Buona
sera ragassuoli, come state? ♪
Qui non mi diverto molto ma...fortuna che riesco a trovare un po' di
tempo notturno per scrivere un po'... il mondo è grigio grigio
intorno a me ultimamente, anche li? Mah, ho solo bisogno di coccole.
>_<. Bè, detto ciò...mi scuso se non ho risposto alle
recensioni, prima ero arci convinta di averlo fatto e appena stavo
per pubblicare mi rendo conto che no, non l'ho fatto, quindi questa
testa quadra - se riesce a sopravvivere alla pesantezza dell'essere
di uno studio inutile – risponderà prossimamente ai commenti di
questo capitolo. Sperando ce ne e siano e magari anche qualcuno in
più? Ma siete tutti timidi/pigri/amorevolmente anonimi come la
sottoscritta? XD Avanti! No, dai, non obbligo nessuno. Anzi abbraccio
quelle anime pie che seguono/preferiscono/ricordano la fanfic, è
molto per me.
In ritardo sul compleanno di Naruto, gli dedico
questo aggiornamento che dopotutto, come vedrete, gli dona un bel po'
di felicità. Naruto se la merita tutta tutta tutta. E io lo amo. (L)
Auguri in ritardo, bakaaa.
Buona lettura, perdonatemi eventuali
sviste. A presto, abbraccio.
12
– Sabati notte felici.
Non avrei mai pensato che Sasuke
potesse raffigurare l'emblema della tenerezza. Mai.
Nè
avrei mai pensato che in tutta la mia vita avrei visto Sasuke in
versione vomitevolmente fluff. Sembrava uscito da quelle
storie che mi leggevo su un sito internet ogni tanto per passare il
tempo, vecchio retaggio di una mia passione adolescenziale; intendo
certe storie di genere fluff/sentimentale che ogni tanto mi sparavo
per calmare la mia mente vorticosa, magari quando avevo litigato
proprio con lui.
Inoltre non avrei mai pensato che dopo tutto ciò
che era successo tra noi e tra di noi a furia di sabati notte
infernali mi sarebbe stata concessa la gioia di un sorriso ameno.
Ameno ma sincero come quello che stavo osservando. Mostruosamente
appariscente.
Un altro inaspettato sorriso per un'altro momento
positivo concessomi da qualcuno lassù. Mi sembrava anche di
sapere da chi proveniva tale regalo divino!
Perchè per me tutto
ciò che aveva a che fare con “Sasuke che stava bene” era, ormai,
un dono dato da forze più grandi di me, visto che ormai i tentativi
di positivizzare la maggior parte delle nostre giornate erano
fallaci.
« Miciiiiiini! »
Avete presente quando la duchessa
ne “Gli Aristogatti” chiama i suoi gattini che sono stati rapiti
dal maggiordomo? Credo che quando urlai quella parola allungando le
“I” quanto possibile a toni altissimi fossi risultato
praticamente identico a lei. Mi trovi incredibilmente simpatico, e
ancora adesso a ripensarci mi diverte la cosa. Così come mi diverte
rivedermigli Aristogatti una tantum, come una volta facevo con lui.
Era il nostro film preferito.
Mentre aspettavo che Sasuke si
voltasse verso di me per urlarmi contro qualcosa mi balenò per la
mente l'idea pressante che avremmo potuto davvero, una sera di
quelle, vedere gli Aristogatti. Dopotutto erano due lunghissimi anni
che non lo facevamo.
Probabilmente avrei dovuto aspettare prima di
disturbare Sasuke e il gattino.
Teneva il micio sulle ginocchia e
lo accarezzava ripetutamente dietro le orecchie, o gli lisciava il
pelo, e il micio in cambio gli donava fusa e pane.
Appena avevo
varcato la soglia del salotto, correndo per paura che nel lasso di
tempo che avevo lasciato solo Sasuke col micio potesse succedere
qualche putiferio tra i due (del tipo che Sasuke graffiasse il gatto
o lo lanciasse fuori dalla finestra, o viceversa), mi ero trovato
davanti quella scena dolcissima e mi ero immobilizzato vicino alla
porta come uno spettatore nascosto.
Sasuke non aveva fatto altro
che accarezzare il gatto il quale non aveva fatto altro che fargli
fusa, miagolargli e pigiargli le piccole zampe sulla pancia.
Avrei
pagato oro per vedere la faccia di Sasuke in quel momento, ma
purtroppo ero alle sue spalle.
« Coglione, si stava assopendo. »
Non si voltò, prese il micino che sembrava l'essere più
contento del mondo e se lo accomodò meglio sulla pancia piatta. Il
micio in risposta gli diede una leccatina sotto a un'ascella.
Sasuke
trattenne a stento una risatina, ma io ero sicuro che fosse stato lì
per farla, riconoscevo i colpi falsi di tosse dei miei polli.
Mi
presentai tutto tronfio davanti a loro, le braccia
incrociate.
« Siete tutto a posto? »
Sasuke alzò la testa,
finalmente, ad osservarmi. Aveva gli occhi ridotti a due fessure, ma
stonavano assai con le guance insolitamente velate di un tocco color
porpora.
« Quindi di chi è questo essere puzzolente? »
Fece
una smorfia e scosse la testa, appoggiandosi meglio con la schiena
allo schienale, per tenere la testa più elevata possibile dal gatto
che, a quel movimento, mugugnò qualcosa infastidito.
« Purtroppo
i vicini dicono che non è loro né hanno mai visto girare un gatto
del genere per la zona... » dissi e cercai di ricordare le parole
che mi erano appena state dette da chi abitava vicino a noi.
Una
donna di mezza età della casa adiacente alla nostra mi aveva detto
che il gattino probabilmente doveva essersi perso da non molto
lontano, visto che sembrava in ottime condizioni, ma proprio non
aveva idea di chi fossero i proprietari. Probabilmente qualcuno del
condominio alla fine della via, qualche nuova coppia, chissà! Naruto
aveva ascoltato tutto attentamente, ma non sapeva che pensare, o
meglio, che giudizio formulare.
Quando tornato dal lavoro l'avevo
trovato a piangere come un pazzo in mezzo al giardino di casa, non ci
avevo pensato su un attimo e mi ero fiondato ad accarezzarlo e
prenderlo in braccio. E quando nel braccio il gattino rosso aveva
cominciato a farmi le fusa, non ci avevo visto più dalla gioia e me
l'ero portato dentro tutto felice.
Lo avevo sfamato, dissetato e
gli avevo pure pulito un po' il pelo dalla terra e da certi rametti
microscopici che ivi si erano impigliati. Dopo aver lasciato il gatto
a dormire su di una cesta che gli avevo preparato immediatamente
fuori dalla porta di casa, mi ero seduto sul divano stanco morto, e
avevo acceso la televisione su di un canale di sport, come sempre
dopo una giornata di lavoro, per rilassarmi un attimo; ma quando
avevo chiuso gli occhi per addormentarmi, ecco delle urla provenire
da fuori, prima deboli poi insistenti e degli strani rumori alla
porta. Presi un colpo prima di realizzare che non erano i ladri ma
qualcos'altro. Inutilmente avevo quindi sperato che,
attendendo mezz'ora, il gatto si quietasse. Più miagolava disperato
più tristezza in corpo mi metteva, tanta tristezza che persino il
telegiornale sullo sport e sul calcio mi metteva una voglia di
piangere assurda. Così mi ero alzato ciabattando e mi ero diretto
verso la porta, pronto già a spartire il divano con un micio
affamato di coccole e calore...
« Che. Cazzo. Sta. Succedendo.
Spiegami. Che è sta roba urlante che stavo per pestare davanti casa
tua. Naruto, esigo una spiegazione. Subito! »
...e mi ero
ritrovato in faccia il volto ed il sopracciglio alzato di Sasuke.
Più o meno, era andata così.
Ed eccomi ora ad avere a che
fare con un gatto ed un Sasuke nuovamente accigliato.
« Cos'è
'sto tono fatalista? » grugnì Sasuke cercando di alzarsi dal
divano, scivolando alla sua destra di modo che il gatto si ribaltasse
sul cuscino alla sua sinistra, cosa che non avvenne perchè a quanto
pare quella piccola palla di pelo era troppo rincoglionita per avere
i riflessi di non cadere dal divano, spanciato. « Ma che gatto
stupido è poi? » fu il repentino commento di Sasuke che si
inginocchiò e lo recuperò, portandoselo al petto.
Osservai
rapito quella scena e mi sentii invadere dalla stessa sensazione di
dolcezza che mi aveva impregnato pochi minuti prima allorchè avevo
varcato la soglia del salotto.
Sospirai di contentezza e « Per
oggi resta qui. » dichiarai avvicinandomi a loro.
Sasuke
mi fulminò con lo sguardo e stese le braccia per passarmi il gatto.
« Tieni, il tuo nuovo Amore. »
Presi il gatto in braccio che
subito si aggrappò spaventato ad una mia spalla, roba che mi
graffiasse a sangue. Lo restiuii un po' offeso al « nuovo papi » e
Sasuke, benchè innervosito e contrariato, riprese il micio con sé e
se lo portò appresso in giro per la casa fino alla cucina. E come
stava buono quel furbo peloso!
« Quindi stanotte la passa con
noi? »
Raggiunsi Sasuke in cucina e strabuzzai gli occhi a
vederlo che mi puntava addosso una forchetta. Cercai il gattino con
lo sguardo e lo trovai ai suoi piedi, si stava strusciando sulle sue
gambe.
« Quindi ceni e dormi da me?! » chiesi subito in un moto
di pura contentezza, sentendomi già sorridere a trentadue
denti.
Quella era una sorpresa, per me, una gran sorpresa! Quel
sabato pomeriggio non lo aspettavo, sapevo che doveva rimanere a casa
essendo Itachi in viaggio di lavoro, invece era giunto da me.
Fu
come essere invaso da tanti raggi luminosi che mi trapassavano da
parte a parte riempiendomi di sensazioni calde.
Era da tanto che
non tornavo a casa dal lavoro e mi ritrovavo così felice.
Ricordo
che era il 15 ottobre, lo ricordo perchè fu un gran bel ritornare
a casa.
Ronfavano
uno meglio dell'altro, la luce della tv illuminava i loro musi
rilassati e i loro corpi sfatti che io stavo osservando con
particolare attenzione attraverso lo schemo del cellulare. Stavo
cercando di scattare loro una foto ma quel dannato apparecchio
decrepito che mi rirovavo come telefonino non ne voleva sapere di
scattarla, continuando ad impallarsi ad ogni mio tentativo.
Era
davvero uno spasso poter assistere ad una scena del genere e non
volevo assolutamente perdermela! Mi sembrava che la mia fortuna di
quel pomeriggio fosse del tutto in ascesa e volevo catturare almeno
una prova tangibile del fatto che anche Naruto Uzumaki, ventidueenne
con una marea di problemi fuori e dentro di sé, poteva avere delle
ore completamente serene.
Di quel 15 ottobre che giungeva
al termine ricordo la placidità con cui scorrevano i minuti, come
non volessero arrivare alla conclusione di un ciclo di ventiquattro
ore per ricominciarne un altro ma volessero restarsene immutati a
fare da sfondo ad un'eterna bellezza.
Bellezze eterne
erano Sasuke e il gatto abbracciati l'uno all'altro sul divano. Li
sentivo miei entrambi, mentre li osservavo, provavo la sensazione
appagante di sapere di essere in possesso di cose rare e bellissime.
Probabilmente stavo pensando che erano solo miei, quei due –
mettevo già dentro nel pensiero il micio, come avrete notato avevo
il cuore duro come un cioccolatino al latte e già l'intenzione di
non lasciarlo andare via – miei e di nessun'altro.
Il suono
proveniente dal televisore alle mie spalle coronava in modo perfetto
quei momenti in cui me ne stavo in pura contemplazione, momenti che
avevano il gusto di una famiglia che una volta ogni tanto si riunisce
sul divano a vedere un programma in tv tutta assieme, nel calore
reciproco.
Riconobbi dai suoni quale pezzo del film lo schermo
stesse mistrando alle mie spalle, stava per partire il finale degli
“Aristogatti”, il mio pezzo preferito del quale ogni volta
cantavo la canzone a squarcia gola e ridendo come fossi ancora un
bambino di sette anni che vede quella meraviglia di film per la prima
volta. Ebbi la tentazione di alzare il volume ma poi mi ricordai che
stavo armeggiando con il cellulare e desistetti dall'idea.
Finalmente
il vecchio si decise a fare la fottuta foto che rimase per
qualche secondi fissa nello schermo a mostrarsi in tutta la sua vena
fluff ai miei occhi umidi di contentezza. Mi accertai che la foto
fosse salvata e poi misi in tasca il cellulare.
Stavo per
risedermi sul divano, con molta delicatezza, quando mi sentii tirare
per un braccio e sul divano ci finii catapultato. Mi feci pure male
andando a cozzare contro qualcosa di duro.
Scoprii che la cosa
dura era una spalla di Sasuke che mi aveva tirato per un polso.
«
Si può sapere cosa hai combinato? »
Aveva la voce impastata di
sonno e pur sentendo addosso tutta l'aura temibile che Sasuke tentava
di mandarmi, non potei fare a meno di sorridere al sentire tale voce
assonnata. Nella mia mente le scene fluff continuavano a riempirsi di
particolari e credo che stavo per arrivare a un punto in cui mi
sarebbe andato in tilt il cervello per i troppi zuccheri mentali, se
solo Sasuke non avesse deciso, di lì a pochi secondi, di movimentare
un po' la serata su decisamente altre corde.
« Oh ben svegliato!
» esclamai e facendo un po' di forza cercai di girarmi per guardarlo
in faccia ma Sasuke mi cinse la pancia con un braccio,
intrappolandomi addosso a sé.
Il suo corpo era caldissimo.
Mi
ritrovai ad appoggiare il gomito su qualcosa di ancora, se possibile,
più caldo e guardando con la coda dell'occhio alla mia destra
scoprii che si trattava del gatto. Gli avevo appoggiato un gomito
sulla pancia, essendo questi ben piazzato da circa dure ore sulle
gambe di Sasuke.
« Credi non lo sappia già di mio? »
« Di
cosa stai parlando? »
« Hai fatto talmente tanto casino che era
impossibile non me ne accorgessi, a cominciare da quando ti sei
alzato dal divano come fossi una balena anziché un uomo. »
Il
respiro di Sasuke mi stuzzicava l'orecchio facendomi venire dei
brividi intensissimi, più parlava e più mi faceva il solletico col
suo respiro tiepido sul collo e sull'orecchio. Era un solletico
piacevole, che conoscevo. Era una di quelle volte in cui ero
particolarmente sensibile ai tocchi di Sasuke.
C'erano delle
volte, infatti, in cui mi bastava un semplice bacio a stampo sul
collo da parte di Sasuke per partire a dimenarmi per i brividi, preso
da un'eccitazione subito fortissima. Succedeva quando ero troppo
stanco o quando non ero toccato da lui da un bel po' di tempo.
Erano
volte molto pericolose, poiché – se era lucido – Sasuke capiva
subito la mia debolezza e cominciava a stuzzicarmi a più non posso.
Erano sempre serate positive, di norma, quelle in cui mi
ritrovavo ad essere come una ragazza alle sue prime esperienze intime
con l'altro partner. Le
ricordo come tanti colori pastello accostati l'uno all'altro, tempere
su un foglio a carta ruvida, macchiati qua e là da qualche
pennellata rossa, simbolo – che solo io e lui sapevamo interpretare
- di una passione che sarebbe nata presto dalla mia apparente
ingenuità e purezza.
« Mpf e sentiamo cosa vorresti farmi adesso
che l'hai scoperto? » gli domandai appoggiando una mano sul braccio
che mi cingeva la vita. « Hai intenzione di cancellare la foto? A
tuo rischio è pericolo...ci vorranno come minimo un altro paio di
orette per compiere suddetta operazione... » dissi tutto d'un fiato
cercando di darmi un contengo e ridacchiai.
Presi istintivamente
ad accarezzare il braccio di Sasuke, disegnando tante piccole forme
passando il dito sul tessuto nero della sua maglietta a maniche
lunghe nere. Era un tipo di maglia che gli donava parecchio,
stendendosi morbida sul suo busto scolpito, dando l'idea di comodità
e freschezza assieme. Adoravo quando la indossava, mi rendeva fiero
della sua bellezza.
A pensarci adesso, capisco che ero talmente
tanto innamorato
da avere dei capi di abbigliamento suoi
preferiti, da conoscere a memoria ogni suo abbinamento e vestito, da
ricordare a memoria ogni singola sensazione data alle mie mani da
ogni singolo tessuto da lui portato addosso.
E' una cosa che a
dire il vero ho ancora adesso, questa di fare molto caso agli
indumenti di chi amo. L'ho sempre avuta, è come un tratto della mia
personalità. Ai giorni d'oggi ad esempio conosco a memoria ogni
tutina di mio nipote,
e so di preciso – già al tatto – se sta indossando quella che
gli ho regalato io. Ma... Ma tale osservazione c'entra poco con quel
15 ottobre che sto ricordando, quanto so divagare! Perciò ritorno
diligentemente con la mente a ciò che accadde nei momenti
immediatamente successivi alla mia risposta a tono forzatamente
contenuto, altrimenti rischierei di dirvi cose che forse farebbero
perdere il filo del racconto non solo a me, ma anche a voi; ammesso
che un filo esista. (Mi è stato però detto che non importa se non
seguo un filo logico, basta racconti, tutto, devi
raccontare tutto – mi è
stato continuamente ripetuto da chi mi ha seguito
la testa per un paio di anni e
io non me la sono mai sentita di non seguire ciecamente quel
consiglio. Stavo troppo
male.)
« Ti voglio fare
del male, ovvio. » soffiò Sasuke nel mio orecchio, morse la
cartilagine e io scoppiai in un urlo di dolore che fece sobbalzare e
scendere il gatto dalle gambe di Sasuke.
« Cattivo l'hai fatto
scendere! » esclmai guardando gli occhi luminosi nel semibuio del
gatto che ora se ne stava davanti a noi sul tavolino che di solito
funzionava da appoggiapiedi di fronte al divano.
« Era ora,
..così ho libertà
di movimento. »
Sasuke mi immobilizzò entrambe le mani
stringendole sotto ad una delle sue contro alla mia pancia, con
l'unica sua mano libera cominciò a scendere verso la cintura dei
pantaloni.
Sapevo benissimo dove voleva andare a parare, provai a
dimenarmi ma davvero non avevo voglia di resistere. Neanche giocare a
resistergli mi allettava quella sera in cui avevo unicamente voglia
di entrare definitivamente in possesso della mia rinnovata luce, ergo
il mio migliore amico, il mio amante, tutto. Entravo definitivamente
in possesso di lui tramite la sua possessione di me.
Suona molto
come un concetto filosofico e contorto, ma a conti fatti fu molto
semplice. Volevo che lui entrasse in me quella notte e volevo che il
mio corpo lo facesse godere come non mai, così mi sarei sentito
appagato assieme a lui, avrei sentito che quell'atto di sottomissione
non sarebbe stato che bellissimo, puro nella sua palese volgarità ai
più, una possessione non macchiata dalle scure tinte della non
lucidità.
Sasuke non aveva toccato alcool. A cena avevamo bevuto
mezza cocacola in due. Ammetto di essere stato attento a non tirare
fuori dal frigo il vino secco che mi aveva lasciato Jiraya da un suo
viaggio in Italia pochi giorni addietro, prima di ripartire per la
Francia. (Vero vino Italiano! - aveva detto – dall'estremo oriente
dell'Italia!)
Non lo avrei mai fatto provare a Sasuke, avevo
paura.
« Cazzo fai? » dissi ma chiusi gli occhi quando la mano
di Sasuke si insinuò sotto alle mie mutande, resistendo alla
pressione che l'elastico dei pantaloni faceva su di essa. Aveva le
dita fredde.
Quelle dita trovarono il mio cazzo giù duro come il
marmo del pavimento su cui poggiavamo i piedi.
Sasuke mugunò nel
mio orecchio, prima di darmi un bacio sul collo, vicino alla
mascella. Non capii cosa disse, ma suonò come una risata soffusa
mischiata a qualche quadrisillabo del tipo “sapevo”.
Sorrisi,
anche se lui non poteva vedermi.
« Coccolo un certo micio, no?
»
Mamma, papà, ma me li
fate apposta questi scherzi? Farmi piombare in una situazione tipica
del me adolescente... io una scena così l'ho già vissuta sette anni
fa!! Vedere un film sul divano con Sasuke, il sabato sera; Sasuke che
si addormenta, io che lo fisso, lui che mi blocca a sé, io che mi
dimeno, inutilmente. Lui che mi vuole, ribollendo di eccitamento
almeno quanto me. Un televisore che non ha più niente da dire, il
placido buio attorno a noi, un buio che da sicurezza perchè siamo
uno attaccato all'altro, caldi e infuocati. Mamma, papà, ma non vi
vergognate un po' ogni tanto? Chi è stato a voler ciò, tu mamma?
Non è che poi spifferate tutto al nonno? Quella volta, sette anni
fa, c'è mancato poco che lo scoprisse! Papà, ma non ti vergogni di
cosa mi sta facendo Sasuke? Ma poi, mi chiedo cosa mai vi stia
dicendo, non mi vergogno? Mamma, papà, mi sentite? Sono felice, mi
sentite? Mamma, papà?
Cominciò
con movimenti lenti, il mio cazzo nel suo palmo. Su e giù, sotto
alle mutande, la sua mano avvolgente il mio cazzo.
Ero perso in me
quando sentii che Sasuke velocizzò la velocità, lo capii dai miei
muscoli tesi e dal suo respirare affannato, dal fatto che stavo
stringendo le unghie contro alla pancia, inficcandole quasi nella
pelle, sotto alla sua mano che le teneva bloccate.
Mi risvegliai
dal torpore in cui ero piombato, avevo un “mamma” tra le labbra,
forse pure vi uscì, e Sasuke lo sentì. Non so, non lo saprò
mai.
Fu un'esperienza strana, definirei mistica anche se...di
esperienze così, all'epoca, ne avevo tante. Ne avevo sempre avute,
tanto che anni prima mi ero convinto di possedere il famoso sesto
senso, di essere particolarmente sensibile,
di poter davvero reputarmi poteri soprannaturali. Ora ero cresciuto
ma...quei momenti mistici rimanevano, un po' come certe domeniche
mattine mistiche con Sasuke che forse, accanto a me sul letto, aveva
raggiunto il nirvana.
Quando aprii gli occhi mi ritrovai lo
schermo del televisore illuminato senza la minima immagine in
sovraimpressione, ero sommerso in una luce elettrica eppure buio.
Il
cuore batteva forte in petto, sembrava volesse uscire e farsi due
corse in giro per il salotto e invece rimaneva lì a martellarmi
nelle orecchie.
« Non ce la fai più vero? »
Ero al culmine,
annuii.
Non mi lasciò venire, smise di masturbarmi di colpo e
lasciò andare la presa che mi attanagliava la pancia.
«
Bastardo... » mormorai a voce roca, e mi alzai di scatto dal divano.
Presi per un polso Sasuke e lo costrinsi a fare altrettanto. «
Avanti, continua a divertirti un po'. » aggiunsi e mi piegai in
avanti appoggiando le mani allo schienale del divano, lasciando
andare il peso del corpo su di esso.
Sasuke aderì col proprio
corpo al mio, da dietro. Sentii il suo cazzo da sotto i suoi
pantaloni premere tra le mie natiche.
Il tessuto non era mai stato
tanto fastidioso, ironia della sorte. Andava tolto di mezzo, volevo
sentire il suo membro caldo tra le natiche, strusciarsi e poi
entrare, anche di colpo. Non mi importava del male.
A ripensarci
ora, credo di esser stato davvero un pervertito in quei miei
pensieri. Ma forse mi fa pensare ciò il senno di poi. Incredibile
come in quel presente io fossi completamente avulso da ogni pensiero
in merito all'atto che compivo. Non ci facevo caso se mi piegavo a
novanta per farmi penetrare a secco dal mio uomo, se lo lasciavo
chinarsi su di me e prendermi il cazzo nella stessa mano che l'aveva
fatto godere pochi istanti prima, se continuava a strusciare quel suo
grosso membro tra le mie natiche, facendo tentativi poco convinti di
provare ad addentrarsi nella mia carne.
Facevo caso solamente alle
sensazioni che mi arrivavano e che davano.
Nella bieca luce di una
televione che non ha più alcunchè da dire io fremevo di eccitamento
nell'attesa che si compisse la nostra unione.
Non parlammo più,
ma era nostra abitudine, specie nel passato. Ci scambiammo solamente
due battute, quella notte prima di dormire, ma successe dopo,
successe quando, ormai io ero venuto da un bel pezzo macchiando il
divano e la mano di Sasuke. E Sasuke era venuto in me, macchiandomi
fino alle gambe.
Finalmente Sasuke entrò in me. Non nascondo che
fece male, un dolore lancinante come tante fitte che ti pervadono
ovunque ma concentrate lì, nel mio ano, ma subito il piacere
provocato da quell'intrusione potente superò ogni dolore, come era
prevedibile. E mi ritrovai a chiedere subito di più.
Sasuke
rispetto a quanfo facevamo sesso quando non era sobrio– quelle
poche volte – era molto più convinto seppur meno violento, però
sentivo che anche lui non stava riuscendo molto a resistere. Ma poi:
a che cosa stavamo resistendo? C'era come un tacito accordo che
dovessimo andar piano,assaporare ogni attimo di noi uniti, perchè
era bello così e così andava bene, dopotutto eravamo insieme come
una volta.
Esattamente come
una volta...
Eppure il
tacito accordo – fortunatamente – cadde in breve, Sasuke cominciò
ad entrare ed uscire da me con forza, a far scorrere il suo cazzo in
me con velocità sostenuta e alimentata dallo stesso scontrarsi dei
nostri bacini nudi.
A vedere ora la scena mentalmente, rivedo i
nostri pantaloni che arrivavano fino a metà ginocchia, e mi sorge
spontaneo il parallelo con i pantaloni dei Sasuke e Naruto
adolescenti, che non avevano quasi mai né il tempo né la
possibilità di spogliarsi del tutto e perciò ci si tirava giù gli
indumenti di ostacolo in fretta e rimanevano lì, a metà gambe. Quei
pantaloni ora mi fanno tenerezza, abbassati a metà gamba, buffi e
goffi ci facevano sembrare.
Eppure ci credevamo i più supereroi
dell'universo, e anche quella sera di metà ottobre fu così.
Ci
ervamo pure completamente dimenticati del gatto, che pure era stato
un elemento essenziale a quella ritrovata armonia tra di noi. Ora so
che se ne stette a dormire da qualche parte su una sedia sotto al
tavolo del salotto per tutta la notte fino all'arrivo dell'alba
quando ci venne a svegliare, ma quella notte me ne dimenticai
completamente.
Fu l'unico testimone del nostro atto sessuale,
l'unico – oltre a Sasuke – che sentì il mio urlo di piacere
allorchè Sasuke mi impalò sul divano, costringendo le mie mani a
stringere talmente forte lo schienale in pelle per farmici appoggiare
che mi si ferirono scivolando sulla pelle lucida.
Fu l'orgasmo più
intenso che ebbi dopo molto tempo, quello che ebbi nella mano di
Sasuke poco dopo che questi era venuto in me.
Non dissi alcunchè,
sorrisi anche se lui non poteva vedermi.
Sentivo i suoi capelli
umidi sulla mia nuca, il suo respiro caldo sul collo e nell'orecchio.
Si era appoggiato a me stremato ed ansimante, ora che tutta la
tensione muscolare era scemata.
Mi sentii invaso per l'ennesima
volta da un'onda di terenezza che mi fece girare leggermente la testa
alla sinistra di modo che potesse cozzare contro quella di Sasuke,
volevo dargli un piccolo buffetto.
Era caldo e sudato il corpo di
Sasuke su di me, era dolce, dolcissimo.
Una
dolcezza che non ho più sentito, forse perchè proveniva da tutta
una serie di piccoli avvenimenti di una giornata fortunata che non
avevamo da tanto perchè tanti altri grandi avvenimenti non l'avevano
permessa.
Mi convinsi solamente del fatto che qualcuno lassù
doveva averci visti e ci stava vedendo e arrossii. Ora sì,
finalmente di nuovo conscio.
« Naruto... » la voce di Sasuke era
sommessa, roca come piaceva a me.
« Che c'è? »
« Non
lasciarmi mai... »
Si spense in un fievole tono, poi il
silenzio.
Continuai ad arrossire per diversi minuti mentre
assaporavo che timbrica avesse la mia felicità.