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Autore: Anmami    13/10/2014    0 recensioni
Avevo letto da qualche parte che l'opossum ha la capacità di fingersi morto per evitare i pericoli.
Un furbacchione il mio amico opossum.
-Mamma ho una domanda. Perché con tutti gli animali del mondo tu ti sei appassionata agli opossum? Che hanno gli opossum di così bello?-
Già... che avevano gli opossum di tanto bello?.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Benvenuto mio caro lettore
questa è una storia che parla d'amore,
un sentimento per l'eternità
ma che dovrà fare i conti con la realtà.
Se le mie parole ti faranno divertire,
non dimenticarti di recensire!
Anmami.
 


OPOSSUM.

Capitolo 1
Bibita fresca

Gli opossum sono degli animaletti simpaticissimi.
Per un periodo mi convinsi di volerne adottarne uno, senza sapere a cosa andavo incontro. Patiscono la luce e soffrono se lasciati in spazi troppo piccoli, quindi una gabbietta nel mezzo del salotto non era contemplata.
Avevo letto da qualche parte che l'opossum ha la capacità di fingersi morto per evitare i pericoli.
Un furbacchione il mio amico opossum.
-Mamma ho una domanda. Perché con tutti gli animali del mondo tu ti sei appassionata agli opossum? Che hanno gli opossum di così bello?-
Già... che avevano gli opossum di tanto bello?.
Al solo pensarci mi saltavano i nervi. Quella razza di...
Era l'estate del 1986. Ero una ventenne spensierata e sciocca. Mia madre lavorava per i Signori Smith, da circa vent'anni. Faceva la domestica, non aveva mai fatto altro nella vita. Quando mio padre decise di essersi divertito abbastanza con lei, la scaricò, non sapendo che dentro il suo ventre c'ero io.
Mia madre si rimboccò le maniche e lavorò come una schiava per garantirmi una vita dignitosa.
In quei vent'anni la dependance della famiglia Smith era diventata casa nostra. 
La signora Smith aveva ereditato una fortuna dal suo defunto padre. Era un noto imprenditore e alla sua morte tutta quella valanga di soldi e beni passò alla figlia.
Il signor Smith, invece, era un semplice impiegato di banca che trovò in sua moglie la gallina dalle uova d'oro.
Ormai ero di casa per i coniugi Smith e mi trattavano come una di famiglia e non come la figlia della serva.
Nelle estati torride facevo spesso il bagno nella loro bellissima piscina in compagnia della padrona di casa.
Aveva più volte cercato di convertirmi al due pezzi, ma senza molto successo. Ero fedele al mio costume intero rigorosamente nero.
Quella particolare estate, sembrava essere esattamente come le altre.
Sapevo che i signori non potevano avere figli, ma non avevo mai indagato troppo su quella storia.
Ciò che ignoravo però, era l'esistenza di un figlio che la signora aveva avuto da una sua precedente relazione.
A quanto avevo capito viveva in Australia ed non aveva un bel rapporto con il signor Smith, forse per quel motivo in quei vent'anni non si era mai fatto vedere alla villa.
Un pomeriggio come tutti gli altri stavo prendendo il sole sul bordo della piscina, dopo aver fatto il bagno.
I padroni non erano in casa e mia madre era presa dalle sue faccende.
Sdraiata lì, ad occhi chiusi facevo i miei viaggi mentali che mi portavano in mete esotiche e mi facevano conoscere persone straordinarie e storie incredibili.
Ad un tratto qualcuno si tuffò nella piscina schizzandomi l'acqua e facendomi trasalire.
-ODDIO! CHE SUCCEDE?-
-Scusa, non ti avevo vista.-
Allungai lo sguardo verso la scaletta e lì... lo vidi, quella specie di adone biondo che usciva dalla piscina scuotendo i capelli e facendo volare mille goccioline trasparenti tutte intorno a sé.
Osservai ogni sua mossa. Uscì dall'acqua, si avvolse un asciugamano in vita e andò a posizionarsi su uno dei lettini.
-Scusi signorina! Mi porterebbe una bibita fresca?- chiese rivolto a me.
-Puoi benissimo prendertela da solo la bibita fresca, anzi se volessi portarne una anche a me te ne sarei grata.- risposi tornando a sdraiarmi a prendere il sole.
Dopo poco lo sentii grugnire e udii dei passi che si dirigevano verso la casa.
Pensai di aver vinto, ma qualche istante più tardi un getto gelato mi colpì facendomi mancare il respiro.
-Era abbastanza fresca per te signorina?-
-Stronzo!- urlai e senza pensare, lo spinsi in piscina con tutta la mia forza.
Mi avvolsi nell'accappatoio e mi diressi verso la nostra dependance.
-Mi chiamo John comunque è stato un piacere!- urlò lui mentre mi guardava allontanarmi ancora immerso nell'acqua.
Quella sera quando la signora rincasò e chiamò me e mia madre per presentarci suo figlio restai di sasso. Lo stronzo era il figlio della signora Smith.
Mia madre mi obbligò ad essere gentile con lui, ma io, per i tre giorni successivi, cercai di evitarlo accuratamente.
Il terzo giorno la signora mi invitò nel suo salotto per l'ora del tè. Era un cosa piuttosto insolita, mi invitava a bere il tè con lei solo quando aveva qualcosa da chiedermi. Conosceva bene la mia passione per i suoi infusi dal sapore esotico e li usava per rabbonirmi e convincermi a fare ciò che mi chiedeva.
Alle cinque del pomeriggio eravamo sedute intorno al tavolo stracolmo di pasticcini. Avevo sempre apprezzato quelle raffinate porcellane, la signora mi aveva raccontato che erano tramandate da madre in figlia e che lei era la decima proprietaria.
Purtroppo non avrebbe potuto continuare la tradizione.
-Sai Mary... sono molto contenta che tu abbia accettato il mio invito, mi rattrista molto prendere il tè da sola.-
-Per me è un piacere.-
-Oggi ho una cosa specialissima da farti assaggiare. Tè nero di Ceylon, direttamente dal distretto di Kenilworth. Ho dovuto faticare per averlo.-
-Beh... grazie, ne sono davvero onorata.-
-Oh cara! Tu mi conosci. Non ti ho invitata solo per il tè. Ho un favore da chiederti se non è troppo disturbo, ma prima assaggia, ti prego, dimmi che ne pensi.-
Portai la tazza delicata alle labbra e lasciai che quell'infuso scuro mi scendesse giù per la gola lasciando una scia di calore dal mio esofago fino allo stomaco. 
-Delizioso.- affermai assaporando la bevanda.
-Bene! Sono lieta di sapere che hai apprezzato. Mio marito pensa che sia esattamente identico a quello del supermercato, è bello avere qualcuno che condivide la mia passione.-
-Già... signora non vorrei sembrarle inopportuna, ma cosa doveva chiedermi?-
-Certo, certo... giusto. Hai conosciuto mio figlio vero? John starà per un po' qui da noi e mi stavo domandando se tu potessi essere così gentile da mostrargli la città, sai non ha amici qui, è lontano da tutti e non vorrei che passasse l'intera estate da solo in casa.-
-Io non credo che sia una buona idea, insomma sono comunque la figlia della vostra domestica, la mia le sembra una compagnia adeguata per suo figlio?-
-Sciocchezze! Tu sei molto più raffinata delle ragazzine snob che popolano l'alta società. Ti prego, ecco... solo fino a quando lui non si sarà ambientato.-
-E mi dica, ha parlato di questo a John?-
-Oh si! Era entusiasta all'idea di passare del tempo con te!-
A quella risposta per poco non sputai il tè in faccia alla mia interlocutrice. Il nostro primo incontro non era certo stato dei migliori, quindi per quale motivo si era detto entusiasta all'idea di passare del tempo con me? Cosa aveva in mente?
Ero curiosa ed amante delle sfide, perciò accettai la proposta della signora. Gli accordi erano che John mi avrebbe invitata ad uscire quanto prima.
  
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