Stringimi forte
Quando la porta si chiuse dietro di
lui, rimasi immersa nel più totale silenzio; la stanza sembrava essersi svuotata
tutta d’un tratto intorno a me, come se tutto fosse uscito insieme a quel
ragazzino dai capelli azzurri… Eppure era venuto lì come ogni volta, era
arrivato con il suo solito sguardo da porno divo, ed aveva fatto ciò che faceva
ogni notte… Eppure oggi mi aveva stupita… non so come mai… ero abituata ormai al
fatto che Shin fosse un così bravo amante, non ostante la sua età, infondo per
una come me, che per allietare una serata vuota chiamava un ragazzino per farsi
scopare, il fatto che Shin avesse solo 15 anni era irrilevante… Eppure… quella
sera me ne era importato… per la prima volta, io, mi ero sentita un verme…
Caddi seduta sul letto, come se
ogni forza vitale mi fosse scemata via d’improvviso, ed iniziai ad ascoltare
quell’assordante silenzio che dominava sovrano nella mia stanza, rotto solo dal
leggero ticchettio della sveglia, che ormai segnava le quattro… Mi venne da
pensare a dove fosse andato a quell’ora… forse da un'altra donna… infondo era il
suo lavoro… ma allora, perché solo ora sentivo di non mandare giù quello che
sembrava un rospo troppo amaro da digerire? Iniziai a sentire freddo… Iniziai a
tremare… era così terribile pensare a quello che avevo fatto per mesi, ormai,
aver abusato così di un ragazzino ingenuo, averlo pagato per fare cose di cui
nemmeno dovrebbe conoscere l’esistenza a quell’età… e mi ero anche divertita…
Già, divertita, solo quello però… perché il mio era sempre stato mero
divertimento, come se Shin fosse stato un giocattolo da tirare fuori quando ne
avessi bisogno… Ma perché solo adesso avevo quei pensieri? Non potevo pensarci
prima di trasformarmi in un mostro orribile? Forse, erano stati i suoi occhi, a
toccarmi…
Erano ormai parecchie notti che
sentivo il bramoso desiderio di averlo accanto, ed ogni volta che c’era mi
sentivo felice, soddisfatta, al caldo… ma erano anche parecchie notti che, una
volta che allungavo la mano per pagarlo, Shin abbassava i suoi meravigliosi
occhi puerili, e se andava come un cane bastonato, come se sentisse il peso di
tutte quelle notti in cui era stato sfruttato da quelle come me… Sta notte non
era stato diverso… ed anche se con infinita non curanza aveva preso quei soldi
dalla mia mano e aveva sussurrato un suo solito “ci vediamo”, avevo potuto
scorgere i suoi occhi velati dall’amara malinconia di chi capisce di essere
stato sfruttato, sfruttato e basta, e quando quella porta mi aveva strappato la
vista delle sue spalle che si allontanavano da me, io mi ero sentita vuota…
E lì capii cosa fosse la
solitudine… capii di essere sola… non c’entrava il fatto che mi trovassi in una
stanza, al buio, senza nessuno accanto, mi sarei sentita così anche se mi fossi
trovata ad una festa o comunque in mezzo a molta gente… no, io ero sola perché
lui non c’era… ero sola perché Shin non era accanto a me… perché la persona di
cui… di cui mi ero innamorata non c’era! Che ironia… mi ero innamorata del
ragazzino che pagavo per portar misi a letto, e non ostante sentissi quel
sentimento crescente dentro di me avevo continuato a trattarlo come una puttana
qualunque! Caddi curva sotto il peso della mia stessa vergogna, e mentre i fari
delle auto che distratte passavano sotto la mia finestra curiosavano nella mia
stanza, ascoltavo i miei singhiozzi repressi squarciare quel silenzio troppo
pesante, troppo vuoto della sua voce puerile che sapeva di gioventù e strappata
innocenza; quella sua voce che sapeva impostare in modo così sensuale, quei suoi
occhi che avevano il potere di piegarmi ad ogni suo volere, quando ero io a
chiedergli cosa fare, quelle sue dita sottili e leggere che mi passavano sulla
pelle lasciandomi in balia di milioni di brividi, lasciandomi esplodere in
gemiti di piacere, tutto di lui mi mancava atrocemente… ma ciò che più mi faceva
stare male era il fatto di averlo trattato come uno straccio, come un qualunque
cazzo di giocattolo! Mi facevo schifo, provavo vergogna per me stessa, cercavo
di impormi che non l’avrei più chiamato, ma arrivata a quel punto non potevo più
fare a meno di vederlo… Piangevo come una bambina, reprimendo, più dei
singhiozzi, quelle parole che volevano uscire dalla mia bocca, quelle due uniche
parole che non potevo lasciar disperdere nell’aria così, doveva essere solo lui
a sentirle… bruciavano nella mia gola, spingevano per uscire fuori, ed
esplodevano nei singhiozzi che riempivano quel silenzio che tanto odiavo, ma non
facevano altro che aggiungersi alla torre creatasi sopra di me, una torre fatta
di vergogna, orrore, solitudine, tristezza…
Allungai una mano per prendermi un
fazzoletto, quando sentii il freddo metallo di qualcosa che conoscevo bene: era
l’accendino di Shin! Lo aveva dimenticato sul mio comodino, forse per semplice
distrazione, o forse, magari così fosse stato, solo per farmi correre a
cercarlo… In una qualsiasi delle due ipotesi, io dovevo correre da lui e
scusarmi! Presi l’accendino in mano, mi infilai un capotto e corsi giù per le
scale, senza sapere nemmeno io dove avrei mai potuto trovarlo… magari era già a
casa, a ripensare a come io fossi patetica, o magari era fuori, a vagare senza
una meta, per smaltire il peso di quelle umilianti sere passata con me, o con
qualunque altra donna…
Quando uscii dalla porta, quello
che vidi mi lasciò senza fiato: era lì, in piedi, con una sigaretta spenta in
bocca, che mi guardava; Shin sorrise leggermente, senza scomporre minimamente il
suo aspetto seducente ed insieme innocente, ed avanzò di un unico passo verso di
me, quello che bastò per farmi sobbalzare il cuore…
“pensavo non saresti mai venuta…”
mi disse, porgendo verso di me una mano… Mossi anche io un passo verso di lui,
mentre il vento passava gelido sulle mie guance ancora bagnate dalle lacrime, e
protesi verso di lui l’accendino… ma se lo avesse preso e se ne fosse andato
senza nemmeno degnarmi di un ulteriore sguardo? In fondo era bravo nel fare quel
genere di cose… Ritrassi l’accendino, ma lui non ne sembrò né sorpreso né
scosso; al contrario mi guardò con occhi che sembravano sorridere, felici del
mio gesto ed attese che le parole nella mia gola bruciassero talmente tanto da
costringermi a parlare…
“Shin… mi dispiace per come ti ho
trattato… io… mi sento un totale verme… mi faccio schifo da sola… è solo che prima non mi importava, per me
non eri nulla di più di un ragazzino che allietava le mie notti… ma ora… ora non
è più così… e mi dispiace… non ti chiamerò mai più per farmi dei servizi del
genere, quindi ti prego di accettare le mie scuse…”
“… non smettere di chiamarmi…”
disse solo questo, mentre la sua mano fredda avvolgeva la mia, che stringeva il
suo accendino; prima che potessi pensare di rispondere, Shin aggiunse delle
semplici parole, che bastarono da sole a far prendere fuoco alle mie gote “ … ma
non voglio più soldi da te…”
Nel secondo successivo le sue
braccia si avvolsero intorno a me, riscaldandomi come un maglione caldo, ed il
suo respiro leggero mi solleticò l’orecchio, mentre sentivo le lacrime tornare a
scendermi giù per le gote; intrecciai le mie braccia al suo corpo, stringendolo
per la prima volta non come un amante occasionale, ma come l’uomo che amavo! Le
parole nella mia gola ormai non potevano più essere represse, così le lasciai
uscire come fossero state un fiume in piena
“Shin… ti
amo…”
Lui non rispose, ma mi strinse
forte, lasciandomi inebriare del suo dolce profumo… volevo solo rimanere così,
con lui, senza il bisogno di rovinare ancora quella sua puerile innocenza, senza
bisogno di altro… mi lasciai sfuggire solo un “ stringimi forte”, e lui, senza
aggiungere altro, rafforzò la stretta, inondandomi di calore…
ND: questa fan è dedicata a Shin,
un ragazzo fantastico che ho conosciuto da poco! Visto che in Nana c’è un
personaggio che si chiama come lui ho voluto dedicargli una fan! Ti adoro
Shin!
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