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Autore: Briseide    23/01/2005    17 recensioni
One shot senza pretese. ;)
"Non volevo farti male".
"Non importa,Granger".
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Non volevo farti male.



Nonostante posasse i suoi occhi per tutto il perimetro della stanza da dieci minuti,niente sembrava cambiato,e di conseguenza,non le riusciva ancora possibile accettare che quella fosse la verità. Stringeva con forza i libri al petto,con le labbra dischiuse,incerta se dire qualcosa o continuare a tacere,sperando che qualcuno venisse a svegliarla. Per l’ennesima volta distolse lo sguardo dal pavimento e lo fece spaziare per tutta la stanza,ma con un sospiro represso e una stretta al cuore,dovette fare i conti con la realtà: non era cambiato niente. Niente e soprattutto nessuno si era spostato o era sparito.
Quel ragazzo era ancora al suo posto,immobile nella sua posa plastica,appoggiato teatralmente al tavolo,gli occhi coperti da un ciuffo corvino e l’aria incurante di chi sa che troverà di certo un modo per tirarsi fuori dai guai. Di sicuro non gli mancava l’autostima…e l’equilibrio. Da dieci minuti era lì,fermo,quasi fosse lì per farsi ammirare. Inarcando un sopracciglio,si disse che così facendo non faceva che incrementare quella sua assurda convinzione,e si apprestò a spostare gli occhi dalla sua figura,finendo per notare l’espressione di incredulo terrore stampata sul viso di un ragazzo dalla folta capigliatura rossa e disordinata.
Mordendosi un labbro indugiò su di lui: poteva essere un buon pretesto per parlare e rompere quella barriera di silenzio che era calata in quella stanza. Ma sapeva a memoria il repertorio di quel ragazzo: avrebbe finito con il balbettare qualche parola di inizio frase per poi scuotere con veemenza il capo e isolarsi,nascondendosi dietro quella maschera di stupida incredulità. Sentendo la mano scattare minacciosamente in avanti a colpire la guancia del ragazzo,per punirlo della sua totale inutilità del momento,decise che era il caso di proseguire altrove.
E uno scricchiolio sembrò fare al caso suo,offrendole un buon motivo per voltarsi in quella direzione. Un ragazzo piuttosto magro e perplesso si era appena sistemato gli occhiali sul naso,riemergendo dal suo torpore e scostando per errore la sedia di pochi millimetri dalla posizione precedente. Era un evento di interesse comune,altrimenti tutti gli sguardi non si sarebbero focalizzati sulle zampe della sua sedia,ritenute colpevoli di aver rotto quella statica calma forzata. Rivolgendo ai presenti un timido sguardo di scuse,ben presto il giovane mago tornò a guardare il pavimento e a contare i granelli di polvere annidati negli angoli. Anche lui,non poteva esserle di aiuto. Erano dieci minuti che contava la polvere. Ma non sarebbe stato l’unico a rendersi colpevole di un infrazione.
Con un tonfo sordo un libro precipitò sul pavimento,scivolato dalle mani di una ragazza intenta a contemplare i libri della biblioteca. Strano per una come lei. Con un gesto fulmineo la ragazza si chinò a terra,portandosi dietro tutti i suoi lunghi capelli biondi sfrangiati,stringendo le mani attorno alla copertina rigida del tomo e riponendolo al proprio posto nell’ultimo scaffale. Un attimo dopo si era voltata,appoggiandosi allo scaffale della libreria,arricciando nervosamente una ciocca di capelli attorno al dito,perfettamente curato,come tutto il resto delle mani e del suo corpo d’altronde. Pensò che dovesse avere molto in comune con quel ragazzo appoggiato al tavolo. Aveva avuto tempo per rifletterci in ogni caso. La lancetta dell’orologio aveva compiuto un altro giro,che andava ad accumulare un altro minuto ai 10 precedenti.
“Granger facci un piacere,chiudi quella bocca e non angustiarti se per una volta non hai niente da dire,è una grazia di Dio”.
E ovviamente,c’era lui. Seduto su una sedia infondo alla stanza,incastrata in un angolo,perfettamente composto nella sua postura,eppure perfettamente sciolto nei movimenti,per quanto fossero scarsi. Nonostante questo l’espressione di fastidio che gli segnava la fronte con qualche sporadica ruga contrariata,e il pallore diffuso,più del solito,testimoniavano che anche lui non era a suo agio lì dentro. Se non avesse saputo che più colorito di così lo era raramente,avrebbe temuto per la sua vita,preda di un attacco di claustrofobia.
“Chiudila tu piuttosto. Si stava così bene in silenzio!”.
Ribatté la voce nervosa del rosso dall’altra parte della sala. Aveva alzato la testa e scosso i capelli,dando almeno un segno di vita. Quella situazione era a dir poco paradossale. Riscotendosi dal torpore,Hermione posò i libri sul tavolo,volgendo le spalle ai presenti,e accostandosi a quello che ormai sembrava essere diventato un tutt’uno con il tavolo.
“No,Ron non si stava affatto bene!”.
Commentò risoluta e pericolosamente vicina a salire in cattedra,con quella sua angosciante vena organizzativa. Schioccando le labbra l’altra ragazza alzò gli occhi al cielo,cercando lo sguardo del moro. Ma ricevette in cambio un occhiata torva da dietro le lenti di un paio di occhiali con la montatura nera. Per niente intimorita,preferì però lasciar correre. Era annoiata da tutto,incluse le polemiche.
“Se siamo qui c’è un motivo. E per quanto mi paia assurdo e paradossale,dobbiamo-“.
Suscitando lo stupore di tutti i pochi presenti,il ragazzo si era scostato dal tavolo e aveva lanciato un rapido sguardo alla porta,avvolgendo con lentezza ricercata quanto esasperante le maniche della camicia lungo le braccia. A quel gesto anche la bionda allontanò la schiena dallo scaffale,ravviando i capelli dietro le orecchie. Hermione spostò i suoi occhi nocciola dall’uno all’altro con il vago presentimento che di lì a poco avrebbero fatto a meno di loro. Non che rappresentasse un problema. Anche quella volta,non si sbagliava.
“Credo,anzi,sono fermamente convinto,che il mio estro creativo non verrebbe apprezzato tra pacchiani come voi. Non posso sprecare la mia creatività con voi,scusate. La sfrutterò in modo più conveniente”.
Con un fugace cenno del capo indicò la porta alla ragazza,lasciando che il ciuffo ricadesse di nuovo davanti al suo volto.
“Daphne,sarai la mia Musa. A te l’onore”.
Sorridendo compiaciuta la ragazza raggiunse il moro al centro della stanza,guardandolo complice. Ma la sua complicità venne a stento ricambiata,da una stretta tutt’altro che amichevole,delle mani del ragazzo sulla sua vita. A dire dal sorriso della ragazza,non era affatto dispiaciuta.
“Malfoy…non divertirti troppo!”.
Con un sorriso sardonico stampato in volto salutò il compagno di Casa,chiudendo la porta alle sue spalle. Gli sguardi dei tre finirono irrimediabilmente su Malfoy,ancora seduto al suo posto,ma con una strana espressione sul viso. Qualcosa negli occhi del giovane,minacciavano vendetta nei confronti del ragazzo appena uscito. Quel qualcosa diede modo di pensare ad Hermione che quel Blaise Zabini avrebbe avuto delle noie nei giorni a seguire. Il silenzio regnava di nuovo sovrano nella stanza. Poggiando le mani sul tavolo come appoggio,Hermione guardò Ron ed Harry cercando segni di approvazione,prima di tossire nervosamente ed esordire.
“Credo che potremo cominciare con il dividerci i compiti da svolgere. Sarebbe produttivo e semplificherebbe le cose”.
Ron annuì alquanto indifferente,perfettamente consapevole che qualsiasi metodo avessero scelto non sarebbe stato comunque divertente e neanche meno peggio di quello che si prospettava.
“Bene”.
Proclamò Hermione tirando fuori dalle pagine di un libro un rotolo di pergamena e una piuma,pronta a scrivere. Quando una voce,la solita voce,ebbe da ridere con il solito tono polemico e fintamente annoiato dal fondo della stanza.
“Ehi un momento! Mi sembra ovvio che non ho nessuna intenzione di collaborare con gente come voi. Non mettere il mio nome accanto ai vostri nell’elenco Granger”.
Lasciando la piuma sospesa a mezz’aria,Hermione lo guardò di sottecchi dal foglio che aveva davanti. No,non sarebbe stato facile e le furono sufficienti quei pochi secondi per stilare una lista mentale delle possibili fatture e torture alle quali avrebbe sottoposto Vitious per aver avuto la pessima idea di mettere insieme quella gente. Quell’uomo peggiorava ogni anno di più.
“ Quando le cose stanno così puoi alzarti e andartene nel tuo covo di serpi,Malfoy”.
Lo invitò Harry rosso in volto,cercando di trattenere la rabbia,riuscendoci pessimamente. Guardandolo con occhi colmi di schernitrice compassione,Malfoy si lasciò sfuggire uno sbuffo sarcastico.
“Non credo che Piton abbia voglia di vedermi fuori da qui,Potter”.
Con un gesto della mano Hermione invitò spazientita Ron a rimettersi seduto e a ingoiare tutti gli insulti che gli erano saliti alla bocca. Stranamente il ragazzo le prestò ascolto senza ribattere o cacciarsi nei guai. Tranquillizzata da quella reazione,stranamente ragionevole per un impulsivo come Ron,Hermione sollevò il foglio serrandolo tra le dita,cercando di dare sfogo così anche lei al nervosismo che quel ragazzo riusciva a farle salire in corpo. Per anni aveva sopportato quei modi arroganti e pungenti senza riuscire,a parte rari casi,a trovare un modo altrettanto velenoso per farlo stare zitto. Non riusciva ferirlo come faceva lui,e le dava un tremendo fastidio. Non era al sui livello in quello: e non le andava giù.
“Allora cosa proponi,Malfoy?”.
Scrollando le spalle,il ragazzo incrociò le dita delle mani,sprofondando comodamente sulla sedia. Harry non gli aveva tolto gli occhi di dosso per la frazione di un secondo,da quando erano rimasti soli. Sembrava aspettare il momento adatto per colpirlo. Hermione rivolse uno sguardo impaziente allo Slytherin.
“Mi annoierò guardandovi”.
La bocca di Ron si spalancò per rimanere aperta e penzoloni sul suo volto. Hermione si impose di chiudere gli occhi. Se solo avesse incontrato lo sguardo di Malfoy non sarebbe più stata padrona delle sue azioni. E se c’era una cosa che non sopportava era perdere il controllo,per non parlare di quando non lo aveva affatto,sulle sue azioni e su quello che le era intorno e la riguardava. Harry continuava a guardarlo con odio indicibile stampato in volto.
“Ti sembra una cosa ragionevole?”
soffiò inviperita Hermione. Ricevette in cambio una nuova scrollata di spalle,seguita però da un dispettoso sorriso.
“Non meno di quanto lo sia stata la scelta di quel vecchio folle di Vitious”.
Ron lo aveva raggiunto con un solo balzo dalla sedia,e Harry era ormai pronto a spalleggiare l’amico se non direttamente deciso a rubargli la scena,e agire di prima persona. Ma ancora una volta Hermione aveva alzato la voce.
“Lascialo stare,Ron!”.
Il ragazzo l’aveva guardata interdetto a lungo,dando l’occasione a Malfoy di sussurrare qualche commento sul servilismo del giovane rosso,non passato inosservato alle orecchie di Harry,che si appuntò mentalmente di fargli pagare quelle mezze parole.
“Non ci sarebbe di molto aiuto in fin dei conti”.
Con un gesto secco,di chi non ammette repliche,aprì il libro e scostò una sedia dal tavolo,invitando Harry e Ron ad avvicinarsi a lei per discutere su cosa fare.
Ignorando del tutto Malfoy si lanciò in una pianificazione di orari e compiti.
“Allora: la sala deve essere pronta per domani sera. Ora sono le sei. Questo significa che,per la nostra gioia,dovremo lavorare anche questa notte”.
Ron si lasciò sfuggire un urlo mascherato in un mugugno troppo alto,inorridendo alle parole dell’amica. Guardandolo di sbieco Hermione si rivolse ad Harry,ritenendolo in grado di seguire i suoi discorsi senza spaventarsi.
“D’altra parte deve essere perfetta per la Commissione Esterna per gli Esami di quest’anno. I nomi degli organizzatori della Sala verranno nominati alla Commissione,ci dobbiamo fare assolutamente bella figura”.
Spiegò risoluta Hermione,accompagnando i suoi pensieri con gesti frenetici della mano. Una risata beffarda si levò dal fondo: l’autore era noto a tutti.
“E poi dicono di noi Slytherin che siamo dei corrotti”.
Spiegò come giustificazione di quello scoppio di amaro sarcasmo. Hermione ignorò le sue parole,tornando a guardare il libro che aveva di fronte,ma Ron era deciso a farla faticare quella sera.
“Ci stai paragonando a quelle sporche serpi che avete dipinte sul mantello per caso? Non è mio padre che ha scampato processi su processi mettendo mano al conto in banca!”.
Le labbra del biondo si serrarono strettamente,quasi fino a scomparire. Persino Harry parve spiazzato dalle parole sin troppo dirette di Ron.
“Ron,non dargli spago o sarà peggio. Dicevo: Vitious ci ha messo a disposizione la Sala Grande per gran parte di questa sera e domani mattina per organizzare il tutto. Saremo solo noi,grazie al cielo,così lavoreremo con calma e non saremo disturbati dal via vai di studenti”.
Harry annuì accondiscendente,cercando di convincersi che forse sarebbero anche riusciti a divertirsi,non appena Ron si fosse calmato,Hermione rilassata e Malfoy stato zitto una volta per tutte.
“Ron,tu ti occuperai della disposizione dei tavoli della Commissione. Ho pensato di sistemarli in questo modo,così non daranno le spalle a noi studenti e potranno essere allo stesso piano degli insegnanti”.
Con fervore tracciò con una matita uno schizzo dei tavoli. Ron guardò attentamente cercando di memorizzare,ma il pensiero di essere osservato malignamente da Malfoy non gli permetteva di concentrarsi al meglio. Hermione non avrebbe dovuto capirlo o sarebbe stata la loro fine. Annuì più volte,dichiarandosi d’accordo con lei. Era un buon modo per prevenire future liti e discussione. Finito di illustrare i suoi progetti a Ron,la ragazza si rivolse ad Harry,spostando il foglio verso di lui,e lasciando libero Ron di litigare visivamente con Malfoy.
“Tu Harry invece,ti potresti incaricare dei vestiti. Contavo su quella Daphne per sistemarli al meglio,ma ha avuto altro da fare a quanto pare: il solito vizio di affibbiare i propri compiti agli altri credendo che sia un suo diritto poterlo fare e un loro dovere farlo”.
Commentò visibilmente turbata,facendosi rossa in volto per la rabbia e la foga con la quale aveva pronunciato quelle parole. Si morse la lingua troppo tardi.
“Granger,ti consiglierei di insinuare certe cose in altre sedi. Anche il vostro amato Silente riversa i suoi compiti di preside su vari guardiacaccia,strambi e pericolosi insegnanti di Difesa Contro le Arti Oscure e altre scelte discutibili. Non a caso,mio padre ha dovuto spesso incaricarsi di affari per Hogwarts…per non farla cadere in rovina”.
Harry lasciò andare il lembo del foglio che teneva tra le dita per voltarsi furioso verso Malfoy puntandogli contro i suoi occhi.
“Non azzardarti mai più ad offendere Silente davanti a me,Malfoy. È stata la guida paterna che non ho avuto. E a tua differenza io non l’ ho avuta perché mio padre è morto,non perché non fosse abbastanza umano e orgoglioso per poter amare suo figlio”.
Hermione fu percorsa da un brivido. Quel pomeriggio c’era qualcosa di strano in Harry e Ron. Non li aveva mai sentiti così velenosi e pungenti nei confronti di qualcuno. Stentava a riconoscere gli allegri ragazzi con i quali rideva il pomeriggio,che a volte si arrabbiavano e perdevano la ragione è vero…ma quelle parole erano più taglienti di una lama. E si stupì di non vedere Malfoy spaccarsi in due. Tuttavia era ancora del parere che lei e i suoi amici si sarebbero potuti divertire. Afferrando Harry per un braccio lo riportò verso di se e il foglio,terminando di spiegare.
“Insomma dicevo: toccherà occuparmi anche dei vestiti. Se non hai niente in contrario ti userò come modello per tagliare le stoffe. Al resto ci pensa la magia tanto,non abbiate paura. Ma dovrai avere pazienza: io non sono esperta e le copie devono essere almeno un bel po’”.
Harry annuì convinto,in fondo gli pareva che il suo compito fosse meno faticoso di quello di Ron,che a quanto pareva,se ne era già reso conto. Sorridendogli grata Hermione concluse con un sospiro:
“e io penserò alle decorazioni. Dovrebbe venire un buon risultato se ci atteniamo a questo programma. Sarebbe stato meno faticoso se tutti avessimo preso parte al lavoro che ci era stato assegnato. Ci saremmo risparmiati la notte qui se non altro”.
Lo sguardo che aveva lanciato a Malfoy era inequivocabile. Ma il ragazzo non rispose alla provocazione implicita,se non con un sorriso ironico.
“Malfoy sei sicuro di non voler…”.
Non sprecò fiato a terminare la frase. Il biondo Slytherin aveva inclinato la testa di lato e incrociato le braccia al petto come se fosse una povera sciocca. E non aveva tutti i torti: era stata solo un illusa a credere che quel ragazzo collaborasse con loro.
“Bene,al lavoro allora”.
Con un gesto della bacchetta trasferì il libro nella Sala Grande,deserta come promesso dall’insegnante,e l’unico cambiamento fu quello di stanza.
Malfoy trovò ugualmente comoda una panca della Sala Grande e vi si abbandonò senza troppi complimenti. Rimboccandosi le maniche della divisa,Hermione afferrò la propria bacchetta e con un bel sospiro profondo fece cenno ad Harry di avvicinarsi.



In piedi perfettamente in equilibrio sul palco che Hermione aveva rialzato per lui,Harry attendeva che Hermione lo fasciasse di stoffe varie,pronto all’eventualità di essere soffocato da un metro giallo. Persino l’amica per la prima volta appariva scettica.
“Possiamo farcela,Hermione. Niente paura,non preoccuparti”.
La rassicurò sorridendole e passandole una mano sui capelli dalla sua altezza con fare rassicurante. Sollevando il metro Hermione ricambiò il sorriso apertamente guardandolo grata negli occhi verdi,sotto lo sguardo di un Malfoy che colse l’occasione per esprimere tutto il suo disgusto per quella dimostrazione di solidarietà e di affetto.
“Coraggio Malfoy,sono solo le prime volte. È ovvio che non ci sei abituato”.
Lo provocò Ron passando davanti agli amici con il progetto disegnato di Hermione tra le mani,alludendo all’amichevole affetto dei due. Per tutta risposta Malfoy lo guardò scettico voltando la testa sprezzante dalla parte opposta. Di nuovo Hermione temette che Ron perdesse il controllo. Ma non lo fece.
“Ron…sposta quel tavolo un po’ più a destra per piacere!”
lo riprese Hermione,mentre si apprestava a liberare il naso di Harry dal groviglio del metro incastrato tra le bacchette degli occhiali. Harry cercava in tutti i modi di liberarsi di quella stretta soffocante,ma più si agitava più peggiorava la situazione.
“Hermione non pensare alle sedie! Io sto morendo soffocato!”.
La rimproverò Harry indicando il suo naso e tutto quello che comportava. Giunse alle sue spalle la voce strascicata di Malfoy pronta come sempre a schernirlo con cattiveria.
“Ah che morte atroce. Persino i tuoi genitori hanno sofferto di meno. Proprio coraggioso Potter. Un piccolo eroe”.
Hermione si lasciò sfuggire il metro di mano al sentire quelle parole,sentendo contemporaneamente il corpo di Harry irrigidirsi.
“Sta calmo Harry,non starlo a sentire”.
Gli intimò a bassa voce liberandolo finalmente dalla stretta del metro,ma portandogli via anche gli occhiali. Cercando inutilmente di riafferrarli Harry aggiunse risentito:
“Non parleresti così se fossero i tuoi genitori Hermione. Soprattutto se a parlarne male è chi per primo dovrebbe vergognarsi di essere figlio di un assassino e di una che vende il suo corpo al piacere del prossimo senza farsi troppi problemi”.
Persino Ron a quelle parole posò le sedie sul pavimento e portando le mani ai fianchi si voltò a guardare Harry,che trionfante fissava negli occhi grigi Malfoy. Non era giunta risposta dal ragazzo se non uno sguardo di odio incandescente e violento.
“Perché non la smettete una volta per tutte?”.
Urlò Hermione spazientita,porgendo gli occhiali ad Harry e cercando con lo sguardo il tessuto che aveva posato da qualche parte. Harry distolse lo sguardo da Malfoy un attimo prima che il suo avversario si arrendesse e portasse i suoi occhi verso il pavimento. Particolare che sfuggì ad Harry ma non ad Hermione. Lo guardò per la frazione di un secondo,temendo che potesse rialzare la testa e notare che era impegnata a vederlo perdere. Era una visione più unica che rara. Non lo aveva visto quasi mai abbassare lo sguardo per primo.
“Ron! Fa attenzione a quella pila di sedie!”.
Un secondo dopo tre sedie perdevano stabilità e crollavano sul pavimento a pochi centimetri dalla testa di Ron chino a cercare la bacchetta caduta. Allontanandosi da Harry,non vedendo Ron riemergere,Hermione corse verso di lui e le sedie.
“Ron…Ron è tutto a posto? Dio mio,c’è mancato un soffio e…”.
stringendo la bacchetta in un pugno e alzandosi in piedi rosso dalla testa fino alla punta dei capelli Ron liberò l’ansia in una risata imbarazzata,accarezzando il volto di Hermione con una mano,con delicatezza e assicurandole di stare bene. Entrambi si voltarono istintivamente verso Malfoy aspettandosi un commento dei suoi,ma il biondo era troppo preso a discutere con Harry per poterci far caso. Hermione guardò Ron sconsolata: non poteva allontanarsi un secondo che uno dei due finiva con il piede di guerra con lo Slytherin.
“Manchi solo tu”.
Le fece notare scherzando Ron. Ma Hermione non colse a pieno l’ironia della frase,troppo presa a preoccuparsi di quello che le era affiorato alla mente alle parole di Ron. Forse era sbagliato,credere che gli occhi potessero svelare qualcosa di tanto delicato ed importante. Ma lo sguardo che aveva colto in Malfoy poco prima le aveva assicurato che non doveva essere tutto sbagliato quel ragazzo. Tornò a guardare Ron accanto a lui con occhi supplichevoli.
“Ron…vi prego,non dite più niente. È…è stancante dovervi sempre dividere. Non voglio fare il cane da guardia!”.
Leggermente sorpreso da quelle parole Ron annuì pur sapendo che non ci sarebbero mai riusciti. L’odio era troppo sentito per poter cedere a quella richiesta,andava contro natura. Anche se un vago remore di sensi di colpa affiorò alla sua mente. Non aveva mai pensato a quella situazione. Hermione aveva ragione,in fin dei conti era sempre lei a tirarli fuori dai guai o ad evitarglieli. Annuendo pensieroso finse di poterle promettere di prestare fede alla sua richiesta. Ma in fin dei conti,lo sapeva anche lei,che nessuno dei due avrebbe esaudito la sua preghiera. Tornando verso Harry,guardò di striscio Malfoy,ma questa volta i suo occhi erano fermi e maligni puntati in quelli di Harry frementi di rabbia e rancore.
“Basta,smettetela. Dobbiamo lavorare,noi”.
Ma quella volta le sue parole non furono sufficienti. Affatto. Harry era ormai arrivato a posare la mano sulla tasca dei pantaloni dove teneva la bacchetta e Malfoy non era da meno. Rabbrividendo Hermione strappò di mano la bacchetta ad Harry si voltò esausta verso Malfoy.
“Ho detto di smetterla”.
Malfoy non mosse un muscolo. La guardò per pochi istanti prima di sporgersi in avanti e sillabare in un sussurro deciso:
“Non mi faccio mettere i piedi in testa da un insulsa mezzosangue”.
Hermione ringraziò mentalmente se stessa di aver avuto il tempismo e la prontezza di sequestrare ad Harry la bacchetta. Prima che Ron potesse farsi più vicino,e che quelle parole la ferissero ancora di più vibrando un secondo di più nell’aria,aveva già perso il tanto amato controllo e con un gesto rapido aveva scandito la parola:
Silencio!”.
Non una parola uscì dalla bocca di Malfoy. Hermione lo guardò in completo silenzio e smarrimento,prima che la risata di Ron riecheggiasse nella Sala Grande,coinvolgendo presto anche Harry. Avrebbe voluto ridere anche lei,eppure nessuna risata sgorgava nella sua gola o le premeva le labbra per uscire o le batteva vivace in petto per riecheggiare nell’aria. Ancora stupita per quello che aveva fatto,per aver perso il controllo,fissava senza alcuna espressione di rimorso come nessuna traccia di soddisfazione Malfoy,tremando leggermente. Forse l’offesa delle parole che le aveva rivolto aveva raggiunto finalmente la sua mente e punto il suo orgoglio.
“Complimenti Hermione”.
Ron le batté una mano sulla spalla. Sorridendo debolmente al ragazzo Hermione si voltò,lasciando che fosse Ron a strappare di mano ad un Malfoy ancora stupito,offeso e arrabbiato la bacchetta. Harry la aspettava,con il primo vestito ancora a metà sorridendole.
“Avanti,ora ci divertiamo sul serio”,
la incoraggiò entusiasta,lanciando un occhiata compiaciuta e ancora macchiata di ilarità verso Malfoy.



“Harry se non la smetti di muoverti non ce la farò mai!”
replicò Hermione spazientita ma con un sincero sorriso sulle labbra,finalmente divertito. Harry sbuffò sventolandosi con una mano e lanciando segni di aiuto a Ron,alle prese con un tavolo che proprio non voleva saperne di incastrarsi all’altro.
“Hermione sto facendo la sauna in queste divise…cavolo tra poco ci sono gli esami,è giugno!”
si lamentò tossendo Harry. Hermione alzò lo sguardo verso di lui ammiccando.
“Dai,ancora un attimo di pazienza!”.
Dal fondo della sala la voce allegra di Ron,ormai orgoglioso del lavoro che gli era stato affidato,raggiunse i due ragazzi poco lontano.
“Hermione il tuo attimo di pazienza dura da 27 divise!”.
Portando le mani ai fianchi Hermione sbuffò risentita,spostando lo sguardo alternativamente dal rosso al moro e dal moro al rosso. Fino a quando alzando la testa e fingendosi offesa non proclamò in una perfetta imitazione di chi non è mai stato più serio:
“ah,è così eh? Perfetto,allora me ne vado. Sbrigatevela da soli”.
E con il sottofondo delle risate dei due amici attraversò la Sala Grande,senza fermarsi ne voltarsi,a passo spedito e rapido,fino a raggiungere l’imboccatura delle scale e a sparire alla vista dei ragazzi. Solo a quel punto sentì Ron smettere di ridere e Harry chiamare il suo nome moderando il tono di voce,per non svegliare gli interi dormitori. Sorridendo furbescamente,Hermione non rispose. Si fece chiamare altre due volte e poi d’un tratto riconobbe i passi di Ron farsi vicini. Represse una risata: senza di lei non sapevano dove mettere le mani,e infondo era entusiasta e rassicurata da quella constatazione divenuta ormai da tempo una certezza.
Nella Sala Grande Harry ancora in piedi sul piccolo palco rialzato,del tutto imbalsamato e sudato vedeva Ron raggiungere le scale incerto. Cominciava a temere che Hermione se ne fosse andata sul serio,con la sua bacchetta…e quella di Malfoy. Quel pensiero lo portò a cercare il ragazzo per la Sala. Si stupì di vederlo nella stessa posizione di ore prima,con le braccia conserte e le labbra serrate. Guardava fisso il fondo della Sala Grande. Già,Malfoy. Ci pensò anche Hermione non appena si accorse di avere la sua bacchetta che le aveva dato prima Ron,ancora nella tasca dei pantaloni. Se lo erano completamente dimenticato,presi dalle provocazioni scherzose che si erano lanciati,dall’organizzazione perfettamente riuscita del lavoro. Deglutì colpevole. Doppiamente colpevole. Di averlo reso muto spettatore di tutto quello e di averlo dimenticato,quando per i primi 60 minuti trascorsi non aveva fatto altro che voltarsi per accertarsi che ci fosse ancora.
“Ah,ma allora non te ne sei andata!”.
Le parole di Ron la presero di sorpresa,facendola sussultare spaventata,prima di scoppiare a ridere per il sollievo e lo spavento.
“Mio Dio Ron che paura! Mi hai fatto perdere cinque anni di vita!”.
Il rosso scoppiò a ridere a sua volta facendole cenno di tornare in Sala Grande. Annuendo Hermione lo superò camminando,quando con un piccolo slancio si trovò il piede di Ron tra le gambe,ormai raggiunta metà della Sala Grande,finalmente sgombra dai tavoli delle varie Case. Porgendo le mani in avanti cercando di attutire la caduta sicura e non sfigurare il suo volto,che in ogni caso non riteneva affatto perfetto,Hermione si lasciò sfuggire un singulto che attirò l’attenzione di Harry e Malfoy. Ma se Ron lo aveva fatto era perché aveva calcolato le misure e registrato tutti i rischi possibili,e con un gesto rapido e sicuro aveva allungato le braccia,afferrando la ragazza per la vita e portandola su di se. Traendo un sospiro di sollievo e rossa in volto per l’ennesimo spavento Hermione si voltò verso Ron.

La stessa scena meno particolareggiata era quella che si era presentata agli occhi di Harry e di Malfoy,che fissava i ragazzi nel centro della Sala con gli occhi ridotti a due fessure e una strana espressione dipinta in volto. Videro Hermione voltarsi e sentirono un:
“Bastardo!”
riecheggiare nella sala seguito da una risata soffocata. Un secondo dopo Ron era all’inseguimento di un Hermione sorridente e già accaldata. Sul viso di Harry si allargò un sorriso carico di tenerezza,prima che gli venisse in mente che se non era a fare lo scemo con i suoi due amici era solo perché Hermione lo aveva lasciato legato lì sopra.
Ma se Malfoy non era lì con loro era solamente perché era Malfoy. E ancora una volta,da Malfoy quale era,si limitava ad essere di nuovo spettatore di un film che altro non era se non quello che non aveva. Ma a quel punto non faceva più male come un tempo,al tempo dei suoi 11 anni. Solo che ormai ci aveva fatto l’abitudine e odiare quei tre era diventato un ottimo sfogo per la sua rabbia. Sentì Harry gridare in direzione dei due:
“Ehi…io sono ancora legato,vorrei farvi notare!”.
Le risate cessarono all’istante e Hermione corse verso l’amico pronta a slegarlo. Mentre scioglieva rapidamente i fili dell’ennesima divisa speciale,parlava frettolosamente ancora affannata per la corsa.
“Dai,basta con le divise,credo che siano un numero sufficiente per poterne fare copie per tutti. Ci penserà la McGranitt”.
Harry sospirò sollevato facendo cenni di vittoria a Ron. Quando l’ultimo nodo fu sciolto Hermione lasciò che Harry scendesse e poi fece evanescere il palco.
“Ora dovete aiutarmi con le decorazioni però!”.
Sguardi entusiasti accolsero il suo avviso. Harry raggiunse in fretta Ron con la sua bacchetta di nuovo tra le mani,quando un gufo planò improvvisamente nella Sala Grande sfrecciando velocissimo e depositandosi sulla spalla di Hermione. Gli sguardi dei presenti erano tutti puntati su di lui con espressioni allibite,compresa quella della ragazza. Quel gufo di certo non era suo.
“E’ un gufo del ministero!”
notò Ron indicando la zampa dell’animale,al quale era legato un piccolo numero in carattere gotico rosso scarlatto. Hermione slegò il messaggio più grande lasciando libero il gufo. Un espressione sempre più accigliata comparve sul volto della ragazza.
“E’ di tuo padre,Ron!”.
Ron si lasciò sfuggire un sussulto e un imprecazione preoccupato. Se non scriveva neanche a lui difficilmente sarebbero state buone notizie. Hermione lesse avidamente tutta la lettera,alzando poi gli occhi nocciola e fissandoli in quelli azzurri di Ron con un sorriso divertito e allo stesso tempo imbarazzato.
“Beh? Che dice?”.
Ripiegando la lettera e lanciandola sul tavolo Hermione represse a stento una risata.
“Vuole che ti convinca a passare le vacanze estive alla Tana!”.
Il volto di Ron si contrasse in una smorfia mentre Harry si portò una mano alla bocca per non scoppiare a ridere. Erano anni che l’amico contava i giorni che lo speravano dalla sua prima vacanza lontano dalla famiglia.
“No…”
sussurrò Ron affranto prendendosi la testa tra le mani,chiaramente incerto se ridere per il paradosso o se piangere per la drammaticità dell’evento. Imbarazzata Hermione tentò:
“Andiamo Ron,infondo è solo una vacanza…potrai farne altre mille da solo,ma prima o poi tuo padre…”.
Non osò portare a termine la frase ma sapeva che Ron aveva capito cosa intendesse. Harry poggiò una mano sulla spalla di Hermione,accennando ad un sorriso e aggiungendo:
“ già non si sa mai…per come vanno le cose potrebbe anche finire ad Azkaban…quando meno te lo aspetti,succede,no?”.
Era un evidente provocazione rivolta a Malfoy,che gli fruttò uno sguardo torvo da parte dell’amica e un occhiata assassina da parte di Malfoy. Ok: aveva proprio esagerato. Se non altro Ron aveva ceduto,strappando agli amici la promessa che non lo avrebbero lasciato solo e minimo 30 giorni li avrebbero trascorsi con lui. Si incamminarono nuovamente verso il centro della Sala per sistemare le decorazioni,quando Hermione rallentò il passo voltandosi indietro. Lo sapeva,eppure sussultò ugualmente. Lui era ancora seduto lì,senza la possibilità di parlare e la guardava fisso negli occhi,come non gli aveva mai visto fare. Non lesse odio,non lesse rancore,non lesse dispiacere. Solo il vuoto. Deglutendo Hermione fu colta da un pensiero,rovente come un lampo,lancinante come un fulmine. Aveva letto il vuoto,ciò che gli restava in confronto con quello che aveva lei. E Ron ed Harry. Il vuoto. Il niente.
“Rosse,oro,blu…?”
le chiese Ron agitando la bacchetta. Harry accanto a lui,pensava ad aggiungere qualche tocco di colore alle lampade e ai tavoli. Stavano facendo un ottimo lavoro.
“Tutti i colori Ron. Tutti. Dal primo all’ultimo”.
Rispose con convinzione Hermione.



Lavorarono duramente per altri tre quarti d’ora,maledicendo l’ampiezza di quella Sala,mitigando la fatica con scherzi e risate divertite. Allo scoccare delle due di notte,Ron si concesse uno sbadiglio assonnato,contagiando ben presto Harry.
“Possiamo riposarci ora Grande Capo?”.
Domandò intorpidito rivolto ad Hermione. Sorridendo la ragazza annuì,dando la buonanotte ad entrambi.
“Grazie ragazzi. Siete grandi. Riporto la bacchetta a Malfoy,gli ridò la voce e vado a dormire”.
Annunciò strizzando l’occhio agli amici. Ricevette in cambio sguardi preoccupati. Ron si offrì volontario per riportare al suo posto la bacchetta a Malfoy,ma ammonendolo con lo sguardo Hermione scosse la testa.
“Ho detto che vado a ridargli la voce,non a farlo tacere per sempre”.
Con un ultimo sforzo riuscì a convincere Ron ed Harry a darle un po’ di fiducia,spedendoli a letto.

Non si era ancora mosso. E nei suoi occhi il vuoto regnava ancora,sebbene quando gli fu vicino,poté notare tante piccole sfumature. Chissà,schizzi di rimpianti,di pensieri,di malinconie e nostalgie,desideri e preghiere,invidie e gelosie. Si sedette accanto a lui,aspettando che le intimasse anche solo con uno sguardo,di alzarsi e di occupare un altro posto degno al suo rango. Ma continuò a non muoversi. Estrasse la bacchetta dalla tasca e puntandola verso di lui mormorò il contro incantesimo. Ma Malfoy non ne approfittò continuando a non dire niente. Attese ancora qualche secondo poi si voltò di scatto,furiosa con se stessa per aver creduto di poter ottenere almeno un “grazie”,quando nel momento in cui urtò una sedia che Ron aveva distrattamente lasciato sul ripiano del tavolo,comprese anche che quel ragazzo non le doveva alcun “grazie”. Era lei dalla parte del torto e con un colpo forte,di quelli che tolgono il respiro,che mozzano la linfa della vita per lunghi attimi di lenta agonia,si rese conto di essere inaspettatamente e finalmente riuscita a vincere quella sua piccola,stupida,inutile e dannata battaglia. Si,aveva trovato il modo di ferirlo e ci era riuscita benissimo. Gli aveva tolto la voce dannazione. Sentì la mano tremare forte e il respiro fermarsi in gola,le parole morire con lui. E la sedia si rovesciò verso Malfoy. Appena in tempo il ragazzo aveva portato una mano davanti al viso e Hermione scagliato un incantesimo di allontanamento. Se l’era cavata con un graffio. Avvicinandosi sfiorò tremante quel graffio,l’ennesima ferita che gli aveva procurato quella sera,nel giro di qualche ora.
Tornò così a sedersi accanto a lui.
“Non volevo farti male”.
Sussurrò quasi al suo orecchio,in un flebile sussurro umido di pianto. Ricevette in cambio la solita scrollata di spalle,e poche parole:
“Mi ha preso solo di striscio”.
Hermione tirò su con il naso. Dio,quanto odiava quello stupido orgoglio. Ce lo avevano tutti quel dannato difetto.
Ron,Harry,Ginny…e lei non era da meno. No,di certo. Se non fosse stato per il suo maledetto orgoglio,avrebbe tenuto a freno la bacchetta e si sarebbe risparmiata quel colpo al cuore e quelle scuse,e quelle lacrime e quei sensi di colpa. Ma se non altro per una volta lo aveva capito. Frammenti di parole le tornarono rumorosi alla mente:
(prima Ron)
“Non è mio padre che ha scampato processi su processi mettendo mano al conto in banca!”.
(poi Harry)
“È stata la guida paterna che non ho avuto. E a tua differenza io non l’ ho avuta perché mio padre è morto,non perché non fosse abbastanza umano e orgoglioso per poter amare suo figlio”.
( e ancora Harry)
“Non parleresti così se fossero i tuoi genitori Hermione. Soprattutto se a parlarne male è chi per primo dovrebbe vergognarsi di essere figlio di un assassino e di una che vende il suo corpo al piacere del prossimo senza farsi troppi problemi”.
Lei stessa:
“…ha avuto altro da fare a quanto pare: il solito vizio di affibbiare i propri compiti agli altri credendo che sia un suo diritto poterlo fare e un loro dovere farlo”.


E di fronte a tutto quello gli aveva tolto la sua unica arma di difesa. Lei,sostenitrice del giusto e del leale,aveva combattuto una battaglia impari e la aveva appena portata a termine uscendone vincitrice. Non aveva mai avuto merito più indegno.
Le lacrime continuavano a scivolarle inesorabili lungo le guance. E lei riusciva a farlo,aveva persino questo più di lui.
Sapeva piangere.
“Non…non volevo farti vedere in silenzio quello che non hai. Non ti ho dato la possibilità di difenderti. Scusa”.
Finalmente il ragazzo si voltò a guardarla e per la prima volta lesse nel suo sguardo un incertezza.
“Mi stai prendendo in giro,Granger?”.
Hermione scosse la testa,senza riuscire a frenare quelle maledette lacrime. Ma di fronte a lui aveva un'altra occasione per essere sommersa da nuovi sensi di colpa. Si sentiva così felice,così fortunata di sapere piangere.
“No. Mi dispiace sul serio”.
e quelle lacrime furono una prova sufficiente anche per un sospettoso come lui,che un attimo dopo si era voltato,tornando a fissare il vuoto ancora una volta.
“Non importa Granger”.
Questa volta fu Hermione a guardarlo dubbiosa.tra il velo di lacrime,non capiva se le stesse parlando sul serio.
“E tu? Mi stai prendendo in giro?”.
Aveva sospirato e basta. Un lungo silenzio aveva interrotto i singhiozzi di Hermione.
“No”.
E la invidiò ancora una volta,sentendo quel sentimento assurdo rodergli l’anima. Era accanto a lui e stava piangendo. Piangeva sul serio ed era accanto al suo avversario di sempre. Ma era in grado di piangere,sapeva farlo e dopo quel momento,gran parte del dolore sarebbe stato lavato via dalle lacrime. Non per lui.
“Dopo un po’ ci si stanca,Granger. Io mi sono sempre difeso. Sono 17 anni e mezzo che mi difendo. Per una volta è stato meno faticoso subire”.
Quelle parole le tolsero ogni forza. Era quella allora la sua vita? Il grande sfarzo,la sua autorità,la sua arroganza e sfacciata sicurezza di se. Tutta una difesa. E lei era stata una stupida a non capirlo prima.
“Perché non smetti di difenderti?”.
L’ennesima scrollata di spalle. Ma ormai quel gesto non la innervosiva più. Ora sapeva perché lo faceva,a cosa era dovuto.
“Sei stanco,Malfoy”.
Non avrebbe potuto negarlo,avendolo ammesso un attimo prima. E non lo fece. Non lo ammise neanche,ma era Malfoy. La mano di Hermione scivolò sul suo viso,accarezzò quel taglio,accarezzò il mento e si allontanò lentamente,con la stessa lentezza con la quale aveva sfiorato quel volto. E lei piangeva ancora.
“Sei stanco e siamo soli”.
La mano di Hermione era di nuovo sul suo viso,intenta a cancellare lacrime invisibili che chissà,un giorno ci sarebbero state sul serio. Sentì la mano di Malfoy posarsi sulla sua,stringerla con forza,aggrappandovisi con disperata convinzione di averne bisogno. Hermione non la ritrasse,neanche nel momento in cui lui chiuse gli occhi,sentendo il cuore battere nel petto e fargli quasi male. Era quella la sua battaglia,allora. Cedere a se stessi,alla considerazione che si ha di se stessi. E doveva ancora decidere qualche fosse la cosa giusta e quella sbagliata. Per quella volta Hermione gli avrebbe mostrato la strada esatta,raggiunta e finalmente trovata. E lei ne ebbe la certezza sentendo i muscoli rilassarsi al tocco della sua mano. E si permise di abbandonare la testa tra la sue braccia,nascondere il viso agli altri e a se stesso,all’infuori di Hermione. Passando le dita tra i sottili fili dorati,capelli di Malfoy,Hermione poteva sentire il suo respiro e la stretta delle mani attorno alla sua vita e al suo corpo farsi stretta,dettata dal bisogno di una certezza,di quella certezza: che c’è,che lei c’è. Eppure ancora non si era lasciato andare a se stesso e ancora non aveva dato sfogo alle sue necessità. Ma Hermione sapeva che il tempo era ladro persino di se stesso,e che per lui ne sarebbe servito tanto.
Contraccambiando la stretta del ragazzo,serrando una mano sulla sua spalla,mentre con l’altra sfiorava il suo corpo,il suo viso,trovò il modo di abbassare il capo e sussurrare al suo orecchio una promessa. Solo a lui,perché era stanco ed erano soli.

“ Un giorno imparerai a piangere Malfoy,e allora ti porterò lì,fino alla fine del mondo,dove i leoni piangono”.



Ecco quì. Spero che vi sia piaciuta almeno un pò...^^.

I personaggi citati in questa one shot non appartengono a me ma a J.K.Rowling e non scrivo a scopo di lucro. L'ultima frase di Hermione è ispirata dalle parole del film A:I.

Insomma,dicevo,spero che vi sia piaciuta e se vi va,già che siete arrivati fino a quì,cliccate un pò più in basso e lasciate un vostro parere,se ne avete voglia!! :)

In ogni caso grazie anche solo per aver letto questa piccola one shot,nata come sempre di notte.
Bris .

  
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