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Autore: crissya    12/10/2014    0 recensioni
Alle volte Beth rifletteva sul fatto che Daryl le lanciasse certe occhiate. Lei le aveva interpretate come un qualcosa di oscuro. Sembrava che Daryl fosse sempre sul punto di dirle o farle qualcosa ma poi si tirava indietro come colpito da una specie di senso di colpa.
Il problema era che entrare nella mente di Daryl era come entrare in un grosso labirinto buio popolato da creature peggiori di quelle che vagavano là fuori.
In ogni caso, se tutto il mondo era diventato un inferno, Daryl era il suo paradiso o se non altro una nuvola su cui appoggiarsi e stare bene per un po’.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Daryl Dixon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ciao ragazzuoli e ragazzuole! Dunque faccio una breve premessa. Per chi mi conosce, saprà di certo che non ho mai scritto una het e che questa è la prima volta che sperimento questa..”cosa”. Seguo TWD da quando lo trasmisero per la prima volta e ho amato il personaggio di Daryl da subito. (così come da subito ho odiato quello di Carol) quando gli autori hanno messo in evidenza un possibile legame tra Daryl e Beth non ho potuto fare altro che innamorarmene. TWD ci ha privato di un sacco di personaggi abbastanza importanti perciò sto lottando con tutte le mie forze affinchè non mi spezzino questa coppia. In ogni caso mi dedico alla stesura di ff su i Bethyl sperando di placare il mio spasmodico desiderio della quinta stagione e di rivedere Beth e Daryl ancora insieme.
Fatemi sapere cosa ne pensate, vi lascio alla storia.
Buona lettura, Walkers!!!

 
 
 
 
 
I see you.
 
 
Parte I
-Ragazzina, se non la smetti di fare tutto questo rumore con i piedi arriveremo a casa proprio come quello lì.-
Daryl indicò un errante steso a terra in una posizione scomposta con una freccia di legno dalle piumette rosse conficcate al centro degli occhi.
Erano passati circa 20 giorni e ancora non avevano trovato traccia di Rick e gli altri ma forse dovevano aspettarselo; in un mondo dove tutto è andato perso non si può pretendere di mantenere viva la speranza. Tutti muoiono. Chi non muore diventa un errante. Chi sopravvive uccide gli erranti e continua a tentare di sopravvivere. E questo era esattamente quello che cercavano di fare Beth e Daryl da quando erano dovuti scappare dal rifugio e a cercare riparo in giro nei boschi come facili prede degli erranti che sembravano essere sempre di più.


-Non è colpa mia! Sono queste maledette foglie secche che non fanno altro che scricchiolare e…-
-Silenzio!- Daryl lanciò un’occhiataccia a Beth che lo fissava con le parole sospese a mezz’aria. Aveva sentito un rumore, un mugolio simile a quello di un gatto in agonia. Si avvicinarono piano, Daryl con la balestra già impugnata saldamente con le gambe leggermente piegate si sporse piano dal lato di un albero e, veloce come un felino, si lanciò dall’altra parte puntando la balestra verso il punto dal quale proveniva quel suono straziante.
-Oh..- il silenzio fu scandito dal sospiro di Beth che superò Daryl avvicinandosi ad un errante che era appeso ad un albero. Più che appeso era impiccato.
Daryl assunse un atteggiamento più composto, posizionò la balestra bel salda sulle braccia e mirò verso la testa della creatura.
-Fermo! Non puoi farlo! È innocuo..- disse Beth avvicinandosi ancora un poco. L’errante era mal ridotto con i vestiti sporchi e logori; si dimenava scompostamente allungando le braccia verso la ragazza cercando di strapparle via la carne dalle ossa per godersi il suo pasto serale. Beth si accorse che a terra, proprio sotto lo zombie, vi era una foto tutta sgualcita con gli angoli frastagliati ed anche un po’ ingiallita. La raccolse e la osservò.
vi erano quattro figure sorridenti. Una signora con i capelli castani raccolti in un tuppo dal quale uscivano ribelli qualche ciocca, accanto una ragazza di circa quindici anni anch’ella con i capelli castani e gli occhi grandi come quelli della madre. La stava abbracciando e sorrideva felice. Sulla sinistra c’era il papà, presumibilmente l’errante che ora si dimenava sopra la sua testa. Ovviamente sembravano persone completamente diverse ma l’uomo sorridente nella foto aveva dei bei lineamenti gentili, delle rughe che gli contornavano gli angoli della bocca e degli occhi ridotti a due fessure per il sorriso. In braccio teneva un bambino bellissimo. Era biondo cenere con due grandi occhi pieni di luce e vita.
Beth girò la foto e notò una scritta fatta presumibilmente con dei legnetti sporchi di fango.
Ci vediamo in Paradiso”.
A Beth salirono le lacrime agli occhi, si voltò verso Daryl vedendolo ancora impugnare la balestra.
-Guarda- disse porgendogli la foto –Ha tentato di uccidersi per raggiungere la sua famiglia. È un papà che..- Mormorò ricordando per un momento gli occhi gentili di suo padre che le sorridevano quando lei gli faceva una faccia buffa.
-Non è un papà, Beth. È un errante e se fosse libero non ci avrebbe pensato due volte nel prendere a morsi quelle braccine bianche che ti ritrovi.-
Riprese la mira, stava per sparare quando Beth gli fu addosso facendogli sbagliare il colpo e la freccia si conficcò nell’albero.
-No! Ti prego!-
-Beth! Maledizione guardalo!- Daryl infastidito e con poca gentilezza afferrò la ragazza dalle braccia costringendola a guardare dritto verso la creatura che si dimenava sempre più forte lascando cadere organi in putrefazione.
-Non è più nulla! Se non lo uccidi rimarrà qui per sempre! Voleva raggiungere la sua famiglia e se davvero gli è rimasto quella che tu ti ostini a chiamare anima potrà farlo solo se gli conficco questa dannata freccia nel cervello!-
Detto ciò, con velocità quasi inumana, scoccò una freccia esattamente al centro della testa dell’errante che smise immediatamente di muoversi convulsamente e le braccia, prima tese, gli ricaddero sui fianchi consumati dalla morte.
Ora era morto, morto davvero.
Beth serrò le labbra e con gli occhi ancora velati di lacrime si girò procedendo a passo svelto verso la piccola casetta al di là del bosco che i due avevano occupato.
Daryl la raggiunse dopo pochi minuti, non disse nulla perché lui era fatto così. Niente storie, niente fiato sprecato. Ormai in quel mondo dovevi conservare con accurata precisione ogni cosa..persino le parole.
Entrò nella casetta facendo attenzione a richiudere bene la porta alle sue spalle con quel sistema che Beth aveva ideato e che per assurdo sembrava funzionare. La porta aveva un doppio pannello che si poteva mantenere aderente a quest’ultima tirando una corda e legandola ad una colonnina all’interno della casetta. Questo secondo pannello era pieno di oggetti appuntiti che Beth aveva conficcato dentro. Era un sistema piuttosto efficace, Daryl doveva ammetterlo, perché quando gli erranti si avvicinavano tentando di entrare, rimanevano infilzati dagli spuntoni risultando più facile l’uccisione di questi.
Daryl poggiò la balestra, la sua migliore amica se vogliamo, allo stipite della porta entrando in cucina dove trovò Beth con gli occhi arrossati, mentre frugava nella credenza alla ricerca di cibo.
Quel giorno toccava loro una prelibatezza, zuppa di pomodoro in scatola proveniente da un alter discount a 99 centesimi.
-Dovremo accontentarci di questa…- disse Beth poggiando due barattoli sul tavolo. –E’ rimasto un po’ del coniglio di ieri sera se vuoi. Io non ho fame-
-Credo che dovresti mangiare di più. Sei pelle ossa, persino gli erranti farebbero fatica a trovare della carne da mangiare su di te.-
-Non sei mio padre.  Ho detto che non ho fame!- Oltrepassò Daryl dandogli uno spintone con la spalla e si diresse verso il divano.
Affondò il viso nel cuscino pensando all’espressione di Daryl. Possibile che quell’uomo avesse il cuore congelato? Sembrava sempre così freddo e scostante che alle volte faticava a credere che fosse umano e immaginava che in realtà fosse un errante mascherato da umano il quale tentava disperatamente di ricominciare a provare emozioni. Rise a quel pensiero. Un errante che voleva essere umano..poteva scriverci una storia. Magari avrebbe potuto aggiungere una ragazza bionda che lo avesse aiutato nell’impresa e gli avesse fatto tornare il cuore a battere. L’amore avrebbe guarito l’umanità. Aveva già il titolo in mente.. 
“Warm Bodies”
Sì, era decisamente carino.
Chissà se invece lei poteva riuscire in una battaglia più semplice.. forse far riemergere l’umanità da quello che era un grosso buco nero fatto di mani morte era un’impresa quasi impossibile ma poteva provare a “scongelare” Daryl. Quel suo mutismo alle volte la uccideva quasi più di quanto non facessero le sue poche parole che la colpivano come lame. Forse era più appropriato dire come frecce dato che Daryl le sapeva scoccare bene.
Si alzò ricomponendosi un poco e raggiunse il moro in cucina. Lo spiò mentre tentava di capire dove versare la zuppa per cucinarla, lo vide rovistare nel mobiletto paragonando due padelle entrambe decisamente inadatte allo scopo.
-Lascia, faccio io- Si propose Beth togliendogli le padelle di mano.
-Pensavo stessi ancora frignando per quell’errante, ragazzina.-
-Devi smetterla di chiamarmi così, hai capito? Sono grande e il fatto che non vada girando con un giubbottino da motociclista e l’aria perennemente incazzata non fa di me una ragazzina!-
Daryl la fissò per un momento basito poi sostituì subito l’espressione con un ghigno.
-Come vuoi, Lara Croft-
Beth sbuffò spazientita ma non poté fare a meno di sorridere.
Infondo Daryl era fatto così e lei non riusciva ad essere arrabbiata con lui per più di venti minuti. Lui l’aveva salvata e l’aveva protetta. L’aveva portata in spalla quando non riusciva a camminare, l’aveva messa al sicuro affrontando da solo un’orda di zombie e si prendeva cura di lei come se fosse il suo oggetto più prezioso. Alle volte rifletteva sul fatto che Daryl le lanciasse certe occhiate. Lei le aveva interpretate come un qualcosa di oscuro. Sembrava che Daryl fosse sempre sul punto di dirle o farle qualcosa ma poi si tirava indietro come colpito da una specie di senso di colpa.
Il problema era che entrare nella mente di Daryl era come entrare in un grosso labirinto buio popolato da creature peggiori di quelle che vagavano là fuori.
In ogni caso, se tutto il mondo era diventato un inferno, Daryl era il suo paradiso o se non altro una nuvola su cui appoggiarsi e stare bene per un po’.
 
Mangiarono in silenzio ognuno perso nei propri pensieri. Facili da capire quelli di Beth tinti di un chiarore fiabesco che vedevano persone felici. Più complessi quelli di Daryl che si era scontrato con la morte persino prima che la Morte stessa abitasse il pianeta.
Fuori si poteva sentire lo stridio dei passi degli erranti e il loro mugugnare perennemente affamato, quel gorgoglio di sangue che risuonava nella testa persino quando tentavi di dormire. Era bello come Beth e Daryl fossero riusciti a costruirsi un angolo di pace ma ancor più bello era come riuscissero a mantenere quella pace. Erano persone completamente diverse e al rifugio si erano parlati poche volte da potersi definire estranei ma avevano passato così tante cose assieme che il dolore delle perdite, il sangue versato e la lotta per la sopravvivenza li avevano resi vicini più di quanto pensassero.
Alle volte Daryl tirava fuori sempre quella questione dell’età. Di come Beth fosse solo una ragazzina la cui bocca puzzava ancora di latte ma non riusciva a vedere ciò che realmente Beth fosse. Era cresciuta più in fretta di quel che voleva e si era ritrovata catapultata in un sistema di orrore e morte che per assurdo lei riusciva a gestire.
Beth però aveva mantenuta intatta quella sensibilità fanciullesca e quel candore che smuovevano qualcosa nell’anima nera di Daryl.
Daryl. Lui che forse non l’aveva neanche mai vista la sensibilità, lui che era cresciuto con le pistole in mano, i coltelli e il suono delle sirene della polizia a fargli da ninna nanna.
Due mondi così diversi che si adesso si mescolavano insieme in un groviglio di confusione. Beth che non capiva Daryl e Daryl che non capiva se stesso perché la realtà era che a lui, quella bolla chiara e lucente attorno a Beth piaceva più di quanto fosse lecito.
Beth gli dava speranza.
Ma Daryl sapeva di non poter intaccare quel velo bianco che era la ragazza perché lui era il marcio e voleva preservare quanto più a lungo possibile l’unica chiazza lucente di tutta quella sporcizia.
Più volte Daryl si era trovato a desiderare di poter sfiorare quella pelle soffice e liscia di Beth, a spostarle i capelli biondi dal suo viso per poter vedere quegli occhi grandi e azzurri come il cielo e credere che forse c’era salvezza anche per lui.
Ma Beth non poteva essere guastata da mani di fango come le sue perciò Daryl aveva giurato su se stesso, sulla sua vita e persino sulla sua balestra che l’avrebbe sempre e solo protetta per quanto questo gli fosse difficile. Tutto ciò però avrebbe comportato l’odio e il disprezzo di lei nei suoi confronti perché Daryl era fatto così: la teneva lontano per tenerla vicino.
La notte era scesa e la stanchezza di tutta una giornata a cercare provviste scandita da qualche errante qua e là iniziava a farsi sentire sulle palpebre di Daryl che iniziavano a chiudersi reclamando un po’ di sonno.
-Vado a dormire. Togli tu i piatti.- Detto questo si alzò e se ne andò.
Raggiunse il bagno dove si concesse una doccia, anche se fredda. Si asciugò i capelli, si infilò dei pantaloni vagamente puliti e si mise nel letto con le braccia incrociate dietro la testa come era solito fare da ragazzino quando scappava di casa per arrampicarsi sul tetto della vicina e guardare le stelle sperando che la vita nascondesse per lui qualcosa di migliore.
Beth si asciugò le mani allo strofinaccio soddisfatta di aver lavato quelle due scodelle in meno tempo di quanto pensasse. Era tanto stanca e credeva di addormentarsi lì con la faccia nel lavello invece riuscì a portare a termine quell’ultima faccenda. In un certo senso era felice di aver mantenuto ancora qualche azione che compiva prima che la sua vita fosse stravolta dall’Apocalisse. Odiava fare i piatti e i lavoretti di casa ma adesso gli erano apparsi così belli che era felice di farli.
Si trascinò stancamente verso il suo letto, nella stanza accanto a quella di Daryl, convinta che il sonno la raggiungesse velocemente.
Invece non accadde nulla.
Gli occhi di Beth erano sbarrati e non riusciva a non pensare al moro nell’altra stanza. Daryl gli dava sicurezza e la faceva sentire parte di qualcosa in tutta quella confusione che era desso la sua esistenza. Sapeva di valere meno di poco per Daryl e lo capiva da come lui la guardava ma cerano quei momenti che lei definiva “momenti di luce” in cui lui sembrava accorgersi della sua presenza. E in quelle rare occasioni il cuore di Beth esplodeva e batteva così forte che temeva che gli erranti avrebbero potuto sentirlo da lontano.
  
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