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Autore: LadyBelleMagicRose    10/10/2014    1 recensioni
Si accorse di invidiarlo un po’, non tanto come maschio predatore, forse più per il fatto che lui non doveva mangiarsi l’orrenda brioche che gli era toccata in serbo quella mattina.
Genere: Fluff, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera
Note: Missing Moments, Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Il cappuccino che Clint aveva ordinato era decisamente troppo caldo per poter essere bevuto di fretta.
Per questo decise di accompagnarlo con una brioche.
Indugiava e osservava la sala alle sue spalle riflessa nello specchio dietro al bancone.
Una testa bionda attirò la sua attenzione.
Si voltò e fingendo indifferenza allungò sguardo e orecchie in quella direzione.
Non riusciva a capire di cosa stessero parlando i due al tavolino quasi al centro della sala, se ne stava a debita distanza,
il suo compito era semplicemente quello di controllare la situazione, e intervenire in caso di bisogno.
Al resto avrebbe pensato Natasha. Osservava il modo in cui la donna teneva le gambe, in cui giocava con le caviglie facendole roteare nello stivale come per coccolarsi.
Lui continuava a sommergerla di parole, forse non si capacitava di poter essere diventato cosi interessante per una bella donna come lei o forse semplicemente cercava di fare bella figura dando il meglio di sé.
Forse pensava che l’argomentare quel tipo di discorso fosse la cosa migliore che potesse fare per affascinarla.
 
- Madame, voici son marocchino avec de la crème.- (signorina ecco il suo marocchino con panna) con estrema eleganza il cameriere le porse la tazzina.
Lei, voltandosi appena: - merci! - e la posò davanti a sé.
 
Clint sorseggiò nuovamente il cappuccino, e posò la tazzina sul piano in legno massello del bancone per ritornare alla sua irrefrenabile passione: osservare.
Ad un tratto i loro sguardi si incontrarono, come se il suo osservarla l’avesse chiamata.
Occhi chiari, di un verde intenso, viso di donna proporzionato e truccato senza eccessi.
Si accorse di lui, come lui si era accorto di lei.
Il suo sguardo lo attraversò come per leggergli i pensieri, il suo le si fermò sul viso come per fotografarla.
Per un attimo Clint ebbe la sensazione di essere riuscito a distogliere la sua attenzione dal lungo monologo a cui si era, probabilmente inconsapevolmente, sottoposta.
Assaggiò la brioche. Che delusione, non era decisamente un gran che, avrebbe fatto molto meglio a non prenderla.
La sua attenzione ritornò sulla coppia seduta al tavolino.
Era sempre più convinto che per chi li avesse visti dal esterno, si trattasse di un incontro al buio,
non potevano essere due colleghi, questo era evidente: lei era elegantemente vestita da ufficio, lui da installatore di caldaie in libera uscita.
Non potevano essere amici, c’erano un’attenzione e una rigidità eccessiva in lui.
Si accorse di invidiarlo un po’, non tanto come maschio predatore, forse più per il fatto che lui non doveva mangiarsi l’orrenda brioche che gli era toccata in serbo quella mattina.
Pagò alla cassa facendo un improbabile e ampio giro, che però gli permise di guardarsi meglio attorno.
Inevitabilmente il suo sguardo ricadde ancora su di lei; che inspiegabilmente lo percepì di nuovo, come se avesse un peso, seppure lieve, e incrociò i suoi occhi.
Furono schegge di luce, riflessi evanescenti che solo loro due videro e che sfumarono in un istante quando lei abbassò gli occhi.
Mise il resto nel portafoglio e pensò al castello di illazioni che si era creato in cosi pochi minuti.
Uscii dal locale e si fermò un istante sulla porta, guardò a destra e a sinistra, poi l’orologio: mancava ancora più di un quarto d’ora all'appuntamento.
Così restò lì, fermo in piedi sotto al tendone che lo riparava dalla fine pioggerellina.
Forse in cuor suo sperava di vederla uscire dal bar, anche solo per poterla ammirare e osservarla camminare con i suoi alti stivali di camoscio nero,
avvolta nel suo capriccioso cappottino di “Desigual”: chissà che non si voltasse a guardarlo …
Improvvisamente si aprì la porta: ed eccola.
Quasi si scontrarono, perché Clint era d’intralcio all'uscita, così le sorrise scusandosi e lasciandole il passo.
Nessuno si accorse del pacchetto lei gli lasciò scivolare nella tasca del soprabito.
Lei lo guardò e sorrise a sua volta.
La vide sfilare davanti a lui e, come in un film, lasciar cadere le chiavi dell’ auto …
“Madame!! Le sue chiavi …”
 
Natasha si fermò e si voltò. Clint le si avvicinò sfoggiando il migliore dei sorrisi.
Allungò il braccio, e lei la mano.
“Ottimo lavoro”
“Come sempre”
“e anche questa volta la terza guerra mondiale è sventata”
Lei sorrise … “Visto che siamo a Parigi che ne direbbe se la invitassi a cena fuori”.
“non saprei … mi ha fissata per tutto il tempo in quel locale, potrei pensare che abbia cattive intenzioni”.
Clint rise … “Ho, mi dispiace molto averle dato questa impressione, è solo che stavo ammirando il suo magnifico collier”.
 “Ha ragione, me lo ha regalato il mio fidanzato”
“Deve essere un uomo molto fortunato”
Lei lo studiò per un attimo; qualche secondo di silenzio.
“Quindi a che ora ci vediamo?” chiese lei
“Questa sera alle otto, di fronte a questo stesso bar?”
“d’accordo “
“perfetto, e ricordi di indossare l’abito nero.”
Disse mentre se ne andava
“quale abito?”
“quello nella scatola rossa sopra al letto!”
La donna scosse leggermente la testa nascondendo una risata, mentre lo guardava allontanarsi.
 
   
 
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