Pagine di Diario
“-Winter
has come for me, can't carry on
The chains to my life are strong but soon they'll be gone
I'll spread my wings one more time
Is it a
dream?
All the ones I have loved
Calling out my name
The sun warms my face
All the days of my life
I see them passing me by
In my heart I know I can let go
In the end I will find some peace inside
New wings are growing tonight-”
Within Temptation
– The Swan Song
Era una giornata piacevolmente calda nonostante
fosse arrivato l’autunno, il sole filtrava coi suoi raggi dalle fronde degli
alberi tappezzando il sentiero del bosco di macchie luminescenti, conferendogli
l’aria di essere una di quelle immagini che si vedono nei racconti illustrati
per bambini. I suoi passi erano a malapena udibili lungo il sentiero di terra,
salvo quelle volte in cui le foglie scricchiolavano sotto i suoi piedi.
Itachi non sentiva di aver preso alcuna direzione
razionalmente, semplicemente lasciava vagare il suo corpo nel bosco ai suoi
occhi infinito sperando di trovarvi il nulla dall’altra parte se non un luogo
dimenticato in cui poter finalmente andarsene in pace. In lontananza il giovane
poteva udire il suono scrosciante di una cascata e ciò riportò la sua mente a
quel giorno di pioggia della sua infanzia. Quel giorno in cui si era ripromesso
di fare ciò che proprio in quel momento lo aveva portato a vagare come uno
spettro in un bosco sperduto fuori di un villaggio poco conosciuto: lasciarsi
lentamente abbracciare dalla nera signora che tutti temevano, ma che tuttavia
era inevitabile incontrare prima o poi. Insomma, voleva solo morire in
silenzio.
Inizio Flashback
La
pioggia batteva incessantemente sul suo corpicino minuto ma lui non sembrava
curarsene, vagando con sguardo assente lungo il sentiero che conduceva fuori
dal villaggio. Aveva il volto coperto di graffi, una benda che gli copriva la
fronte ed un occhio e qualche botta su braccia e ginocchia. Presto sarebbe
stato lontano dalle persone che tanto lo odiavano e che volevano soltanto che
sparisse, ma qualcosa andò storto. Si imbatté in un gruppo di uomini che non
faticò ad identificare come ninja di Konoha, sperò solo che suo padre non fosse
tra questi. “Cosa ci fai qui, piccolo?” Disse quello che ipotizzò fosse il capo
mentre gli si avvicinava e lo prendeva con sé sotto il mantello. Non rispose e
l’uomo misterioso allora lo prese in braccio. “Hai un posto dove andare?” Gli
chiese e il suo tono risultò stranamente gentile alle orecchie abituate a
sentire insulti del bambino. Non rispose di nuovo. Sentì il suo corpo fradicio
venire avvolto dal mantello dell’uomo mentre questo dava ordini ai suoi uomini
di riprendere il cammino. Non si ribellò, nonostante lo stesse riportando al
villaggio e non fece altrettante storie quando lo portò direttamente a casa
sua, offrendogli tacitamente ospitalità. Ma non era solo l’uomo che aveva i
capelli biondi, c’era una bellissima donna con i capelli rossi e un pancione
enorme che lo accolse prima con stupore e poi, quando quello che doveva essere
suo marito le spiegò come lo aveva trovato, con un sorriso. Gli avevano chiesto
più volte se aveva un nome ma anche in quel caso non rispose. Restava chiuso
nel suo silenzio. Arrendendosi, la coppia gli aveva offerto un pasto caldo ed
un letto in cui dormire e lui, in un tacito ringraziamento aveva accettato. Aveva
parlato solo il giorno successivo, quando l’uomo dai capelli biondi se n’era
andato. “Perché hai la pancia cosi grossa e perché ogni volta che la guardi la
accarezzi e sorridi?” La donna gli aveva sorriso e mentre si accarezzava
distrattamente il pancione gli aveva risposto. “Perché c’è un bambino in
viaggio. Tra poco avrò un piccolo.” Il bambino non aveva detto nient’altro, ma
l’aveva aiutata in casa per quanto le sue minuscole dimensioni gli
permettessero di fare.
Verso
sera, l’uomo dai capelli biondi era ritornato e subito aveva comunicato alla moglie
che quel bambino era il figlio della sua amica Mikoto e che era sparito da
circa due giorni. La donna osservandolo riconobbe la somiglianza con la sua
amica e subito gli chiese perché fosse scappato. Ma lui non rispose nemmeno in
quel caso. L’uomo gli disse che domani sarebbe dovuto tornare a casa sua perché
la sua famiglia era in pensiero. E cosi fu. Solo, prima di andarsene il bambino
aveva accarezzato la panciona della donna ed era scoppiato in lacrime. I due
ovviamente non compresero il perché, ma cercarono comunque di consolarlo. “Promettetemelo..”
Aveva singhiozzato il bimbo, attirando ancora di più la loro attenzione su di sé.
“Promettetemi che il fratellino sarà felice quando arriverà. Promettetemi..” Un
altro singhiozzò scosse il piccolo corpo e la stretta sul vestito della donna
si fece salda. “Promettetemi.. che gli vorrete bene e che non lo lascerete
solo!” La donna dai capelli rossi, intenerita dall’aver sentito chiamare il suo
piccolo “fratellino” dal bimbo, gli poso un bacio sulla fronte e gli promise che
avrebbe fatto tutto il possibile per il “fratellino”. Lo stesso fece l’uomo,
anche lui commosso dalla dimostrazione di tanta innocenza. Cosi, infine, il
bambino tornò a casa sua.
Fine Flashback
Mentre ripercorreva con la mente quei ricordi,
Itachi non si era accorto di esser giunto presso un piccolo burrone ed volato
di sotto, vedendosi strappato ai suoi pensieri. Si rialzò a fatica, ignorando
il dolore alle ginocchia ed ai fianchi dovuto alla botta appena presa e si
guardò attorno. Era la cascata, non avrebbe mai immaginato che fosse cosi bella
e al contempo cosi lontana dal villaggio. Dato che nessuno si inoltrava nel
bosco, avrebbe potuto rifugiarsi anche qui. Si immerse nella fonte e subito
notò che dietro la cascata c’era una piccola grotta. Perfetto. L’acqua gli
scivolò addosso e per un po’ si beò di quel getto ghiacciato, poi oltrepassò il
muro d’acqua e si sedette stancamente per terra, la schiena appoggiata ad una
parete e le ginocchia leggermente ripiegate. Chiuse gli occhi. Iniziava il
conto alla rovescia.
Il villaggio di Konoha era addormentato. Tutti si
stavano riposando in vista del nuovo giorno. Non c’era momento migliore per
intrufolarsi di nascosto. Sasuke saltò sui tetti degli edifici con rapidità e
maestria mentre si dirigeva verso il vecchio quartiere degli Uchiha. Aveva solo
un po’ di nostalgia, non c’era nessun motivo particolare per cui era tornato
cosi furtivamente. Se Naruto avesse saputo che lo aveva avuto a portata di mano
per qualche minuto si sarebbe strappato i capelli dalla frustrazione. Il solo
pensiero fece scappare un ghigno all’Uchiha, che superati i primi blocchi di
case del suo vecchio quartiere, si ritrovò davanti alla sua vecchia casa. Con la
mente e il cuore colmi di ricordi vi entrò. Ripercorse le stanze della casa
lasciandosi dietro una scia di memorie per ognuna di esse, fino quando non si
trovò di fronte alla stanza di Itachi. Vi era entrato poche volte, per quanto
il fratello non avesse mai dimostrato nessun particolare fastidio quando lo
faceva. Aprì la porta. La stanza era in immacolato ordine, gli oggetti
sistemati meticolosamente ai propri posti. Tutto sarebbe sembrato pulito se non
fosse stato per l’evidente strato di polvere che regnava in ogni angolo della
casa e per quel piccolo dettaglio che attirò subito l’attenzione di Sasuke. Sotto
il letto di Itachi si intravedeva una piccola scatola con lucchetto e fu
proprio la luce di quest’ultimo ad attirare il giovane che, una volta presa la
scatola incriminata, forzò con facilità il lucchetto e osservò il contenuto. Era
un diario.
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Cari lettori,
è una nuova storia, non molto lunga,
incentrata sui fratelli Uchiha ed in particolare sul passato –chiaramente inventato
in parte- di Itachi. La canzone che ho scelto per iniziare, di cui sono stati
espressi sia nome che artista, richiama molto a mio parere lo stato d’animo di
Itachi e la sua tristezza.
Spero che possiate apprezzare questo
nuovo lavoro forse un po’ malinconico. Fatemi sapere che ne pensate se vi va. :)
A presto,
Eresseye.