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Autore: mumu91    13/10/2014    3 recensioni
"Quel profumo, il suo profumo, era rimasto impresso nella sua mente. Sembrava solo ieri l'ultima volta che l'aveva vista, il cuore batteva forte come accadde in quel momento. Lei era lì, bella come il sole, bella come la primavera, bella come un fiore di loto..."
Qualcosa si nasconde nel passato di Ranma, anzi qualcuno. Chi sarà mai?
Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Altro Personaggio, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Akane correva per le vie di Nerima. Il quartiere in cui viveva non le era mai sembrato così grande come in quel momento. Faceva quel percorso ogni mattina, ma stavolta percorreva quelle strade perché aveva una meta da raggiungere immediatamente. Doveva sapere.
Pochi minuti dopo, era davanti casa del signor Oota. Aveva una sola domanda da fargli, avrebbe impiegato solo qualche secondo per scoprire la meta delle sue ricerche, ed allora…

«Basta perdere tempo in pensieri!» sussurrò a se stessa, poco prima di suonare il campanello.

Non fu il signor Oota ad aprirle, ma una bella donna sulla trentina: portava i capelli corti, non era molto alta, indossava una gonna comoda ed una camicetta bianca e aveva l’aria di aver dormito poco. La cosa che più colpì Akane fu il suo sguardo: i suoi occhi nascondevano una profonda tristezza.

«Dimmi, in cosa posso esserti utile?» chiese la donna, osservando la ragazza che stava immobile davanti il portone di casa.
«Lei è la signora Oota?» chiese Akane, timidamente.
«Si, sono io» rispose la donna, con un sorriso.

Akane conosceva bene il signor Oota, da quando era bambina, ma non aveva mai visto sua moglie. Era davvero bella e sembrava, oltretutto, una brava persona – Non una vipera, come diceva Nabiki –. Chissà se le voci su suo marito sono vere, si chiese.

«Buon pomeriggio, signora. Avrei bisogno di parlare con suo marito, ha delle informazioni per me molto importanti»

La donna abbassò lo sguardo: «Mio marito al momento non è… Non è in casa…» disse con una voce molto flebile.
«Capisco. Sa quando potrei trovarlo?»

Appena Akane finì di porre la sua domanda, sentì una voce a lei familiare in lontananza.

«Oh, Akane Tendo! Qual buon vento ti porta qui?»

Si voltò alla sua destra e, all’angolo della strada, vide il signor Oota che si avvicinava; indossava la classica divisa da postino, tranne il cappello, che stava sventolando per salutare la ragazza. Nonostante fosse ancora giovane, i suoi capelli cominciavano a tingersi di argento e la camminata, una volta veloce e pimpante, era diventata più lenta – a causa di un incidente che ebbe qualche mese prima durante una consegna –; ma una cosa, secondo Akane, non era mai cambiata: aveva la sua solita espressione gioviale.

La donna, che osservava la scena dall’uscio del portone di casa, incrociò lo sguardo con quello del marito. Fu un solo istante, ma Akane percepì una strana sensazione; si sentiva di troppo, come se si fosse intromessa nei problemi che interessavano quella coppia.

«Dimmi, Akane, che ci fai qui?» disse il signor Oota, distogliendo lo sguardo dalla moglie che, nel frattempo, era rientrata in casa.
«Devo chiederle una cosa molto importante…»
«Va bene, vuoi accomodarti?» chiese l’uomo.

Akane preferì rifiutare l’invito; si sentiva a disagio tra quei due, voleva allontanarsi prima possibile da quel luogo.

«Mi scusi, vado di fretta…» si giustificò.

Iniziò a girarsi i pollici, con fare nervoso. Avrebbe finalmente scoperto qualcosa in più sul misterioso mittente di quella maledetta lettera. Doveva, però, inventare una scusa; molto probabilmente, il signor Oota non le avrebbe dato le informazioni che cercava con facilità. Dopo aver riflettuto un istante, disse:

«Ecco… Mi manda Ranma! Voleva ringraziarla per avergli consegnato l’ultima lettera e per aver fatto da tramite per tutto questo tempo, ma… Ehm… Voleva sapere l’indirizzo del mittente perché… Si è deciso ad incontrare chiunque gli mandava tutti quei messaggi… E inoltre mi ha detto che… Uhm… Non voleva più farle perdere altro tempo e si scusava per essere stato un disturbo».

Ci fu qualche attimo di silenzio. Ti prego, fa che ci creda! Lo so che non è molto credibile come scusa, ma spero di convincerlo ugualmente a parlare!, pensò Akane.

«Beh… Si, se Ranma vuole sapere l’indirizzo posso darglielo. Ma solo perché me lo hai chiesto tu, Akane! Tecnicamente, non potrei dargli questo tipo di informazioni, perché è stato proprio il mittente a chiedermi di non rivelargli dove si trovasse… Ma ti conosco da quando eri una bimba, non posso proprio dirti di no» disse il postino, con un sorriso.

Evviva! È fatta!, pensò Akane.

«La ringrazio infinitamente per la sua cortesia, signor Oota!»
«Dunque, ti scrivo l’indirizzo in un pezzo di carta. Non perderlo!» disse l’uomo, cercando una penna dentro la sua valigetta nera.

Dopo aver appuntato l’indirizzo sulla pagina di una piccola agenda, lo consegnò ad Akane che, ringraziandolo nuovamente, si avviò verso la nuova meta.

Finalmente, scoprirò chiunque tu sia! Non ti lascerò il mio Ranma così facilmente!
 

 
*****

 
«Cosa stai nascondendo, Ranma?» chiese un sospettoso Ryoga. L’amico non gliela raccontava giusta… Anzi, non gliela raccontava proprio!
«Prima di tutto, devi promettermi che non fraintenderai niente!» disse Ranma.

Si era deciso. Almeno a lui doveva confidarlo; anche perché stava impazzendo dal desiderio di dirlo a qualcuno. Era così contento per ciò che lo aspettava! Ma non poteva esprimere la sua gioia con nessuno. Sapeva che tutti erano pronti a giudicare, nel modo più sbagliato, la sua vita e più di una volta era stato accusato ingiustamente per le malefatte di qualcun altro. Non poteva fidarsi di nessuno… Ma, forse, di Ryoga si.

«Cosa dovrei fraintendere? Stai per rivelarmi qualcosa di losco?!»
«No, nient’affatto!» disse Ranma. Prese un bel respiro e iniziò a raccontare:
«Ecco, vedi… Quel regalo è per una persona importante per me…». Deglutì. Si, posso fidarmi. Ryoga non è un ragazzo cattivo; è solo un po’ scemo, ma di lui posso fidarmi sul serio, pensava.
Dopo qualche secondo di silenzio, continuò il suo discorso:

« Beh… Quel regalo, ecco… È per il mio primo amore!!!»
 

 
*****
 
 
«Dunque, il posto è questo» disse Akane, controllando nuovamente il foglietto di carta che le aveva dato il signor Oota. Aveva seguito le indicazioni alla lettera e aveva raggiunto l’indirizzo, solo che non si aspettava proprio di arrivare davanti ad un…

«…Tempio! Sono davanti ad un tempio! Ma come è possibile?»

Ricordava di aver letto che il mittente si trovasse al tempio, ma pensava che fosse una metafora, o una soluzione da qualche giorno, o chissà cosa. Eppure era lì, proprio davanti ad un tempio. Si avvicinò alla targa di bronzo posta sul muro di cinta per leggere il nome di quel luogo.

“Santuario Hikawa”1… Non conoscevo proprio questo posto, pensò Akane. In effetti, anche se viveva a Nerima, non aveva mai attraversato quella parte della prefettura. Si decise ad entrare, doveva pur essere da qualche parte questo personaggio misterioso.

«Che strano… Sembra tutto deserto…» si disse, mentre si guardava attorno.
«L’apparenza inganna, figliola» disse una voce alle sue spalle.

Akane si girò di scatto, pronta a difendersi nel caso quella voce appartenesse ad un aggressore. L’erede della scuola di arti marziali indiscriminate Tendo non era tipo da farsi mettere al tappeto senza combattere!

«Chi sei?» disse, cercando di capire da dove venisse quella voce.

Da dietro un cipresso, si fece avanti una strana ombra; man mano che si avvicinava ad Akane, la luce del sole al tramonto disegnava i tratti del viso di quella figura. Era un uomo, non molto alto; i suoi capelli avevano perso quasi del tutto il loro colore scuro, come anche i suoi lunghi baffi, ed il suo viso portava chiaramente i segni del tempo.

«Spero di non averti spaventata. Sono Yasushi Saitou, il kannushi del tempio» disse.

In effetti, Akane non si era accorta che quell’uomo portava l’hakama viola sopra il kimono bianco; inoltre, attorno a lui riusciva a percepire una forte aura spirituale. Non le stava mentendo.

«No, non mi ha spaventata…» disse Akane, con voce imbarazzata. Si ricompose e riprese una postura più rilassata.
«Dimmi figliola, come posso esserti utile?» chiese Yasushi.
«Beh… Ecco… Cercavo una persona e so che vive qui… Temporaneamente, almeno»
«E chi sarebbe? In questo momento il tempio ospita quattro persone; sono tutte impegnate ad allenarsi per l’ultima prova di Kyudo»
«L’ultima prova di Kyudo?» chiese Akane.
«Si» rispose Yasushi, «Vedi, nel nostro tempio si pratica da secoli il Kyudo, un’antica arte marziale che prevede l’uso del daikyu, l’arco da guerra. I nostri arcieri si stanno allenando per affrontare l’ultima prova, quella che gli permetterà di raggiungere il decimo dan. Questa disciplina prevede molta concentrazione; pertanto, se cerchi qualcuno in particolare, dovrai aspettare che finisca il suo allenamento prima di potergli parlare»
«Capisco…»

Akane, però, non aveva voglia di aspettare e la sua impazienza si palesava nei suoi comportamenti: incrociò le braccia e, senza rendersene conto, iniziò a tamburellare con il piede destro, mentre la sua mente cercava un modo per far accelerare quell’incontro.

Yasushi osservò la ragazza di fronte a sé; se davvero era così agitata, forse chiunque dovesse incontrare aveva una questione importante da chiarire con lei.

«Potrei sapere chi cerchi?» chiese Yasushi, «Ai visitatori non è concesso accedere al Dojo, ma… Se è così importante che tu veda questa persona, potrei andare io a chiamarla per te»
«Ma l’allenamento? Non vorrei creare problemi a nessuno»
«Non preoccuparti, di questo mi occuperò io»

Akane si mise a riflettere. Aveva una buona opportunità dalla sua parte, ma c’era un piccolo problema: lei non sapeva il nome del mittente. Pensò per qualche istante a come poterlo individuare…

«Beh…» disse poi, «Non so il nome di questa persona… So solo che parla francese»

Yasushi rimase in silenzio. Akane pensò che stesse pensando a chi potesse avere questa conoscenza linguistica, ma la domanda che lui le fece subito dopo la spiazzò:

«Ti manda Ranma, per caso?». Lo sguardo dell’uomo si fece stranamente minaccioso.

La ragazza impallidì.

«Co-Come fa a saper…»
«Sono io l’autore di quella lettera» sentenziò infine Yasushi, bruscamente.
«COSA?!?!»

In quel momento, Akane dimenticò di trovarsi in un luogo sacro; il suo urlo raggiunse tutti gli angoli del quartiere, spaventando non pochi piccioni.

«Ma come è possibile?? Io credevo che fosse stata una ragazza a scriverla!!»
«Beh, non so cosa tu abbia letto, ma la verità è questa. Ora, se vuoi scusarmi, devo tornare al Dojo per supervisionare gli allenamenti». E detto questo, l’uomo si allontanò.

Akane restò imbambolata a fissare il vuoto. Questa storia stava prendendo una brutta piega. Per quanto si sforzasse di accettare quella risposta, sapeva che non poteva essere vera. Ma perché quell’uomo avrebbe dovuto mentirle?
Decise di tornare a casa, in compagnia dei suoi pensieri e di nuovi dubbi.

Yasushi osservava la ragazza andar via, nascosto dietro il Torii. Quindi è così, pensò, Ranma è venuto a cercare la mia bambina, usando quella ragazza come suo portavoce. Non la vedrà, questa volta. Non gli permetterò di farla soffrire di nuovo…
 

 
*****
 

Calò il silenzio. Uno strano silenzio, in effetti; Ranma si aspettava qualche frecciatina di Ryoga, ma quest’ultimo stava in silenzio ad ascoltare e aveva lo sguardo perso nel vuoto. Cosa gli starà passando per la testa?, pensò.

«… Chi era il tuo primo amore?» gli chiese ad un tratto Ryoga.

A Ranma sembrò strana quella domanda – non si aspettava tanto interesse per la sua vita da parte dell’amico –, ma si convinse che fosse solo una curiosità dovuta al suo racconto.

«Chi era? Beh… Era una bambina bellissima… Anzi, una ragazza… Ci conosciamo da quando ho memoria, ma l’ultima volta che l’ho vista era già diventata una ragazza, una bella ragazza…»

Mentre parlava di lei, Ranma sorrideva dolcemente. Nelle ultime settimane, aveva passato tanto tempo a ricordarla…

«Si chiamava Sophie e la sua famiglia è originaria di Le Mans, in Francia – Anche se lei è nata qui, in Giappone –. Aveva i capelli ricci e biondi come il miele, gli occhi azzurri, con dei cerchi dorati vicino la pupilla e il suo naso era circondato da qualche lentiggine… Non avevo mai visto, prima di conoscerla, una persona così bella e con delle caratteristiche così insolite e… Beh… Mi sono preso subito una cotta per lei. Avevo tre anni quando l’ho conosciuta; eravamo all’asilo e la prima cosa che ho pensato quando l’ho vista fu che volevo dividere la mia porzione di biscotti con lei. Da quel momento, siamo diventati ottimi amici e passavamo quasi ogni pomeriggio insieme. Lei era sempre gentile con me e sorrideva sempre, era sempre allegra. Mi piaceva molto giocare con lei e, soprattutto, mi piaceva prenderla in giro. Però… Come ben sai, mio padre ha sempre avuto l’intenzione di rendermi l’erede della sua scuola di arti marziali ed io, essendo il suo unico figlio, non ho potuto tirarmi indietro. Dopo un primo tentativo quando ero più piccolo – E dopo essersi reso conto che non era in grado di badare ad un bimbo in fasce –, mio padre decise che avremmo iniziato una serie di viaggi di allenamento per tutto il Giappone non appena avessi compiuto sei anni. Ricordo che il giorno prima di partire, lei venne a casa mia e si mise a piangere, perché non voleva perdermi. Ritornai dal primo viaggio sei anni dopo. Mio padre mi insegnò tante tecniche in quel periodo – e si prese anche la briga di cercarmi delle fidanzate, Akane in primis – e la prima cosa che feci, una volta posato il mio borsone a casa, fu andare da lei… Ogni volta che mi vedeva, mi regalava un abbraccio e, dopo tutto quel tempo, speravo anche io di poterla stringere a me. Quando la rividi, la trovai più bella che mai. Iniziammo quell’anno le scuole medie. Non so se lo ricordi, ma la nostra scuola maschile confinava con quella femminile… Beh, lei studiava lì. In quel periodo ci allontanammo un po’, anche se non so perché… Alla fine dell’ultimo anno, mio padre decise che dovevamo partire di nuovo per un allenamento intensivo. Avevo quindici anni – ne avrei compiuti sedici qualche settimana dopo – e mi sentivo pronto per rifiutare quella opportunità; volevo restare qui, con lei. Però, mio padre non sentì ragioni; se fossi rimasto qui non avrebbe potuto avere il futuro che lui aveva programmato per me, a mia insaputa. Anche la famiglia di Sophie passava, in quel periodo, una brutta situazione ed anche lei voleva allontanarsi da quel mondo per stare con me. Sua madre voleva tornare in Francia e noi avevamo anche pensato di scappare insieme, ma alla fine qualcosa le impedì di separarsi dalla sua famiglia. Mi toccò dirle addio una settimana prima della mia partenza… Non dimenticherò mai quel momento…»

Per tutta la durata del racconto, Ryoga rimase immobile, ad eccezione delle mani; le strinse a pugno per cercare di non perdere il controllo.

«Ed ora, dopo quasi due anni, la rivedrò! Non immagini neanche quanto sia contento!!» disse Ranma, quasi urlando dalla gioia.
«Sono contento per te» disse Ryoga, con voce atona, «Ora scusami, vado a prendere una boccata d’aria»

Detto questo si dileguò.

Ranma rimase confuso da quella reazione. Non che si aspettasse una particolare empatia da quel ragazzo, ma addirittura scappare dopo aver sentito la sua storia gli sembrava eccessivo. Chissà perché è andato via in quel modo, pensò.
Si stiracchiò e osservò l’orologio del salone; segnava le 20:00. È ancora presto per la cena, andrò a fare un bel bagno caldo.


 

1 - Luogo realmente esistente, si trova proprio nella prefettura di Nerima. Non so se realmente si pratichi il Kyudo lì, purtroppo non ho trovato molte informazioni. Potete vedere qualche foto di questo posto qui: CLICK!
 
 
 
 
Ed anche il terzo capitolo è andato!
Finalmente sappiamo chi è questa fantomatica persona!... Il carissimo Yasushi!! :D
... Ok, va bene, la smetto...
Anche voi, come Akane, avete capito che il vecchietto del tempio stava mentendo... E Ranma stesso ci ha spiegato chi fosse questa persona, quindi non ci sono più dubbi...
Tranne per Akane, che ancora non sa tutta la verità...
Lo so, lo so, sto girando parecchio attorno a questo personaggio, ma ho dei buoni motivi per questo!
Il fatto è che non voglio tralasciare nulla, sto cercando di creare i collegamenti tra i personaggi nel modo più opportuno e di attenermi quanto più possibile alla storia originale
(La biografia improvvisata di Ranma ne è un esempio - anche se avevo quasi dimenticato che Genma aveva iniziato ad allenarlo quando era un neonato! :O) 
Questo, però, mi crea qualche perplessità, giusto per restare in tema con il capitolo.
La tempistica della storia, per esempio..
Da come si legge nel manga, si ha l'impressione che tutta la vicenda si svolga nell'arco di un anno o poco più (O meglio, lo penso perché nel volume 33 - verso la fine, quindi - durante la disavventura con i funghi dell'età, sia Ranma che Ryoga cercano di coltivare un fungo di 16cm per tornare alla loro età esatta).. Ma nell'anime ricordo un episodio in cui Akane aveva preparato un dolce per festeggiare i due anni dell'arrivo di Ranma in casa Tendo..
Inutile nasconderlo, sono parecchio confusa :/

Il prossimo capitolo è in fase di revisione e cercherò di pubblicarlo entro una settimana :)
Grazie ancora per le vostre recensioni, è un piacere leggerle!
Beh... Ci leggiamo presto! ;)



 
  
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