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Autore: Frafair    14/10/2014    1 recensioni
E se esistesse un torneo, in cui il vincitore per aggiudicarsi il titolo, dovesse uccidere il proprio avversario?
E se questi due avversari fossero migliori amici?
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boris, Yuri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Mosca non vantava di avere inverni miti, al contrario le giornate erano spesso fredde e piovose.
Non c’era da aspettarsi di meglio, in un posto situato vicino alla Siberia.
Un edificio lugubre, dall’apparenza abbandonato, spiccava tra la neve nella gelida pianura siberiana; quell’immenso palazzo grigio scuro, non aveva affatto l’aria ospitale e la poca gente che passava nei suoi dintorni, vedeva bene di starsene alla larga.
Il Monastero. Chiamato così forse per il suo aspetto, ma non certamente per ciò che si svolgeva al suo interno. Un luogo dove ragazzi venivano addestrati, con l’uso esclusivo della violenza. Lì non si poteva avere paura. Una volta varcata la soglia del Monastero, non si poteva scappare. Chiunque veniva sorpreso nel cercare l’incoraggiamento di un compagno, pagava cara quella sua distrazione.
La tortura era solo una piccola dimostrazione di ciò che la crudeltà di Borkoff, era in grado di fare. Per queste ragioni, ogni blayder cresciuto in quel luogo, sapeva che se voleva salva la pelle, doveva mostrarsi freddo e glaciale, poiché la compassione non esisteva.
I due blayder migliori del Monastero infatti, rispondevano alla perfezione a queste caratteristiche. Erano capaci di eliminare il proprio avversario con poche semplici mosse, e con ciò significava che non solo il beyblade veniva ridotto in polvere, ma rischiava di fare la stessa fine anche il proprio blayder, se non era abbastanza allenato.
Con gli anni i due ragazzi avevano assunto una propria tecnica personale, che li contraddistingueva. Boris sapeva sorprendere l’avversario, in una moltitudine di tecniche diverse, dopodiché lo attaccava nella maniera più scorretta che potesse conoscere.
I telecronisti di ogni gara invece, si erano ormai abituati a descrivere lo stile di combattimento di Yuri, con una sola parola: spietato. Il ragazzo era piuttosto impaziente, non sopportava quando il suo amico punzecchiasse il proprio rivale, per poi vederlo soccombere in una lenta agonia, con tanto di sorriso sadico in faccia. Yuri voleva andare al sodo e basta. In che modo non si sapeva, poiché anche lui cambiava tecnica ogni volta, ma la cosa certa era che il proprio avversario cadeva al tappeto, nello stesso identico modo in cui veniva ridotto il proprio beyblade. Per questa sua caratteristica, Borkoff lo aveva voluto eleggere il capitano della squadra.
La differenza sostanziale tra i due ragazzi era che il primo preferiva non uccidere, solo per vedere il suo disgraziato avversario soffrire, lentamente e atrocemente. All’altro blayder invece, importava soltanto vedere il rivale steso a terra, possibilmente morto.
E chi meglio di questi due ragazzi, avrebbe potuto affrontare un torneo in cui il vincitore per guadagnarsi il titolo, doveva ammazzare il proprio avversario?
Era questa la ragione per cui, in un freddo pomeriggio di febbraio, Yuri e Boris vennero distolti dagli allenamenti quotidiani, per essere convocati nell’ufficio di Borkoff, il loro capo. Cominciò a descriverne il torneo come uno qualunque, specificando che avrebbero partecipato i blayder migliori e che per quella ragione, aveva pensato di iscrivere anche loro.
I due ragazzi si guardarono cercando di capire dove voleva arrivare il loro capo, poiché non aveva detto niente di diverso dal solito. Ad ogni torneo che avevano partecipato, erano stati iscritti senza avere la possibilità di replicare; non c’era stata una singola volta, in cui lui avesse chiesto il loro parere. Funzionava così lì dentro, le redini le tirava Borkoff e nessun’altro doveva controbattere, altrimenti le umide prigioni potevano diventare la futura dimora della persona che aveva azzardato proferire parola.
“e dove starebbe questa grande differenza rispetto agli altri tornei?” gli occhi preoccupati di Boris caddero immediatamente sull’amico che aveva osato interrompere il capo, con la coda dell’occhio scorse una guardia già pronta ad intervenire, con quel piccolo aggeggio metallico che emanava scariche elettriche, e che avevano provato già tante volte sulla loro pelle. Nessuno dei due blayder lì dentro infatti, era conosciuto per essere in grado di tenere a freno la lingua.
Fortunatamente quel giorno Borkoff “era in buona”, con un cenno della testa fece capire alla propria sentinella di starsene al proprio posto, e rivolse un sorriso tagliente al ragazzo che aveva osato interromperlo.
“sempre così precipitoso Ivanov” mormorò scuotendo la testa mestamente. “volevo solo crearvi un effetto a sorpresa, ma se tanto tenete a sapere i dettagli ora ve li elencherò” stavolta il sorriso che mandò loro, era come quello di un genitore che sta per porgere un regalo ai propri figli, la differenza era che Borkoff non aveva nemmeno lontanamente i lineamenti di un padre.
“come ben sapete, ogni torneo deve avere un proprio vincitore” fortunatamente in quel momento Borkoff era girato verso Yuri, così non scorse lo sguardo alla ‘ma guarda un po’ che novità’ dell’altro ragazzo.
“ ma ora arriva la parte eccitante! Il vincitore per aggiudicarsi il titolo, deve uccidere il proprio avversario” i due blayder si guardarono in faccia nello stesso momento, la tensione che si leggeva nei loro sguardi, avendo già capito dove voleva andare a parare il loro capo.
“voi siete i miei migliori blayder, perciò sarete senz’altro voi ad arrivare in finale!”
Il silenzio calò nella stanza, probabilmente i due ragazzi stavano cercando di fare del loro meglio per non dare in escandescenze, sapendo già quale sarebbe stato il risultato.
“beh, se non avete niente da dire, potete andare” dichiarò Borkoff, sempre con il sorriso sulle labbra.
“noi non parteciperemo a questo torneo” la voce di Yuri era poco più che un sussurro, ma le sue parole giunsero chiaramente alle orecchie di Borkoff, anche se fece finta di non averle recepite. “come hai detto scusa?”
“Ha capito benissimo cosa ha detto, non faccia finta di niente! E io sono del suo stesso parere se la cosa le può interessare e nel caso contrario, si può mettere le mie parole...”
Yuri posò una mano sulla spalla dell’amico, facendogli capire di tacere. Erano rare le persone a cui Boris dava retta, ma sicuramente Yuri era una di quelle e non solo per il fatto che era il suo capo, gli portava rispetto perché era il suo migliore amico. L’unico vero amico che aveva dentro a quell’inferno.
“non pensa che perderà uno dei suoi migliori blayder?” gli occhi glaciali del capitano della Neoborg, inchiodarono quelli di Borkoff, il quale scrollò le spalle e si alzò dalla sedia.
“ne addestrerò altri” con queste parole, il capo del Monastero, girò le spalle ai ragazzi per congedarsi e si incamminò verso la porta; quando stava per varcarla però, si bloccò improvvisamente sentendo le parole del giovane ragazzo. “noi non andremo a quella gara”.
“vedo che non mi sono spiegato bene” il tono secco di Borkoff si alzò improvvisamente, nello stesso istante in cui si girava e prendeva per il colletto Yuri, sbattendolo violentemente contro il muro.
“se voi non andrete a quella gara vi farò passare i momenti peggiori della vostra vita....” come per sottolineare l’enfasi della propria frase, strinse la mano che serrava la maglia del ragazzo; in un attimo Boris fece per intervenire, ma la guardia che aveva al suo fianco, lo fermò premendogli contro la spalla, il taser, quel marchingegno che emanava elettricità.
“...per poi concluderla con un bel viaggetto in infermeria, chiaro?” terminò guardando dritto negli occhi il ragazzo che teneva in pugno, nonostante fosse leggermente più alto di lui, poi lo lasciò andare con uno strattone.
Era risaputo che all’interno del Monastero, finire in infermeria equivaleva a morire. Tutti i ragazzi che erano stati visti entrare in quella stanza, non avevamo mai più fatto ritorno. Cosa succedesse al suo interno non lo sapeva nessuno, circolavano soltanto voci e non erano affatto delle più piacevoli.
Borkoff fece intendere ai due ragazzi che il colloquio era finito, con un cenno del capo indicò la porta e la sentinella andò immediatamente ad aprirla. “Huznestov, spero che questo ti sia servito da lezione per tenere a freno la lingua. Ricordati che non ti serve per combattere, se dovesse ricapitare saprei come intervenire” concluse, sventolando il taser davanti agli occhi impassibili del ragazzo interpellato.
I due blayder fecero ritorno nella loro squallida stanzetta, senza proferire parola.
Yuri si appoggiò quindi alla parete vicino alla finestra, mentre Boris faceva del proprio meglio per asciugarsi il sangue dal labbro. Aveva imparato col tempo e con tanta esperienza, che l’unico modo per non urlare mentre gli usavano il taser, era quello di mordersi il labbro. Detestava farsi vedere debole, soprattutto davanti a quell’essere spregevole o dinanzi alle guardie.
La prima volta in cui sperimentò quel grazioso aggeggio, aveva dieci anni. Voleva soltanto allenarsi all’aperto, e non rinchiuso come al solito, in quella stanza tutta a vetri che d’estate raggiungeva la temperatura di un forno, nonostante fossero in Siberia. Aveva fissato con il suo sguardo di sfida la guardia, poi gli aveva sputato in faccia e se ne era scappato all’aperto. Ovviamente non passarono che pochi secondi, prima che lo acciuffassero e gli premettero il piccolo macchinario contro la schiena. Aveva urlato e si era accasciato a terra, cercando di trattenere le lacrime. Dopodiché la guardia lo aveva sollevato di peso e lo aveva quasi lanciato all’interno della stanza degli allenamenti, per poi chiudere la porta a chiave. Nessuno seppe mai di quella sua debolezza, forse solo Yuri aveva intuito qualcosa, ma non ne aveva mai parlato con lui ,sapendo quanto l’amico tenesse alla propria dignità.

“io non ci andrò mai” le parole di Boris ruppero quel silenzio, distraendo l’amico dai pensieri in cui si era chiuso da quando erano entrati in stanza.
“Piantala Boris, hai sentito anche tu, non abbiamo alternative!”
“e tu ti arrendi così alla Borg? Non ti riconosco più, sai?” i due ragazzi si guardarono in faccia per un lungo istante, carico di tensione e probabilmente di paura.
“avanti, se hai qualche idea tirala fuori...perchè onestamente non vedo davanti a noi tante soluzioni!”Yuri cominciò a contemplare la visuale che gli regalava la loro piccola finestra, con tanto di sbarre. Dinanzi a loro c’era una recinzione in ferro apparentemente innocua, ma avevano già sperimentato sulla propria pelle che era solo un’apparenza. Ricordò il giorno che avevano provato a scappare da quell’inferno, ma che si erano salvati la pelle solo per miracolo. La fortuna di avere un allenatore che si destreggiava abbastanza bene con la medicina, da curarli di nascosto a suo rischio, per evitargli l’infermeria.
“Io non ce la farò mai contro di te Yuri, lo sai benissimo” esclamò l’altro ragazzo mordicchiandosi le unghie nervosamente. “lo sanno persino i sassi che tra noi due il più forte sei tu” quando notò l’amico che stava per ribattere, si affrettò ad aggiungere : “ e non dire che non è vero! Me ne accorgo quando mi fai vincere durante gli allenamenti, solo per non vedermi sconfitto”.
Yuri non replicò, sapendo che ciò che stava dicendo era vero; tra loro non c’era mai stata una grande differenza, ma bastava quel poco da poterlo rendere capitano della squadra.
“sarà palese la tua vittoria, aggiungerai un’altra medaglia alle tante e...”
“e tu pensi che per me sia facile?” terminò per lui la frase, con troppa calma del previsto. Quando Yuri parlava con quel tono, significava che fra non molto sarebbe esploso in una scenata degna delle sue. “tu starai certamente pensando che per me, sarà un gioco da ragazzi uccidere sotto i miei occhi il mio migliore amico, è così? Pensi che io non abbia un briciolo di cuore, che in questo momento stia meditando sul modo migliore per farti fuori? Dimmelo perché se è così, mi viene da pensare che tu non mi conosca affatto!”
Boris lasciò sfogare l’amico, sapendo che non ci sarebbe stato verso di replicare. Era una sua impressione, o gli si era incrinata la voce verso la fine?
“io ti conosco bene e lo sai, non ho mai detto il contrario, è solo che...”
“è solo che un cazzo! Smettila di essere sempre egoista e prova a metterti nei miei panni, pensando un po’ a come staresti nel pensare me morto!” Yuri passò davanti all’amico senza nemmeno guardarlo, ma non si premurò di evitargli una spallata, prima di uscire dalla stanza sbattendosi dietro a sé la porta.
Boris fissò per pochi attimi la porta chiusa; maledicendo la propria impulsività, scagliò un pugno contro al muro, sperando che il dolore alla mano, gli lenisse tutte le paure che aveva in quel momento.
Tutti conoscevano Yuri e Boris come i due blayder più forti, non solo nel combattimento ma anche mentalmente. Molti all’interno del Monastero avevano pensato quasi che i due fossero automi creati da Borkoff; erano freddi come la loro terra natia gli aveva insegnato. Sembravano non avere sentimenti, ma se fosse stata vera la cosa, in quel preciso istante non si starebbero crivellando la testa, alla ricerca di una soluzione che non esisteva.
Boris appoggiato con la schiena alla porta, si stava massaggiando la mano dolorante, non sapendo che al di fuori di essa, nella sua stessa posizione, c’era il suo migliore amico disperato, che ripensava alla discussione avvenuta poco prima.
Non era difficile vederli litigare, poiché il carattere di entrambi era troppo simile; uno impulsivo, l’altro irascibile come pochi. Uscivano insieme dalla stanza, prendendo due direzioni opposte per andare a sfogare la rabbia, solo che alla fine si ritrovavano nel medesimo posto insieme. E quasi sempre era la sala degli allenamenti.
In quella stanza si erano conosciuti, esattamente dodici anni prima. Boris era stato scagliato al suo interno da una guardia, con il semplice compito di allenarsi con l’altro ragazzo presente.
Si erano guardati in cagnesco e l’ultimo arrivato aveva sfoderato il suo nuovo beyblade, per attaccare quello di Yuri. La partita durò poco, Boris non sapeva che il suo futuro migliore amico era lì da un po’ di anni e aveva acquisito abbastanza pratica, da riuscirlo a battere in pochi minuti. Era caduto a terra, col beyblade non del tutto intatto che finiva di roteare al suo fianco. Boris avrebbe voluto alzarsi e prendere a pugni quello sfrontato che aveva osato distruggergli il suo prezioso beyblade, ma appena alzò gli occhi notò il ragazzo dai capelli rossicci che gli stava tendendo la mano, per aiutarlo a rialzarsi.
“posso rimettertelo a posto se vuoi” quella frase di Yuri voleva intendere che da quel momento sarebbero potuti essere amici.
“certo che lo voglio, era nuovo fino a un minuto fa!” con questa replica, Boris allungò la mano verso il ragazzo rimettendosi in piedi con un sorriso. Un amico gli avrebbe fatto comodo, soprattutto per i tempi che si sarebbero poi susseguiti, ma che ancora lui ne era all’oscuro.

La maniglia della porta girò nello stesso attimo in cui Boris stava appoggiando la propria mano su di essa; si ritrovarono l’uno di fronte all’altro, gli occhi azzurri di Yuri leggermente sollevati verso quelli dell’amico, poco più alto di lui, come per trovare le parole da dirsi. Alla fine si chiesero scusa all’unisono, come solo loro riuscivano a fare. Scoppiarono a ridere, mentre Boris faceva entrare l’amico in stanza, prima che qualche guardia avvertisse quella fastidiosa ilarità.
Probabilmente sarebbe stata l’ultima volta che avrebbero riso insieme, perciò si gustarono quel momento nell’angolo vicino all’armadio, sapendo che in quel punto il raggio della telecamera non arrivava.

Nevicava la mattina precedente al torneo, Yuri non aveva chiuso occhio quella notte e piuttosto che rigirarsi più volte nel letto, aveva preferito uscire nel cortile, per godersi quella che sarebbe potuta essere la sua ultima alba.
“non vale morire di freddo però!” quella voce così famigliare con cui aveva condiviso la camera per così tanti anni, lo fece voltare sorridendo, scoprendo l’amico che gli stava porgendo la giacca.
“ti agevolo il compito, no?” Boris gli diede una pacca amichevole in testa, come era suo solito fare nei momenti pessimisti dell’amico; solo lui poteva permettersi di farlo, senza ricevere un manrovescio indietro.
Passarono le restanti ore a fissare il manto bianco che colorava il selciato del cortile, ricordando quanti malanni avevano preso dopo essersi allenati i in mezzo ad una bufera di neve, per castigo.
Quando giunsero le sette del mattino, Hito, il loro allenatore, spuntò dalla porta sul retro dell’edificio, ricordando ai ragazzi che fra pochi minuti sarebbero dovuti partire. Oltre ad essere l’allenatore infatti, era anche colui che li scarrozzava avanti e indietro a tutti i tornei, con il suo instabile aereo bianco.
“e così il grande giorno è quasi arrivato” mormorò Boris, interrompendo quel lungo silenzio, osservando Hito che si incamminava verso la rimessa in cui teneva il suo adorato velivolo.
“Già”rispose l’amico con un sospiro, creando una nuvoletta bianca davanti a sé. “paura Bo?”
“solo un pochino” mentì l’altro blayder, abbassando lo sguardo e cominciando a fissare la neve che si era depositata sui suoi stivali scuri, li aveva resi dello stesso colore che prevaleva sulla divisa del suo migliore amico. “tu?”
“l’unica mia paura è quella di perderti” rispose Yuri con un filo di voce, facendo alzare immediatamente lo sguardo all’amico; era da molto tempo che non gli si inumidivano gli occhi, Boris non era la persona da lasciarsi andare così facilmente, ma le parole così dolci e schiette di Yuri gli avevano permesso di provare quella sensazione ancora una volta.
Il fischio di richiamo dell’allenatore distrasse i due amici, costringendoli seppur a malincuore, a raggiungere l’aereo e accomodarsi in cima. Avevano davanti dodici ore di volo per raggiungere Sidney, il luogo in cui si sarebbe disputato il torneo mondiale, dopodiché avrebbero atteso un’oretta e tutto avrebbe avuto inizio. Nessuno parlò durante quel tempo. In realtà Boris era sempre taciturno quando si trattava di volare, non aveva mai amato l’altitudine e l’essere sospesi da terra, ma in quel momento, forse per la prima volta, non stava pensando alla sua irrefrenabile paura dell’aereo e al vuoto sottostante, la sua mente era impegnata altrove. Come Yuri stava contemplando il suo Wolborg, Boris stava facendo lo stesso col proprio beyblade, sperando di trovare una risposta al suo interno; immaginando che il suo Falborg potesse uscire e caricarli sulle sue ali, per portarli lontano e permettendogli di sfuggire da una morte certa.

“fra poco inizierà il torneo” l’ora dell’inizio della fine era quasi giunta, i due blayder sedevano agitati sulle panche dello spogliatoio. In qualche modo erano riusciti ad ottenere una stanza solo per loro, detestavano l’idea di condividere la loro ansia con altri combattenti, altrettanto agitati.
Yuri fissò l’amico senza rispondere, osservandolo mentre si mangiava a pelle le unghie per colpa della tensione; attese ancora qualche minuto, ma notando che quel suo vizio non voleva lasciarlo, si avvicinò a lui togliendogli la mano dalla bocca, mettendo fine a quel suo tormento.
“anch’io ho paura Yu” mormorò quasi tra sé Boris. “mi sono messo nei tuoi panni sai? Ho provato a pensare a come sarei senza di te e sinceramente non ho trovato risposta, perché senza te non sarei niente io. Niente, lo capisci?!” il tono di voce del giovane si alzò, andandosi però ad incrinare immediatamente. Lo fissò coi suoi occhi grigi, mentre vedeva le iridi che aveva di fronte offuscarsi dalle lacrime, pur sapendo che anche le proprie non erano da meno.
Si abbracciarono come non avevano mai fatto prima, un abbraccio pieno di calore e di tristezza, mentre lasciavano correre lungo le guance, quelle lacrime che avevano sempre dovuto trattenere per paura di essere puniti. In quella stanza non c’erano telecamera a tenere sotto controllo ogni minima azione, non c’erano guardie pronte ad intervenire ad un minimo accenno di debolezza. C’erano solo loro due. Due amici. Due fratelli.
“molto commovente la cosa” i due ragazzi sciolsero immediatamente l’abbraccio, voltandosi entrambi verso il muro per nascondere le tracce lasciate dalle lacrime.
“Hito, che cavolo ci fai qui dentro?” Boris fu il primo a girarsi, con la sua irruenza degna di lui, non sapendo da quanto tempo fosse lì dentro l’allenatore.
“la bella statuina” rispose con il suo accento tedesco il ragazzo.
“forza, è ora di andare!” Hito incrociò le braccia, aspettando che i ragazzi lo raggiungessero per seguirlo all’interno dello stadio, che avrebbe ospitato il torneo mondiale.

Il vociferare di cui è degno ogni stadio, fece tornare definitivamente alla realtà i due giovani blayder; raggiunsero lentamente la panca in cui sovrastava il logo della Neoborg. Una specie di “b” viola, su un campo rosso.
I ragazzi si sedettero appena in tempo, giusto per sentire il telecronista che cominciava a presentare tutti i partecipanti, prima citando nome e cognome, poi il nome della squadra di cui facevano parte.
Quando sentirono il loro nome, Boris e Yuri si alzarono automaticamente, come era solito fare in quel momento. Venivano invasi dagli applausi quotidiani e poi si rimettevano a sedere, aspettando di essere nuovamente chiamati per fronteggiare l’avversario.
In realtà i concorrenti erano meno di quelli che si aspettavano, poiché stando a quello che recitava meccanicamente il telecronista, la finale si sarebbe svolta quella sera stessa.

Il torneo cominciò, gli avversari che si ritrovarono davanti non erano eccellenti, poiché in poche e semplici mosse, riuscivano a stenderli ancor prima che cercassero di contrattaccare. Dovevano essere piuttosto scarsi, poiché né Boris né Yuri stavano attaccando al pieno delle loro capacità, facendo disperare Hito, che stava seduto con le mani tra i capelli, non riuscendo a capire cosa passasse per la mente dei suoi ragazzi. Probabilmente i due blayder russi, speravano di venire sconfitti durante il corso del torneo, non si erano certo aspettati di avere davanti un branco di incapaci; sembrava quasi che tutto girasse attorno a Borkoff, che tutto doveva andare come voleva lui. E se lui voleva morto uno dei suoi più bravi blayder, allora sarebbe stato così.
“e così siamo di nuovo qua insieme” così commentò Yuri, nel varcare la porta dello spogliatoio. Boris afferrò una delle due salviette, appositamente preparate per i due campioni e la lanciò all’amico, prendendo poi per sé quella rimanente.
“era tutto programmato dall’inizio, non è vero?”ormai entrambi avevano capito che erano stati mandati lì dentro solo per fronteggiarsi fra loro e arrivare alla vittoria provocando la morte del proprio amico.
Boris alzò improvvisamente lo sguardo; gli era appena venuto un lampo di genio, degno del più grande inventore. Il torneo doveva terminare con la morte di almeno uno dei ragazzi, ma se questi si attaccavano senza provocarsi danni, non sarebbe mai successo niente di irreparabile.
Spiegò velocemente la propria tesi all’amico, con fare trionfale, sapendo di aver trovato finalmente una soluzione. Sicuramente non avrebbero prolungato l’incontro all’infinito e sarebbero arrivati ad una conclusione palese, i vincitori sarebbero stati due e nessuno ci avrebbe rimesso le penne.
“sicuro Boris” il sorriso di Yuri non era affatto convincente, come se temesse che quell’idea fosse troppo scontata, troppo facile.
“ehi, ti ho finalmente trovato una soluzione e tu mi liquidi così?” il tono di Boris non era arrabbiato, sapeva che l’amico era attraversato dalla stessa sua tensione, ma sperava in un certo senso, di averlo rincuorato.
“conosco da troppi anni la Borg e...ho paura che non fili poi così liscio come vuoi far credere tu”.
Il gelo attraversò tutto il corpo di Boris, detestava quando Yuri pronosticava qualsiasi cosa negativa, poiché il più delle volte si avverava. Cercò di scuotersi di dosso quella brutta sensazione, ingoiando un magone che gli si era creato in quell’istante. Perché Yuri non era capace di tacere?
Non voleva affatto litigare, non quando poteva essere la loro ultima chiacchierata. Si avvicinò al blayder dai capelli rossi, e gli mise un braccio attorno alle spalle. “andrà tutto bene, vedrai” riuscì solamente a dire, sperando di non sbagliarsi terribilmente.
Hito rientrò nella stanza col suo passo felpato, possibile che scegliesse sempre i momenti meno adatti per entrare in scena?
Si schiarì la voce per attirare l’attenzione, poi comunicò ai due blayder che era giunta l’ora di scendere in campo, per l’ultima sfida.
Si era proprio espresso con quel termine. ‘l’ultima sfida’ .Boris gli avrebbe voluto mettere le mani addosso, se solo non gli fosse sgusciato via così velocemente.
//Bene! Siamo giunti all’attesissima finale del torneo! Accogliamo con un caloroso applauso i nostri due sfidanti Yuri Ivanov e Boris Huznestov!//
Yuri e Boris si scambiarono un sorriso, poi si strinsero la mano, come facevano sempre prima di un incontro fra loro; con l’ansia che li stava divorando, varcarono l’arcata che separava il corridoio degli spogliatoi, dall’arena. Un ennesimo boato li accolse, anche se da esultare lì dentro c’era ben poco.
//Ora vi mostro il campo da gioco// esclamò il cronista rivolgendosi ai ragazzi, mentre una cupola che fino a quel momento aveva tenuto celato l’area dello scontro finale, si scoperchiò rivelando un rudere di un vecchio castello medievale.
Dopo essersi scambiati un ultimo sorriso tirato, i due blayder si posizionarono nella zona di partenza, l’uno di fronte all’altro.
//SI DIA INIZIO ALLA SFIDA!!!!!//
Con quelle parole la musica, che fino a quel momento aveva contribuito a rallegrare gli animi, cessò improvvisamente. Il pubblico non schiamazzava più, si udiva soltanto un lontano brusio di sottofondo, interrotto da qualche fischio di incoraggiamento.
Iniziò l’ultima sfida. Si sarebbero scontrati per l’ultima volta, con la consapevolezza che dopo quell’incontro, nulla sarebbe stato più come prima. Se fossero riusciti ad uscirne entrambi vincitori, sarebbe stata la volta buona che lasciavano per sempre la Borg. Se lo erano accennati una delle sere precedenti al torneo, quando avevano cominciato a fare infattibili supposizioni sul fatto che sarebbero riusciti ad uscirne vivi entrambi. Poteva benissimo capitare che venissero eliminati agli ottavi di finale, così facendo non sarebbero stati obbligati a fronteggiarsi l’uno contro l’altro.
Quella sera Boris aveva enunciato un suo piano per evadere da quel posto, Yuri come al solito non era convinto, ma si sarebbe fatto trascinare anche quella volta, come aveva fatto per tutti quegli anni che si conoscevano.

Erano passati venti minuti buoni dall’inizio della sfida, i due blayder avevano fatto di tutto pur di non attaccarsi pesantemente; il rudere stava cadendo a pezzi, nonostante fosse già messo male in partenza. Gli attacchi dei due bitpower erano più rivolti allo scenario dell’arena, che all’avversario che avevano di fronte. Sapevano che quella era la soluzione giusta.
Nello stesso istante che il cronista mostrò al pubblicò la coppa del futuro vincitore, un fragore attirò l’attenzione di tutti i presenti. Un gran polverone invadeva ora tutto lo stadio, non permettendo di capire cosa fosse successo.
//E’ CROLLATO TUTTO GENTE!// esclamò a pieni polmoni il telecronista, appena riuscì a capirci qualcosa in mezzo a quella nebbia.
Hito, che fino a quel momento aveva seguito attraverso il grosso monitor la gara, si alzò in piedi cercando di avvicinarsi il più possibile all’arena. Non riusciva più a scorgere i due ragazzi e la cosa lo stava preoccupando parecchio. Chi non lo conosceva bene poteva crederlo freddo come tutto lo staff della Borg, ma anche lui aveva un cuore e teneva molto a quei due vivaci ragazzi che aveva cominciato ad allenare all’età di dieci anni. Lui infatti, era poco più che adolescente, c’erano soltanto cinque anni fra di loro, ma era riuscito sempre a farsi rispettare come un buon allenatore.
In quel momento stava temendo sul serio per la sorte di entrambi i blayder.

“Yu? Yuri dove sei?” Boris si stava massaggiando la tempia, quel crollo lo aveva colto impreparato e una grossa roccia gli era caduta quasi in testa.
Non si preoccupò del sangue che vide sulla propria mano, ma di farsi strada tra tutti quei massi caduti, sperando di trovare alla svelta il suo amico. Il fatto che non gli stesse rispondendo, non lo tranquillizzava affatto. Aveva bisogno di sentirlo parlare, di vedere che stava bene. Voleva sentire la sua voce.
Un lontano e lento movimento, attirò la sua attenzione. La sua coda dell’occhio non sbagliava mai, sapeva che al di sotto di tutto quel ammasso di rocce poteva esserci Yuri.
Raggiunse con fatica quel punto, non era facile farsi strada fra rocce e detriti. Spostando un grosso sasso, la sua supposizione si concretizzò, appena vide un ciuffo rosso. “Yu, no cazzo!! NO!!!” urlò e iniziò a rimuovere tutti quei sassi che avevano sepolto l’amico, senza badare al fatto che si stesse spezzando le unghie, quello non era importante!
La priorità era quella di salvare il suo migliore amico, e non gliene sarebbe importato nulla se si fosse sfracellato tutte le mani, l’importante era vederlo salvo.
“Boris?” una flebile voce indusse il ragazzo a velocizzare ancor di più la propria operazione.
“non temere, ti tirerò fuori di qui...”non capiva per quale ragione la propria voce si stesse rompendo, dopotutto aveva ritrovato Yuri, era lì, gli stava parlando e quindi stava bene. Stava bene, non è vero?
“Bo...Wolborg” sussurrò il ragazzo, con le poche forze che aveva in corpo. “prenditi cura...di lui, me lo prometti?”
“non dire idiozie, guarda ti ho liberato ora! Ti ho...” Boris si interruppe bruscamente, non appena tolse l’ultima roccia addossata al petto dell’amico, vedendo emergere un’enorme chiazza rossa sulla felpa bianca del ragazzo.
“Yu, non farmi questo...sei l’unico amico che ho, cazzo!” questa volta non riuscì a trattenere le lacrime, neanche i singhiozzi che gli stavano facendo sussultare il petto. Non si era mai sentito così a pezzi come in quel momento, riusciva a sentire il proprio cuore che andava sgretolandosi sempre più velocemente.
“promettimi...promettimi che...” Yuri tossì sangue, mentre l’amico gli cingeva le spalle con un braccio; non poteva finire così, non poteva lasciarlo, si continuava a ripetere il blayder mentalmente.“promettimi che non farai pazzie...” ormai la voce era poco più che un sussurro, Boris riusciva a sentirlo perché lo teneva stretto a sé, come se con quel suo abbraccio, potesse impedirgli di andarsene.
“Smettila” la sua voce uscì stridula, come quella di un capriccio infantile.
“promettilo Boris!” insistette nuovamente, voleva sentire la promessa uscire dalle labbra dell’amico; solo così avrebbe potuto lasciare quella terra, in pace.
“si si lo prometto, okay?” lasciò trascorrere pochi secondi, solo per ritrovare la voce che in quel momento era scomparsa definitivamente, avvolta dalle lacrime. “mi dici come farò senza di te? Come vivrò io?”
Yuri con le sue ultime forze, alzò il braccio destro e appoggiò la mano al petto del suo migliore amico.
“ricordati che sarò sempre qua, non te lo dimenticare...amico...mio”l’ultima sillaba uscì dalle labbra del rossino, assieme al suo ultimo respiro.
Boris lasciò scendere le proprie lacrime, e per la prima volta in vita sua, non si vergognò di piangere; nonostante fosse in diretta televisiva davanti a milioni di spettatori, rimase ancora per qualche minuto in ginocchio, con ancora in grembo la testa dell’amico. Avrebbe dovuto chiudergli gli occhi, ma non riusciva a farlo; non voleva distaccarsi per sempre da quelle iridi di ghiaccio che tante volte lo avevano fissato.
Sapevano comunicare anche solo con lo sguardo, tante volte lo avevano fatto; riuscivano a creare un attacco combinato, semplicemente con un’occhiata. Erano una coppia perfetta loro. Boris non aveva mai pensato a come potesse essere una vita senza di lui, poiché non ne aveva mai avuto occasione. Erano un’unica persona, e non aveva mai immaginato di potersi separare dalla parte migliore di sé.

Una mano si posò sulla spalla del giovane blayder, il tocco leggero e graziato di una persona che stava capendo appieno il suo dolore. Hito era entrato nell’arena, nonostante le regole ferree lo vietassero; si era fatto largo tra le varie guardie che gli impedivano l’accesso, mettendone al tappeto un paio e riuscendo a raggiungere il luogo della tragedia. Il tedeschino si chinò, facendo il gesto di chiudergli gli occhi, ma Boris gli diede una spallata come per fargli capire che quel compito spettava soltanto a lui.
Infatti il ragazzo si fece coraggio, ingoiò il magone che non voleva andare giù e prese tra le braccia Yuri, trasportandolo fuori dal rudere, seguito a ruota da Hito, il quale raccolse quel che ne era rimasto dei beyblade dei due ragazzi.
Urla di gioia provenienti dal pubblicò acclamavano il vincitore, coriandoli colorati cominciarono a cadere dall’alto, la musica riprese a suonare allegramente. Boris stava odiando ogni singola persona all’interno di quel maledetto posto, detestava come stessero acclamando una vittoria avvenuta con la morte di una persona. Il presidente che aveva organizzato il torneo, si avvicinò al giovane vincitore, porgendogli una coppa dorata, ma il ragazzo se ne infischiò di tutto. Non rivolse la parola a quell’uomo, non lo ringraziò, non alzò nemmeno lo sguardo verso la platea, per accogliere gli applausi. Come un automa si diresse verso gli spogliatoi, con ancora il suo amico fra le braccia; sentì dietro a sé la voce di Hito che si stava scusando col presidente, poi cominciò a chiamarlo e ad inseguirlo.
Boris entrò nello spogliatoio, posando sulla panca il corpo di Yuri; restò a lungo ad osservare l’angolo in cui si erano abbracciati l’ultima volta, per infondersi coraggio. Sembrava passato così tanto tempo da quel momento. Ricordava quel contatto caldo, le sue braccia forti che lo avevano stretto a sé. Ricordava di avergli sentito battere forte il cuore. Sapeva che non avrebbe mai più risentito quel battito.
Per la prima volta Hito non entrò precipitosamente, come era solito fare, ma bussò.
Boris emise una sorta di grugnito, da far credere all’allenatore di aver il permesso di entrare.
Teneva in mano la coppa. La porse al blayder, il quale gli lanciò uno sguardo inceneritore. “che cosa dovrei farmene io di questa? Non appartiene a me!” il ragazzo si voltò verso la panca; solo perché sapeva a chi apparteneva veramente quel trofeo, evitò di scagliarla violentemente contro il muro. “questa coppa è sua” esclamò con un fil di voce, posandola al fianco di Yuri.
EPILOGO

La stanza era rimasta invariata. Il letto di Yuri intatto, le lenzuola ripiegate a puntino come piaceva a lui. Sulla sedia c’erano ancora ammonticchiati un gruppo di vestiti del giovane, che non si era mai deciso di sistemare una volta per tutte. Sarebbero rimasti lì fermi per sempre. Come quell’orologio sopra l’unico comodino della stanza, che si era fermato misteriosamente proprio alla fatidica ora.
Boris sedeva alla scrivania, aveva alla sua destra un astuccio contenente il kit di pulizia per i beyblade; sulla sua sinistra invece, c’era Wolborg, il quale era stato appena tirato a lucido. Falborg aspettava paziente al suo fianco, di ricevere lo stesso trattamento che il padrone destinava ad entrambi i beyblade ogni giorno.
Boris aveva mantenuto la promessa. Si prendeva cura ogni giorno di Wolborg. Stava imparando a controllarlo assieme al suo, in modo da non perderlo di vista nemmeno un istante. Quel beyblade stava diventando l’appendice del suo Falborg.
Il ragazzo prese in mano il proprio beyblade, e nel farlo urtò accidentalmente la cornice che racchiudeva una bellissima fotografia.
Era sempre stata presente in stanza, poiché era la loro unica foto che avevano insieme. Ora però, era diventata indispensabile. Dal muro dove stava qualche tempo prima, il ragazzo l’aveva sistemata sulla scrivania, dove poteva averla sempre sott’occhio.
Quel giorno erano felici. Nella foto Boris sorrideva, tenendo un braccio sulle spalle dell’amico.
Yuri invece era quasi serio, c’era un accenno di sorriso sulle sue labbra, ma niente di più. Stava con le braccia conserte, la sua posizione naturale che assumeva ogni volta. Che fosse ad un torneo in attesa di gareggiare, o che stesse osservando fuori dalla finestra, quella era la sua posizione abituale.
Chi avesse scattato quella fotografia, Boris non lo ricordava. Sapeva soltanto che era la prima e l’unica in cui non apparivano assieme alla squadra completa.
Si era sempre chiesto, per quale motivo avesse sorriso all’ultimo istante. Rammentava di avergli chiesto di sorridere almeno in quella foto, ma non aveva voluto sentire ragioni. E al’ultimo momento, nei pochi secondi che li separavano dallo scatto, lo aveva fatto.
Lo aveva fatto per lui. Ora ne era sicuro.
Ora sapeva, che quel sorriso che stava osservando, era tutto per lui.
Come per ricordargli che in ogni momento della sua vita, Yuri sarebbe stato sempre presente.
Boris riusciva a trovare la forza per affrontare le sue giornate, soffermandosi qualche minuto ad osservare quella foto.
Guardando quel sorriso, che tante volte aveva visto ma che da ora in poi, sarebbe stato soltanto un lontano ricordo.
   
 
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