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Autore: Dark_Water    14/10/2014    1 recensioni
[Slow Step]
[Slow Step di Mitsuru Adachi]
Gli spogliatoi del club di softball femminile erano vuoti, ma ordinati; non c’era lo stesso odore di sudore stantio che impregnava le pareti del club di box...Nella penombra, mentre tanti ricordi gli riempivano la mente uno dopo l’altro, il suo sguardo si posò sull'armadietto di Minatsu.
[Minatsu/Yamazakura.]
Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Secret Wish

Secret Wish.

 

“Non dirlo a nessuno… soprattutto a Nakazato. Se dovesse venire a vedermi, non potrei più scappare per la paura.”

Akiba gli sorrideva. Col suo solito sorrisetto da sbruffoncello che richiamava i pugni dalle mani:

“Non c’è da preoccuparsi, sensei. Quel giorno Minatsu esce con me. Il suo vero ragazzo.”

La gelosia si era fatta strada dentro di lui come una macchia d’olio che si espande sul marmo liscio, corrodendolo pian piano, serrandogli le viscere e mozzandogli il respiro.

Yamazakura aveva tentato, aveva sperato di poter conquistare il cuore di Minatsu, ma Akiba e Kadomatsu erano due rivali con i quali era difficile competere. Sul ring avrebbe potuto batterli tranquillamente, ma il cuore di una ragazza è un campo ben diverso dal quadrato sul quale si trovavano in quel momento, e lui lo sapeva bene.

Ed ora si trovava lì, in quel luogo che gli era stato familiare per ben due anni, ma che aveva dovuto abbandonare per rincorrere il desiderio, l’imposizione di un altro. O forse per rincorrere il suo, di sogno.

Gli spogliatoi del club di softball femminile erano vuoti, ma ordinati; non c’era lo stesso odore di sudore stantio che impregnava le pareti del club di box. Le ragazze erano in campo, con Somei che le allenava per il prossimo torneo, ed era solo per questo che aveva avuto il coraggio, più che l’idea, di rimettervi piede.

Nella penombra, mentre tanti ricordi gli riempivano la mente uno dopo l’altro, il suo sguardo si posò sull’armadietto di Minatsu. Era l’unica un po’ più disordinata, lasciava sempre lo sportello socchiuso per dimenticanza più che per vera e propria indolenza, ma aveva avuto modo di conoscerla e scoprire che era davvero una ragazza eccezionale. Sarebbe stata una moglie perfetta se solo… avesse preso sul serio almeno una mezza volta le sue proposte di matrimonio invece di ignorarle.

Sentiva rimbombargli nella testa i rimproveri crudi del nonno di Akiba:

 

“Un uomo senza prospettive, fondi sicuri, grandi sforzi in programma... il fallimento è sicuro! Se un professore non capisce nemmeno questo è un vero disastro!!”

 

Nella penombra della stanza, con lo sportello dell’armadietto di Minatsu appena aperto, la mano di Yamazakura si sporse a raccogliere quel lembo di stoffa bianca che sporgeva oltre la fessura, marchiato dai caratteri che componevano il cognome NAKAZATO.

Tirò appena il lembo di stoffa, inconsciamente, lasciandolo scivolare via dal supporto sul quale la ragazza doveva averlo poggiato ritrovandosi la fascia che Minatsu indossava sempre ad ogni partita, inspiegabilmente, nella mano. Il leggero movimento d’aria che aveva provocato era impercettibile, ma lui lo sentì sfiorargli il viso come una morbida carezza ed inebriargli le narici del dolce profumo di Minatsu.

Non sorrise, ma il suo sguardo si incupì di tristezza. Gli era rimasto poco tempo, troppo poco…

Domenica avrebbe debuttato sul ring professionistico, realizzando il suo sogno di sempre. Domenica avrebbe combattuto col candidato al titolo nazionale. Strinse la fascia bianca nel pugno, con delicatezza, portandosela poi in tasca ed uscendo dalla sede del club di softball per sempre.

In qualche modo, avrebbe portato Minatsu sul ring con lui. Per l’ultima volta, Minatsu sarebbe stata al suo fianco; avrebbe vinto per se stesso, ma anche per lei, per essere alla sua altezza. Così avrebbe potuto proseguire la sua strada senza rimpianti, perché si, lui l’amava davvero; ed era quel suo amore che gli aveva dato il coraggio di rinunciare a lei.

 

Yamazakura attraversò il cortile esterno fermandosi per un attimo oltre la recinzione del club di softball. Si sentiva vuoto, come se stesse galleggiando a mezz’aria mentre un misto di pensieri incoerenti ed inconsistenti gli si formavano nella mente e gli cominciavano a scavare nel petto.

Il suo sguardo si posò sulla lanciatrice. La sua lanciatrice. Alle prese con un allenamento di difesa sul monte di lancio. Doveva ammetterlo, Somei ci sapeva davvero fare come allenatore.

Chissà… magari l’anno prossimo riusciranno a vincere il torneo nazionale…

Lui quel giorno non lo avrebbe visto. 

Il suo viso non fu attraversato da alcuna emozione mentre quel pensiero gli percorreva la mente; il suo viso non si distese in nessun sorriso nostalgico mentre voltava le spalle e si allontanava, ricordandosi che era ora di raggiungere la palestra per i suoi, di allenamenti. Dentro di lui avertiva solo il vuoto, un vuoto lacerante che gli opprimeva il petto come un peso insostenibile. Ma aveva un obiettivo e per raggiungerlo avrebbe messo tutto se stesso.

Non si accorse, nel mare profondo delle sue emozioni, che degli occhi neri si erano soffermati sulla sua figura.

“Nakazato, sveglia!”

“Si! Mi scusi Somei-san!”

Quegli stessi occhi neri e profondi che lo osservavano di nascosto dalla finestra sul retro della Gym Nozaki mentre, concentrato e serio, prendeva a pugni un sacco da box con tutta la forza della sua determinazione.

Un colpo di vento investì il campo, creando un piccolo vortice di polvere che costrinse buna parte dei presenti a chiudere gli occhi per non trovarseli pieni di terriccio. 

Le prime gemme facevano capolino sui rami degli alberi, i primi steli di erba ricoprivano il perimetro dell’area di gioco, ben presto avrebbero dovuto strapparli via. Poi sarebbero spuntati i primi fiori, anche sui ciliegi. La primavera era ormai alle porte.

 

 

   
 
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