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Autore: fedez_etta    12/10/2014    4 recensioni
“Non è mai stato semplice per me
ma a volte tutto torna come se
ci fosse una ragione giusta a tutto questo odio che ho
quello che sembra semplice per te
diventa complicato come se
non ci fosse una spiegazione giusta
a tutto l'odio che ho
che ho!”
-Fedez feat J-AX
(storia jortini)
Genere: Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SEMBRA SEMPLICE

 
Non è mai stato semplice per me
ma a volte tutto torna come se
ci fosse una ragione giusta a tutto questo odio che ho
quello che sembra semplice per te
diventa complicato come se
non ci fosse una spiegazione giusta
a tutto l'odio che ho
che ho!

-Fedez feat J-AX


Ogni tanto speriamo in un qualcosa che sappiamo che non potrà avverarsi, perché la sola speranza ci rende felici, anche se per poco. Perché subito dopo ti rendi conto che rimarrà solamente una speranza. Come la mia, ma a volte penso che sarebbe stato meglio non avere quella speranza. Eh si, non è mai stato semplice per me …
 
1 anni prima …
Sapete quando si litiga con i genitori perché non siamo capiti? Ecco che mi è successo, ma diciamo che non recentemente, ma cinque anni fa. Mio padre è uno dei più grandi imprenditori italiani e diciamo che avere un figlio che non vuole seguire la sua strada non deve essere una bella cosa. Cinque anni fa, non so come, trovai il coraggio di dire a mio padre che non volevo diventare un imprenditore, ma che volevo dedicarmi alla musica, soprattutto al rap. Lui mi rise in faccia dicendomi che questi scherzi potevo tenermeli per se, ma io non stavo scherzando. Mi piace dire quello che penso, con un ritmo che solo pochi possono apprezzare. Tu vedi ragazzi che non sanno l’Abc, cercare di assomigliare ai più grandi rapper in circolazione. Ma se li senti cantare, ti accorgi che non sanno fare un cazzo. Essere un rapper non significa essere volgare, significa solamente fregarsene della censura, e dire tutto, senza freni. Dopo aver ripetuto a mio padre che non scherzavo, lui mi ha cacciato di casa, o meglio, mi ha chiesto di scegliere tra rimanere a casa o seguire la mia vocazione. Beh, credo che immaginiate che cosa ho scelto.  Ho scelto di essere me stesso. Ah non mi sono presentato. Adesso sto facendo un provino. Praticamente un’edichetta discografica cerca un ragazzo di talento. Ci provo, male che vada mi dicono di no. Questo è il mio primo provino, quindi la mia prima esperienza. Adesso sto entrando nella sala del provino. < Ciao, tu sei? > di fronte a me ci sono tre persone. Due uomini ed una donna. L’uomo più anziano, avrà sulla circa cinquant’anni. Ha i capelli marroni con dei filamenti grigi, occhi azzurri e occhiali spessi sulla punta del naso. L’uomo più giovane, avrà intorno ai trent’anni. Biondo e con occhi verdi. La donna anch’essa sui trent’anni. < Mi chiamo Jorge Blanco, ho 20 anni. > rispondo. < Ciao Jorge, come mai hai deciso di fare questo provino? > mi chiede la donna. < Perché la voce è tutto quello che ho. > < Cosa ci canti? > chiede l’uomo più anziano. < Canto un brano rap che ho composto io. Si chiama si scrive schiavitù si legge libertà. > < Facci sentire. > dice la donna. Metto la base dal pc. < Discorsi sull'umanità ne sento di tutti i tipi, ma non siamo umani, siamo scimmie avvolte in bei vestiti. Figli senza valori ma molto bene istruiti, vomitati da un sistema che da tempo ci ha inghiottiti. > sono partito bene. Il volto dei giudici non cambia. Continuo. < Qui per diventare grande ti serve davvero poco, basta non finire dentro il girone degli invertiti, passare metà del tempo a sputare su chi è diverso 
per poi nel tempo libero andare coi travestiti. >
adesso il loro volto è compiaciuto. Ma non esageratamente. Cazzo, speriamo che li piaccia. < Ma questa è la mia nazione che pesa sulle mie scelte, gridando rivoluzione ma con le braccia conserte. Ora che il beneficio lascia spazio al benestare capisco quant'è avvilente morire senza lottare. Nessun istinto di fuga solo un trascinarsi gli uni sugli altri dentro una sovrappopolata cisterna. > Adesso seguono il ritmo della canzone con la testa. Cazzo, li piace. Però ormai non capisco più niente di quello che c’è intorno a me. < Convinti ormai che il mondo non ci avrebbe mai cambiati ci sentivamo pronti ma non lo siamo mai stati. Ma qua la verità, è che si scrive schiavitù ma si legge libertà. Scambio segni di pace al ballo degli emarginati ma è difficile abbracciarsi quando hai i polsi legati. Ma qua la verità, è che si scrive schiavitù ma si legge libertà. > La musica diventa parte di me e mi lascio andare. Chiudo gli occhi dimenticando che sto facendo un provino.  < Non cercare propaganda nei messaggi insoliti, non ho il carisma e l'autostima dei tuoi personaggi scomodi. Sono finto quanto te, sono falso quanto te, sono l'ultimo degli stronzi e il primo degli ipocriti. Se Dio ci ha fatto a sua somiglianza non credere nel suo sguardo perché è lui che ci ha insegnato a saper piangere a comando. Dove c'è sofferenza c'è sempre dietro un guadagno e se Dio non esistesse, beh, dovrebbero inventarlo. > La base continua, ed ormai il e la musica siamo divenute una cosa unica. Nessuno può fermarci e seguirci. Siamo partiti e abbiamo preso il volo. < Anche se non siamo realmente dietro le sbarre, questo mondo è una prigione con la cella un po' più grande e prendere frasi fatte e ficcarcele dentro un testo è il modo più intelligente per dire ciò che non penso. E se il mondo ti esclude ti chiudi nel tuo universo ma nulla ti gira intorno se giri attorno a te stesso. > Cantare per me è essere liberi, ma questa libertà non si scrive schiavitù. < Convinti ormai che il mondo non ci avrebbe mai cambiati ci sentivamo pronti ma non lo siamo mai stati. Ma qua la verità è che si scrive schiavitù ma si legge libertà. Scambio segni di pace al ballo degli emarginati ma è difficile abbracciarsi quando hai i polsi legati. Ma qua la verità è che si scrive schiavitù ma si legge libertà. Mangiare un piatto di polvere condito col sudore, ma basta un po' di successo e ne dimentichi il sapore. Mio padre aveva ragione, Guccini aveva ragione: a far canzoni non si fanno le rivoluzioni. > La canzone sta per terminare. Manca solo un piccolo pezzo, ma il non voglio che finisca. Fosse per me canterei in eterno. < Convinti ormai che il mondo non ci avrebbe mai cambiati ci sentivamo pronti ma non lo siamo mai stati. Ma qua la verità è che si scrive schiavitù ma si legge libertà. Scambio segni di pace al ballo degli emarginati ma è difficile abbracciarsi quando hai i polsi legati. Ma qua la verità è che si scrive schiavitù ma si legge libertà, ma si legge libertà. > La canzone è terminata ed io apro gli occhi. Solo adesso noto che i giudici mi stanno applaudendo. < Bravissimo Jorge. A noi sei piaciuto moltissimo, ma dobbiamo sentire altra gente. Ti faremo sapere. > mi dice l’uomo più anziano. < Grazie mille. > rispondo. Esco dalla stanza felice. È andato tutto bene. All’uscita mi guardo intorno. Non sono venuto qui da solo. La persona più importante, Martina. Io e lei stiamo insieme da sette anni. Le cose vanno bene. Da lontano la vedo insieme ad altre due persone. Beh come confonderli. Sono Francesca e Emis. Loro sono i migliori amici miei e di Martina. < Ehi Fedez! > dice Emis. Ok, voi vi starete chiedendo perché mi ha chiamato Fedez. In realtà, una sera eravamo un po’ tanto ubriachi ed il giorno dopo mi sono trovato sul fianco un tatuaggio. Il tatuaggio era la scritta del nome Fedez allora da quel giorno Emis mi chiama così. < Com’è andata? > dice Martina dopo avermi dato un bacio. < Il brano li è piaciuto e pure la mia interpretazione, speriamo che mi richiamano. > < Che facciamo? > dice Francesca. < Non so, qualsiasi cosa va bene per me. > risponde Martina. < Oggi fanno il karaoke da Stefano. Andiamo? > dice Emis. Tutti e tre ci guardiamo e poi annuiamo.
 
 
La serata è trascorsa bene. A parte Emis che ha cantato se telefonando di mina. È stata una scena terribile, la poteva pure risparmiare. Ma lui è fatto così. Vi giuro è stato un insulto per mina. Fatto sta che non mi è arrivata nessuna chiamata. Io ci speravo troppo a questo concorso. Spero di poter diventare qualcuno. < Ehi amore! > Alzo lo sguardo dalla tazza del latte, e vedo la figura snella di Martina con indosso solamente la camicia che portavo ieri. Beh si, diciamo che appena siamo tornati a casa, non è che abbiamo giocato al telefono. < Buongiorno. > dico io assorto dai miei pensieri. < Stai pensando al provino? Non hanno chiamato? > si siede al mio fianco. < No, e secondo me non lo faranno. > Prendo il biscotto e lo inzuppo nel latte. < Pure secondo me non ti chiameranno. > mi dice. Alzo di nuovo lo sguardo dalla tazza e la guardo male. < Tu sei la mia fidanzata, dovresti appoggiarmi e credere nelle mie capacità. Invece che fai?? > lei fa una piccola risata. < Stavo dicendo che non ti chiameranno perché hanno chiamato me e hanno detto di dirti che ti hanno scelto. > < Che cosa!?!? > non ci credo cazzo!! Dimmi che non sto sognando. < Hanno scelto te! > Dalla felicità faccio un movimento brusco e faccio cadere la tazza del latte a terra. Ma chi se ne fotte?!?! Sono stato scelto …
 
 
 
 
 
 
 
NOTA AUTORE:
ok, ci credete che per scrivere questa storia ho ascoltato 100000000 volte la canzone di fedez? Io lo amo e per me è un grande ma per seguire la storia non vi deve piacere per forza. Io sto scrivendo anche l’altra storia: lo strano caso della vita. Quella storia fra un po’ finisce ecco perché ho deciso di fare questa. Fatto sta che ne ho iniziata una. In ogni capitolo il primo pezzo sarà sempre la canzone di fedez e J-AX perché io mi sono ispirata a quella canzone. Comunque durante il capitolo non so se ci sarà un’altra canzone. spero di si… comunque fatemi sapere che ne pensate perché così la continuo. Il primo capitolo non è molto bello perché spiega un po’ di cose. Comunque la parte del tatuaggio c’è chi non l’aveva capita (Solo lei sa di chi parlo). Potevo postare questo capitolo circa un’ora fa ma un gruppo si pazze logorroiche amiche, non mi dava tregua (ma vi voglio bene comunque XD)
alla prossima
storieleonette

 
   
 
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