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Autore: SHUN DI ANDROMEDA    13/10/2014    2 recensioni
[Yuuram]
Yuuri è partito per una guerra, sta per tornare a casa ma dovrà fare i conti con il caratteraccio del suo reggente.
Estremamente fluff.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: Kyo Kara Maoh
Rating:
Verde
Personaggi/Pairing:
Yuuram, Un Po' Tutti
Tipologia:
OneShot
Genere:
Fluff, Romantico
Avvertimenti: Yaoi, Shonen-Ai
Disclaimer:
Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono.

I'LL GIVE YOU A FLOWER

Il ritorno delle truppe dal fronte venne accolto con grande entusiasmo dalla popolazione, che salutò urlando i soldati che rientravano a casa dopo le lunghe settimane di battaglie.

Alcuni erano feriti, e si sorreggevano ai compagni per non cadere, altri erano distesi in lettighe approntate per l'occasione ma, miracolosamente, nessuno di loro aveva perso la vita.

In testa a tutti e in sella al suo fido cavallo, il Maoh salutava il popolo agitando freneticamente la mano libera tra le lacrime di gioia.

Maestà! Che le è successo al braccio?!” gridò qualcuno dal basso, notando il grosso bendaggio che cingeva la sinistra del sovrano dal polso fino alla spalla e la immobilizzava: “E' stato ferito?!” strillò una voce di donna, “Se vuole, ho un unguento, glielo dono volentieri!”.

Yuuri Shibuya però scosse la testa e donò un sorriso a tutti i presenti che si accalcavano per le strade sotto l'occhio orgoglioso dei suoi uomini: avevano visto il valore di quel ragazzino diventato uomo al loro fianco, l'avevano visto gettarsi in mezzo al campo di battaglia per proteggere alcuni fanti rimasti bloccati e circondati dai nemici e l'avevano coperto quando, nel tentativo di rientrare dietro le linee di Shin Makoku, si era caricato in spalla il ferito più grave e aveva spronato gli altri a correre senza guardarsi indietro.

Non si era fermato neppure quando una freccia lo aveva trapassato da parte a parte nell'avambraccio e poi ancora un'altra nella spalla, una nel polso...

Quando infine erano riusciti a lasciarsi alle spalle i fuochi dei roghi e la pioggia di frecce e avevano messo al sicuro i feriti, Yuuri era corso nuovamente a recuperare altri soldati dei suoi: e via così, li aveva tutti messi al coperto e poi era rimasto dritto, in piedi in mezzo al campo di battaglia, di fronte alle barricate tirate su dai Mazoku.

Con Morgif in pugno, l'avevano visto lanciare un urlo possente prima di lasciar fluire il proprio Maryoku, combattere contro gli avversari e poi crollare in ginocchio dopo aver dato fondo a tutte le proprie forze.

Ma da solo... Da solo Yuuri aveva salvato la situazione e il suo popolo, per questo, gli doveva essere grato.

I soldati, per primi, avevano fatto quadrato attorno al loro sovrano e lo avevano vegliato a turno mentre giaceva incosciente e ferito prima della loro partenza per la capitale.

Il bagno di folla durò fino alla base della cittadella fortificata che era il castello e Yuuri si sentì il cuore in gola a vedere la giovane fanciulla in sella al cavallo fissarlo con sguardo commosso.

OTOU-SAAAAAAN!” gridò lei, dando un colpo al ventre dell'animale, che partì al piccolo trotto per raggiungere il Maoh: in mezzo alla piana sabbiosa, padre e figlia si abbracciarono con forza, Greta era cresciuta molto e ormai arrivava all'altezza di Ao mentre era in sella al suo Kin, notò Yuuri tra sé e sé.

Quando si staccarono, la ragazza aveva gli occhi lucidi e Yuuri le asciugò le lacrime a mani nude, con delicatezza: “Non piangere su,” le disse il padre adottivo con tono affettuoso, prima di voltarsi verso gli altri, in attesa.

Kin e Ao si affiancarono e, assieme, condussero i loro padroni in mezzo al gruppo di cavalieri che non si erano mossi: “Maestà...” salutò Conrad con un leggero movimento della testa e un gran sorriso.

Gwendal non si mosse ma strinse le redini con maggior forza, segno che a Yuuri non era affatto sfuggito e che ricambiò con un cenno del capo: doveva averlo fatto preoccupare e non poco.

Gunter aveva cominciato a urlare e a piangere di gioia come al suo solito ma il sovrano lo ignorò, notando una mancanza importante.

Dov'è Wolfram?” chiese.

Conrad sospirò: “E' al castello, il reggente non ha voluto uscire ad accogliere il suo sovrano. Supponiamo sia arrabbiato.” disse con tono scherzoso lui, “E non mi stupirei della cosa, dato l'ultimo messaggio che ci è arrivato.” aggiunse, ricordando velatamente la notizia – pur se scritta di suo pugno dal Maoh – del ferimento di quest'ultimo; “Papà sembrava strano in questi giorni, era nervoso.” notò Greta

Yuuri restò in silenzio qualche istante, pensieroso, poi batté le mani e si voltò verso i suoi uomini: “Ragazzi, grazie a tutti. Andate a riposare, i feriti alloggeranno al castello fino a quando non si saranno del tutto ripresi, darò ordine di scortarne le famiglie fino a qui per poter stare loro vicino.” annunciò, prima di rivolgere nuovamente la propria attenzione alla sua famiglia.

Mi darete una mano? Ho un'idea per tirarlo fuori da lì.” sogghignò.

§§§

Wolfram era seduto alla scrivania che solitamente Yuuri occupava quando era al castello, fingendo di non udire le urla di giubilo che venivano dall'esterno e concentrandosi per la centesima volta sulla stessa riga del documento che avrebbe dovuto firmare già da tre ore.

La verità era che era preoccupato e spaventato: non aveva preso bene il messaggio da parte del marito e poco importava se fossero state le sue esatte parole a rassicurarlo.

Yuuri era uno stupido e su questo non ci pioveva.

E anche se avrebbe voluto scendere con gli altri, magari abbracciarlo, non lo fece: voleva punirlo per aver fatto l'eroe senza motivo ed essersi fatto ferire come il Re imbranato che era sempre stato.

Ne sentiva forte la mancanza ma si trattenne.

Fu un basso bussare alla porta ad attirare la sua attenzione: convinto che fosse Conrad, intento a tentare un'altra volta di tirarlo fuori e convincerlo a scendere, ripose i fogli con uno sbuffo e si alzò, “Te l'ho già detto, non voglio venire!” esclamò, rabbuiandosi.

Ma la porta si aprì, lentamente, e dallo spiraglio entrò quella che sembrava una kumahachi che stringeva tra le zampette un fiore.

E non un fiore qualunque.

Il giovane Mazoku lo riconobbe perché era uno dei boccioli di Utsukushii Wolfram appena fioriti che sua madre aveva piantato durante l'autunno passato, il giorno seguente alla partenza di Yuuri per la guerra.

Posso entrare?” fece la kumahachi con una vocina familiare: “Ho un fiore per te.”.

Il reggente restò un attimo interdetto, poi scosse la testa e si portò una mano alla bocca, chinando il capo per non far vedere le lacrime che minacciavano di straripare dai suoi occhi.

Eddai, Wolf... Fammi entrare...” disse ancora la kumahachi, agitandosi un pochettino: “Voglio abbracciarti, non posso?”.

Il biondo ebbe un sussulto, si era reso conto in quel momento quanto veramente gli fosse mancato Yuuri; con il cuore in gola, si spostò dalla scrivania e si avvicinò alla porta: preso in mano il fiore, poi, spalancò definitivamente la porta.

Ritto, in piedi nel corridoio, con la marionetta di kumahachi a coprirgli la mano libera, c'era il Maoh che sorrideva come un bambino: “Sono a casa, Wolf.”.

Il biondo a quel punto non resse più: gli si gettò tra le braccia, lo strinse forte a sé e cominciò a singhiozzare contro la sua spalla: “Stupido...” borbottò, “Ero preoccupato...”.

Mi dispiace...” mormorò il re, accarezzandogli la schiena: “Ma sto bene, sono tornato. E ti ho anche portato un fiore, hai visto?”.

Il biondo scosse la testa: “Te lo ha dato mia madre, vero?” chiese, non aspettandosi una vera e propria risposta, era felice così, finalmente.

Ehm... I negozi erano chiusi...” finse di giustificarsi il Maoh prima di baciarlo teneramente sulle labbra: “Non piangere più, Wolf, sto bene, davvero.” aggiunse poi, con tono più serio.

Von Bielefield sciolse l'abbraccio e lo guardò fisso negli occhi, arricciando il naso: “Fila a lavarti, che puzzi di polvere da sparo.” dichiarò, entrando nell'ufficio, “E vedi di non farmi più preoccupare così.”

Con un sorriso, il Maoh si slacciò il mantello e lo abbandonò su di una sedia: “Cheri-sama sta facendo preparare il tea, dopo scendi a prenderlo con noi, vero?” disse, prima di sparire verso le stanze reali.

Non ebbe neppure bisogno di sentire la voce di Wolfram accettare l'invito, sapeva che lo avrebbe rivisto di lì a poco, col fiore appuntato al petto e i lunghi capelli biondi legati, finalmente tranquillo e sereno.

E nulla avrebbe potuto riempirlo maggiormente di gioia.

La guerra era finita.

   
 
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