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Autore: _Naira    11/10/2014    2 recensioni
I personaggi sono sempre gli stessi. È nata da un piccolo sfogo, spero vi possa piacere. Un'ultima cosa: cosa succede quando si sente la mancanza di una persona fin dentro alle ossa?
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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Sapeva ascoltare e sapeva leggere, non i libri, quelli son buoni tutti, sapeva leggere la gente. I segni che la gente si porta addosso. 

-Cit.

Mi sveglio di soprassalto, guardo l'ora: 7 e mezza, scrivo un messaggio ad Isabel, una delle persone più importanti della mia vita, oggi è venerdì, oggi è la transumanza, oggi dobbiamo fare le accompagnatrici ai bambini, oggi sono passati esattamente 2 anni da l'ultima volta che l'ho visto. Che ho visto quel ragazzo che ho amato più di tutti gli altri, quel ragazzo che ho amato di un amore puro, vero, un amore che non è destinato a finire. Mi alzo aprendo la porta alla bionda, fumiamo una sigaretta poi ci dirigiamo verso la pizzeria per salutare Nevio, dopodiché andiamo al luogo di arrivo delle scuole, i bambini arrivano pochi minuti dopo. Li accompagnamo in giro tutta la mattina, verso mezzogiorno e mezza mentre Isabel va a mangiare io colgo l'occasione per farle una sorpresa, oggi è anche il suo compleanno, vado a sellare i cavalli di Nevio, la porterò a fare la discesa delle greggi a cavallo, lo desidera da anni e finalmente il suo desiderio diverrà realtà. 
Sto camminando a testa bassa sul bordo della strada quando una macchina mi si affianca, alzo lo sguardo e mi pietrifico; quegli occhi, il mio cuore perde milioni di battiti, non me li ricordavo cosi belli, una voce interrompe i miei pensieri.
"Ti sei rifatta le tette?" Giacumassu ride. 
"Ciao anche a te, sto bene grazie per avermelo chiesto." Rispondo guardando il guidatore sentendo gli occhi del ragazzo puntati addosso.
"Ahah, dove cazzo vai?" Continua il pastore.
"A sellare i cavalli, facciamo la discesa a cavallo." Lo informo sorridendo.
"Ma sei sicura di non essertele rifatte?!" Ride trascinando anche Enrico.
"Sicura, saranno cresciute che vuoi che ti dica." Gli rispondo a tono.
"Va beh va, ci vediamo dopo tettona." Mi saluta ridendo.
"Ciao pervertito." Ricambio sentendo anche un 'ciao' da parte del biondo, quella voce, quella fottutissima voce, mi fa ancora venire i brividi, faccio finta di niente e me ne vado, sello i cavalli, quando arriva Isabel mi guarda scettica.
"Dai, slega Camomillo." Le dico con un mezzo sorriso.
"Perché?" Chiede alzando un sopracciglio. 
"Perché facciamo la discesa a cavallo. SORPRESA!" Urlo spaventandola, mi guarda qualche secondo poi inizia a urlare saltandomi in braccio.
"GRAZIE GRAZIE GRAZIE AAAAAWW!! GRAZIEEEEE." Continua urlando e saltellando sul posto.
"Non c'è di ché, muoviti dai." Concludo prendendo Romeo e salendoci sopra.
Andiamo incontro alle greggi, mentre cavalchiamo tranquille il mio pensiero vola a lui, ho come la sensazione che abbia qualcosa di diverso, come se qualcosa nella sua vita fosse cambiato, come se ci fosse qualche problema, il suo sorriso, come i suoi occhi, è più spento, più triste, scaccio quel pensiero cercando di rilassarmi in sella alla mia più grande passione. 
Finita la discesa andiamo a fare una passeggiata da sole lontano dalla gente, poi Isabel mi saluta per raggiungere suo padre a cena, io colgo l'occasione per ascoltarmi un po di musica, verso le 11 i fari di una macchina mi abbagliano, strozzi gli occhi trovando il sorriso divertito di Giacumassu, mi avvicino notando anche Enrico, il mio cuore inizia a battere con una frequenza inumana. 
"Che ci fai seduta su una panchina tutta sola?! Scacci le zanzare?" Chiede ironico il pastore.
"No, sono sola, non ho niente da fare." 
"Mi vuoi dire che non c'è nessun ragazzo che ti intrattiene?" Continua Enrico.
"No, non mi vuole nessuno." Affermo con un velo di tristezza. Lui sposta il suo sguardo da me ai cavalli legati poco più in là. 
"Vuoi che selliamo o cavalli e andiamo a fare un giro?" Chiede serio. Sgrano gli occhi dalla sorpresa guardandolo, ricambia tenendo uno sguardo di sfida.
"Alle 11 di sera? Al buio?" Domando sarcastica.
"Si." Continua imperterrito, il suo tono mi risuona come una tacita supplica ed è per quello che decido di accettare nonostante conosca tutti i rischi che questa mia decisione comporta.
Selliamo Romeo e Camomillo poi saltiamo a cavallo e ci incamminiamo lungo la strada che costeggia il centro storico, il rumore degli zoccoli che battono sull'asfalto è l'unico suono che si sente, i suoi occhi sono puntati addosso a me, i miei guardano un punto indefinito oltre il pomo della sella, camminiamo circa mezz'ora prima che il biondo si decide a parlare.
"Allora? Spiegami sta cosa che nessuno ti vuole." Cerca di rompere il ghiaccio.
"Ma niente, c'è poco da spiegare, stavo con uno ma mi ha mollato dicendo che mi vuole bene e basta, quindi di lì è calma piatta." Spiego tranquilla incastrando il mio sguardo nel suo.
"Non ci credo. Comunque mi dispiace." 
"E tu con la tipa?! Tutti bene?" Chiedo. 
"Diciamo di si, penso che voglia lasciarmi ma magari è solo un'illusione." 
"Perché lo pensi?" Domando mantenendo la voce calma il più possibile.
"Ho un problema. Lei non lo capisce e né mi aiuta né permette agli altri di farlo, litighiamo spesso per questo." Continua abbassando la testa come se pronunciare queste parole gli sia costato fatica. 
"Posso chiederti che problema hai?" Addolcisco il tono.
"No! Non puoi." Risponde brusco facendomi sobbalzare. "Scusami. Puoi aiutarmi?" 
"Io?! Cosa posso fare?" Chiedo scioccata dal suo repentino cambio di umore. 
Continuiamo a parlare cambiando discorso, sono passate due ore da quando siamo partiti eppure quando sono con lui il tempo sembra dileguarsi lentamente fino all'infinito, mi sta raccontando una divertente vicenda che riguarda un amico in comune, mentre stiamo ridendo lo vedo farsi serio incatenando i suoi occhi ai miei, il mio sorriso muore sulle mie labbra quando si avvicina a me, rimango immobile, incapace di fare qualsiasi cosa, di pensare, di muovere un solo muscolo, il mio cuore batte talmente veloce da farmi credere di essersi fermato, le farfalle nello stomaco sono diventati leoni inferociti, quando arriva a meno di due centimetri da me trovo la forza di appoggiargli una mano sul petto.
"Sei fidanzato." Dico dura alzandomi ed allontanandomi. 
"Mi dispiace, non posso aiutarti, non finché ci sarà lei. E con questo non ti sto dicendo di mollarla." Continuo ritornando in sella al castrone.
Lui mi osserva stupito e senza dire una parola copia i miei movimenti per poi spronare Camomillo verso la strada di ritorno, per tutto il viaggio il silenzio è regnato sovrano, Enrico aveva i suoi pensieri e io avevo i miei, devastanti ed incasinati pensieri, ogni tanto mi giravo a guardarlo, osservavo il suo sguardo perso nel vuoto, quello sguardo che due anni fa brilla di luce propria e ora è più buio del buio stesso, osservavo le sue labbra carnose, quelle labbra perennemente sorridenti e ora erano curvate al contrario, osservavo il suo viso in generale, quel viso che camminava a testa alta consapevole di poter essere il padrone del mondo e ora rimaneva rivolto verso il basso come se fosse stato sconfitto, osservavo lui, lui che sembrava un puledro selvaggio libero di fare quello che voleva e ora invece sembrava essere stato domato, sembrava che la sua libertà fosse svanita. Arriviamo da Giacumassu, legammo i cavalli, finito di svestirli sale in macchina e se ne va senza neanche salutarmi, torno a casa, mi sdraio nel letto rimanendo a fissare il soffitto fino al mattino dopo. Mi alzo dal letto, vado da Isabel, poi raggiungiamo Nevio, Aldo e Giacumassu in pizzeria, quest'ultimo mi prende per un braccio tirando in disparte.
"Ieri ho parlato con Enry." Mi guarda serio.
"E quindi?" Chiedo fredda.
"Gli hanno ritirato la patente, suo papà lo vuole sbattere fuori da casa e la sua tipa ieri sera mentre tornavamo a casa l'ha mollato." Spiega trovando il mio sguardo a dir poco scioccato.
"Perché gli hanno tolto la patente?" Domando stupita.
"Alcool, e continua a bere sempre di più e sempre più spesso. È questo il suo problema. Devi fare qualcosa." Continua ancora più serio abbassando la voce.
Mimo un si con la testa per poter  finire quel discorso scomodo, tornando dagli altri, parliamo e ridiamo fino all'ora di pranzo, la proloco prepara un'area dedicata a dar da mangiare con piatti tipici, come da programma non scritto io mi siedo al tavolo riservato ai pastori, mangiamo e una volta finito rimaniamo lì a chiacchierare. Verso le 2 e mezza torniamo in pizzeria, dove troviamo Enrico seduto su una panchina.



...

L'ho rivista dopo due anni, com'è cambiata, quando mi si è avvicinata sorridendo il mio cuore ha perso un battito, non capisco perché, io amo la mia ragazza non lei, lei è stata l'avventura di una notte, anche se i suoi occhi hanno sempre avuto un effetto magnetico, mi hanno sempre attirato e spaventato, mi hanno sempre dato l'impressione che potessero leggermi nell'anima e lenire le mie ferite. Forse è per questo che le ho chiesto aiuto, cosa che per orgoglio non ho mai minimamente pensato di fare con nessuno, forse è questa festa che è come se fosse un mondo a parte, un mondo in cui tutto è possibile, tutto è giusto, è come se in questi giorni il passato si annulla, tutto quello in cui si crede, in cui sa spera e per cui si combatte si annulla per lasciare il posto a un mondo basato sulla fiducia, sulle risate, su promesse più vere e profonde che normalmente non esistono più, si diventa persone diverse, persone migliori che credono ancora all'amore vero, persone che vivono per un passione legata a questi luoghi magnifici, lontani dal tempo, lontani dalla falsità, dal dolore. Forse è per questo che sono seduto su una panchina ad aspettare che arrivi, a sperare che arrivi, perché ho bisogno di vederla, lo sento fin dentro le ossa questo bisogno, è come se mancasse qualcosa in me, qualcosa che mi rende incompleto, vuoto. Alzo gli occhi e trovo i suoi, mi perdo in quelle acque infinite, i pastori mi guardano scettici, ma tutto ciò che riesco a vedere sono i suoi occhioni azzurri, stupiti e velati da una tristezza che non gli appartiene, spero che col tempo passerà sopra al male che le ho fatto e possa perdonarmi, ho bisogno di lei vicino senza coglierne il motivo. 
"Possiamo parlare?" Le chiedo con un filo di voce.
Mina un si con la testa, mi alzo incammonandomi verso i cavalli, sento il rumore dei suoi tacchi che mi seguono, quando raggiungiamo i castroni li selliamo e partiamo verso una strada sterrata che porta in mezzo al bosco.
"Mi ha mollato, sai?" Attacco bottone.
"Perché?" Chiede tenendo gli occhi puntati sul collo di Romeo.
"Ha detto che sono un caso perso, un ragazzo perso che non andrà avanti e non vuole finire come me." Ammetto amaramente. 
"Non sei perso, sei solo confuso." Mi rassicura guardandomi.
"E cosa posso fare?" Domando esasperato.
"Quello che senti nel tuo cuore." Afferma sicura.
 Mi allungo e le prendo la mano poggiandola sul mio cuore che impazzisce.
"Cosa ti dice il mio cuore?" Il mio tono esce abbastanza tirato, incateno il mio sguardo nel suo che viene invaso da una luce nuova.
"Che hai tanto dolore, che sei caduto e non sai come rialzarti, che hai bisogno di qualcuno che ti ami senza riserve, di un amore devastante. Mi dice che non sei chi credono le persone." La guardo scioccato, ho sempre saputo che riesce a leggere le persone ma non credevo potesse farlo così bene. 
Mi guarda ancora un istante per poi sciogliere quel contatto e riportare lo sguardo davanti a sé, ripenso alle sue parole e mi rendo conto che ha ragione, una vocina nella mia testa dice: 'lei ti ama tanto quanto tu la ami.' Scuoto la testa cercando di scacciare quel pensiero assurdo, io non la amo, nel frattempo arriviamo in un paese abbandonato, lei scende avvicinandosi ad una fontana per bere, un impulso si prende possesso di me, smonto anch'io e con pochi passi la raggiungo, si volta sobbalzandanzo ma non le do il tempo di parlare perché le prendo il viso fra le mani e la bacio. 
Non so quanto tempo sia passato da quando ho messo fine alle sue parole e dato inizio a qualcosa con un significato profondo, ogni cellula del mio corpo è impazzita, quel contatto con lei non lo ricordavo così intenso così penetrante, mi stacco da lei guardandola.
"Tu!" Urla puntandomi un dito contro. "Tu sei uno stronzo! Che cazzo ti dice quel neurone in prognosi riservata? Come cazzo ti permetti di spuntare dopo due anni e infilarmi la lingua in bocca? Solo perché lei ti ha mollato non significa che puoi sfogare le tue voglie con me! Non ci sto più mi dispiace." Conclude abbassando la voce sull'ultima frase.
"Non sono voglie. Ti voglio vicino a me. Voglio aprire gli occhi e trovarti fra le mie braccia, voglio chiuderli vedendo il tuo viso, voglio che tu mi insegni ad amare come ami me, perché non puoi raccontarmi cazzate: tu mi ami ancora, è un amore che non è destinato a finire e per questo motivo voglio che tu mi stia accanto da ora in avanti perché ho bisogno di te, ho bisogno del tuo aiuto e del tuo amore, perché con te sembra tutto più facile, la vita sembra più bella, ho bisogno di te perché non c'è cazzo che tenga, io sono innamorato di te." Sbotto urlando, lei mi guarda sgranando gli occhi.
"Cosa?" Chiede atona. 
"Hai capito bene! Sono innamorato di te, ok? Tu mi leggi dentro come nessuno è mai stato capace di fare, ho bisogno di questo, ho bisogno della mia anima vicino a me. E molto probabilmente sono ubriaco per dirti cose che credevo di non sapere, ma ti amo e ti prego stanno vicino, perdonami e aiutami ad essere migliore." Concludo non sapendo bene da dove siano uscite tutte queste parole, ma da quando ho smesso di parlare mi sento in pace con me stesso, mi sento alleggerito da un peso. Lei rimane impietrita con un sorriso da 1000 watt ad illuminarle il viso, mi avvicino a lei sorridendole trovandomela un secondo dopo avvinghiata a me. Non sarà per niente facile e questo lo so ma nessuno dei due ha intenzione di mollare.






Spazio autrice 
Buon pomeriggio ragazze, ho scritto questa piccola one shot perché avevo bisogno di sfogarmi scrivendo, non è granché ma spero vi piaccia. _Naira.
  
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