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Autore: L u c i n d a    15/10/2014    1 recensioni
"... «Emeline», cominciò la ragazza, non avendo smesso per un attimo di ponderare la scelta delle informazioni che adesso le sarebbe toccato rivelare. «Emeline Gangioku è il mio nome.»
Gaara si soffermò su quel cognome cercando di collegarlo a qualche rimembranza.
«Non puoi ricordartelo», fece lei, distogliendolo dalle sue riflessioni. «Per Suna è come se la nostra famiglia non fosse mai esistita».
«In che senso?», chiese il rosso, scettico.
«Fummo esiliati dal villaggio tre generazioni fa», rispose Emin, affatto colpita dall’espressione di stupore che scorse sul volto del proprio interlocutore. «Ingiustamente», aggiunse con rammarico.
«E’ per questo che volete vendicarvi?», domandò ancora una volta il giovane Kage, trovando conferma alla sua ipotesi nel cenno d’assenso della ragazza. «Per quale motivo vi fu dato l’esilio?»
«Non hai sentito Morgan?», disse lei. «Eravamo scomodi.» ..."
Rosa rossa e rosa nera. Due famiglie dilaniate da un'eredità velenosa ancorata al passato, un conflitto che si trascina da generazioni e una resa dei conti sempre più vicina. Riusciranno la razionalità e i sentimenti a fermare questa follia?
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kankuro, Nuovo Personaggio, Sabaku no Gaara, Shikamaru Nara, Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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#1

Dakagi

 

 

 

 

 

Era una giornata calda. Il vento secco e arido tipico del deserto si incuneava tra le vie di Suna, investendo chiunque si trovasse sulla sua strada con una folata di sabbia e di calura. Era mezzodì e in giro a quell’ora non si vedevano che pochi temerari a causa di quel clima così estremo e insopportabile durante la stagione estiva, dove il sole picchiava infernale contro gli edifici del villaggio perennemente ricoperti di uno spesso strato di arena.

Nella staticità di quell’atmosfera un falco pellegrino sfrecciava nel cielo incurante del caldo e dell’inospitalità del deserto. Sorvolava veloce i tetti delle abitazioni e tagliava il vento con le sue ali possenti, sfidando la tempesta giunta da poco alle porte del villaggio.

Nonostante le raffiche si facessero sempre più forti e la sabbia impedisse la visuale, lui non si sarebbe fermato prima di aver concluso la sua importante missione. I falchi pellegrini di Suna erano famosi per la loro celerità nel recapitare messaggi, e i più veloci facevano quotidianamente da corriera per far giungere a destinazione le informazioni più urgenti e vitali. Uno dei maggiori pregi di quei volatili addestrati era proprio quello di non permettersi pause prima di avere raggiunto la meta. 

La sua direzione era il punto nevralgico da cui si sviluppava la planimetria radiale del Villaggio della Sabbia, la sede delle menti sapienti che tenevano in piedi quel luogo e le sue relazioni col resto del mondo. Virò sulla destra, combattendo con la sabbia che si infilava sotto le piume e planando deciso verso la terrazza del palazzo delle istituzioni, dove il destinatario del suo messaggio lo stava già aspettando mentre teneva a bada quella tempesta fastidiosa.

Gaara non fu sorpreso di vedere il falco. Da parecchi giorni riceveva messaggi funesti dagli uomini stanziati a vigilare sui villaggi satelliti di Suna: piccoli centri strategici situati al limitare del grande deserto e in stretto contatto col villaggio nascosto. Non sapeva perché, ma temeva che anche quelle si sarebbero rivelate pessime notizie.

Aspettò che il messaggero si posasse sulla sua spalla per poter finalmente distogliere la concentrazione da quella noiosa tempesta che avrebbe impedito le comunicazioni per diversi giorni.

Lesse il messaggio ancora prima di rientrare nello studio, constatando amaramente quanto le sue sensazioni fossero giuste.

Era da qualche tempo, ormai, che si verificavano anomalie climatiche nell’intero Paese del Vento: un caldo torrido come mai si era sentito, tempeste di sabbia improvvise e tremori del suolo affatto rassicuranti.

La nazione non era mai stata attrezzata per quel genere di emergenze. Tali fenomeni si erano verificati sporadicamente nel corso della storia di quei luoghi, una periodicità talmente esigua che non aveva mai destato una preoccupazione tale da spingere gli abitanti ad adottare le adeguate contromisure.

Gli edifici crollavano sottoposti alle scosse sismiche e si sgretolavano quando venivano investiti dalle violente tempeste, per non parlare del caldo infernale che aveva serbato quell’estate; se gli abitanti di Suna erano abituati a sopportare quelle condizioni estreme lo stesso non poteva dirsi dei villaggi satelliti che, pur essendo molto vicini al deserto, avevano da sempre goduto di una temperatura mite e piacevole.

Era da lì che arrivavano le notizie peggiori.  

Più di tredici messaggi in una settimana riportavano i danni come se fossero bollettini di guerra: i morti per il caldo afoso, decessi e feriti a causa dei crolli degli edifici, interi quartieri da ricostruire, per non parlare della sabbia portata dalle tempeste che stava facendo morire la vegetazione.

Gaara fissava i messaggi allineati sulla scrivania chiedendosi che cosa potesse fare. Aveva già inviato parecchi uomini in ogni villaggio per distribuire aiuti, ricostruire le zone collassate e istruire la popolazione su come difendersi dalla calura che aveva assalito il limitare del deserto. Che altro avrebbe potuto fare? Aveva i poteri per intervenire su una qualsiasi minaccia fisica, avrebbe potuto attenuare la violenza delle tempeste grazie alla sua abilità innata, ma cosa poteva fare lui contro la potenza della natura? Era un essere umano in fin dei conti.

I suoi pensieri vennero interrotti dall’arrivo di Ratsu, il geologo incaricato di svolgere le ricerche preliminari del caso, il suo viso tondo fece capolino timidamente dall’uscio aperto dell’ufficio mentre con una mano bussava alla porta.

Gaara gli fece cenno di entrare.

«Che novità?», chiese, mentre Ratsu gli porgeva dei documenti.

«Sono ipotesi molto azzardate, ovviamente da verificare», cominciò il geologo.

«Ti ascolto».

«Considerando che gli epicentri provengono solamente da nord e considerando che i punti più colpiti sono i villaggi satelliti, situati a meno di cento chilometri dalla catena montuosa Dakagi, presumo che l’attività sismica provenga da lì».

«Spostamenti di faglia?», chiese il rosso, scettico.

«Non lo so, i messaggi parlano di tremori, susseguiti da terremoti anche a distanze di tempo ravvicinate. Tutto farebbe pensare all’attività sismica di un vulcano».

«Non sapevo ci fossero vulcani a Dakagi».

«E’ tutto da verificare, naturalmente».

Ratsu pronunciò le ultime parole con amarezza. L’ultimo mese era stato parecchio nefasto dal punto di vista climatico, persino Suna era stata vittima di quell’afa insopportabile e, se ancora i tremori non erano giunti a livelli preoccupanti per adottare lo stato di emergenza, lo stesso non poteva dirsi dei villaggi più a nord. Numerosi dispacci arrivavano anche dal Paese del Fiume e dalle nazioni cuscinetto tra il Paese del Vento e quello della Terra, dilaniati allo stesso modo dagli innumerevoli eventi sismici.

Ma la cosa che lo preoccupava maggiormente era la frequenza con cui le tempeste di sabbia sconvolgevano il deserto. Il Villaggio della Sabbia era protetto dall’alto perimetro roccioso e dall’abilità del Kazekage, ma di fatto i collegamenti con l’esterno rimanevano esigui: i falchi faticavano a recapitare i messaggi e i soccorsi non riuscivano a raggiungere i villaggi satelliti, né a tornare indietro.  Di questo passo sarebbero rimasti totalmente isolati e totalmente incapaci di comprendere quale fosse la fonte di quel maledetto problema.

Osservò Gaara alzarsi dalla sedia e scrutare il cielo oscurato dalla tempesta. Pensò a suo figlio e al fatto che avesse la stessa età di quel ragazzo in cui tutti avevano riposto le loro speranze, sedici anni, un’età in cui ancora si ha bisogno di aiuto e di consiglio, un’età che non era mai esistita per l’uomo che aveva di fronte.

«Devo raggiungere quei villaggi». Lo udì sentenziare.

«Ma…Kazekage», provò a dissuaderlo Ratsu.

«Sono l’unico che può farlo».

Gaara si voltò a guardare la scrivania ricoperta da quei messaggi funesti che fino a quel momento non aveva potuto che leggere senza riuscire a fare nulla di concreto. Più volte aveva valutato l’idea di andare di persona a capire che cosa realmente stesse succedendo, ma era sempre stato dissuaso dall’idea di abbandonare Suna in un momento di costante bisogno. Adesso non vedeva alternative per risolvere quella situazione, e lui era l’unico a potersi muovere in mezzo a quelle imprevedibili tempeste di sabbia.

«Continua le tue ricerche e aspetta un mio messaggio», disse al geologo, sostenendo il suo sguardo preoccupato.

«Faccia attenzione», replicò Ratsu con un gesto di congedo.

Il rosso uscì dall’ufficio poco dopo pensando a dove avrebbe potuto trovare Temari, l’unica tra i suoi fratelli che fosse ancora a Suna e l’unica che avrebbe potuto fare le sue veci durante la sua assenza. Sapeva che la sorella non avrebbe approvato quello che aveva in mente e sapeva che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di dissuaderlo, anche se coinvolgerlo in prima persona fosse stata l’unica soluzione.

La trovò quasi subito in uno degli uffici del primo piano. Temari era ormai da qualche anno uno degli organizzatori dell’esame di selezione dei chunin, quella famosa esperienza che aveva segnato la sua vita e quella dei fratelli venendo a contatto per la prima volta con i genin degli altri villaggi. Se in un primo momento la sorella aveva definito una scocciatura il suo ruolo di organizzatrice, più il tempo passava più ne sembrava entusiasta, e non doveva essere facile per lei affrontare quell’emergenza climatica, specialmente nell’anno in cui il Paese del Vento avrebbe ospitato lo svolgimento degli esami.

Gaara si affacciò alla porta catturando l’attenzione della sorella. Con lei c’era Nara, lo shinobi di Konoha altresì incaricato di preparare le prove degli esami; era arrivato a Suna due settimane prima e ancora non era riuscito a tornare indietro a causa delle improvvise tempeste, e Temari non sembrava affatto dispiaciuta di quella situazione.

Quando lo videro sulla porta si alzarono entrambi, l’espressione preoccupata in volto.

«Ancora brutte notizie?», chiese lei, incupendosi al cenno di assenso del fratello.

«Andrò lì di persona», le disse Gaara, vedendola subito irrigidirsi in procinto di protestare. «Lascerò a te alcune disposizioni ed evocherò un jutsu di protezione sul villaggio per quando non ci sarò».

«L’emergenza potrebbe arrivare anche a Suna in qualsiasi momento», contestò Temari. «Non puoi andartene».

Che cosa avrebbe fatto se ci fossero stati problemi proprio quando la reggenza del villaggio era affidata a lei? Gaara era il Kazekage ed era l’unico che avrebbe potuto difendere quel posto, l’unico che avrebbe potuto impedire che anche a Suna si verificassero disastri come nei villaggi satelliti vicino a Dakagi. Per quanto fosse determinata e per quanto fosse certa di riuscire a stare dietro a tutte le mansioni del fratello, aveva paura di non riuscire a proteggere la propria gente. Era una responsabilità troppo grande.

«Sono stati distribuiti in tutto il villaggio i piani di evacuazione e le norme comportamentali in caso di eventi sismici importanti», intervenne Shikamaru, cercando di rassicurare Temari. «Il Villaggio della Sabbia non sarà impreparato all’emergenza».

«Sei d’accordo anche tu?!», sbottò irritata la ragazza.

«Penso che le tempeste ci taglino costantemente fuori da ogni comunicazione», spiegò lui, sulla difensiva, «e che nessuno possa attraversare il deserto per raggiungere quelle zone, né andando a nord, né allungando da sud».

«Vedo che hai capito la situazione», constatò Gaara, ringraziando mentalmente lo shinobi di Konoha per avergli reso le cose più facili con l’ostinatezza di Temari. Partire era la cosa più giusta da fare, anzi, l’unica cosa rimasta da fare.

La bionda kunoichi assentì con un sospiro. Il fatto che Shikamaru appoggiasse la decisione del fratello le aveva fatto perdere ogni speranza di poter dissuadere Gaara dall’intraprendere una missione così pericolosa.

«Quando intendi partire?», gli chiese rassegnata.

«Domani mattina», rispose lui, voltandosi a osservare il cielo scuro. «Shikamaru, potrebbe essere un’occasione per fare ritorno a Konoha».   

«Naturalmente», rispose il giovane Nara, cogliendo la richiesta di aiuto nelle parole del Kazekage. «I rinforzi arriveranno più veloci dal Villaggio della Foglia».

I due si scambiarono un veloce sguardo d’intesa prima di separarsi.

Shikamaru osservò i due fratelli uscire dall’ufficio e temporeggiò per qualche minuto davanti alla finestra.  Non sapeva perché fosse sempre lui a ritrovarsi in quelle situazioni complicate, né perché toccasse sempre a lui risolverle.

Che tale scocciatura.

 

 

 

 

 

 

 

 


L’autrice:

Ciao a tutti! Benvenuti!

Non c’è ancora un granché in questa storia, ma spero che un pochino vi abbia incuriosito.

Se avete voglia di lasciare una recensione sappiate che la leggerò volentieri ^^

 

L u c i n d a

 

   
 
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