Giochi di Ruolo > Dolce Flirt
Segui la storia  |       
Autore: Iaiasdream    14/10/2014    5 recensioni
Seguito di: A QUEL PUNTO... MI SAREI FERMATO
Rea, ormai venticinquenne, dirige il liceo Dolce Amoris, conducendo una vita lontanissima dal suo passato, infatti ha qualcosa che gliel'ha letteralmente cambiata... ma... come si soleva immaginare, qualcuno risorgerà dagli abissi in un giorno molto importante... cosa succederà?
Genere: Erotico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Armin, Castiel, Dolcetta, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'A quel punto... mi sarei fermato '
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Riflesso su quella sfera di un rosso lucido, ornato di linee dorate, il volto di Etienne si adatta a quella palla, che lui stesso regge tra le mani, scherzando con delle smorfie rumorose.
<< Etienne, finiscila >> mormoro sorridendo << appendila all'albero >>
<< Mamma, prendimi in braccio, voglio metterla in alto! >> esclama lui allungando le mani verso di me.
<< Ti prendo io! >>, Kim arriva da dietro afferrandolo sotto le ascelle e sollevandolo dal pavimento; poi lo avvicina all'albero, e lui, ridendo con dolcezza, porge la sfera di plastica a un ramo.
<< Il presepe quando lo facciamo? >> chiede poi ritornando giù.
<< Dopo aver finito l'albero >> rispondo, infilando tra i rami delle rose dorate.
<< Quest'anno abbiamo messo gli addobbi in ritardo >> aggiunge il bambino, sbirciando in uno dei cartoni.
<< Lo so... >> rispondo.
<< È perché questa volta non c'è papà ad aiutarci >> dice fissando intensamente un addobbo.
Nel sentire quelle parole, ho un tremito, e una sfera mi sfugge di mano rompendosi in mille pezzi. È ormai passata una settimana e mi ero quasi convinta che Armin sarebbe uscito dalla mente di tutti, e invece.
Che stupida che sono. Non voglio ammetterlo ma cerco disperatamente di aggrapparmi nella vana speranza di dimenticare. Ma come si può dimenticare?
<< Mamma, sta attenta! >> esclama il bambino. Non riesco a muovermi. Questi pensieri non mi fanno percepire la realtà, mi accorgo solo che Kim, accanto a me, si sta abbassando per raccogliere i cocci.
<< Ho un'idea! >> esclama Etienne dopo un po' << Perché non chiediamo a  Castiel di aiutarci? >>
Trasalisco guardando di scatto la mia amica. Lei è allibita, io frastornata. Il nome Castiel è stato come un colpo di batacchio all'interno di un'enorme campana.
<< Mamma? Hai capito? >> insiste Etienne afferrandomi un lembo del maglione, dando dei veloci tiri verso il basso.
Non so cosa rispondere, ché quella richiesta mi ha subito fatto tornare alla mente il giorno del matrimonio di Rosa e Lysandro: dopo che uscii da quel salotto, Castiel mi seguì, ma non appena arrivati in sala, ritornò al suo posto e non mi pensò per tutto il resto della serata. Fu come se in quei minuti passati non fosse successo niente. In quel momento iniziai ad avere dei rimorsi, chissà per quale strano motivo non riuscivo a non pensare che in fin di conti avevo fatto bene a fermarlo.
Mi chiesi un sacco di volte per quale motivo non mi rivolgeva né lo sguardo, né tantomeno la parola. Arrivai anche a maledire mia zia che chiamò interrompendo quell'attimo desiderato da tanto tempo. Cavoli, stavo davvero impazzendo. E lo sono tutt'ora. Da quel giorno, non ho avuto più modo di rimanere sola con Castiel, lui ritornò in ospedale da suo cugino.
<< Ehm... Rea? >>, Kim mi riporta alla realtà scuotendo una mano davanti ai miei occhi.
<< C-cosa c'è Kim? >> chiedo aprendo e chiudendo velocemente le palpebre.
<< Etienne, sta telefonando a Castiel >>
<< Cosa? >> chiedo, ancora un po' frastornata.
<< Lo sta invitando a venire qui per aiutarci con gli addobbi >> soggiunge Kim.
<< C-cosa?! >> esclamo dopo aver compreso le sue parole, e l'azione di mio figlio.
Senza aggiungere altro, lascio cadere gli ultimi addobbi, e mi precipito come una furia verso le scale, gridando il nome del bambino, intenta a fermarlo prima che sia troppo tardi. Purtroppo, lo è.
Vedo Etienne scendere dal piano superiore con un sorrisetto compiaciuto sulle labbra. Lo guardo con gli occhi sgranati e la bocca spalancata.
<< Che hai fatto? >> chiedo con un filo di voce.
<< Ho chiamato Castiel >> dice lui, come se avesse fatto una cosa così semplice.
<< Come hai fatto a chiamarlo se non sai leggere? >> ribatto scettica.
<< È stata zia Kim >> risponde lui semplicemente.
"Devo ricordarmi di aggiungere Kim nella lista delle persone da maledire"
<< E... E lui c-cos'ha detto? >> chiedo poi.
<< Mamma, perché balbetti? >>
<< No-non sto balbettando >>
<< Invece sì >> insiste fissandomi dubbioso.
<< Cos'ha detto Castiel? >> chiedo ancora.
<< Ha detto che verrà >>
Sento il cuore gioire a quella risposta, ma il mio corpo non risponde. Rimango pietrificata a  guardare il viso del bambino, il quale, mi ricambia con un'espressione interrogativa.
<< Mamma, non dovevo? >> chiede.
<< N-no, perché non avresti dovuto? >>
<< Io voglio Castiel, lui è diverso da papà... >> mormora riprendendo a scendere le scale << ...lui non mi ha chiamato per niente. Si è dimenticato che esisto >>
Sobbalzo nel sentire queste parole. So che forse ho sbagliato a vietare ad Armin di avvicinarsi al bambino, e che quest'ultimo pensi che sia il padre a volerlo; ma non posso permettere che chi ha fatto del male a me, tratti il mio Etienne come se nulla fosse.
Detesto con tutte le mie forze questa situazione, ma ho pagato e sofferto abbastanza, ed è anche arrivato il momento di mettervi la parola fine.
Seguo mio figlio in soggiorno, Kim mi guarda e ferma le sue faccende avvicinandosi a me e chiedendomi: << Allora? >>
<< L'ha chiamato... >> Rispondo con un sussurro.
<< Beh? >> insiste spalancando i suoi occhi verde limone.
<< Verrà >> mi limito a rispondere.
<< Cos'è quella faccia? Non sei contenta? >>
Sorrido lievemente, sorpassandola e avvicinandomi all'albero per continuare le mie faccende.
<< Io proprio non ti capisco >> riprende imitando il mio lavoro << eppure dovresti essere al settimo cielo! Ti sei liberata di quell'idiota di Armin, e sai che Castiel ti ama ancora... >>
<< Kim, parla piano! >> sussurro a denti stretti, volgendo lo sguardo verso Etienne per essere sicura che non l'abbia sentita. Fortunatamente sta giocando con i pupazzi del presepe, tolti dal cartone.
<< Cosa pensi Kim? Che io non sia entusiasta delle situazioni che si vengono a creare ogni volta che sto con lui? >> chiedo parlando sottovoce << Anche se mi sono liberata di Armin, io non posso farmi illusioni con Castiel, lui è sposato, e come sapevo dall'inizio che per me non ci sarebbe mai stato un posto accanto a lui, anche adesso sono sicura che Rea e Castiel non potranno mai stare insieme >>
<< Ti accontenti allora dei piccoli attimi? >>
<< I-io... >>
<< Ti accontenti di questa situazione? >>
<< Cosa dovrei fare? Dimmelo tu, Kim. Ho forse qualche scelta? >>
<< Certo che ce l'hai! Lotta per ciò che provi, maledizione! >>
<< Non posso Kim. Non posso rovinare la vita di Erich, non me lo perdonerei mai >>
<< Queste cose mi fanno davvero incazzare! >> esclama, gettando bruscamente una ghirlanda nel cartone.
Dopo qualche minuto passato immerse in un assordante silenzio, il suono del campanello riecheggia nell'aria invitando la nostra attenzione a spostarsi su di esso.
Sono l'unica a rimanere ferma a guardare la porta. Kim, sta continuando ad addobbare l'albero, mentre Etienne si sta dirigendo verso l'entrata per far accomodare il nuovo arrivato.
<< Ciao Castiel! >> lo sento esclamare tutto eccitato.
<< Ciao pulce >> risponde Castiel sorridendo, e subito il suono della sua voce penetra vemente le mie orecchie donandomi brividi inspiegabili, che colpiscono inesorabili il mio cuore facendogli perdere un battito.
Allungo la testa per vedere meglio, e noto che il rosso sta accarezzando la testa di mio figlio, scompigliandogli i capelli.
<< Castiel, basta chiamarmi pulce! Il mio nome è Etienne! >> esclama il bambino portandosi le mani in testa e divincolandosi allegramente dal gesto del rosso.
<< Si può? >> chiede quest'ultimo entrando.
<< Vieni pure Castiel! >>, è Kim a rispondere; io non riesco a capire il motivo per il quale rimango immobile come una statua a guardarlo, mentre si fa avanti e ricambia il mio sguardo.
<< Ciao >> dice sorridendo in maniera maliziosa. Un altro brivido mi scuote permettendo di muovermi.
<< C-ciao >> rispondo lievemente distogliendo subito lo sguardo da lui. "Ah! Maledizione, per quale dannato motivo mi sto comportando in questa stramaledettissima maniera? Sembro una adolescente idiota innamorata del suo vicino di banco da tutta una vita!".
<< C'è qualcosa che non va? >> Mi chiede dopo un po' chinando il capo a un lato.
"Dannazione, perché fai così? Lo stai facendo apposta! Sai benissimo ciò che sto provando in questo momento, e cerchi in tutti i modi di fare lo stronzo!", << Nulla >> rispondo seria, cancellando velocemente quella nube di pensieri che avrei fatto meglio ad esprimere vocalmente.
Mi giro dandogli le spalle e continuando, in modo smarrito, ad addobbare l'albero.
<< Castiel, mi aiuti a fare il presepe? >> chiede ad un tratto Etienne, tirandolo per una manica.
<< Va bene >>
Iniziano il loro lavoro, Castiel in silenzio, mentre mio figlio, da' vita al suo monologo, che il più delle volte mi fa immaginare il suo futuro da scrittore.
Racconta delle storie ad ogni pupazzo che passa nelle mani del rosso. Sbircio senza farmene accorgere e mi rendo conto che quest'ultimo ascolta quelle infantili storielle, guardando l'autore con dolcezza. Il suo volto non riflette più quell'aria strafottente.
È passato tanto tempo, e siamo cambiati entrambi. Sento che quegli anni, stanno svuotando la mia mente. Ho come il bisogno di riviverli, ma questa volta senza ostacoli a sbarrare il mio volere, e dopo Etienne, l'unico che sento ancora far parte della mia vita non è altri che Castiel.
<< Sai Castiel? >>, sento dopo un po' mio figlio. << L'angelo si mette vicino la capanna, perché proteggerà il bambinello >>
<< Ma davvero? >> chiede il rosso facendo finta di essere allibito.
<< Sì, sì. Mamma mi ha detto che anche io ho un angioletto, ma non riesco a vederlo... Mamma ce l'ha, e sono sicuro che lei, invece, lo vede... >>
Aggrotto le sopracciglia non riuscendo a concepire le parole del bambino. Mi giro verso di loro, incrociando le braccia al petto, stando attenta alle sue parole.
<< Tua madre, vede gli angeli? >> chiede Castiel, e questa volta sembra davvero scettico.
<< Sì. Lei mi parla di un angelo dai capelli rossi, e una sera la vidi abbracciata a lui... Ti ricordi? Ti dissi che gli somigliavi >>
È strabiliante la sincronia con la quale Castiel e io abbiamo avuto nel trasalire e fissarci negli occhi.
Mi sento tremare le gambe, e non riesco a rimanere in piedi. Castiel mi fissa, e non riesco a vedere che espressione alberga sul suo volto, ché subito distolgo lo sguardo imbarazzata più di prima.
<< Ma che storia è questa? >> chiede Kim tra una risata e l'altra.
<< Etienne, tua madre ti parla di un angelo con i capelli rossi? >> domanda invece Castiel.
"Perché stai chiedendo questo?" penso ansiosa.
<< Sì, l'ha sempre fatto, dice che anche quando stavo nella sua pancia, mi parlava di quell'angelo >> risponde tranquillamente il bambino.
Non resisto più, e non so davvero per quale motivo sento il cuore in subbuglio. Fatto sta che le mie gambe iniziano a muoversi da sole, e in men che non si dica mi ritrovo al piano superiore, con l'affanno e indescrivibili lacrime agli occhi. Mi reggo al passamano sentendomi venir meno. M'inginocchio stringendo il pugno sul petto, come per afferrare il cuore in subbuglio.
<< Sono io, vero? >>, sento dopo un po' alle spalle. Mi giro di scatto incrociando i suoi occhi tempestosi.
<< Che stai... >> provo a divagare, ma lui mi ferma insistendo: << Gli parlavi di me, in questa maniera? >>
Mi alzo facendo cadere le mani lungo i fianchi.
<< Era una storia Castiel... >> rispondo facendo la gnorri. Lo vedo scattare e avvicinarsi velocemente a me. Mi afferra per le spalle sollevandomi di poco dal pavimento.
<< Non era una storia e tu lo sai benissimo! >> esclama digrignando i denti.
<< E anche se fosse? >>, provo lentamente a farmi mollare << perché ci stai dando tanto peso? >>
Lui mi lascia, ma rimane a due passi da me.
<< Questo cambierà molte cose >> risponde accennando un sorriso amaro.
<< Di che parli? >> chiedo titubante << quali cose? >>
<< Beh... >> esordisce lui dandomi le spalle, per poi appoggiarsi di schiena al passamano. << Innanzitutto, mi fa capire che non è come ha detto Armin, e cioè: non è bastato il mio ritorno per farti innamorare un'altra volta di me. Tu non mi hai mai dimenticato >> rivela sicuro di se.
Abbasso lo sguardo senza replicare. Anche volendo non avrei potuto farlo: dice il vero.
<< Seconda cosa: mi stai facendo dubitare... >>, si ferma e mi fissa sottocchio.
<< Di cosa? >> lo sprono per continuare.
<< Per quale motivo, raccontavi di me a tuo figlio, da quando lo avevi in grembo? >>
Quella frase detta tutta d'un fiato, passa sul mio cuore come una violenta scudisciata, tant'è che istintivamente porto una mano sul petto, iniziando a tremare.
Guardo Castiel con occhi strabuzzati; il respiro si è letteralmente fermato e non riesco più a muovermi.


BAKA IN STRAMALEDETTISSIMO RITARDO: Perdonatemiiiiii!!!!!! Sto lavorando e il tempo è diventato davvero pochissimo, ma neanche questo fatto mi farà fermare.
Per risposta alle lettrici che mi hanno spronato a prendere questa strada (da scrittrice) rispondo che ho deciso di provarci. Quindi non sarà questo lavoro che sto svolgendo a fermarmi.
So che non c'entra nulla con il mio ritardo, ma volevo anche ringraziarvi di cuore per aspettare i miei aggiornamenti. Vi voglio bene tutte quanteeeee!!!
PS: spero che con questo capitolo mi abbiate perdonata. Un bacione a tutte:
Claudia.
 
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Giochi di Ruolo > Dolce Flirt / Vai alla pagina dell'autore: Iaiasdream