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Autore: xxhorans__    12/10/2014    7 recensioni
‘’Tu sei Elise vero?’’ Ed ella pensò che il suo nome sussurrato da quella voce e detto dalle sue labbra fosse migliore, Elise pensò e seppe che lei stessa era migliore se solo fosse stata accanto a lui.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per qualche anno Amber aveva preso sempre lo stesso autobus per raggiungere la sua scuola parecchio distante da casa sua. Ogni mattina faceva finta di nulla metteva le cuffie e sprofondava nel suo mondo, il mondo della musica, dove sentiva ogni strumento unirsi agli altri, la batteria fondersi con la chitarra elettrica e le sembrava che ci fosse solo quello e un ragazzo, lo stesso ragazzo che vedeva ogni giorno, non ci aveva mai parlato, ma lui le aveva rivolto una parola, una volta, quando l’autobus aveva fatto una frenata brusca Lui le acciaccò un piede, le chiese scusa, ma Amber non ebbe il coraggio di rispondere, lo guardò per un momento, fissò i suoi occhi verdi e le sembrò quasi un insulto farli incontrare con i suoi occhi neri, le sembrava come inquinare il mare con del petrolio, avrebbe ucciso tutto quello che vi abitava; ma con lei non successe così  lei non uccise quello che c’era negli occhi di lui, fu il contrario, lui eliminò tutte le sue insicurezze, era come se purificasse ogni suo gesto, come se uccidesse tutti i suoi demoni, come se combattesse  le sue battaglie, ma quella fu l’unica volta che le parlò. Lei sapeva bene chi lui fosse, lo sapeva perché ascoltava attentamente ogni suo discorso con i suoi amici, sapeva che si chiamava Ian andava alla sua stessa scuola, ad ogni ricreazione sgattaiolava senza dire nulla a nessuno all’altra ala della scuola solo per riuscire ad intravedere i suoi ricci, solo per sentire la sua risata per qualche battuta detta dai suoi amici, quando riusciva a scorgerlo tra la massa di studenti le lezioni dopo le passava a ricordare ogni suo particolare, cercava in ogni modo di sentirsi più vicina a lui.
Ogni mattina gli lanciava sguardi furtivi cercando di non farsi beccare cercava di fare l’indifferente, ma quel ragazzo aveva qualcosa di dannatamente bello che le faceva girare la testa e battere il cuore.
Amber una mattina come le altre salendo sull’autobus notò per terra un piccolo diario nero, eran di quelli che si usavano per scrivere i compiti, lo strinse tra le mani, ma quando vide a chi appartenesse si sentì come se tutto avesse cominciato a girare.
In una scrittura disordinata con una penna blu sull’angolo della prima pagina c’era scritto il suo nome. Lo nascose dentro il suo zaino rovinato, gliela aveva regalato il padre per il suo quindicesimo compleanno e da lì non ne aveva mai voluto comprare un altro, le scritte con i pennarelli delle sue amiche macchiavano la stoffa azzurra ,dei piccoli buchi lasciavano intravedere il colore bianco dei suoi libri di scuola, ma a lei piaceva il suo zaino pieno di ricordi e sofferenza di quella che secondo lei era una tortura giornaliera. L’unica cosa che le piaceva della scuola era vedere quel ragazzo ogni mattina, quando non lo riusciva a vedere  per le numerose persone sul mezzo pubblico le rendeva difficile vederlo, o perché avesse deciso di non andare a scuola, la giornata prendeva una brutta piega per Amber, tutto di conseguenza andava storto, le interrogazioni,i compiti,  non riusciva a concentrarsi su nulla, riusciva solo a pensare a quanto quel ragazzo le mancasse, le mancava ogni momento, amava vedere ogni suo movimento, i muscoli tesi dell’avambraccio ogni volta che tirava la sua cartella sulle spalle, il modo in cui le fossette scavavano il suo volto ad ogni suo sorriso. Amber trovava che la risata di Ian fosse cristallina quasi come se fosse la sua canzone preferita, amava anche la sua voce aveva quel qualcosa di così rassicurante che ogni volta che la sentiva si sentiva più coraggiosa, lui era per lei una sorta di forza, più si allontanava dalla sua vista più Amber si sentiva vulnerabile, avrebbe dato tutto per poter parlare con Ian,avrebbe voluto essere come quelle ragazze che erano sicure di loro stesse e che avrebbero parlato con Ian se solo gli fosse interessato. Quando tornò a casa dopo quella che, forse, fu la giornata più stancante di tutta la settimana senza nemmeno guardare il piatto di pasta, ormai scotta, che la madre le aveva cucinato si gettò sul letto prendendo tra le mani il piccolo diario nero, che apparteneva al ragazzo più bello che Amber avesse mai visto.
Sfogliandolo scoprì che il suo compleanno era il tre Febbraio, ogni pagina era qualcosa in più su di lui, era come se quel piccolo oggetto che aveva tra le mani fosse una piccola parte di quel ragazzo, e per quanto Amber lo volesse tenere sapeva che bisognava darlo al suo legittimo proprietario. Ma pensò nella sua testa disordinate e piena di pensieri che si vergognava troppo, lui era uno dei ragazzi più belli che avesse mai visto e lei era… lei, si sentiva invisibile sotto lo sguardo di tutti, era come se per il mondo fosse stata l’ennesima ragazza monotona, gli stessi jeans, le stesse magliette, nulla che la distaccasse dalla società in cui viveva. Decise che l’indomani avrebbe lasciato il piccolo diario nero su un sedile dell’autobus in modo che Harry lo trovasse.
L’indomani  si sentiva un fascio di nervi, camminò verso l’autobus sperando che Lui non ci fosse, ma Ian c’era, era seduto sul fondo del veicolo mentre leggeva un libro, oggi era da solo, non c’erano i suoi amici, era in piena solitudine, e sembrava immerso nelle pagine di quel libro, Amber sapeva che romanzo fosse quello, lo aveva letto tante di quelle volte che le sembrava strano che Ian leggesse quel tipo di racconti classici, la copertina era rovinata,era la copia tascabile, lo sapeva perché qualche volta gli occhi verdi di lui si assottigliavano cercando di leggere le parole, Amber lo rimase a fissare per tanto tempo, più lui si immergeva nel libro più lei si immergeva in lui, la pelle scottava sotto il cappotto e anche se a Londra facesse freddo lei si sentiva rovente, era come se Ian la riuscisse a riscaldare. Amber non fece in tempo a spostare gli occhi in tempo, lui aveva visto il suo sguardo, aveva chiuso il libro e si era incamminato verso di lei, la sua copia tascabile era stata messa nello zaino sulle sue grandi spalle, il cappotto grigio circondava perfettamente il suo corpo, era bellissimo, i suoi occhi, le sue mani, tutto di lui. Amber si rese conto di averlo vicino, più di quanto lo avesse mai avuto, si sentiva come se il mondo avesse smesso di girare, inchiodò i suoi occhi in quelli del riccio che non distaccò lo sguardo anzi, ogni secondo che passava si sentivano entrambi legati all’altro, non sentivano le persone che parlavano, non sentivano il rumore delle macchina, Amber ascoltava il suo cuore battere all’impazzata tanto che pensava che Lui avesse potuto sentirlo, Ian invece, sentiva le scosse che lei gli mandava, era bellissima, era semplicemente bellissima. Lui era abituato alla ragazze con tacchi, minigonne e capelli perfettamente piastrati, lei era diversa, i capelli corvini erano legati un una coda disordinata, gli venne l’istinto da sistemarle i capelli dietro l’orecchio ma si trattenne, i suoi occhi erano contornati da una matita bianca, il naso era piccolo, e le labbra carnose senza alcun rossetto. La stava esaminando in ogni suo piccolo particolare, e non le trovò nemmeno un difetto.
Amber teneva il piccolo diario di Ian tra le mani, poco dopo lui lo prese dalle sue mani e sorrise, poi finalmente parlo.
‘’Tu sei Amber vero?’’ Ed ella pensò che il suo nome sussurrato da quella voce e detto dalle sue labbra fosse migliore, Amber pensò e seppe che lei stessa era migliore se solo fosse stata accanto a lui.
 
 
 
  
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