveva appena sbattuto con finta noncuranza, chiudendo quella donna per cui provava così tanto affetto. La schiena poggiata al muro, la testa tra le mani e nelle orecchie il suono del pianto della donna. Quante volte pensò di prendere i suoi soliti abiti, indossare la maschera, aprire quella maledetta porta e dire “Sono venuto a salvarti”, riportandola a casa.
Il juke-box cambiò di nuovo canzone.
Solo qualche ora prima l’aveva finalmente liberata. Lo aveva guardato con furia, che poi mutò in paura., quando incapace di respirare cadde a terra. Tremava tra le braccia di lui, che intanto cercava di rassicurarla, facendole ritrovare la calma.
Tutto quello che aveva provato divenne molto più chiaro qualche minuto dopo. La visione di quella donna, ridere libera sotto la pioggia, gli riempì il petto di una gioia incalcolabile. Sentì un dolce brivido lungo tutta la schiena a vederla girarsi sorridente.
Non era più arrabbiata.
Poco dopo rivide l'immagine di lei, con gli occhi ora sicuri e decisi, contornati dalle profonde occhiaie, avanzare un passo sicuro verso il viso di lui. Quel momento, che intuì essere precedente ad un bacio, fermò il tempo. Pregò di trovare la forza di avanzare per quell’ultimo centimetro che li divideva, ma qualcosa lo bloccava. Era colpa, forse?
Non lo sapeva, ma oramai era troppo tardi.
La donna più bella che avesse mai visto, la più fantastica che avesse mai conosciuto, l’unica donna a cui aveva preparato la colazione, a cui aveva detto quel monologo, con cui aveva visto “Il conte di Montecristo”, a cui aveva prestato i suoi libri e il suo letto, dormendo su una poltrona per lasciarle il posto più comodo...
Quella donna era uscita già da più di un’ora, accettando l’ultima richiesta dell’uomo: rivedersi prima del 5 novembre.
Appena rivide quella scena, il respiro divenne irregolare.
Tutto corpo dell'uomo, il cui viso era coperto dalla maschera sorridente, tremava.
Ma non era sola paura.
Non era sola tristezza.
Non era sola rabbia.
Dentro di lui si stava facendo strada un dolore che non sapeva spiegare, un dolore che lo stava dilaniando, divorando con una voracità impressionante.
Mai credette che si potesse soffrire tanto a vedere qualcuno varcare la soglia di una porta.
E quando la nona canzone era già a metà, calde lacrime amare presero a scendere lente e doloranti, segnando quegli zigomi e quelle guance che da tanto tempo non venivano baciati dal Sole.
Di getto si lanciò contro lo specchio con l'incisione "vi veri veniversum vivus vici", rompendolo scaraventando quella maschera sorridente che per anni lo aveva aiutato a guardarsi in quello stesso specchio, ora in frantumi.
Ma quale Universo? Non era riuscito nemmeno a tenere vicino a se la donna che amava e come ispirazione usava una frase che parlava di conquistare l'Universo?
A volto nudo, preso da un cieco dolore che sembrava non avere fine, l'uomo ossessionato dal numero romano corrispondente al numero 5, pianse come non aveva mai fatto.
Senza freni.
Senza dirsi "non devo urlare.". Tanto a che poteva servire trattenersi, se non a non farlo cadere ancora di più nel baratro della disperazione?
E mentre a poco a poco cadeva in ginocchio, ricurvo su se stesso con la testa stretta fra le mani, pregò.
Pregò con tutto se stesso di vedere il calendario muoversi più in fretta.
Pregò che quel maledetto 5 novembre arrivasse il prima possibile, così avrebbe smesso di sentir bruciare la pelle ad ogni singolo movimento di qualsiasi abito indossato.
Pregò di poter porre fine a quel dolore straziante causato dal vedere l'ultima donna per cui avrebbe mai provato veramente qualcosa andare via.
Ma, soprattutto, pregò di poter rivedere quella fantastica donna ancora una volta, prima che tutto il suo dolore potesse avere una fine.
Purtroppo, però, qualcosa nel profondo della coscienza gli diceva che la sua amata non sarebbe mai tornata da lui.
------------------------
V per Vendemmia Vendetta è uno dei film più belli che io abbia mai visto. Non avete idea di quanto abbia esultato e pianto per tutto il corso del film!
Mi sentivo in dovere di scrivere qualcosa sui pensieri di V, descrivendo meglio un pezzo che è stato tagliato troppo a parer mio.
Spero di aver causato parecchi feels, l’intento era un po’ quello. Se non ci sono riuscita non ho scritto bene ><
Comunque sia, spero vi sia piaciuto =) Al solito accetto critiche e consigli, possono sempre essere utili per migliorare.
Un saluto a tutti i lettori e un ringraziamento per aver usato parte del vostro tempo per leggere questa mia fanfic.
~Ixumy
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > V per Vendetta / Vai alla pagina dell'autore: Ixumy