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Autore: BDiz Ishida Histugaya    12/10/2014    1 recensioni
Una storia su alcuni membri di Corvonero puramente sperimentale. I dettagli sono descritti alla fine della storia.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Una giornata di novembre fredda e grigia era quella di Percy.

Dalla torre di astronomia si vedevano cadere di già fiocchi di neve.

Le lezioni in quel periodo era diventate molto meno interessanti, spiegavano cose che sapeva.

Non c’erano molti compiti e i corridoi erano sempre pieni di gente che non poteva evitare.

Le giornate si facevano sempre più caotiche con l’avvicinarsi delle vacanze natalizie.

Tutto questo irritava particolarmente Percy che doveva farsi spazio tra studenti eccitati.

Sarebbe sempre peggiorata quella situazione fino a Gennaio e questo lo sapeva bene.

Il suo gufetto intanto stava facendo un volo in torno alla torre godendosi la neve.

Anche lui cercava costante la solitudine perché nella guferia troppi dei suoi simili lo schernivano.

Certo che per un gufo di quella piccola stazza non doveva essere facile convivere con gli altri.

I due eremiti sembravano fatti l’uno per l’altro, entrambi emarginati e schivi di natura.

Insomma, in quel periodo le cose non stavano andando molto bene.

Solo nella torre si trovava un po’ di pace dal putiferio che imperversava nelle sale.

Ma i corsi extrascolastici erano un problema, tante volte quelli del quinto anno usavano il telescopio.

Questo implicava il suo spostamento verso la biblioteca piena zeppa di studenti.

Però c’era qualcosa di strano in una ragazzina del quinto anno, Tea.

Usava il telescopio sempre per ultima e quando Percy ritornava alla torre lei era ancora lì.

Non lo degnava di uno sguardo ma sembrava quasi che lo analizzasse.

Stava più di mezz’ora a studiare le lenti di cristallo mentre Percy studiava Aritmanzia.

Veramente bizzarra quella ragazzina, aveva uno sguardo a dir poco fulminante e penetrante.

Quando lo guardava di sfuggita sembrava quasi che gli stesse leggendo nel pensiero.

Tutto ciò dava fastidio a Percy che si portava il suo libro alla faccia per tutto il tempo.

In compenso non lo derideva come tutti gli altri.

Non sembrava nemmeno intimorita dalla sua presenza di lancia maledizioni tredicenne.

La storia del Crucio che aveva lanciato ad un Tassorosso impauriva tutti tranne lei.

Mai vista una tipa simile pensò Percy.

In un certo senso gli ricordava la sorella defunta qualche anno prima.

Anche lei spiccia di poche pretese e un po’arrogante.

Il suo gufetto tornò e si rintanò nella tasca della divisa al calduccio.

Finito il capitolo di erbologia, il ragazzo sfilò dalla borsa il suo vecchio libro.

“Le dieci storie più spaventose di Hogwards” lesse dal titolo sbiadito.

“Primo Capitolo: La statua spacca teste” uno dei suoi preferiti.

Stette lì a leggersi tutto il libricino e arrivò finalmente alla fine.

Percy aprì sull’ultima pagina e segnò un trattino vicino a molti altri.

Questo serviva a numerare quante volte aveva letto quella storia.

“Con questo siamo a 163 volte contando da questa estate fino a oggi” disse al gufo.

Di solito ogni anno superava il numero di letture dell’anno precedente.

Faceva così da più di cinque anni, da quando è morta la sorella.

Si trattava infatti del regalo che lei gli aveva fatto per il suo settimo compleanno.

Dopo qualche mese lei morì a causa di una pozione esplosa fatta da un Tassorosso nella sua borsa.

Esso si giustificò dicendo che si trattava di un normalissimo scherzo.

Ma qualche anno dopo fu colpito da un crucio da Percy.

Non ci fu alcun danno permanente ma cambiò scuola e non si fece più vivo.

Il dodicenne aveva già imparato da solo tutte le maledizioni senza perdono per vendicarsi.

Avrebbe volentieri continuato a colpirlo se non fosse intervenuto di persona Silente.

Ovviamente tutti lo considerarono un mostro dopo quello che aveva fatto.

Tutto a un tratto qualcuno salì al punto di osservazione.

Si trattava di Tea che, curiosa di conoscere meglio Percy, si era diretta alla torre.

Il ragazzo sorpreso e anche un po’ seccato di vederla si alzò di scatto e le si avvicinò.

“Oggi non ci sono i corsi extrascolastici, cosa ci fai qui?” chiese secco.

“Be, neanche tu dovresti essere qui, ho visto la porta aperta e sono salita per farti un saluto.”.

Leggermente scossò da quella affermazione ritornò al suo posto a rileggere il libro.

Ma Tea gli si sedette accanto. “è proprio bello qua! Non mi stupisco che tu ci venga così spesso”.

Percy cercò di ignorarla affondando la sua faccia nel “Capitolo Secondo: Le grida nei sotterranei”.

Inaspettatamente il piccolo gufo nella tasca uscì e volò intorno alla ragazza.

“Bello il tuo gufetto, come si chiama?” chiese Tea.

Nessuna risposta. Il ragazzo cercava in tutti i modi di concentrarsi sul suo capitolo.

“Senti, tranquillo non ti voglio prendere in giro o giudicare per quello che hai fatto, detesto i bulli”

Ancora nessuna risposta.

“Comunque ho sentito che ti piacciono molto Aritmanzia e Pozioni!” disse entusiasta Tea.

Silenzio più assoluto. “Anche io e una mia amica amiamo le Pozioni, ne stiamo preparando una”.

Percy pensò che al massimo avessero preparato una pozione scacciabrufoli.

“La Pozione Polisucco” disse con ancora più entusiasmo Tea.

Per un pelo Percy non cadde giù dalla torre dalla sorpresa, non aveva mai visto fare quella pozione.

Anche il suo gufo parve stupito tanto che si rintanò subito nella tasca del compagno.

“è uno scherzo?!” domandò scettico Percy, sapeva bene che quell’infuso era molto difficile da fare.

“No, se vuoi puoi vederlo! Abbiamo quasi terminato la prima parte.”.

Percy aveva sempre desiderato preparare una pozione del genere ma non aveva gli ingredienti giusti.

“Dove avete preso tutto il necessario?” domandò ancora più scettico Percy.

“In verità, ce lo ha dato tuo fratello e mi ha chiesto anche se potevo invitarti a farla.”.

Non sembrava che mentisse e suo fratello poteva benissimo fatto tutto ciò.

“Allora, vuoi venire si o no?” chiese Tea stufa del momento di decisione del ragazzo.

“No, grazie comunque dell’invito ma voglio prepararla da solo quella pozione, niente aiuti” rispose.

“Fa come vuoi” disse un po’ seccata Tea superando le inferiate e dirigendosi verso la porta.

Nel frattempo il ragazzo riprese a leggere il suo piccolo libricino.

Non voleva ad aver a che fare con nessuno, gli altri sono solo impicci che complicano le cose pensò.

La neve si era fatta molto più fitta e ormai il paesaggio non si distingueva più dalla neve.

Dopo aver riletto il libro altre tre volte decise di buttarsi in biblioteca a cercare qualcosa da leggere.

Scese le scale e andò in biblioteca superando i ragazzi che infestavano il corridoio.

Cercò un tavolino solitario dove leggersi un bel trattato di Aritmanzia.

Trovato, cercò quello che desiderava ma purtroppo conosceva già tutti i libri.

Un vero strazio, niente che non conoscesse già.

Sprofondò in una sedia sconsolato per la tremenda giornata passata.

Passando lo sguardo sulle librerie scorse però una porta nuova.

Credeva che fosse nuova, infatti c’era sempre stata.

Era lercia e consumata con una maniglia arrugginita che la teneva chiusa.

Il ragazzo incuriosito vi si avvicinò e presto l’aprì superando tutte le maledizioni di protezione.

Cercando di non attirare l’attenzione entrò e richiuse dietro sé la porta.

La stanza era completamente buia e le tende erano abbassate.

“Lumus” bisbigliò Percy e la punta della bacchetta che aveva in mano si illuminò di colpo.

Ora riusciva a intravedere un cartello con su scritto “Reparto proibito”.

Aveva già sentito nominare quel posto prima, c’erano state delle incursioni di studenti lì.

Una nebbia di mistero aveva da sempre alleggiato in quel posto, magia nera si nascondeva.

Certo che niente superava le maledizione senza perdono che lo studente conosceva già.

Comunque incuriosito iniziò ad analizzare ogni singolo volume, uno ad uno.

Finalmente pane per i suoi denti! Incantesimi e pozioni mai viste, Creature del tutto nuove!

Solo grazie ai primi due volumi letti quel reparto aveva conquistato l’attenzione di Percy.

Imparò a memoria immediatamente il volume “Le creature nascoste” e “Pozioni maledette”.

Rilesse avidamente dieci volte “Incantesimi macabri” e “Strumenti di astrologia antica”.

Non esitò a conoscere le stupende informazioni di “Storia della Magia Nera”.

Stette lì parecchie ore a leggere con il suo piccolo gufo che lo guardava divertito.

Finiti i primi cinque scaffali trovò un libro di color verde marcio, rovinato e senza titolo.

Lo aprì e incominciò a leggere il primo capitolo “Esercizi base per diventare Animagus”.

Questo si che lo interessò davvero tanto.

I professori spiegavano alla perfezione cosa fossero (maghi capaci di trasformarsi in animali).

La definizione ormai la conosceva a memoria ma non si spiegava come diventare così.

Ovviamente per non far registrare un migliaio di Animagus agli Uffici della magia da controllare.

Lesse attento anche quello e constatò presto che diventare Animagus non era di certo facile.

In quel momento sentì suonare le otto in punto, voleva dire che aveva saltato il banchetto.

Mise il libro nella borsa e uscì dal Reparto Proibito.

Sgattaiolò di soppiatto dalla biblioteca.

Andò in Sala Comune, per fortuna nessuno si era accorto della sua assenza.

Stava per andare nel dormitorio quando una voce di fianco a lui lo prese alla sprovvista.

“Dove sei stato? Di solito non perdi il banchetto.” commentò Tea seduta su di una poltrona.

Non rispose e cominciò a salire le scale quando la ragazza lo fermò di nuovo.

“Oggi sei stato al quanto maleducato” disse tranquillamente Tea che ora era dietro di lui.

“Spero che non ti comporterai così anche domani altrimenti non finirai bene” continuò.

“Smettila Tea, così lo intimidisci troppo!” esclamò una vocina vicino alla ragazza.

Era una ragazzina minuta e alta quanto la compagnia.

Capelli castani lisci legati in due trecce che le scendevano sulle spalle.

Occhi verde smeraldo costellati da una miriade di lentiggini.

Vestiva ancora come Percy la divisa di Hogwards.

“Piacere di conoscerti, sono Lisa e sono del tuo stesso anno, probabilmente non mi avrai notata”.

Percy le rivolse uno sguardo interrogativo a Tea.

“Questa è l’amica di cui ti parlavo l’altra volta” disse la ragazza a lui.

Saputo chi fosse, Percy girò i tacchi e si rifugiò nel dormitorio.

Aveva cose ben più importanti di conoscere altre persone che gli avrebbero provocato solo problemi.

Prese il libro di Anumagus dalla borsa e nascosto dalle tende del suo letto incominciò a rileggerlo.

Forse la giornata non era andata completamente male.

  
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