Il vento correva veloce sulle scure piume di Staré. Il volatile procedeva determinato verso occidente, in direzione del Mare di Sinnoh; ad ogni colpo d’ala, Starè creava dei vortici di vento che lo facevano volare ancora più velocemente.
La Terra dell’Alba^[1] era ormai lontana: si vedeva solamente il fumo che proveniva dalla Torre Campana, che, nonostante le fiamme la stessero bruciando, continuava a vigilare il regno.

Calem Voerton osservava i Pokémon che sguazzavano fra le onde del Mar Olivino; ‘Chissà che vita fanno, loro…’ pensò il giovane. Stava per chiudere gli occhi, quando una strana figura scura attirò la sua attenzione.
Staré girò appena il capo.
«Cosa c’è Staré?»
«tor… torr…» bisbigliò lo Staraptor.
Calem socchiuse gli occhi cercando di capire chi o cosa fosse quella figura. Qualche secondo dopo, il ragazzo riuscì a riconoscere uno stormo di Fearow che avanzava verso di loro.

«Cavolo…» la mano di Calem corse ad impugnare Laér, il suo Aegislash. In un attimo, i Fearow li raggiunsero: il quindicenne lacerava l’aria tentando di allontanare lo stormo di Pokémon, ma i suoi tentativi furono vani. Due Fearow colpirono Staré, che con un colpo d’ali fece allontanare i Pokémon e ne approfittò per allontanarsi da loro.
«Staré, fermiamoci!» ordinò Calem, accarezzandolo. Lo Staraptor scosse il capo.
«Sei sicuro?» 
«Starrr…»
«D’accordo! Continua a volare verso Ovest.» 

«Terra, Staré! Terra!» esultò Calem: «Fermiamoci in quel villaggio!»
Il villaggio in cui Staré atterrò era molto piccolo. Erano circa una decina di case disposte attorno ad una grande piazza con un pozzo al centro.
I paesani osservavano Calem: per loro era strano vedere un ragazzo come lui. 
Gli si avvicinò una donna dall’espressione gentile dai capelli castani e gli occhi azzurri: «Salve, ragazzo. Io sono Primula Arrénde, il medico di questo pase. Qual è il tuo nome?» 
«I-Io sono Calem: u-un ragazzo che viene dalla lontana Terra dell’Alba. Io e Staré, il mio Staraptor, stavamo sfuggendo ad un grande incendio. Però… Uno stormo di Fearow ci ha attaccati ed il mio Staraptor è stato ferito! Aiutatelo per favore!»
«D’accordo, Calem. Ci prenderemo cura di lui.»
«Grazie mille…» rispose Calem facendo un inchino.
«Sembri molto stanco… Lascia che mia figlia Serena ti accompagni a casa nostra!» sorrise Primula.
Una ragazza dai lunghi capelli biondi e gli occhi scuri, si avvicinò timidamente a Calem: «Seguimi, Calem!» disse sorridendo.

Calem si stava guardando intorno: la casa degli Arrénde era graziosa: l’odore di lavanda si poteva sentire dappertutto. Vi erano due camere da letto ed una grande stanza in cui vi erano un braciere, un grande tavolo in legno di albero di Baccacedro e sei sedie disposte attorno al tavolo. 
«Ecco a te dei vestiti puliti!» disse Serena chiudendo la porta della stanza dei suoi genitori.
«Grazie mille. Dove mi posso cambiare?» chiese il ragazzo.
«In quella stanza!» rispose Serena indicando la sua stanza: «Intanto io ti preparo la famosa zuppa di Borgo Bozzetto!» sorrise Serena.

Dopo qualche minuto, Calem uscì dalla stanza con una maglia marrone e dei pantaloni neri: «Che buon profumo!» esclamò avvicinandosi a Serena.
«Si chiama Zuppa Bozzo! È la specialità locale!» esordì Serena mescolando energicamente la zuppa: «Bene: è pronta!»

Calem bevve rumorosamente il contenuto della ciotola di legno che gli aveva dato Serena: «Buonissima! Grazie mille per la gustosa cena!» sorrise il quindicenne.
‘Speriamo che Staré stia bene…’
«Non preoccuparti per lui: mia madre è un’esperta in medicazioni!» sembrava che la ragazza avesse letto nei pensieri di Calem: «Questo è il Regno degli alberi^[2]! Tu vieni dall’Oriente, giusto?»
«Sì!» rispose Calem.
«E come mai sei venuto qui?» 
«Stavo scappando. La Torre Campana è stata avvolta fra le fiamme e ciò ha creato panico ad Amarantopoli: il mio villaggio. Mia madre era fuori città, perciò io corsi a casa, presi il mio Laér e montai sul mio Staré. Decisi di andare verso la Terra della Neve^[3], ma uno stormo di Fearow ha ferito il mio Staraptor e perciò siamo finiti qui.»
«Capisco… E ora che hai intenzione di fare?» chiese Serena fissando gli occhi scuri di Calem.
«Non lo so… Per il momento vorrei trovare una sistemazione in questo villaggio, ma so che sarà difficile, dato che non ho soldi…»
«Forse potresti stare da noi: in camera mia ho un letto in più: potresti dormire lì!» disse Serena sorridendo.
«Non so se tua madre vorrà…»
«Sono sicura di sì! Mia madre è una persona gentile: vedrai che accetterà!» 
«Speriamo bene…»