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Autore: BluePhantomhive    11/10/2014    0 recensioni
[PRIMI CAPITOLI IN FASE DI RISCRITTURA]
Salve a tutto il Fandom Pokèmon!
Rieccomi tornata con una fic sempre dedicata a dei Pokèmon Leggendari (Ma dai .-. ndTutti).
Questi due Pokèmon sono Reshiram e Zekrom.
Allora... La storia è ambientata nel 1832 quando Unima era divisa in due schieramenti: lo schieramento degli Harmonia e quello dei Phoenix, due casati che sono sempre stati in conflitto. C'era stato un periodo di pace, ma poi tra loro scoppia una guerra che coinvolgerà, non solo gli esseri umani, ma anche i Pokèmon.
Dal Capitolo 1:
La festa era ormai incominciata. Ero pronto a chiudere le porte, visto che tutti gli invitati erano arrivati, ma qualcuno mi fermò. Io aprii la porta abbastanza per vedere chi fosse e fu allora che la vidi. Era una ragazza bellissima vestita con un lungo abito bianco che le lasciavano le spalle nude e un'apertura vertiginosa le scopriva quasi tutta la schiena. I capelli bianchi, quasi sull'argento, sciolti che le cadevano sulle spalle, il rossetto rosso le valorizzava le belle labbra carnose e la maschera bianca e argentata metteva in risalto il color rosso rubino dei suoi occhi.
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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Capitolo 22: In gabbia


-Kaito
Ci trovavamo oltre le mura del Palazzo Phoenix, precisamente nella vecchia casetta di Landorus e dei fratelli. Ero ancora dolorante e la mia mente era ancora offuscata, però ero ben consapevole di quello che stava succedendo.
Azula era in piedi di fronte a me, con le braccia conserte, ferma ad osservare me e Rhue con occhi gelidi. Come era possibile che si era salvata dal mio attacco? Incrotuono era la mia mossa più potente ed ero certo di averla colpita in pieno. Solo un Pokèmon estremamente potente avrebbe potuto sopravvivere oppure schivarlo.
-Come ti senti?- chiese Azula, dopo una lunga pausa.
Non feci caso alla sua domanda e al suo tono gelido.
-Come hai fatto a sopravvivere al mio colpo? Ero sicuro di...-
-Avermi uccisa?- completò la frase con un sorrisino.
Strinsi i denti e la guardai. Soffocò una risata e si mise le mani sui fianchi.
-Mi dispiace che il tuo desiderio non si sia avverato, ma a quanto pare qualcuno da lassù mi vuole ancora viva.-
-Questo non spiega il modo in cui tu ti sia salvata! Nessuno sarebbe sopravvissuto a quel colpo!-
Jhonny, che era rimasto a guardarci dalla soglia della porta, entrò nella stanza, affiancandosi alla Regina Phoenix.
-Infatti l'ho aiutata io!- si intromise, sorridendoci.
Il mio corpo sussultò. 
-In che senso l'hai aiutata?- chiese Rhue, alzandosi.
-Ora vi spiego. Proprio come ha detto Kaito, Incrotuono è una mossa molto potente che, se scagliata contro un umano, morirebbe all'istante. Quindi Azula sarebbe morta sul colpo se io non l'avessi salvata. Questo, però, non significa che è rimasta illesa dal colpo. Un fulmine l'ha colpita alla schiena e ha avuto un arresto polmonare.-
Azula si voltò di scatto e si slacciò i laccetti che tenevano fermo il corpetto dell'abito, lasciandoci intravedere la schiena, attraversata da una lunga cicatrice rossastra che prendeva quasi tutto il lato destro. Ce la fece vedere per pochi minuti, poi si ricoprì.
-Se ha avuto un arresto polmonare come fa a trovarsi qui di fronte a noi?- chiese confusa mia moglie.
-Perchè le ho allungato la vita, così si è salvata. Ovviamente in cambio di qualcosa. Non faccio niente gratis.- 
Le fece l'occhiolino, con un sorrisino malizioso in volto. Rhue si limitò a fissarlo.
-Ora ho capito. La specie di patto che avete fatto tra voi. Così è diventato Re dei Phoenix.- 
-E' una delle due cose.-
I miei occhi passavano da Rhue a Jhonny. Non stavo capendo molto di quello che stava succedendo. Cosa voleva dire con "allungato la vita"?
-Aspettate un attimo. Come hai fatto ad "allungarle la vita"? E' una cosa impossibile!-
-Non per uno come me! Non sei l'unico Pokèmon Leggendario che può prendere forma umana. Tutti i servitori del Re Arceus possono prendere aspetti umani e mischiarsi tra i terrestri ed io sono uno di loro.-
-Sei un Pokèmon Leggendario?-
-Una sottospecie in realtà. Ho una parte dei poteri del Signore del Tempo, creatore della regione di Sinnoh, Dialga. Per questo ho potuto salvare Azula da una morte certa.-
Guardai Azula che, per tutto il tempo, aveva tenuto gli occhi bassi, ascoltandoci in silenzio.
-Se sei come noi, allora perchè ci hai condotto fin qui? Cosa vuoi?- chiesi, tornando a focalizzarmi su Jhonny.
Lui si avvicinò a letto e si fermò a pochi centimetri da me.
-Volevo chiederti se conoscevi una persona.-
-Chi?-
Un attimo di silenzio.
-Josh Diamond.- 
Notai nella sua voce una nota di disprezzo. Come faceva a conoscere Josh? Josh non c'entrava nulla con i Pokèmon Leggendari! Oppure sì? Era un tipo strano che, fin dalla prima volta che l'ho visto, mi aveva suscitato una strana sensazione. Per di più non mi ero dimenticato il verso che avevo sentito il giorno dell'incoronazione di Kai e gli occhi rossi. Ci nascondeva qualcosa, però non potevo tradirlo. Si era rivelato un amico e un alleato fedele. Potevo mentire, ma avevo paura delle conseguenze. Non mi ero ripreso e non sarei riuscito a difendermi da eventuali colpi.
-Forse. Dipende da cosa mi offri.-
Jhonny scoppiò a ridere.
-Vedo che hai imparato molto. Diciamo che se rispondi alle mie domande, vi lascerò liberi. Ti sta bene come scambio?- 
Azula, che sembrava essere stata come in trans, si drizzò e lo guardò, rossa in volto.
-Cosa?! Non puoi lasciarli liberi! Sai cosa significa avere Reshiram e Zekrom dalla propria parte?- urlò.
Jhonny alzò gli occhi al cielo e si voltò verso di lei.
-Reshiram e Zekrom non sono niente in confronto al Pokèmon che voglio catturare.-
Poi tornò a guardare a me. Quale Pokèmon voleva catturare? E cosa c'entrava Josh in tutto quello?
-Allora? Che ne pensi?-  
Annuii e aspettai la sua domanda.
-Josh si trova a palazzo Harmonia, vero?-
-E' un alleato degli Harmonia, ma non so dove sia in questo preciso momento. Perchè?-
-Volevo solo la conferma che lui si trovasse qui ad Unima. Comunque gli puoi portare un messaggio da parte mia?- disse, andando verso mia moglie.
Lo guardai, cercando di capire cosa volesse fare e intendere.
-Certo...- risposi con un filo di voce, mentre lui si chinava ai piedi di mia moglie e armeggiava con le manette che teneva alle caviglie.
Quando le caviglie di Rhue furono libere, tornò verso di me.
-Digli che, quando vuole, può venirmi a trovare. Ora... Potete andare.-
Io e mia moglie ci guardammo, confusi per tutto quello che stava accadendo. Comunque non potevamo sprecare quell'occasione. Dovevamo andare via da lì e approfittare del fatto che ci avevano aperto la porta per la fuga. Mi alzai, ma ben presto dovetti tornare a sedermi per il dolore lancinante all'altezza dello stomaco. Rhue corse ad aiutarmi e, per tenermi in piedi, mi appoggiai a lei e, lentamente, uscimmo.
Quando mettemmo piedi fuori dalla stanza, Jhonny ci fermò.
-Ci rivedremo presto!-
Non ci voltammo e tornammo a camminare per andare via da lì. Però quando fummo al piano terra sentii le urla di Azula.
-Sei impazzito per caso?! Come hai potuto lasciarli liberi?! e poi quando prendi queste decisioni, devi prima parlare con me! Sono la Regina e comando io!-
-E io sono quello che ti ha salvato la vita! Quindi non contraddirmi e, inoltre, io non prendo ordini da te. Io sono superiore a te, anche se sei una Regina. Ora se non ti dispiace... Vado a costruire una catena.-

-Rose
Era passata una settimana da quando era arrivato Josh e ci aveva detto che Kai era stato avvelenato da qello che doveva essere il suo gemello. Aveva detto che si sarebbe ripreso perchè conosceva una cura, ma non avevo visto alcun miglioramento. Gli era salita la febbre e aveva il battito accellerato. Il veleno lentamente si stava prendendo Kai e sinceramente non sapevo cosa avrei fatto se lo avessi perso. Era entrato all'improvviso nella mia vita, travolgendo la mia noiosa e monotona routine, ed ora correvo il rischio di perderlo per sempre, senza avergli prima parlato dei miei sentimenti. 
In quei giorni avevo pensato di parlare con lui, però il coraggio mi era sempre mancato, in più non sapevo cosa lui provasse per me e sapevo già che, se Kai non ricambiava ciò che provavo io, avrei soffferto. Così decisi che forse era meglio rinunciare, mi bastava stargli accanto e aiutarlo a riprendersi del tutto. Infatti non appena avevo un minuto libero, salivo da lui e gli chiedevo sa aveva bisogno di aiuto. E come d'abitudine, alle undici, orario in cui mia madre andava a fare la spesa e la maggior parte dei clienti non era alla locanda, salii da Kai con una tazza di latte caldo e qualcosa da mangiare. Doveva mettere qualcosa sotto i denti per rimettersi completamente.
Quando fui di fronte alla porta della sua stanza, feci un respiro profondo cercando di fermare il batticuore. Bussai ed entrai nella stanza, dove trovai Kai in piedi, davanti alla finestra spalancata, con le guancie arrossate.
-Cosa ci fai in piedi?! Devi riposare!- dissi, appoggiando il vassoio sul comò e andandogli accanto.
Gli misi una maso sulla fronte. La febbre non era scesa nemmeno un pò. Sospirai e lo spinsi verso il letto.
-Su, Kai. E' meglio che torni a letto.-
Lui si allontanò abbastanza da lasciarmi spazio per chiudere la finestra, poi mi voltai. Mi guardava con una strana faccia imbronciata. Soffocai una risata. Sembrava un bambino piccolo, però era molto tenero.
-Se ti vuoi rimettere in fretta, devi fare come ti dico. Torna a letto e mangia qualcosa.- dissi con dolcezza.
La sua espressione si addolcì.
-Devo proprio?-
Annuii, sorridendo.
-E cosa mi dai in cambio se vado a mettermi a letto, mammina?-
Risi.
-Tutto ciò che vorrai.-
Si fece serio.
-Anche un bacio?-
A quella richiesta mi mancò il fiato. Intendeva quello che intendevo io? O stava scherzando e intendeva un semplicissimo bacio sulla guancia? Feci un respiro profondo, costringendomi a rimanere la calma.
-Per favore. Non prendermi in giro.- dissi, abbassando lo sguardo e sistemandomi nervosamente una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
-Io non sto scherzando! Voglio davvero un bacio!-
Il suo tono era quello di un bambino. Quindi non diceva sul serio. Sentii la morsa che mi attanagliava lo stomaco allentarsi. 
-Va bene. Ti do un bacio, ma solo se ora ti metti a letto.-
I suoi occhi si illuminarono e si sistemò sul letto, proprio come un bravo bambino. Mi avvicinai e gli diedi un bacio sulla guancia.
-Ora che te l'ho dato, mangia qualcosa.-
Mi voltai per andare verso il vassoio lasciato sul comò, ma lui mi fermò prendendomi per un braccio. Tornai a guardarlo e i suoi occhi brillavano, con un espressione seria in volta. Era come se fosse tornato il ragazzo ventiduenne di sempre.
-E questo lo chiami bacio?-
Il mio cuore perse un battito. Provai a dire qualcosa, ma le parole mi morirono in gola. Cosa dovevo fare? La mia testa era confusa e non capiva nulla. Kai puntò le ginocchia sul letto e il suo viso arrivò all'altezza del mio. Mi accarezzò una guancia e si attorcigliò una ciocca di capelli intorno al dito. 
-Hai dei capelli così belli.-
Ci fu un attimo di silenzio, poi i suoi magnifici occhi verde acqua tornano a specchiarsi nei miei.
-Tu sei così bella...-
Incominciò ad avvicinarsi, azzerando sempre di più la distanza che c'era tra di noi. Non volevo che accadesse, sebbene desiderassi un bacio di Kai, ma ll mio corpo non si muoveva. Era il mio primo bacio e non volevo che me lo desse un malato che poi, ristabilitosi, non si ricordava nulla. Però desideravo essere baciata e abbracciata da lui con tutta me stessa. 
Prima che me ne rendessi conto, le sue labbra erano sulle mie. Quel contatto, così dolce e caldo, mi fece toccare il cielo con un dito. Mi fece sentire viva come non mai. Era come se, per la prima volta, vedessi il mondo a colori. Piano piano, però, il bacio si fece più profondo e il mio corpo venne percosso da un brivido. Essendo inesperta, quel tipo di bacio mi fece paura, quasi ribrezzo, ma ci feci ben presto l'abitudine e mi feci travolgere dalle emozioni indescrivibili che provavo. 
A malincuore, il baciò finì e Kai tornò a guardarmi negli occhi, sorridendo. Come avrei voluto dirgli di baciarmi ancora, proprio come aveva fatto qualche istante prima.
-Questo sì che è un bacio.-
Rimanemmo a fissarci ancora per un paio di secondi, poi lui tornò a stendersi sul letto.
Rigida come non mai, sopraffatta dalle mille emozioni scatenate da quel bacio, mi avvicinai al comò dove avevo lasciato il vassoio. Cercai di prendere fiato, di fare finta di nulla e voltai di nuovo verso Kai, con il vassoio alla mano.
-Il latte si sarà raffreddato, ma può mangiare qualche fetta di pane con un può di marmellata o di burro.- dissi, ma lui si era addormentato.
Lentamente aprii la porta e uscii dalla stanza, riportando il vassoio in cucina.

-Josh
La settimana era passata velocemente ed io non avevo trovato tutti gli ingredienti necessari per preparare l'antidoto da dare a Kai. Mi mancava l'ultima pianta, ma a quanto pareva, non cresceva molto ad Unima, nonostante fosse la regione benedetta dal Pokèmon della Fertilità. Per trovarla girai per tutto il Bosco Girandola e, dopo essermi anche perso svariate volte, riuscii finalmentea vederla, sola soletta e ben nascoste, ai piedi di un grosso salice.
Quando tornai alla locanda era quasi metà mattina. Immediatamente mi precipitai in cucina, dove trovai Rose intenta a preparare il pranzo.
-Ciao, Rose!- la salutai, mettendo sul bancone tutto ciò che mi serviva per preparare l'antidoto, ma la ragazza non mi pensò. Guardava fissò davanti a sè, come se la sua testa fosse altrove, con le guance rosse. 
Nemmeno Sakura era andata in catalessi quando la baciai la prima volta al Teatro di Londra durante la rappresentazione di Romeo e Giulietta.
Mi avvicinai a Rose e attirai la sua attenzione toccandole la spalla. Lei tornò alla realtà sussurrando e si voltò di scatto, guardandomi con gli occhi spalancati, come se l'avessi scoperta a fare qualcosa che non doveva fare.
-Mi hai spaventata!- disse, riprendendo fiato.
-Me ne sono reso conto. Qualcosa non va? Hai un'aria assente...-
Rose tornò ai suoi fornelli, più rossa di prima.
-Non è niente. Ero solo sovrappensiero. Hai trovato tutti gli ingredienti per la pozione?-
Annuii, cominciando a tritare le piante e mischiandole nell'acqua, creando una specie di bevanda verdognola. La versai nel bicchiere più grande che trovai e salii in camera di Kai.
Quando fui davanti alla porta della stanza, bussai. Prima di girare la maniglia, sentii uno strano rumore provenire dall'interno e subito dopo un colpetto di tosse. Aprii la porta e vidi Kai sdraiato sul letto, facendo dei finti colpetti di tosse.
-E' inutile che fingi con me. Hai solo la febbre, non serve fingere altri sintomi.- dissi, chiudendomi la porta alle spalle.
-Non sto fingendo!-
-Non sono Rose che si fa abbindolare facilmente per avere un bacio.-
Mi guardò con occhi sbarrati.
-Come hai fatto a capire che fingevo?- fece, mettendosi seduto.
Mi sedetti accanto a lui e gli porsi il bicchiere.
-Perchè anche io l'ho fatto svariate volte... Più che altro per evitare di lavorare, non per baciare la mia fidanzata.-
Kai fece una smorfia e guardò la bevanda.
-Che cos'è?!- chiese, disgustato.
-Sono riuscito a trovare gli ingredienti e sono riuscito a fare l'antidoto. Bevilo tutto d'un fiato.-
Prese in mano il bicchiere e lo annusò.
-Sei sicuro? Perchè non mi sento indebolito, febbre apparte.-
-E' un veleno che entra in circolo molto lentamente. Prendilo e stai zitto, altrimenti apro lo tua bella boccuccia e te lo faccio bere con la forza!-
Lui mi guardò e si portò il bicchiere alla bocca. Dovevo avvisarlo che l'antidoto era amaro? Optai per non dirgli nulla e vedere la sua reazione... Così mi sarei divertito un pò. 
Bevve un sorso, che subito dopo sputò. Si pulì con il dorso della mano e mi guardò.
-E' orribile!- urlò ed io scoppiai a ridere.
Kai mi guardò, indispettito.
-Sei un lirido bastardo! Sapevi che era amaro e non me lo hai detto?!-
Annuii, continuando a ridere fino a farmi venire il mal di pancia.
-Ti chiedo scusa, ma meritavi una piccola punizione per quello che hai fatto. Ora bevi, così starai meglio.-
Riluttante si riportò il bicchiere alla bocca e, con una smoria di disgusto, ingurgitò tutta la bevanda. Quando finì mi ridiede il bicchiere, che posai sul comodino.
-Tra un paio di giorni dovresti stare meglio.-
Mi alzai e mi diressi verso la porta, ma prima di andarmene, tornai a guardarlo.
-Senti, Kai...- iniziai, ma qualcuno bussò alla porta.
Io e il Re Harmonia aspettammo che la porta si aprisse e quando Kaito entrò nella stanza rimanemmo a bocca aperta.
-Salve! E' da tempo che non ci vediamo!-
Kai saltò dal letto e, zoppicando, andò ad abbacciare l'amico, che però soffocò un grido di dolore.
-Mi fai male, Kai!-
Si sciolsero dall'abbraccio.
-Come hai fatto a scappare dal palazzo di Azula? E Rhue non è qui con te?!-
-Rhue è di sotto con Rose. Per quanto riguarda la fuga... E' stato Jhonny a liberarci.-
Quando affermò che Jhonny li aveva lasciati liberi, mi si drizzarono tutti i capelli che avevo in testa. Era una cosa impossibile! Non era da lui rilasciare un ostaggio. A meno che non riceveva qualcosa in cambio.
-Davvero Jhonny vi ha lasciati liberi?- chiesi, ancora incredulo.
-Esatto. Mi ha chiesto anche di lasciarti un messaggio...-
-Ossia?-
Drizzai la schiena e strinsi i denti, pronto ad ascoltare il messaggio lasciatomi dall'uomo che mi ha rovinato la vita.
-Che, quando volevi, potevi andare a trovarlo.-
In poche parole mi aspettava. E mi conosceva abbastanza da sapere che non sarei andato da solo. Forse sapeva anche che Sakura non era con me. Meno male che lei era in Inghilterra, al sicuro. Non osavo nemmeno immaginare cosa le avrebbe potuto fare. Se mi doveva ferire, almeno lo faceva direttamente e non con sporchi trucchetti.
-Grazie per avermelo detto. Ora ho delle cose da sbrigare.- dissi, uscendo dalla stanza.
-Pensi di andare al palazzo di Azula?- mi fermò Kaito.
Mi fermai, dando loro le spalle.
-Per ora no. I ribelli hanno bisogno di una mano nel sconfiggere Azula e Jhonny ed è quello che farò. Tornerò a Palazzo Harmonia e chiederò a Terrakion di preparare un piccolo esercito.-
Questa volta mi voltai, guardando Kai.
-Sempre se il Re è d'accordo.- 
Il Re Harmonia mi squadrò.
-Certo. Molto meglio che chiedere aiuto ad Austropoli. Però non devono essere più di cento uomini e coprire tutti gli stemmi del mio casato. Non voglio che si sappia che sono un Re.-
Sorrisi e feci un inchino, per poi lasciare la locanda e dirigermi verso il palazzo dall'altra parte della regione.

Arrivai al palazzo di Kai una settimana dopo. Tutto era rimasto come avevo lasciato il giorno in cui partii per Austropoli. Ripensandoci... Non avevo ancora firmato il trattato di allenza, ma, in fondo, non me ne importava molto.
Immediatamente, corsi verso la serra di Virizion, dove ero sicuro di trovare Terrakion, specialmente a quell'ora del mattino.
Entrai nella gigantesca serra sbattendo la porta e andai direttamente verso la terrazza dove li trovai a fare colazione.
-Josh! Sei appena tornato da Austropoli?- mi chiese Terrakion, mangiando un biscotto.
-In realtà no... Vengo da Ponentopoli.-
Quando nominai Ponentopoli, mi guardarono preoccupati.
-E' successo qualcosa a Kai?- fece Virizion, posando la tazza sul tavolino.
Scossi la testa.
-Non è successo nulla a Kai... Sono venuto per dirvi di preparare un esercito non più di cento persone per aiutare i ribelli nella loro causa.-
-Non hanno fatto passi avanti?-
-Diciamo che quando li facevano, si trovavano un nemico davanti che li anticipava e li bloccava. In più non sono riusciti a fare delle allenze con le città vicine, quindi hanno bisogno di un aiuto. Ovviamente Kai è d'accordo.-
I due fratelli si scambiarono uno sguardo, poi Terrakion si alzò.
-Preparerò l'esercito. Per domani mattina sarà tutto pronto. Ora vai a riposare un pò.-
Chinai il capo in segno di ringraziamento e mi voltai, ma la nostra attenzione venne catturata da uno strano rumore proveniente dal centro della serra. Tutti e tre andammo dentro e notammo Thundurus e Tornadus che tentavano di alzare i cocci di un vaso che avevano rotto.
Sentendosi osservati, si fermarono e ci guardarono.
-Scusate se abbiamo rotto il vaso...- fecero in coro, il viso rosso dalla vergogna.
Virizion si avvicinò ai due ragazzi, ormai quasi quindicenni, e accarezzò loro la testa, in modo da tranquillizzarli.
-Non fa niente. Era un vaso come un altro. L'importante che non vi siete fatti nulla. Ora, però, rimettete tutto in ordine.-
I gemelli sorrisero e scattarono a prendere la scopa, però Tornadus si fermò e tornò a guardarci, con aria preoccupata.
-E' successo qualcosa al fratellone?-
A questa domanda anche Thundurus si fermò. Noi tre ci scambiammo un'occhiata.
-Perchè?- chiese Terrakion.
-Perchè il fratellone non ci sta mandando più sue notizie, quindi ho pensato che gli fosse successo qualcosa!-
Dovevo dirgli che il fratello era troppo impegnato con la sua causa che si era dimenticato di loro? Però si meritavano avere notizie di Landorus... Erano preoccupati per lui.
Mi assalì il senso di colpa. Era un anno che non rispondevo più a Sakura e sicuramente si stava chiedendo dove fossi finito. Se la conoscevo bene, avrebbe lasciato l'Inghilterra e sarebbe tornata in Francia a vedere con i suoi occhi se stavo bene, ma non mi avrebbe trovato e sicuramente non si sarebbe arresa fino a quando non mi avrebbe ritrovato.
-Non vi preoccupate! Landorus sta bene, solo che è molto impegnato a guidare i ribelli, per questo non vi ha più mandato sue notizie.-
Sorrisi, immaginando davanti a me Sakura, cercando di rincuorarla come meglio potevo perchè non sopportavo vederla triste. Scacciai quella immaginazione e tornai alla realtà facendo un lungo sospiro.
-Ora, se permettete, vado a riposarmi.- 
Li superai con passo svelto e mi diressi verso la mia camera, con l'intenzione di scrivere una lettera alla mia Sakura e tranquillizzarla.

Il mattino successivo, consegnai la lettera ad una domestica che l'avrebbe spedita in Francia, dove un mio amico l'avrebbe inoltrata a Sakura. Poi mi diressi verso il campo di addestramento, dove trovai l'esercito pronto a partire. Prima di partire andai da Terrakion che stava organizzando le ultime cose.
-Buongiorno. Tutto pronto?- 
Lui annuì.
-Certo. Sono stati anche tolti tutti gli stemmi del casato Harmonia e qualunque cosa che possa ricondurre ad essi, proprio come ci ha chiesto Kai.-
In quel preciso istante entrò Virizion, vestita con una camicia bianca, una gonna lunga a vita alta e i capelli raccolti ordinatamente in uno chignon.
Sembrava una donna americana.
-Perchè sei vestita così?- chiese il fratello, sorpreso di quel suo nuovo look.
-Perchè voglio andare insieme a Josh ad aiutare Kai. In più sono un medico... Il mio aiuto è sempre utile!-
Non aveva tutti i torti. Terrakion mi guardò.
-Per me va bene e non credo che per Kai sia un problema. Un medico può tornare utile in qualsiasi momento, inoltre si sa difendere.-
Terrakion si convinse, ma la cosa non si era fermata qui. Pochi secondi dopo arrivarono anche i gemelli, pronti anche loro a partire.
-Grazie per averci dato il permesso di partire!- dissero in coro e si diressero verso il gruppo di cento uomini che aspettavano di partire alla volta di Ponentopoli.
Li fermi.
-Come?-
I gemelli tornarono a guardarmi, quasi pregandomi con lo sguardo.
-Noi vogliamo venire! Vogliamo aiutare il fratellone!-
Li osservai per un pò. Il loro sguardo traspirava determinazione. Se avesse vietato loro di venire con noi, molto probabilmente sarebbero venuti di nascosto e volevo evitare rogne. Landorus sarebbe stato contrario alla loro presenza, ma ci avrebbero agevolato. Annuii e partimmo alla volta di Ponentopoli.

-Rose
Finalmente Kaito e Rhue erano tornati da noi. Ero preoccupata per loro. Da quel che mi avevano raccontato, non sarebbe stato facile farli fuggire, ma, a quanto pare, c'erano riusciti da soli. Ero così felice. Li conoscevo da poco, eppure mi ero legata molto a loro. Non vedevo l'ora di parlare con Rhue del bacio tra me e Kai... Avevo bisogno di confidarmi con qualcuno. Con mia madre non potevo di certo parlare... Anche se glielo avessi detto, mio padre l'avrebbe scoperto e non si sarebbe limitato a chiudermi in casa. Avrebbe preso il fucile e sparato contro Kai.
Rhue e Kaito, quest'ultimo con un pò di difficoltà, si sedettero al loro solito tavolo.
-Sono così felice che siate tornati sani e salvi!-
-Anche per noi è la stessa cosa, Rose. Ci sei mancata! Soprattutto i tuoi manicaretti!- scherzò Kaito.
-Sicuramene non avrai mangiato nulla mentre eri prigioniero... Vuoi che ti prepari qualcosa?-
Kaito sorrise.
-Se lo facessi, credo che ti farei santa subito!-
Risi e andai a preparargli i suoi piatti preferiti, unito ad un traboccante bicchiere di succo di baccarancia ed uno anche per Rhue, dato che mi trovavo. Quando gli portai il vassoio, si gettò a capofitto sul cibo, quasi come se non mangiasse da una vita.
-E' un bene che abbia fame... Avevo paura che a causa della febbre gli fosse chiuso lo stomaco.-
-Febbre?- feci e Kaito si fermò.
-A causa delle ferita, mi è salita la febbre. Fino a ieri ce l'avevo ancora, ma ora mi sento molto meglio!-
-Anche Kai è stato ammalato! Proprio prima Josh gli ha portato l'antidoto. Spero si rimetta presto.-
Rhue e Kaito mi guardarono con fare malizioso.
-Che c'è?- chiesi, imbarazzata.
-Quando hai nominato Kai sei diventata tutta rossa... E' successo qualcosa in nostra assenza?- insinuò Rhue e il mio imbarazzo crebbe, insieme al battito del mio cuore.
Mi arrotolai una ciocca di capelli.
-Non è successo nulla!- mentii, ma marito e moglie si scambiarono uno sguardo come per dire che non ci credevano.
-Io e Kai ci conosciamo da quando siamo nati... Nella sua vita, Kai ha fatto parecchie marachelle, come quando fece finta di stare male per stare a letto e giocare, piuttosto che andare a studiare. Oppure quando urlò che in cucina c'era un invasione di Rattata per rubare i biscotti che la cuoca aveva lasciato sul tavolo e che gli aveva vietato di prendere. Per non parlare di quando la Contessa venne con la figlia a trovare la madre di Kai e lui finse così bene che riuscì a strappargli un bacio.-
L'ultima cosa che disse mi fece sussultare. Quindi Kai aveva finto di delirare a causa della febbre per baciarmi? Come aveva potuto. Kaito mi guardò con aria colpevole, quasi come se avesse capito che aveva colto nel segno.
-Aspetta...- iniziò Rhue, incredula. -Non dirmi che ti ha baciata!-
Annuii. Kaito si alzò e mi prese per le spalle.
-Scusa! Non sapevo nulla!-
Mi sposai e indietreggiai di qualche passo.
-Ci credo... Altrimenti non mi avessi detto niente. Ma grazie a te ho appena scoperto di aver dato il mio primo bacio ad un uomo che mi ha ingannata per averlo. Grazie!-
Girai i tacchi e corsi in cucina, dove incominciai ad andare avanti e indietro, cercando di calmare la rabbia e la delusione che crescevano dentro di me. Però più ci pensavo, più mi sembrava di impazzire. Si era preso gioco di me, quando invece i sentimenti che provavo per lui erano veri... 
Mi misi in un angolino e scoppiai a piangere.

Nei due giorni successivi, non parlai con Kai nemmeno una volta. Ero arrabbiata con lui e preferivo non parlarci, altrimenti avrei dato sfogo a tutto quello che mi reprimevo dentro. Mi limitavo a fare il mio lavoro. Gli portavo la colazione, gli pulivo la stanza, i vestiti, ma non gli rivolgevo nemmeno uno sguardo.
Aveva tento svariate volte di parlare con me, molto probabilmente per scusarsi per quello che aveva fatto perchè Kaito gli aveva sicuramente detto che mi aveva detto la verità, ma io faceva finta di nulla. Ogni scusa è buona per ingannarmi per l'ennesima volta. Anche se il suo sguardo diceva che era dispiaciuto, io tiravo avanti, cercando di non mollare la mia presa di posizione. Addirittura aveva tirato fuori la questione del libro che stavamo leggendo insieme, presentandosi vicino al solito albero, ma io puntalmente, appena lo vedevo, correvo via e mi rifugiavo in camera mia. Però, il giorno prima della partenza per l'ennesima spedizione a cui non avevo partecipato, mentro ero andata a prendere l'acqua dal pozzo nel giardino su cui si affacciava la mia camera, me lo ritrovai dietro le spalle che mi guardava. Per lo spavento rovesciai il secchio, bagnandomi con l'acqua l'orlo della gonna.
Io mi chinai per prendere il secchio, ma Kai si precipitò ad aiutarmi e le nostre mani si sfiorarono, proprio come la prima volta, quando mi aiutò a raccogliere i cocci dei piatti. Esattamente come quella volta, i nostri occhi si incontrarono ed io ritrassi la mano, facendo prendere a lui il secchio.
-Rose, io...- iniziò, ma io presi il catino strappandoglielo dalle mani.
-Non c'è bisogno che spieghi nulla.- dissi, dirigendomi verso la porta sul retro della locanda, ma lui mi fermò prendendomi per un braccio.
-Invece devo farlo! Ti chiedo scusa per il mio comportamento irrispettoso. Non avrei dovuto farlo.-
Dai suoi occhi sembrava sincero, ma non dovevo cedere ai miei sentimenti per lui.
-Ma l'hai fatto. Ora devo tornare al mio lavoro.- dissi, liberandomi dalla sua presa e tornando a camminare, ma questa volta lui mi sbarrò la strada.
-Almeno lasciami spiegare!-
La rabbia prese il sopravvento.
-Lasciarti spiegare cosa?! Mi hai ingannata per baciarmi! Chissà con quante donne hai usato questo tuo vile trucchetto? Forse, se Kaito non me lo avesse detto, mi avresti ingannato per avere anche qualcos'altro, quando io invece ti avrei aperto il mio cuore!-
Lui mi guaardò sorpreso. L'ultima frase avrei voluto non dirla, invece mi lasciata trasportare dal discorso. Come sono stata stupida.
-Aperto il tuo cuore?- ripetè, come se non avesse compreso appieno le mie parole.
-Lascia stare! Fai finta che non ti abbia detto nulla.- dissi più in fretta possibile, in modo da concludere quella conversazione.
Cercai di girargli intorno, in modo da tornare alla locanda dove mia madre mi stava aspettando con l'acqua pulita, ma Kai mi bloccò per le spalle.
-Con quella frase intendevi dire quello che ho capito?-
Ma era stupido? Certo che intendevo quello che aveva capito! Solo che risultava persino a me difficile digerire il fatto che glielo abbia detto.
Sbuffai, spazientita da tutta quella situazione.
-Certo! Io mi sono innamorata di me, solo che tu non te ne sei accorto! Hai preferito comportarti da immaturo! Ora torno da mia madre, che mi aspetta per fare il bucato!-
Lui allentò la presa ed io tornai a camminare, sentendomi più leggera, come se mi avessi tolto un peso.
-Hai ragione... Mi sono comportato da immaturo! Ma io volevo farlo!-
-Quello non era il modo adatto!-
-E' vero... Ma se mi fossi presentato da te e avessi provato a baciarti mi avresti respinto! Io desideravo un tuo bacio, quindi sono ricorso ai trucchetti di quando ero un ragazzino per ottenere ciò che volevo.-
Mi fermai e mi voltai.
-Ovvio che ti avrei respinto! Anche perchè non so cosa provi per me! Voi maschi siete tutti uguali! Quando vedete una donna, vi dimenticate di tutto pur di conquistarla!-
-Su questo devo risentire! Gli altri uomini forse sono così, ma io no! Io ti amo davvero!-
Il mio corpo sussultò. Aveva detto che mi amava? 
-Non so perchè ma non ci credo...- dissi con un filo di voce.
Lui si avvicinò.
-Invece è vero! Anche mi sono innamorato di te. Kaito ti può dare la conferma. E' successo il giorno in cui ci siamo conosciuti. E' stato come se qualcosa dentro di me si fosse azionata. Da quel giorno non ho fatto altro che pensarti.-
-Davvero?-
-Davvero.-
-Dimostramelo.-
Senza pensarci due volte, mi prese il viso tra le mani e mi baciò. Prima con dolcezza, poi con più passione. Lentamente lasciai la presa sul secchio che, per la seconda volta, cadde per terra, mentre io cingevo con le braccia il collo di Kai. Le sue mani lasciarono il mio viso e scivolarono lungo la schiena, attirandomi verso di lui. Direi una bugia se dicessi che per tutto il tempo non avevo trattenuto il respiro. Infatti quando ci staccammo ero praticamente senza fiato.
-Come dimostrazione non era male, no?-
Questa volta fui io a dargli un bacio, ma un timidissimo bacio a timbro.
-No, non era male... Ma mi aspettavo qualcos'altro.- scherzai.
-Bugiarda!-
Scoppiammo a ridere.
-Se ti va, nell'ora in cui non aiuti alla locanda, ti posso portare nel bosco a pranzare. Ovviamente dopo essere tornato dalla spedizione.-
Sorrisi. Non ero mai stata così felice in pochi secondi.
-Va bene.-
Mi baciò di nuovo.
-Un piccolo portafortuna. Ora vado.-
I nostri occhi si incontrarono e, prima di andarsene, mi diede un bacio sulla fronte.

-Rhue
Dopo una settimana siamo riusciti a tornare alla locanda di Rose. Ancora non riuscivo a credere che ci avessero lasciati liberi senza battere ciglio. In particolar modo Azula, che aveva sempre fatto di testa sua, si era fatta mettere i piedi in testa da un uomo di cui non si sapeva nulla. C'era una cosa, invece, che mi lasciava confusa. 
Jhonny aveva preso il posto di Kaito per capire i nostri movimenti ed io non ero riuscita a capire che era un impostore. Ero delusa di me stessa.
Dovevo capire che mentiva, eppure ero caduta nella sua trappola. Se l'avessi incontrato quando ero piccola, l'avrei smascherato in pochi secondi. Maledetto il giorno in cui andai a vivere con la famiglia reale.
Quello che era successo, non doveva più accadere. Dovevo tornare a distinguere verità e bugie, in modo da non cadere più nelle trappole nemiche e calmare, una volta per tutte, la mia parte passata che, da due anni ormai, mi tormentava e mi faceva fare incubi. Non ero più quella di un tempo. Ero felice così com'ero. 
Non vedevo l'ora di liberarmi di Azula e vivere una vita felice con Kaito, ma la vita che desideravo era ancora lontana. Eravamo ancora in alto male con la questione dei ribelli, però si stava per concludere, dato che Josh era tornato, dopo due settimane, con un esercito. Giusto in tempo, visto che sia Kai che Kaito erano tornati in piena forma ed erano tornati ad allenarsi.
La popolazione non sapeva della presenza dell'esercito a Ponentopoli, altrimenti chi era estremamente legato alla Regina ci avrebbe messo i bastoni tra le ruote, così si erano accampati vicino alla base nel bosco, in modo da allenarsi indisturbati.
I ribelli, non appena seppero dell'aiuto offerto da un aristocratico "anonimo" che li appoggiava, furono più che felici e sollevati. Ma quando Landorus si ritrovò i fratelli non ne fu felice, ma sapeva benissimo che se avesse detto loro di tornare a palazzo dove sarebbero stati al sicuro, Thundurus e Tornadus avrebbero fatto l'esatto contrario.
Dopo qualche giorno di preparativi, ci incontrammo tutti nei pressi dell'accampamento dell'esercito di Kai, pronti a marciare verso il palazzo di Azula, ma Landorus non era ancora arrivato.
Forse stava ancora a prendere le ultime cose nella soffitta del covo, così andai a controllare ed, effettivamente, si trovava proprio lì, seduto sul bordo del soppalco con aria pensierosa.
-Landorus, dobbiamo andare. Ci sono tutti, manchi solo tu.- dissi, ma lui non mi pensò.
Era immerso nei suoi pensieri.
-Ti senti bene?-
Landorus sospirò.
-Ho solo paura che anche questa volta vada tutto all'aria.-
Mi sedetti accanto a lui e gli misi una mano sulla spalla.
-Non ti preoccupare. Ci siamo noi vicino a te! Andrà tutto bene!-
I nostri sguardi si incontrarono. Era curioso il fatto che, nonostante all'inizio non ci sopportassimo minimamente, avevamo legato così tanto.
-Hai ragione. Però mi potrebbe aiutare un piccolo portafortuna...-
-E che portafortuna?-
Il suo sguardo si fece più intenso.
-Un tuo bacio.-
La sua richiesta mi sorprese.
-Se è sulla guancia, va bene...-
-Non intendo sulla guancia, ma come li dai a Kaito.-
-Landorus, non posso. Sono sposata.- dissi, con un filo di voce e con gli occhi fissi sulla mia fede dorata.
-Lo so... Ma per una volta non fa niente. Solo questa volta.-
Incominciai a tremare. Cosa dovevo dirgli? Dovevo cercare di togliergli l'idea del bacio dalla testa, così aprii bocca per ribattere, ma lui mi anticipò e le nostre bocche si unirono. Quindi Landorus, per tutto quel tempo, mi aveva amata ed io non mi ero accorta di nulla?
Proprio quando riuscii a staccarmi da lui, gettai un occhio verso la porta, pronta ad andarmene, ma vidi Kaito e Kai sulla soglia, che ci guardavano. 
Mi alzai di scatto e corsi verso Kaito, che si era fatto rosso dalla rabbia, ma lui mi superò, fermandosi a pochi metri da Landorus.
-Alla fine hai ottenuto quello che volevi... Anche se in minima parte. Credevo che ti fossi arreso...-
-Solo perchè si è sposata con te, non significa di certo che mi sarei arreso senza provarci minimamente.- 
Kaito, accecato dalla rabbia, colpì Landorus sul naso, facendogli uscire il sangue. Un colpo tira l'altro, iniziò una rissa. Forse stavo capendo il perchè dell'astio che c'era tra i due.
Quando Kaito sembrava stesse per avere la meglio, stavo per andare a fermarli, per paura che mio marito uccidesse Landorus, ma Kai mi anticipò.
Con uno spintone fece allontanare l'amico e si mise tra i due, fermandoli.
-Kaito, calmati! Non è da te perdere le staffe così facilmente! Fai un respiro profondo e torna in te!-
Le sue parole lo calmarono di colpo... Era questo il legame speciale che legava l'eroe al proprio Pokèmon Leggendario.
Landorus, invece, mi guardava con aria dispiaciuta. Si asciugò il sangue che gli usciva dal naso e si avvicinò a me.
-Principessa, mi dispiace tanto per quello che ho fatto... Non volevo ingannarla per avere un suo bacio. Ho sempre represso i miei sentimenti per lei, ma ultimamente mi sta risultando impossibile nasconderli. Mi perdoni...- disse e allungò la mano, cercando la mia, ma mi allontanai e uscii dalla stanza, cercando di trattenere le lacrime.

-Kaito
Alla fine Landorus ha esposto i suoi sentimenti a Rhue e mia moglie era andata via, senza dire nulla.
Se era confusa e sconvolta, la potevo capire. Aveva sempre visto Landorus come un fratello su cui contare, invece aveva scoperto che quel che credeva suo amico, era in realtà innamorato di lei.
Volevo raggiungerla e consolarla, anche chiedergli scusa per il mio comportamento avventato. Tenere separata la rabbia e il mio istinto Pokèmon mi risultava certe volte difficile e perdevo il controllo in situazioni di poco conto.
Immediatamente mi precipitai per le scale e la seguii nel bosco, dove riuscii a fermarla.
-Ti prego, lasciami da sola.- disse, con la voce rotta dal pianto.
-Ma se ne parli con qualcuno riuscirai a sfogarti e poi ti voglio aiutare. In più volevo chiederti scusa per la mia scenata.-
Scosse la testa.
-Non è stata la tua scena di gelosia il problema... Nemmeno la dichiarazione di Landorus. Sono io quella che non va!-
-Cosa? Non è vero! Non hai alcun problema.-
-Invece sì!- urlò, con le lacrime che le rigavano le guance ormai rosse. -Non riesco più a distinguere la verità dalle menzogne e viceversa, cosa che invece non dovrebbe accadere. Sono l'essere delle verità ma non riesco a fare il mio ruolo! Se avessi capito che Jhonny mi stava ingannando, forse avremmo avuto l'appoggio di Boreduopoli e non saremmo finiti in questa situazione.-
Rimasi in silenzio. Mi straziava il cuore vederla così triste. Era insoddisfatta di se stessa, ma non era colpa sua se era così... Il troppo tempo con Azula l'avevano confusa e quindi pensava che ogni falsità sia la realtà in automatico. Come si dice oggi, se lei fosse stata una macchina, Azula l'aveva programmata con il programma sbagliato e contagiandola con un virus. Però lei era mia moglie... Dovevo aiutarla.
-Vuol dire che ti allenerai per tornare a distinguerle! Proprio come quando eri bambina.-
Lei mi fissò con i suoi occhi color rubino. Quando piangeva, sembravano più brillanti del solito.
-Non è così semplice come credi...-
-Se stiamo insieme ce la farai! Tu tornerai a capire la verità, mentre io im parerò a gestire la rabbia, che ne ho bisogno!-
Lei scoppiò a ridere. Almeno aveva smesso di piangere.
-Promesso?- fece, una volta ripreso fiato.
Annuii e l'abbracciai, poi tornammo al nostro gruppo che era pronto a partire. Ben presto ci mettemmo in marcia, ribelli davanti, con Landorus, me e Kai in prima fila, e dietro di noi, Josh, Virizion e i gemelli con l'esercito.
Arrivammo al palazzo dopo un giorno e mezzo di cammino. Quando fummo di fronte alle mura ci fermammo.
-Cosa volete?!- sbraitò una guardia, guardandoci in malo modo.
Prima ancora che noi rispondessimo alla sua domanda, Azula si affacciò al balcone e con un gesto elegante della mano azzittì la guardia.
-Non mi aspettavo un vostro attacco così presto. Siete ben organizzati, complimenti.- dissi, sfoggiando uno dei suoi bellissimi sorrisini ambigui.
-Diciamo che ci mancavi.- scherzai, suscitando in lei un enorme risata.
-Come sei dolce. Ti mancavo così tanto che sei venuto accompagna da uomini armati fino ai denti. Dopo l'ultimo attacco, hai paura di affrontarmi da solo?- ritornando di colpo seria.
Alzai le spalle.
-Forse, ma molto probabilmente ha capito che l'unione fa la forza.- disse Kai.
Azula gettò uno sguardo su il mio amico.
-Kai Harmonia! Il tuo regno è caduto così in basso che devi fare il poverello e accattivarti la mia gente, Re Harmonia?-
Quando lo chiamò "Re Harmonia" si alzò un mormorio dal gruppo dei ribelli. Avevamo immaginato che con la marcia verso il palazzo di Azula, la vera identità di Kai sarebbe venuta fuori.
-Ti ringrazio per l'interesse, ma il mio regno va più che bene. Sono venuto ad aiutare il tuo di regno, dato che tu sei completamente inaffidabile.-
Azula alzò un sopracciglio, infastidita dalle parole di Kai, ma poi fece un respiro profondo e tornò calma.
-Quindi siete venuti a parlarmi dei problemi della mia gente... Bene. Sono pronta ad ascoltarli. Vediamo cosa hanno da chiedere!-
Io e Kai ci scambiammo uno sguardo. Azula era disposta ad ascoltare i Ribelli? Cosa stava tramando?
Landorus non ci pensò due volte e si fece avanti.
-Vogliamo che la tasse vengano diminuite! Sono troppo alte in confronto ai miseri stipendi che ci guadagniamo.-
Dalla folla dietro di noi si levò un grido di assenso.
Azula alzò gli occhi al cielo.
-Non posso abbassarle. Ma non le ho nemmeno aumentate. Non cambiamo dai tempi di mio nonno e rimarranno tali.-
-Allora alzi gli stipendi! Mio marito non può lavorare 20 ore al giorno per ricevere tre sporche monete! Abbiamo cinque figli da sfamare!- gridò una donna.
Altre donne gridarono insieme a lei.Tutti stavano esponendo i loro problemi.
-Non se ne parla! Se i vostri figli hanno fame e il pane è troppo caro, fategli mangiare altro! E se avete problemi di denaro, fate lavorare anche loro! Vedrete come i soldi vi entreranno nelle tasche! Io non ho intenzione di cambiare nulla!- urlò Azula, tutta rossa in volto.
Cadde il silenzio, ma venne presto rotto da un applauso.
-Questa sì che è una bella presa di posizione! Non come quella stupida di Maria Antonietta che si inchinò davanti al popolo.-
Jhonny comparve al suo fianco e ci guardò, divertito.
-Siete in tanti! Non me lo sarei aspettato!- disse, appoggiandosi al bordo della balconata.
Guardò tutto il gruppo per un paio di secondi, poi tornò a guardare Azula.
-Cosa hai intenzione di fare, Regina?- 
-Per me possono morire tutti!- disse, rientrando nel palazzo, lasciando Jhonny da solo.
Con quella frase, fece scatenare l'ira dei ribelli. Si precipitarono verso le enormi porte delle mura. Tutti insieme riuscirono ad aprirle e si riversarono all'interno del cortile come se fossero un enorme fiume in piena. Ovviamente l'esercito li seguì ed iniziarono a combattere insieme a loro. Lanodorus e i gemelli si erano già buttati a capofitto nella battaglia, così come Rhue e Kai, che combattevano l'uno affianco all'altra. Prima di raggiungerli, gettai uno sguardo al balcone. Jhonny ci stava osservando, divertito da tutto quello. Entrai nel cortile e mi guardai intorno. Tutti avevano un avversario. Volevo andare ad aiutare chi era in difficoltà, ma non mi accorsi che dietro di me due guardie erano pronte a colpirmi con i loro fucili. Per fortuna Landorus con un pugno aprì una voragine proprio sotto i loro piedi e li fece sprofondare nelle viscere della terra.
Mi voltai verso di lui pieno di gratitudine.
-Ci pensiamo noi qui! Vai dietro il palazzo!-
Annuii e corsi via, verso la zona di allenamento dei soldati. Quando arrivai, vidi Josh che combatteva contro una decina di soldati. Con un gesto delle braccia, evocai dei fulmini che misero fuori gioco gran parte dei nemici, mentre Josh, con un fendente, uccise quelli restanti.
-Dobbiamo andare all'interno del palazzo ed occuparlo! Così riusciremo a togliere Azula dal trono.- disse Josh, una volta che lo ebbi raggiunto.
Annuii e corremmo verso l'entrata, ma Jhonny ci sbarrò la strada.
-Dove stai andando, fratellino?- 
-Spostati, Jhonny! Per una volta non metterti in mezzo!-
-E pensare che voglio sono parlare con te...-
Josh sbuffò.
-Per favore! Dimmi perchè hai lasciato Parigi!-
Non avevo mai visto Josh, una persona così tranquilla e posata, che sapeva controllare al meglio le proprie emozioni, perdere la calma così facilmente. Tremava per la rabbia e scorsi un bagliore rosso nel blu dei suoi occhi. Mi balenò una strana idea in mente, ma la scacciai immediatamente. Non poteva essere un Pokèmon. Non aveva mai mostrato un carattere impulsivo come me, Rhue o Landorus.
Jhonny sospirò.
-Diciamo che Parigi mi annoiava, così sono andato via. In più avevo delle faccende in sospeso.-
-Tu che hai della faccende in sospeso?! Mi sorprendi! Chi non hai ammazzato?-
-Non c'entrano le uccisioni... Stavo facendo un ricerca su un Pokèmon che avevo iniziato prima di lasciare Sinnoh e, solo ora, ho avuto modo di terminarla.-
Josh lo guardò curioso.
-Su cosa?-
Nelle sua voce c'era una nota di esitazione.
-Su Dialga.-
Quando disse quel nome, il volto del biondo sbiancò di colpo. Incominciò addirittura ad indietreggiare.
-La leggenda, come tu sai, dice che Dialga vive in un mondo esterno al nostro. Ma, ho scoperto, può essere richiamato con un oggetto speciale: la Rossocatena.-
-Cosa vorresti dire scusa?-
La rabbia aveva lasciato posto alla paura.
-Richiamerò Dialga.-
-Senza la Rossocatena non puoi farlo!- sbraitò Josh, con gli occhi ridotti a due fessure.
Sul viso di Jhonny comparve un sorrisino di superiorità e incominciò a scoprirsi l'addome, mostrando una strana catena dal colore rosso, avvolta con due giri intorno ai suoi fianchi.
-Anche se hai la Rossocatena, non puoi chiamare Dialga qui! Bisogna essere sulla Vetta Lancia per usarla!-
Jhonny si tolse dalla vita quella che doveva essere la Rossocatena e se la passò tra le mani.
-Verissimo. Ma si può usare in qualunque posto si voglia se si ha Dialga proprio davanti agli occhi.-
Il biondo strinse i pugni.
-Sei un bastardo.-
-Mi hanno detto insulti più originali.-
Josh incominciò a correre più veloce che poteva, mentre il suo avversario gli lanciò contro la Rossocatena, che, immediatamente, gli cinse i fianchi.
Il suo corpo fu subito invaso da una scarica elettrica generata dalla catena.
-Toglietemela di dosso!- urlò Josh, cercando di romperla colpendola con i pugni.
Corsi in suo aiuto e cercai di strappargliela via, ma, nonostante ci avessi messo tutta la mia forza non riuscii nel mio intento.
-E' inutile che ti opponi. Ora sei sotto il mio controllo. Fai quello che ti dico e vedrai che non soffrirai tanto.-
Non stavo capendo più nulla. Jhonny aveva detto che la Rossocatena funzionava solo su Dialga... Perchè allora aveva quell'effetto su Josh? La mia sensazione era giusta, quindi?
Josh non lo pensò e scattò in avanti, prendendomi il viso tra le mani e guardandomi negli occhi.
-Ti prego! Perdonami per quello che farò. Non sarò in me! Perdonami! Perdonatemi...-
-Ma per cosa?!-
-Ponentopoli... Sarà...- iniziò, ma si allontanò da me, prendendosi la testa tra le mani e rannicchiandosi per terra.
Mi avvicinai a lui per capire cosa gli stava succedendo, ma non feci in tempo che venni accecato da un bagliore fortissimo.
Quando riaprii gli occhi, Josh non era più accanto a me, in compenso sentii lo stesso verso che udii il giorno dell'incoronazione di Kai. Mi guardai intorno, per capire da dove provenisse e quale fosse il Pokèmon che avesse un verso simile, ma l'unica cosa che notai fu che tutti si erano fermati a guardare qualcosa nel cielo.
Feci lo stesso e così vidi un gigantesco Pokèmon blu, che brillava come un diamante, dimenarsi per via della catena rossa che gli avvolgeva i fianchi. Capii subito chi fosse. Josh era Dialga. La mia sensazione era giusta. 
Però dovevo fare qualcosa... Urla dal dolore. Forse se colpivo la catena con Incrotuono sarei riuscito a liberarlo.
All'improvviso mi assalì una paura incontrollabile. Aveva parlato di Ponentopoli... Quindi...
Scattai verso Kai che era a qualche metro da me.
-Dobbiamo andare via!-
-Perchè?-
-Perchè fra poco...-
Non riuscii a terminare la frase, che Jhonny mi anticipò.
-Fate bene ad avere paura! Ora verrete punito per quello che avete fatto.-
Alzò di scatto la testa verso l'alto e Dialga, come un cagnolino obbediente, soltanto con il suo sguardo, si calmò e si girò verso di lui.
-Distruggi Ponentopoli.-
Ecco perchè Josh mi aveva chiesto di perdonarlo...
Dialga, recepito il messaggio, volò via, verso la città. Io e Kai ci guardammo, prima di trasformarmi ed inseguirlo. Volevo raggiungerlo a tutti i costi, ma l'ala non era guarita del tutto... Era un miracolo se riuscivo a volare in quel momento. 
Ero ad una breve distanza da lui, quando arrivammo nel pressi di Ponentopoli. In un secondo, però, Dialga si girò e mi colpì con un potente raggio blu che, per un pelo, scansai.
Ripreso l'equilibrio, mi guardai intorno, ma non lo vidi. Era come scomparso. Continuai la mia corsa verso la città e sentii il verso di Dialga in lontanza. L'esplosione era già iniziata. Proprio in quel preciso istante, vidi Rose nel bosco. Mi precipitai da lei per proteggerla. L'esplosione l'avrebbe uccisa sul colpo. Qualche secondo prima che l'esplosione la colpisse, Kai si gettò su di lei, proteggendola con il suo corpo, mentre io mi misi tra loro e l'onda, facendoli scudo con le mie enormi mani.
Quando fu tutto finito, alzai lo sguardo. Al posto della ridente cittadina, vidi davanti a me un enorme voragine. Tutto era stato ridotto ad un cumulo di macerie...
Ponentopoli non esisteva più.
   
 
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