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Autore: DaisyBuch    11/10/2014    0 recensioni
Cosa fareste voi se una misteriosa voce vi ordinasse di mettervi un anello e vi trasportasse nell'antica Grecia? Questo è quello che è successo ad Athena, una ragazza di quindici anni che deve aiutare i personaggi dei miti a risolvere le storie a cui sono legati.
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DAL CAPITOLO 17:
Athena si lasciò sfuggire un gemito di paura, le guardie stavano aprendo il cancello e loro due si strinsero forte la mano, ancora una volta per infondersi coraggio. Li spinsero dentro e sentirono cigolare dietro di loro il cancello di legno che si chiudeva. Era un suono terribile. Athena si sentì in trappola, si sentì sola ed adesso come non mai voleva girare l’anello e tornarsene a casa.
Ci fu un suono assordante e metallico che rimbombò per molto tempo, era come se fosse il campanello che designava l’ora del pasto.. e forse era proprio quello.
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash, Crack Pairing
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Athena se ne stava come al solito a guardare il mare dalla spiaggia. Stavolta era da sola, si stava prendendo un po’ di tempo per riflettere, ed il rumore rilassante delle onde la aiutava molto. Faceva caldo e il mare era agitato, non era tranquillo come sempre.. un’idea balenò nella mente della ragazza. Decise di tenersi la veste bianca che aveva indosso e buttarsi nell’acqua, avrebbe nuotato un po’ e poi il sole le avrebbe accarezzato la pelle, asciugandola piano piano. L’umana prese molta aria e fece un tuffo, l’acqua era incredibilmente più salata ma questo, seppur con alcuni momenti di lancinante dolore, non le impediva di continuare a tenere gli occhi aperti sott’acqua. Era limpidissima, riusciva a vedere ogni cosa, e soprattutto era già molto profonda.
 Salì a galla e prese un alto respiro profondo: voleva nuotare vicino al fondale stavolta.
Mentre ispezionava qualche conchiglia qua e la con incredibile curiosità sentì l’acqua spostarsi violentemente e vide qualcosa che si muoveva. Si girò per guardare meglio, ma non vide nulla. Risalì in superficie per riprendere aria dopo lo spavento, e decise che sarebbe stato meglio tornare sulla spiaggia, ma qualcosa la afferrò e la tirò giù senza che lei ebbe avuto tempo di prendere aria.

La ragazza si ritrovò in una bolla che era trasportata da qualcosa ad alta velocità sotto il mare, giù verso il basso. Le orecchie le stavano esplodendo e la poca aria che aveva nei polmoni stava finendo, non ce la fece più, stava per scoppiare e allo stremo, aprì la bocca e provò a respirare. Ci riuscì.
Ossigeno. Quella era una bolla di ossigeno, che stupida! Ed il terribile dolore alle orecchie era svanito. Intorno a lei da celeste quasi cristallino il paesaggio passò a blu scuro e poi a nero. La ragazza venne presa dal panico e cominciò ad urlare: -Aiuto! Ehi! Fatemi uscire!- nessuno le rispose, ed il suo viaggio continuò ancora per pochi minuti fino a che la bolla non si bloccò di colpo. Dietro la bolla, tra l’oscurità riuscì a vedere un enorme parete di pietra, dovevano essere a migliaia di metri sotto il mare. Da questa passò un filo di luce, e man mano la parete di roccia di aprì fino a scoprire un altro mondo: il castello del mare.
O almeno così l’aveva soprannominato Athena.
La bolla avanzò silenziosa verso un enorme struttura di madreperla, somigliava molto ad un castello gigantesco, pieno di fiori e di conchiglie giganti. La bolla si sollevò in alto in modo da vedere tutto il panorama: era una vera e propria città, con molti pesci e “semi-umani”. Questo castello irradiava luce da tutti i pori e finalmente la ragazza potè vedere chi trascinava la bolla.
-Spingi Irina!- diceva una ragazza pesce. Athena sbarrò gli occhi: sirene!
Questa aveva capelli lunghissimi ornati di perle e fiori, metà del suo corpo era  quello di un pesce, l’altra metà era umana.
-Mi dovrebbe aiutare Pras! Non doveva essere così complicato.- si scusò cordiale. Pras molto probabilmente era il delfino che era con loro, un enorme deflino grigio che al suono del suo nome fece un verso di affermazione.
-Dove mi state portando?- chiese Athena, e il rimbombo cupo nella bolla arrivò a malapena nelle orecchie delle sirene.
-Dove mi state portando?!- ripetè a voce più alta la ragazza.
-Dal re del mare. – sorrise benevola Irina.
-Io sono Alana.- ridacchiò l’altra. –E faresti bene ad esserci grate per tutto questo sforzo.- alzò gli occhi al cielo la sirena dai capelli verdi.
Chi ve lo ha chiesto, rispose a mente Athena.  Insomma era assurdo, perché diamine la stavano portando dal re? La bolla arrivò a destinazione: un’enorme sala tutta di marmo, con statue altissime e molluschi che camminavano di qua e di la, sembravano indaffarati. –Gentili sirene,- cominciò Athena,- perché mi portate dal re del mare?-
Le ragazze si portarono le mani alla bocca in segno di spavento.
-Oh no! Non siamo quello che pensi, non ti abbiamo rapita! Noi siamo buone!- esclamarono. Ne aveva abbastanza di sentir parlare di rapimenti.
-Non siete sirene?- chiese confusa.
-Oh no, siamo nereidi.- sorrisero. Tutti quei sorrisi le cominciavano a dar fastidio.  
-Capisco.. perché sono qui?- Arrivate al punto.
-Ecco il r..- stava spiegando Alana gesticolando, quando un enorme figura distinta spuntò nella sala dalla porta principale. Questo aveva un tridente in mano, dei capelli castani corti che ondeggiavano nell’acqua ed uno sguardo severo, accigliato, anche lui era metà pesce e metà uomo. Tutto intorno a lui splendeva di una luce dorata, nemmeno pochi secondi che Athena, nonostante la bolla da cui era potetta, venne invasa come uno tsunami da un’incredibile sensazione. Si sentiva incostante, indecisa, arrabbiata e triste, ma il suo respiro sembrava non tornare più da quando i loro occhi si erano incrociati. I suoi occhi. Erano un’immenso oceano a sé. Athena non sentiva, non vedeva nient’altro.
   
 
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