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Autore: Bidirezione    11/10/2014    4 recensioni
Almeno una volta a settimana si presentava da me sbronzo da morire, ciondolando nel giardino e piombandomi addosso sui primi gradini di casa; avevo preso l'abitudine di lasciare il cancelletto aperto e a volte pure la porta d'ingresso, se per caso mi trovavo impossibilitato a raggiungerlo in tempo.
Non era uno sbronzo felice, Sasuke. O almeno, non quando beveva davvero troppo.

Sasuke si presenta sbronzo quasi ogni sabato notte a casa di Naruto, in questa Raccolta Naruto vi parlerà di questi sabati notte e di altri, dettati dai desideri, capricci, tristezze, dolori ma anche risate e sproloqui di un Sasuke sofferente e ambiguo e assieme forse scopriremo cosa sta dietro a tutto questo dolore, che genere di vita conducano entrambi, che genere di epilogo li attenda.
[NaruSasu, SasuNaru, angst, tragicomico.]
Genere: Angst, Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto
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Buona sera ragassuoli, come state? Qui non mi diverto molto ma...fortuna che riesco a trovare un po' di tempo notturno per scrivere un po'... il mondo è grigio grigio intorno a me ultimamente, anche li? Mah, ho solo bisogno di coccole. >_<. Bè, detto ciò...mi scuso se non ho risposto alle recensioni, prima ero arci convinta di averlo fatto e appena stavo per pubblicare mi rendo conto che no, non l'ho fatto, quindi questa testa quadra - se riesce a sopravvivere alla pesantezza dell'essere di uno studio inutile – risponderà prossimamente ai commenti di questo capitolo. Sperando ce ne e siano e magari anche qualcuno in più? Ma siete tutti timidi/pigri/amorevolmente anonimi come la sottoscritta? XD Avanti! No, dai, non obbligo nessuno. Anzi abbraccio quelle anime pie che seguono/preferiscono/ricordano la fanfic, è molto per me.
In ritardo sul compleanno di Naruto, gli dedico questo aggiornamento che dopotutto, come vedrete, gli dona un bel po' di felicità. Naruto se la merita tutta tutta tutta. E io lo amo. (L) Auguri in ritardo, bakaaa.
Buona lettura, perdonatemi eventuali sviste. A presto, abbraccio.


12 – Sabati notte felici.
Non avrei mai pensato che Sasuke potesse raffigurare l'emblema della tenerezza. Mai.
Nè avrei mai pensato che in tutta la mia vita avrei visto Sasuke in versione vomitevolmente fluff. Sembrava uscito da quelle storie che mi leggevo su un sito internet ogni tanto per passare il tempo, vecchio retaggio di una mia passione adolescenziale; intendo certe storie di genere fluff/sentimentale che ogni tanto mi sparavo per calmare la mia mente vorticosa, magari quando avevo litigato proprio con lui.
Inoltre non avrei mai pensato che dopo tutto ciò che era successo tra noi e tra di noi a furia di sabati notte infernali mi sarebbe stata concessa la gioia di un sorriso ameno. Ameno ma sincero come quello che stavo osservando. Mostruosamente appariscente.
Un altro inaspettato sorriso per un'altro momento positivo concessomi da qualcuno lassù. Mi sembrava anche di sapere da chi proveniva tale regalo divino!
Perchè per me tutto ciò che aveva a che fare con “Sasuke che stava bene” era, ormai, un dono dato da forze più grandi di me, visto che ormai i tentativi di positivizzare la maggior parte delle nostre giornate erano fallaci.
« Miciiiiiini! »
Avete presente quando la duchessa ne “Gli Aristogatti” chiama i suoi gattini che sono stati rapiti dal maggiordomo? Credo che quando urlai quella parola allungando le “I” quanto possibile a toni altissimi fossi risultato praticamente identico a lei. Mi trovi incredibilmente simpatico, e ancora adesso a ripensarci mi diverte la cosa. Così come mi diverte rivedermigli Aristogatti una tantum, come una volta facevo con lui. Era il nostro film preferito.
Mentre aspettavo che Sasuke si voltasse verso di me per urlarmi contro qualcosa mi balenò per la mente l'idea pressante che avremmo potuto davvero, una sera di quelle, vedere gli Aristogatti. Dopotutto erano due lunghissimi anni che non lo facevamo.
Probabilmente avrei dovuto aspettare prima di disturbare Sasuke e il gattino.
Teneva il micio sulle ginocchia e lo accarezzava ripetutamente dietro le orecchie, o gli lisciava il pelo, e il micio in cambio gli donava fusa e pane.
Appena avevo varcato la soglia del salotto, correndo per paura che nel lasso di tempo che avevo lasciato solo Sasuke col micio potesse succedere qualche putiferio tra i due (del tipo che Sasuke graffiasse il gatto o lo lanciasse fuori dalla finestra, o viceversa), mi ero trovato davanti quella scena dolcissima e mi ero immobilizzato vicino alla porta come uno spettatore nascosto.
Sasuke non aveva fatto altro che accarezzare il gatto il quale non aveva fatto altro che fargli fusa, miagolargli e pigiargli le piccole zampe sulla pancia.
Avrei pagato oro per vedere la faccia di Sasuke in quel momento, ma purtroppo ero alle sue spalle.
« Coglione, si stava assopendo. »
Non si voltò, prese il micino che sembrava l'essere più contento del mondo e se lo accomodò meglio sulla pancia piatta. Il micio in risposta gli diede una leccatina sotto a un'ascella.
Sasuke trattenne a stento una risatina, ma io ero sicuro che fosse stato lì per farla, riconoscevo i colpi falsi di tosse dei miei polli.
Mi presentai tutto tronfio davanti a loro, le braccia incrociate.
« Siete tutto a posto? »
Sasuke alzò la testa, finalmente, ad osservarmi. Aveva gli occhi ridotti a due fessure, ma stonavano assai con le guance insolitamente velate di un tocco color porpora.
« Quindi di chi è questo essere puzzolente? »
Fece una smorfia e scosse la testa, appoggiandosi meglio con la schiena allo schienale, per tenere la testa più elevata possibile dal gatto che, a quel movimento, mugugnò qualcosa infastidito.
« Purtroppo i vicini dicono che non è loro né hanno mai visto girare un gatto del genere per la zona... » dissi e cercai di ricordare le parole che mi erano appena state dette da chi abitava vicino a noi.
Una donna di mezza età della casa adiacente alla nostra mi aveva detto che il gattino probabilmente doveva essersi perso da non molto lontano, visto che sembrava in ottime condizioni, ma proprio non aveva idea di chi fossero i proprietari. Probabilmente qualcuno del condominio alla fine della via, qualche nuova coppia, chissà! Naruto aveva ascoltato tutto attentamente, ma non sapeva che pensare, o meglio, che giudizio formulare.
Quando tornato dal lavoro l'avevo trovato a piangere come un pazzo in mezzo al giardino di casa, non ci avevo pensato su un attimo e mi ero fiondato ad accarezzarlo e prenderlo in braccio. E quando nel braccio il gattino rosso aveva cominciato a farmi le fusa, non ci avevo visto più dalla gioia e me l'ero portato dentro tutto felice.
Lo avevo sfamato, dissetato e gli avevo pure pulito un po' il pelo dalla terra e da certi rametti microscopici che ivi si erano impigliati. Dopo aver lasciato il gatto a dormire su di una cesta che gli avevo preparato immediatamente fuori dalla porta di casa, mi ero seduto sul divano stanco morto, e avevo acceso la televisione su di un canale di sport, come sempre dopo una giornata di lavoro, per rilassarmi un attimo; ma quando avevo chiuso gli occhi per addormentarmi, ecco delle urla provenire da fuori, prima deboli poi insistenti e degli strani rumori alla porta. Presi un colpo prima di realizzare che non erano i ladri ma qualcos'altro. Inutilmente avevo quindi sperato che, attendendo mezz'ora, il gatto si quietasse. Più miagolava disperato più tristezza in corpo mi metteva, tanta tristezza che persino il telegiornale sullo sport e sul calcio mi metteva una voglia di piangere assurda. Così mi ero alzato ciabattando e mi ero diretto verso la porta, pronto già a spartire il divano con un micio affamato di coccole e calore...
« Che. Cazzo. Sta. Succedendo. Spiegami. Che è sta roba urlante che stavo per pestare davanti casa tua. Naruto, esigo una spiegazione. Subito! »
...e mi ero ritrovato in faccia il volto ed il sopracciglio alzato di Sasuke.
Più o meno, era andata così.
Ed eccomi ora ad avere a che fare con un gatto ed un Sasuke nuovamente accigliato.
« Cos'è 'sto tono fatalista? » grugnì Sasuke cercando di alzarsi dal divano, scivolando alla sua destra di modo che il gatto si ribaltasse sul cuscino alla sua sinistra, cosa che non avvenne perchè a quanto pare quella piccola palla di pelo era troppo rincoglionita per avere i riflessi di non cadere dal divano, spanciato. « Ma che gatto stupido è poi? » fu il repentino commento di Sasuke che si inginocchiò e lo recuperò, portandoselo al petto.
Osservai rapito quella scena e mi sentii invadere dalla stessa sensazione di dolcezza che mi aveva impregnato pochi minuti prima allorchè avevo varcato la soglia del salotto.
Sospirai di contentezza e « Per oggi resta qui. » dichiarai avvicinandomi a loro.
Sasuke mi fulminò con lo sguardo e stese le braccia per passarmi il gatto. « Tieni, il tuo nuovo Amore. »
Presi il gatto in braccio che subito si aggrappò spaventato ad una mia spalla, roba che mi graffiasse a sangue. Lo restiuii un po' offeso al « nuovo papi » e Sasuke, benchè innervosito e contrariato, riprese il micio con sé e se lo portò appresso in giro per la casa fino alla cucina. E come stava buono quel furbo peloso!
« Quindi stanotte la passa con noi? »
Raggiunsi Sasuke in cucina e strabuzzai gli occhi a vederlo che mi puntava addosso una forchetta. Cercai il gattino con lo sguardo e lo trovai ai suoi piedi, si stava strusciando sulle sue gambe.
« Quindi ceni e dormi da me?! » chiesi subito in un moto di pura contentezza, sentendomi già sorridere a trentadue denti.
Quella era una sorpresa, per me, una gran sorpresa! Quel sabato pomeriggio non lo aspettavo, sapevo che doveva rimanere a casa essendo Itachi in viaggio di lavoro, invece era giunto da me.
Fu come essere invaso da tanti raggi luminosi che mi trapassavano da parte a parte riempiendomi di sensazioni calde.
Era da tanto che non tornavo a casa dal lavoro e mi ritrovavo così felice.
Ricordo che era il 15 ottobre, lo ricordo perchè fu un gran bel ritornare a casa.



Ronfavano uno meglio dell'altro, la luce della tv illuminava i loro musi rilassati e i loro corpi sfatti che io stavo osservando con particolare attenzione attraverso lo schemo del cellulare. Stavo cercando di scattare loro una foto ma quel dannato apparecchio decrepito che mi rirovavo come telefonino non ne voleva sapere di scattarla, continuando ad impallarsi ad ogni mio tentativo.
Era davvero uno spasso poter assistere ad una scena del genere e non volevo assolutamente perdermela! Mi sembrava che la mia fortuna di quel pomeriggio fosse del tutto in ascesa e volevo catturare almeno una prova tangibile del fatto che anche Naruto Uzumaki, ventidueenne con una marea di problemi fuori e dentro di sé, poteva avere delle ore completamente serene.
Di quel 15 ottobre che giungeva al termine ricordo la placidità con cui scorrevano i minuti, come non volessero arrivare alla conclusione di un ciclo di ventiquattro ore per ricominciarne un altro ma volessero restarsene immutati a fare da sfondo ad un'eterna bellezza.
Bellezze eterne erano Sasuke e il gatto abbracciati l'uno all'altro sul divano. Li sentivo miei entrambi, mentre li osservavo, provavo la sensazione appagante di sapere di essere in possesso di cose rare e bellissime. Probabilmente stavo pensando che erano solo miei, quei due – mettevo già dentro nel pensiero il micio, come avrete notato avevo il cuore duro come un cioccolatino al latte e già l'intenzione di non lasciarlo andare via – miei e di nessun'altro.
Il suono proveniente dal televisore alle mie spalle coronava in modo perfetto quei momenti in cui me ne stavo in pura contemplazione, momenti che avevano il gusto di una famiglia che una volta ogni tanto si riunisce sul divano a vedere un programma in tv tutta assieme, nel calore reciproco.
Riconobbi dai suoni quale pezzo del film lo schermo stesse mistrando alle mie spalle, stava per partire il finale degli “Aristogatti”, il mio pezzo preferito del quale ogni volta cantavo la canzone a squarcia gola e ridendo come fossi ancora un bambino di sette anni che vede quella meraviglia di film per la prima volta. Ebbi la tentazione di alzare il volume ma poi mi ricordai che stavo armeggiando con il cellulare e desistetti dall'idea.
Finalmente il vecchio si decise a fare la fottuta foto che rimase per qualche secondi fissa nello schermo a mostrarsi in tutta la sua vena fluff ai miei occhi umidi di contentezza. Mi accertai che la foto fosse salvata e poi misi in tasca il cellulare.
Stavo per risedermi sul divano, con molta delicatezza, quando mi sentii tirare per un braccio e sul divano ci finii catapultato. Mi feci pure male andando a cozzare contro qualcosa di duro.
Scoprii che la cosa dura era una spalla di Sasuke che mi aveva tirato per un polso.
« Si può sapere cosa hai combinato? »
Aveva la voce impastata di sonno e pur sentendo addosso tutta l'aura temibile che Sasuke tentava di mandarmi, non potei fare a meno di sorridere al sentire tale voce assonnata. Nella mia mente le scene fluff continuavano a riempirsi di particolari e credo che stavo per arrivare a un punto in cui mi sarebbe andato in tilt il cervello per i troppi zuccheri mentali, se solo Sasuke non avesse deciso, di lì a pochi secondi, di movimentare un po' la serata su decisamente altre corde.
« Oh ben svegliato! » esclamai e facendo un po' di forza cercai di girarmi per guardarlo in faccia ma Sasuke mi cinse la pancia con un braccio, intrappolandomi addosso a sé.
Il suo corpo era caldissimo.
Mi ritrovai ad appoggiare il gomito su qualcosa di ancora, se possibile, più caldo e guardando con la coda dell'occhio alla mia destra scoprii che si trattava del gatto. Gli avevo appoggiato un gomito sulla pancia, essendo questi ben piazzato da circa dure ore sulle gambe di Sasuke.
« Credi non lo sappia già di mio? »
« Di cosa stai parlando? »
« Hai fatto talmente tanto casino che era impossibile non me ne accorgessi, a cominciare da quando ti sei alzato dal divano come fossi una balena anziché un uomo. »
Il respiro di Sasuke mi stuzzicava l'orecchio facendomi venire dei brividi intensissimi, più parlava e più mi faceva il solletico col suo respiro tiepido sul collo e sull'orecchio. Era un solletico piacevole, che conoscevo. Era una di quelle volte in cui ero particolarmente sensibile ai tocchi di Sasuke.
C'erano delle volte, infatti, in cui mi bastava un semplice bacio a stampo sul collo da parte di Sasuke per partire a dimenarmi per i brividi, preso da un'eccitazione subito fortissima. Succedeva quando ero troppo stanco o quando non ero toccato da lui da un bel po' di tempo.
Erano volte molto pericolose, poiché – se era lucido – Sasuke capiva subito la mia debolezza e cominciava a stuzzicarmi a più non posso.
Erano sempre serate positive, di norma, quelle in cui mi ritrovavo ad essere come una ragazza alle sue prime esperienze
intime con l'altro partner. Le ricordo come tanti colori pastello accostati l'uno all'altro, tempere su un foglio a carta ruvida, macchiati qua e là da qualche pennellata rossa, simbolo – che solo io e lui sapevamo interpretare - di una passione che sarebbe nata presto dalla mia apparente ingenuità e purezza.
« Mpf e sentiamo cosa vorresti farmi adesso che l'hai scoperto? » gli domandai appoggiando una mano sul braccio che mi cingeva la vita. « Hai intenzione di cancellare la foto? A tuo rischio è pericolo...ci vorranno come minimo un altro paio di orette per compiere suddetta operazione... » dissi tutto d'un fiato cercando di darmi un contengo e ridacchiai.
Presi istintivamente ad accarezzare il braccio di Sasuke, disegnando tante piccole forme passando il dito sul tessuto nero della sua maglietta a maniche lunghe nere. Era un tipo di maglia che gli donava parecchio, stendendosi morbida sul suo busto scolpito, dando l'idea di comodità e freschezza assieme. Adoravo quando la indossava, mi rendeva fiero della sua bellezza.
A pensarci adesso, capisco che ero talmente tanto
innamorato da avere dei capi di abbigliamento suoi preferiti, da conoscere a memoria ogni suo abbinamento e vestito, da ricordare a memoria ogni singola sensazione data alle mie mani da ogni singolo tessuto da lui portato addosso.
E' una cosa che a dire il vero ho ancora adesso, questa di fare molto caso agli indumenti di chi amo. L'ho sempre avuta, è come un tratto della mia personalità. Ai giorni d'oggi ad esempio conosco a memoria ogni tutina di mio
nipote, e so di preciso – già al tatto – se sta indossando quella che gli ho regalato io. Ma... Ma tale osservazione c'entra poco con quel 15 ottobre che sto ricordando, quanto so divagare! Perciò ritorno diligentemente con la mente a ciò che accadde nei momenti immediatamente successivi alla mia risposta a tono forzatamente contenuto, altrimenti rischierei di dirvi cose che forse farebbero perdere il filo del racconto non solo a me, ma anche a voi; ammesso che un filo esista. (Mi è stato però detto che non importa se non seguo un filo logico, basta racconti, tutto, devi raccontare tutto – mi è stato continuamente ripetuto da chi mi ha seguito la testa per un paio di anni e io non me la sono mai sentita di non seguire ciecamente quel consiglio. Stavo troppo male.)
« Ti voglio fare del male, ovvio. » soffiò Sasuke nel mio orecchio, morse la cartilagine e io scoppiai in un urlo di dolore che fece sobbalzare e scendere il gatto dalle gambe di Sasuke.
« Cattivo l'hai fatto scendere! » esclmai guardando gli occhi luminosi nel semibuio del gatto che ora se ne stava davanti a noi sul tavolino che di solito funzionava da appoggiapiedi di fronte al divano.
« Era ora, ..così ho
libertà di movimento. »
Sasuke mi immobilizzò entrambe le mani stringendole sotto ad una delle sue contro alla mia pancia, con l'unica sua mano libera cominciò a scendere verso la cintura dei pantaloni.
Sapevo benissimo dove voleva andare a parare, provai a dimenarmi ma davvero non avevo voglia di resistere. Neanche giocare a resistergli mi allettava quella sera in cui avevo unicamente voglia di entrare definitivamente in possesso della mia rinnovata luce, ergo il mio migliore amico, il mio amante, tutto. Entravo definitivamente in possesso di lui tramite la sua possessione di me.
Suona molto come un concetto filosofico e contorto, ma a conti fatti fu molto semplice. Volevo che lui entrasse in me quella notte e volevo che il mio corpo lo facesse godere come non mai, così mi sarei sentito appagato assieme a lui, avrei sentito che quell'atto di sottomissione non sarebbe stato che bellissimo, puro nella sua palese volgarità ai più, una possessione non macchiata dalle scure tinte della non lucidità.
Sasuke non aveva toccato alcool. A cena avevamo bevuto mezza cocacola in due. Ammetto di essere stato attento a non tirare fuori dal frigo il vino secco che mi aveva lasciato Jiraya da un suo viaggio in Italia pochi giorni addietro, prima di ripartire per la Francia. (Vero vino Italiano! - aveva detto – dall'estremo oriente dell'Italia!)
Non lo avrei mai fatto provare a Sasuke, avevo paura.
« Cazzo fai? » dissi ma chiusi gli occhi quando la mano di Sasuke si insinuò sotto alle mie mutande, resistendo alla pressione che l'elastico dei pantaloni faceva su di essa. Aveva le dita fredde.
Quelle dita trovarono il mio cazzo giù duro come il marmo del pavimento su cui poggiavamo i piedi.
Sasuke mugunò nel mio orecchio, prima di darmi un bacio sul collo, vicino alla mascella. Non capii cosa disse, ma suonò come una risata soffusa mischiata a qualche quadrisillabo del tipo “sapevo”.
Sorrisi, anche se lui non poteva vedermi.
« Coccolo un certo micio, no? »
Mamma, papà, ma me li fate apposta questi scherzi? Farmi piombare in una situazione tipica del me adolescente... io una scena così l'ho già vissuta sette anni fa!! Vedere un film sul divano con Sasuke, il sabato sera; Sasuke che si addormenta, io che lo fisso, lui che mi blocca a sé, io che mi dimeno, inutilmente. Lui che mi vuole, ribollendo di eccitamento almeno quanto me. Un televisore che non ha più niente da dire, il placido buio attorno a noi, un buio che da sicurezza perchè siamo uno attaccato all'altro, caldi e infuocati. Mamma, papà, ma non vi vergognate un po' ogni tanto? Chi è stato a voler ciò, tu mamma? Non è che poi spifferate tutto al nonno? Quella volta, sette anni fa, c'è mancato poco che lo scoprisse! Papà, ma non ti vergogni di cosa mi sta facendo Sasuke? Ma poi, mi chiedo cosa mai vi stia dicendo, non mi vergogno? Mamma, papà, mi sentite? Sono felice, mi sentite? Mamma, papà?
Cominciò con movimenti lenti, il mio cazzo nel suo palmo. Su e giù, sotto alle mutande, la sua mano avvolgente il mio cazzo.
Ero perso in me quando sentii che Sasuke velocizzò la velocità, lo capii dai miei muscoli tesi e dal suo respirare affannato, dal fatto che stavo stringendo le unghie contro alla pancia, inficcandole quasi nella pelle, sotto alla sua mano che le teneva bloccate.
Mi risvegliai dal torpore in cui ero piombato, avevo un “mamma” tra le labbra, forse pure vi uscì, e Sasuke lo sentì. Non so, non lo saprò mai.
Fu un'esperienza strana, definirei mistica anche se...di esperienze così, all'epoca, ne avevo tante. Ne avevo sempre avute, tanto che anni prima mi ero convinto di possedere il famoso sesto senso, di essere particolarmente
sensibile, di poter davvero reputarmi poteri soprannaturali. Ora ero cresciuto ma...quei momenti mistici rimanevano, un po' come certe domeniche mattine mistiche con Sasuke che forse, accanto a me sul letto, aveva raggiunto il nirvana.
Quando aprii gli occhi mi ritrovai lo schermo del televisore illuminato senza la minima immagine in sovraimpressione, ero sommerso in una luce elettrica eppure buio.
Il cuore batteva forte in petto, sembrava volesse uscire e farsi due corse in giro per il salotto e invece rimaneva lì a martellarmi nelle orecchie.
« Non ce la fai più vero? »
Ero al culmine, annuii.
Non mi lasciò venire, smise di masturbarmi di colpo e lasciò andare la presa che mi attanagliava la pancia.
« Bastardo... » mormorai a voce roca, e mi alzai di scatto dal divano. Presi per un polso Sasuke e lo costrinsi a fare altrettanto. « Avanti, continua a divertirti un po'. » aggiunsi e mi piegai in avanti appoggiando le mani allo schienale del divano, lasciando andare il peso del corpo su di esso.
Sasuke aderì col proprio corpo al mio, da dietro. Sentii il suo cazzo da sotto i suoi pantaloni premere tra le mie natiche.
Il tessuto non era mai stato tanto fastidioso, ironia della sorte. Andava tolto di mezzo, volevo sentire il suo membro caldo tra le natiche, strusciarsi e poi entrare, anche di colpo. Non mi importava del male.
A ripensarci ora, credo di esser stato davvero un pervertito in quei miei pensieri. Ma forse mi fa pensare ciò il senno di poi. Incredibile come in quel presente io fossi completamente avulso da ogni pensiero in merito all'atto che compivo. Non ci facevo caso se mi piegavo a novanta per farmi penetrare a secco dal mio uomo, se lo lasciavo chinarsi su di me e prendermi il cazzo nella stessa mano che l'aveva fatto godere pochi istanti prima, se continuava a strusciare quel suo grosso membro tra le mie natiche, facendo tentativi poco convinti di provare ad addentrarsi nella mia carne.
Facevo caso solamente alle sensazioni che mi arrivavano e che davano.
Nella bieca luce di una televione che non ha più alcunchè da dire io fremevo di eccitamento nell'attesa che si compisse la nostra unione.
Non parlammo più, ma era nostra abitudine, specie nel passato. Ci scambiammo solamente due battute, quella notte prima di dormire, ma successe dopo, successe quando, ormai io ero venuto da un bel pezzo macchiando il divano e la mano di Sasuke. E Sasuke era venuto in me, macchiandomi fino alle gambe.
Finalmente Sasuke entrò in me. Non nascondo che fece male, un dolore lancinante come tante fitte che ti pervadono ovunque ma concentrate lì, nel mio ano, ma subito il piacere provocato da quell'intrusione potente superò ogni dolore, come era prevedibile. E mi ritrovai a chiedere subito di più.
Sasuke rispetto a quanfo facevamo sesso quando non era sobrio– quelle poche volte – era molto più convinto seppur meno violento, però sentivo che anche lui non stava riuscendo molto a resistere. Ma poi: a che cosa stavamo resistendo? C'era come un tacito accordo che dovessimo andar piano,assaporare ogni attimo di noi uniti, perchè era bello così e così andava bene, dopotutto eravamo insieme come una volta.
Esattamente come una volta...
Eppure il tacito accordo – fortunatamente – cadde in breve, Sasuke cominciò ad entrare ed uscire da me con forza, a far scorrere il suo cazzo in me con velocità sostenuta e alimentata dallo stesso scontrarsi dei nostri bacini nudi.
A vedere ora la scena mentalmente, rivedo i nostri pantaloni che arrivavano fino a metà ginocchia, e mi sorge spontaneo il parallelo con i pantaloni dei Sasuke e Naruto adolescenti, che non avevano quasi mai né il tempo né la possibilità di spogliarsi del tutto e perciò ci si tirava giù gli indumenti di ostacolo in fretta e rimanevano lì, a metà gambe. Quei pantaloni ora mi fanno tenerezza, abbassati a metà gamba, buffi e goffi ci facevano sembrare.
Eppure ci credevamo i più supereroi dell'universo, e anche quella sera di metà ottobre fu così.
Ci ervamo pure completamente dimenticati del gatto, che pure era stato un elemento essenziale a quella ritrovata armonia tra di noi. Ora so che se ne stette a dormire da qualche parte su una sedia sotto al tavolo del salotto per tutta la notte fino all'arrivo dell'alba quando ci venne a svegliare, ma quella notte me ne dimenticai completamente.
Fu l'unico testimone del nostro atto sessuale, l'unico – oltre a Sasuke – che sentì il mio urlo di piacere allorchè Sasuke mi impalò sul divano, costringendo le mie mani a stringere talmente forte lo schienale in pelle per farmici appoggiare che mi si ferirono scivolando sulla pelle lucida.
Fu l'orgasmo più intenso che ebbi dopo molto tempo, quello che ebbi nella mano di Sasuke poco dopo che questi era venuto in me.
Non dissi alcunchè, sorrisi anche se lui non poteva vedermi.
Sentivo i suoi capelli umidi sulla mia nuca, il suo respiro caldo sul collo e nell'orecchio. Si era appoggiato a me stremato ed ansimante, ora che tutta la tensione muscolare era scemata.
Mi sentii invaso per l'ennesima volta da un'onda di terenezza che mi fece girare leggermente la testa alla sinistra di modo che potesse cozzare contro quella di Sasuke, volevo dargli un piccolo buffetto.
Era caldo e sudato il corpo di Sasuke su di me, era dolce,
dolcissimo.
Una dolcezza che non ho più sentito, forse perchè proveniva da tutta una serie di piccoli avvenimenti di una giornata fortunata che non avevamo da tanto perchè tanti altri grandi avvenimenti non l'avevano permessa.
Mi convinsi solamente del fatto che qualcuno lassù doveva averci visti e ci stava vedendo e arrossii. Ora sì, finalmente di nuovo conscio.
« Naruto... » la voce di Sasuke era sommessa, roca come piaceva a me.
« Che c'è? »
« Non lasciarmi mai... »
Si spense in un fievole tono, poi il silenzio.
Continuai ad arrossire per diversi minuti mentre assaporavo che timbrica avesse la mia felicità.




   
 
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