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Autore: Megan Alomon    15/10/2014    1 recensioni
"Perchè continua a parlare di te?" Le chiesi.
"Perchè è così, tesoro mio. Alcune cose non finiscono mai del tutto."
(Dovrei smetterla di svegliarmi alle tre e un quarto di notte)
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Notte d'ottobre
 
 
 
 
"Fumi pure!"
I miei occhi si scontrarono con le sue iridi chiare. Sorrideva male, come al suo solito.
"Fatti gli affari tuoi." risposi.
"Ti fa male."
"Taci."
Mi guardò con l'aria di chi ha vissuto mille vite,  e disse: "Non durerai tanto quanto me. Io sono e sarò sempre la prima."
"E io sono la terza."
"Sei una mediocre medaglia di bronzo."
Era freddo, il marmo dei gradini sotto al sedere, e lei era bellissima, come al solito. La luce pallida della luna mezza morta le disegnava arabeschi lungo le guance e i suoi occhi sembravano grigi.
I loro figli avrebbero avuto gli occhi azzurri e i capelli chiari.
I loro figli sarebbero stati belli come lei. Come saranno i miei figli? Ma soprattutto: saranno?
"Non durerai tanto quanto me", ripetè togliendomi la sigaretta dalle labbra.
"Perchè?" chiesi.
"Perchè non sei me." Lanciò la mia sigaretta lontano.
 
La notte
che importa alla notte
di noi
che nemmeno a te
importa
di noi
 
Guardai l'occhio rosso della sigaretta volare lontano e perdersi nel nero della notte.
"Perchè continua a parlare di te?" Le chiesi.
"Perchè è così, tesoro mio. Alcune cose non finiscono mai del tutto."
Rise: era bellissima.
Mi sentii piccola e terribilmente fuori luogo.
"Scriverò qualcosa su di te." Le dissi.
"Perchè?"
"Perchè mi fai male. E in qualche modo devo lasciarti da qualche parte."
"Non ti seguo."
"Non importa."
Mi accesi un'altra sigaretta e stavolta lei non fece storie.
 
Non ti importa
di noi?
 
"Il primo amore non si scorda mai," disse, "Questo lo sai?"
"Lo so."
"Bene."
Perchè mi stesse dicendo tutte quelle cose terribili e sgradevoli al mio udito non lo seppi mai. Forse anche a lei faceva ancora male aver perso quello che ora avevo io e cercava solo un modo per sentirsi meno sola.
Mi mise una mano sulla spalla.
"Sei fortunata." le dissi.
"Per cosa?"
"Lo sai. Una parte di te sarà sempre con..." non riuscii a finire la frase.
 
 
Che nemmeno a te
importa
di noi
 
Annuì.
"Le persone non si innamorano mai due volte." disse.
"Non credo ci sia un limite, in realtà."
"E invece c'è."
Capii solo allora che stava parlando di se stessa. Era triste.
"Levami una curiosità..."  dissi, "Perchè vi chiamate tutte allo stesso modo? Tutte voi, tutte voi Perfette, vi chiamate allo stesso modo."
Rise.
"Non c'è un motivo. Va così e basta."
Non parlai.
"Mi dispiace di non avergli dato una seconda possibilità. Forse ora tu non ci saresti nemmeno."
Mi chiamò con un appellativo che è meglio io non riferisca e poi si mise a piangere.
Io non la consolai.
Lei era una Perfetta, non aveva bisogno di essere consolata.
 
 
Buttati nella pattumiera
i miei sogni
e i tuoi
che mai sono stati
i miei
  
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