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Autore: lullublu    12/10/2014    2 recensioni
Munakata è in hotel, in viaggio per un erasmus, ed ha molta voglia di sentireil suo ragazzo, Mikoto
(Mikoto e Munakata sono ancora liceali)
Genere: Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Mikoto Suoh, Reishi Munakata
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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voglia di sentirsi Dalla finestra non si vedeva quasi nulla.
La nebbia di Londra continuava ad oscurare il cielo.
Nella sua camera d'albergo, Munakata si era preparato un thè e sedeva sulla sua poltrona a godersi una breve pausa dallo studio.
Sulla scrivania, vi erano tutti i libri ancora aperti e dalle pagine piene di sottolineature.
Reisi studiava senza interruzioni per tre ore al pomeriggio, e le rare volte che si concedeva una pausa, amava bere il thè caldo.
E su quella stessa poltrona, se ne stava a guardare il paesaggio dalla finestra.
Era ormai da dieci giorni a Londra, e ne mancavano altri venti al suo ritorno in Giappone.
Grazie ai suoi voti eccellenti, era stato uno dei pochi studenti che avevano potuto partecipare all'erasmus organizzato dal suo liceo.
Munakata aveva deciso di sfruttare per bene quell'opportunità e di studiare seriamente, senza lasciarsi distrarre da tutte le attrazioni che quella città offriva, come invece facevano i suoi compagni più immaturi.
Li sentiva rientrare in albergo a notte fonda, ubriachi fradici, dando una pessima immagine della gioventù moderna.
E la mattina, ovviamente, si lamentavano di non riuscire a svegliarsi e facevano ritardo alla lezione.
Reisi si era sentito sprofondare, quando, per caso aveva sentito il direttore della scuola inglese che li aveva gentilmente ospitati, insultare il suo liceo.
Il primo giorno, aveva litigato col suo compagno di stanza per il suo comportamento, ed aveva poi richiesto una camera singola, e solo grazie alla sua insistenza, era riuscito ad ottenerla.
Sapeva che quei ragazzacci sparlavano di lui e lo disprezzavano, ma non gl'importava.
Non aveva certo bisogno di loro, non si sentiva solo.
Anche se, qualcuno che gli mancava, c'era.
Chissà quanti chilometri lo separavano da Mikoto...
Mikoto, quel ragazzaccio che chissà come, per quale scherzo della natura, era diventato il suo ragazzo.
Si erano sentiti poco in quei giorni, le telefonate intercontinentali costavano molto, e di certo i loro genitori non navigavano nell'oro.
La mattina della partenza, non avevano neppure potuto salutarsi, Munakata gli aveva severamente proibito di recarsi in areoporto, non gli andava di essere visto insieme al rosso, se poteva evitarlo.
Sì, quel ragazzo gli mancava davvero.
Chissà cosa aveva fatto in quei giorni.
Molto probabilmente era stato con i suoi odiosi amichetti, si ritrovò a pensare, sospirando.
Non sopportava gli amici di Mikoto, soprattutto quel biondino sempre sorridente.
Mandò giù l'ultimo sorso di thè, ma stavolta non era riuscito a rilassarlo.
Mikoto, o anche solo il suo pensiero, riusciva ad agitarlo.
Aveva voglia di sentirlo, parlargli a lungo, parlargli come nemmeno di persona riusciva a fare.
Voleva raccontargli tutto, sapere se gli fosse mancato e dirglielo a sua volta.
Prese il telefono e fissò il display con aria assorta, chiedendosi se fosse il caso, e che ore fossero in Giappone.
Calcolò mentalmente il fuso orario, da Mikoto dovevano essere circa le 10 di sera, orario più che accettabile per telefonare.
Indugiò ancora, avevano deciso di sentirsi solo una volta a settimana.
L'ultima volta, era stata solo cinque giorni prima, ed era stato proprio lui a chiamarlo.
Dopo l'ennesimo litigio con i suoi compagni, si era sentito così frustrato per la loro ignoranza, per come veniva trattato, si era sentito tanto solo da aver bisogno di sentire la voce del rosso, e quasi aveva pianto per la rabbia, ma erano bastate un paio di parole di Mikoto per calmarsi.
"Se vuoi, vengo a bruciarli tutti" gli aveva detto, e subito tutti i pensieri negativi, erano spariti dalla mente di Reisi.
Aveva riso, l'aveva ringraziato mentalmente ed aveva 'rifiutato la sua gentile offerta'.
Possibile che la sua resistenza fosse così poca, e che avesse tutta quella voglia di sentire di nuovo la sua voce?
Decise allora, che la chiamata sarebbe stata breve, solo per togliersi di dosso tutta quella maledetta voglia.
Scorse i numeri della rubrica, (non che fossero poi molti) ed appena raggiunto il numero di Suoh, premette il tasto verde.
Sentì lo stomaco riempirsi d'ansia ed aspetto che l'altro rispondesse.
Dopo un paio di squilli, sentì la tanto amata voce.
"Pronto?".
"Mikoto...come stai?" disse Munakata, non riuscendo a contenere un fremito di emozione nella propria voce.
Si ritrovò a pensare di essere arrossito e si chiamò mentalmente 'stupido' per questo.
Per fortuna l'altro non poteva vederlo.
Cercò di contenersi.
Gli raccontò tutto ciò che aveva fatto in quei giorni (cose noiose perlopiù, che a Mikoto non importavano molto) e d'un tratto, non riuscì a trattenere un 'mi manchi'.
Si rimproverò per questo, non voleva apparire così debole, si era detto di aspettare che fosse prima l'altro a dirlo, invece, quel giorno proprio non riusciva a spuntarla.
Fu veramente felice, quando l'altro gli sussurrò "mi manchi anche tu. Non sai quanta voglia ho di riaverti".
Sentì le guance imporporirsi più di prima e si sentì accaldato.
Di Mikoto gli mancava tutto, dal suo sorrisetto sarcastico al suo addormentarsi in ogni luogo, meritandosi sempre rimproveri.
Gli mancavano i baci e le carezze che solo lui poteva dargli, la sua presenza calda e pressante, fin dentro le ossa.
"Non dire certe cose" fece in tono imbarazzato e l'altro parve capire.
"Sei arrossito, Munakata?".
E certamente avrebbe smentito, anche se Mikoto aveva fin troppo ragione, se l'altro non se ne fosse uscito con una delle sue assurde trovate.
"L'hai mai fatto per telefono?".
Sperò che non si riferisse a quello che il suo cervello stava pensando.
Si liberò del primo bottone della camicia e si allentò la cravatta per darsi aria, il tutto con una sola mano ( e non era un'impresa facile), mentre l'altra, ormai sudaticcia, continuava a mantenere il telefono.
"No!...Cosa stai dicendo?" cercò di non fargli capire a cos'avesse pensato, ma fu abbastanza inutile dato che aveva prima negato.
"Credo tu abbia capito benissimo" ridacchiò Mikoto e Munakata maledisse tutta la distanza che gli impediva di prenderlo a schiaffi.
"Neanche io" aggiunse il rosso "Izumo però una volta aveva una relazione a distanza e mi ha raccontato qualcosa".
Munakata stava già cercando il modo di chiudere il prima possibile quella conversazione.
Non erano certo cose da fare, quelle.
Non era per questo che si era fatto dare una camera singola, sarebbe stato poco rispettoso nei confronti dell'albergo, anche se a quell'ora i suoi compagni erano di sicuro in giro e se anche qualcuno l'avesse sentito, di sicuro non avrebbero capito il giapponese, sperava.
"Sei solo?" chiese allora Mikoto.
Lui, ovviamente era in camera da solo, ed in casa c'era solo sua madre, ma parlando a voce bassa e chiudendo a chiave la porta, non si sarebbe accorta di nulla.
"Sì" rispose Reisi "ma...".
"Allora facciamolo" disse il rosso.
Si sedette sul letto, le gambe semiaperte e con una mano sola, cercò di sbottonarsi i pantaloni.
"Suoh.." disse il blu, ma a quanto pareva, il rosso aveva già deciso.
'Dannato testardo' pensò.
Gettò un'ultima occhiata alla scrivania, cercando di trovare la voglia di chiuedere la telefonata e riprendere a studiare, ma non ci riuscì.
Bene, gli avrebbe dato quel che voleva, ma le regole le decideva lui.
Accavallò le gambe e si rilassò contro lo schienale, il telefono ancora stretto nella mano sudata.
Era pieno d'imbarazzo, ma con Mikoto stava imparando a superare la vergogna e gettarsi nelle situazioni più assurde.
"Va bene. Ma  togli quella mano dai pantaloni, non è ancora il momento" sorrise, seppur in modo timido "non posso vederti, ma ti conosco benissimo e so cosa stai facendo".
Non stava mentendo, sapeva che a Mikoto piaceva arrivare subito al sodo e poteva immaginarselo in quel momento.
Forse era nel bagno, probabilmente era andato lì per non far origliare quella spiona di sua sorella, e di sicuro aveva già i pantaloni abbassati, o ci stava provando.
"Diamine" mormorò il rosso, non era nemmeno riuscito ad abbassare la cerniera, quando l'altro aveva parlato.
"Allora?" chiese al blu, sbuffando.
A quel punto, Munakata si rese conto di non avere idea di come si svolgesse una telefonata erotica.
Mikoto aveva detto che Izumo gli aveva raccontato qualcosa, ma chiedere a quel punto, spiegazioni, sarebbe stato come fare un passo indietro.
Avrebbe improvvisato, in fondo anche per il rosso era un'esperienza nuova, quindi non si sarebbe potuto lamentare.
E poi ( ma questo non intendeva dirglielo) Mikoto non aveva molte pretese, si accontentava di poco da quel punto di vista.
"Immagina che io sia lì" disse "cosa mi faresti?" domandò, pieno d'imbarazzo.
Ancor prima che il rosso rispondesse, poteva già immaginarsi tutto ciò che gli avrebbe di sicuro fatto, se fossero stati nella stessa stanza, tutta la scia di baci, morsi, che Mikoto amava infliggergli.
"...il solito?" rispose Suoh, in maniera molto deludente per Munakata.
Prima gli chiedeva di giocare, e poi era il primo a non riuscirci.
Ma ormai gli aveva messo la voglia addosso.
Fuori aveva iniziato a piovere a dirotto, e l'orario dello studio era ormai passato.
"Qui fa tanto freddo, non vorresti riscaldarmi?" provò ancora Munakata, sperando di ottenere un risultato migliore.
Sapeva che il rosso era di poche parole, ma adesso che avevano solo la voce l'uno dell'altro, poteva cercare di metterci un po' d'impegno.
"Credo...credo che ti spoglierei" fece Mikoto.
Chiuse gli occhi e cercò d'immaginarselo, dando voce ai suoi pensieri.
"Di sicuro hai il maglioncino, la camicia..e pure la cravatta" (aveva indovinato) "ti toglierei tutto, lo sai che stai molto meglio senza quella roba da secchione".
Il blu, fu abbastanza soddisfatto anche se un po' indispettito per come l'aveva chiamato.
"Ah, allora voglio levarti anch'io quella stupida maglia orribile che di sicuro ti ritrovi e scompigliarti quegli stupidi capelli a riccio" sorrise, pensando a quella capigliatura rossa, gli mancava davvero mettergli una mano tra i capelli ed arruffarglieli.
"Non offendere i miei capelli, o ti butto sul materasso e poi vediamo!" si lasciò trasportare Mikoto.
"Tanto non riusciresti a fare nulla" lo punzecchiò Munakata.
"Ah, davvero? E poi chi è che si lamenta quando gli lascio tutti quei segni?" fece Mikoto, sapeva bene che quando il blu sarebbe tornato, di segni gliene avrebbe fatti molti.
"E allora, non riesci a concludere nulla oltre a farmi degli stupidi segnetti?" disse Reisi.
Sentì allora la voglia farsi pressante e fu costretto ad abbassarsi i pantaloni.
Si sentiva a disagio a toccarsi da solo, continuando a parlare in modo sempre più spudorato con Mikoto, ma tutto quel parlare l'aveva messo in condizione di dover risolvere il problema.
Si ricordò che aveva detto al rosso di aspettare, e se gli aveva dato ascolto, doveva star ancora soffrendo per l'attesa.
Se lo immaginava con le dita a stringersi il ginocchio o cercare un antistress per non cedere alla tentazione.
Sempre se gli aveva dato ascolto, ovviamente.
"Mikoto, puoi toccarti adesso" gli permise e la sua parte sadica sperò che avesse fatto come diceva.
"Io lo sto facendo da un pezzo" aggiunse poi, per dargli un ulteriore motivo per maledirlo.
"Stronzo" sbuffò "aspetta...".
Reisi aspettò, probabilmente con una sola mano non riusciva a sbarazzarsi dei pantaloni.
Fu soddisfatto perchè aveva obbedito, a quanto pareva, aveva un certo potere su Mikoto.
Pensò che quella potesse essere anche una prova valida, che non si fosse consolato con qualcun altro in quei giorni.
Aveva sempre paura che il rosso lo tradisse, forse perchè non sentiva di riuscire a dargli tutto ciò di cui aveva bisogno.
"Potevi dirmelo prima" borbottò il rosso.
La conversazione si fece più breve, Munakata cercava di reprimere i propri gemiti, mentre il rosso ansimava senza pudore al telefono.
E quando fu quasi al limite, Reisi pensò di dirgli qualcosa che da vicino, raramente trovava il coraggio di dire.
"Mikoto, ti amo" sussurrò, prima di svuotarsi nella propria mano.
Dopo che si fu liberato, l'imbarazzo per ciò che aveva fatto, tornò più forte di prima.
Pregò di non aver macchiato la poltrona, non avrebbe avuto modo di pulirla, e non voleva che qualcuno venisse a sapere che proprio lui, faceva certe cose.
"Ti amo anch'io" mormorò il rosso, che a differenza di Reisi, non si sentiva minimamente in colpa, e che aveva aspettato di calmarsi, per rispondergli a dovere.
Reisi ne fu contento, non riusciva mai del tutto a credere che il rosso fosse sincero con lui, ma era sempre felice quando Mikoto gli diceva qualcosa di dolce, forse perchè era raro.
Ripensò poi alla poltrona e si convinse a controllare prima che la macchia (se ce ne era una), si seccasse.
"Mikoto devo chiudere...ho un piccolo problema".
"Sì" sospirò il rosso, intuendo più o meno il punto (anche lui conosceva bene l'altro) "mi manchi" gli disse, e prima che il blu potesse prenderlo in giro per aver dettto due cose sdolcinate, una dopo l'altra, riattaccò.
"Sempre il solito" sbuffò Reisi e posò il telefono per poi andarsi a lavare ed esaminare la poltrona.
Per fortuna, la macchia era solo sui pantaloni e quello non era un grosso problema, dato che in lavanderia si recava da solo.
Si avvicinò alla scrivania e chiuse i libri, per quel giorno aveva finito.
Si sentiva un po' meglio ora che aveva sentito il suo ragazzo, ma si riscoprì solo qualche ora dopo, a contare i giorni che mancavano alla fine di quel viaggio.
Anche se non voleva ammetterlo, senza quello stupido del suo ragazzo, si sentiva maledettamente solo.
"Anche tu mi manchi" gli avrebbe detto se il rosso non avesse riattaccato subito.
Oltre ad essere il suo ragazzo, Mikoto era il suo unico amico.



Nda: ....per i miei standard, è una cosa molto lunga questa =A=
Ormai la versione liceale di Mikoto e Munakata la considero una mia headcanon, mi piace molto.
Munakata è qualcosa di tenerissimo, lo voglio come regalo di natale..regalatemelo!
..a parte tutto, spero che a qualcuno sia piaciuta, e grazie di aver letto
alla prossima ^^


  
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