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Autore: Lisa Iacopetti    16/10/2014    1 recensioni
Non sono un diamante. Sarebbe bello. I diamanti sono indistruttibili. Sono bellissimi. Io invece mi incrino, mi graffio, mi rovino. Sono un cristallo. La bellezza rimarrà sempre uguale, forse, ma io sono fragile. Sono la duchessa di cristallo. Non vado bene a nessuno. Ed infondo è vero. Vivo vite diverse, ma non è stata una mia scelta, a me ne basterebbe una, ma non posso. A scuola, a casa, con gli amici. Sono tre mondi completamente diversi e continuando a cambiare maschera rischierò di impazzire. Solo con lui riesco a sentirmi me stessa. La nostra è un'amicizia fantastica, e in fondo ce lo siamo promessi. I migliori, per sempre. Supereremo tutti gli ostacoli, non è così?
Genere: Avventura, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Sento il fruscio delle tende che scorrono di lato e un raggio di sole corre dalla finestra per infrangersi sul mio viso.
<< Buongiorno signorina >> la voce calda e rassicurante di Sebastiano è di certo l'unica che riesco a sopportare la mattina presto, di sicuro non come quella cinica e disgustosamente acuta di mia madre.
<< buongiorno anche a te Sebastiano. Ti ho già detto che puoi chiamarmi Carly comunque. >> 
<< certo signorina >> 
<< se come no... Ci vediamo a colazione va >> Sebastiano è il mio maggiordomo personale da che ho memoria e ho da sempre cercato di farmi chiamare Carly o per lo meno Carlotta, ma pare irremovibile sul suo "signorina". In ogni caso tentar non nuoce, così tutte le mattine quando viene a svegliarmi glielo ripeto. È un uomo alto, magro, sulla settantina, sempre in gran forma si direbbe, o in ogni caso se ha problemi di qualsiasi tipo è molto bravo a nasconderli. Ho sempre pensato che da giovane potesse essere un gran bel ragazzo, probabilmente molto cortese come è adesso. O forse è così buono con me solo perché sono la nipote del suo capo. Non credo proprio. Chissà se è sposato? Forse ha dei figli, o addirittura dei nipoti. Non ho mai osato chiedergli niente di troppo personale, mi pare un tipo molto privato, mi dispiacerebbe essere sgarbata con lui invadendo la sua privacy dato che lui è sempre così educato con me. In ogni caso sono sicura che lui non risponderebbe. Non rientra nel ruolo, non sarebbe professionale farmi sapere della sua vita privata. Ma cosa sto dicendo? Se è al mio servizio ventiquattro ore su ventiquattro la vita privata dove la mette? Come fa a vedere la sua famiglia? Certe volte mi faccio schifo da sola, io che tengo tanto alla mia libertà personale mi ritrovo tutti i giorni a essere obbligata a privare tanta gente della sua. Ma d'altronde non è proprio tutta colpa mia, sinceramente se fosse per me mi potrei tranquillamente svegliare tutte le mattine con una normale sveglia e potrei cavarmela benissimo da sola senza alcun maggiordomo che mi gira attorno attendendo qualcosa da fare. Ma non me ne posso liberare, il capo è mio nonno, gli ha imposto di stare sempre con me (a scuola e è quando sono da mio padre riesco a liberarmene ma ci ho dovuto lavorare a lungo), e lui ci starà costi quel che costi. È un maggiordomo vecchio stampo, farebbe di tutto pur di accontentare il suo capo. Mi alzo dal letto con questi pensieri che ancora mi frullano in testa. Sono sicuramente in ritardo, sono rimasta a pensare troppo a lungo nel mio letto. Corro nel mio bagno personale da cui si accede direttamente da una porta della camera e mi lavo e pettino alla velocità della luce. La vita di Sebastiano è diventata un ottimo spunto per mille riflessioni mattutine che mi aiutano a rilassarmi pur essendo di corsa. Volo nella camera armadio, dico camera perché la parola cabina la fa sembrare piccola e angusta, tutto il contrario di quello che è, e mi infilo al volo dei jeans a sigaretta strappati con decorazioni in pizzo nere, una camicia di jeans con rifiniture in San gallo abbinata a una spilla con un fiocco enorme che uso per legare i miei capelli castani dietro la testa. Infilo delle converse basse azzurre e appoggio la borsa di vernice di Armani che avrei voluto usare quel giorno su una sedia mentre metto un filo veloce di trucco, non troppo ma è ok. Cammino in fretta per i lunghi corridoi di casa, una villa su quattro piani situata appena fuori dal centro cittadino immersa nel verde di un giardino immenso, mentre controllo di aver allacciato tutti i bottoni della camicia correttamente, sono sempre stata distratta, ma mia madre non transige su queste cose, la mattina a colazione bisogna sempre presentarsi in maniera perfetta e ordinata. Quando entro nella sala da pranzo tutti si zittiscono e sollevano lo sguardo dai propri piatti per osservare con occhi di fuoco chi ha disturbato quel momento intimo entrando nella sala da pranzo senza bussare. Quando si accorgono che sono semplicemente io i loro sguardi mutano dal disprezzo al disappunto. Non solo sono entrata senza bussare, cosa sorvolabile dato che faccio parte della famiglia e non della servitù, ma mi sono presentata in ritardo a colazione. Merda! Ora aspetto solo un commento di mia madre che, appunto, non tarda ad arrivare mentre mi siedo a tavola.
<< Sei in ritardo. >> tono secco, deciso, privo di emozioni, più insopportabile di così non si può, ma non devo farlo notare, sarebbe solo peggio. Devo essere come lei: tranquilla, distaccata, capace di affrontare ogni situazione con quella calma che nei momenti di panico fa saltare i nervi ancora più della situazione in se.
<< Lo so. >> nonostante tutto il mio disprezzo nei suoi confronti si fa sentire! ma mi sembra di essere andata abbastanza bene con il tono e tutto! una vera stronza: proprio come lei.
<< E...? >> stronza hai ragione mi sono dimenticata di dire tutta la tua filastrocca.
<< Mi dispiace molto. Non accadrà più. Porgo le mie più sincere scuse per aver causato un disagio a causa del mio ritardo. >> favoletta imparata a memoria, ormai la recito senza nemmeno pensarci.
<< Vedi di fare in modo che quello che tu stai dicendo ora si avveri mi raccomando >> sta volta non alza nemmeno lo sguardo dalla sua fetta di pane tostato sulla quale sta spalmando la marmellata di lamponi. Inizio anche io a fare colazione appena Sebastiano mi versa il cappuccino tiepido nella tazza di fronte a me e poggia, come di consuetudine, una brioche integrale ai frutti di bosco su un piattino accanto ad essa. A proposito di Sebastiano, devo assolutamente parlargli, ma questo non è il momento adatto, non potrei nemmeno parlargli all'infuori degli ordini e cose varie, figuriamoci fargli delle domande personali che non mi dovrebbero minimamente toccare, adesso a colazione, davanti a tutti, mentre regna un silenzio di tomba. Mai. Sarebbe da pazzi. Suicidio assicurato. Chissà cosa potrebbe fare mia madre. Ok meglio evitare queste mie fantasie macabre su cosa potrebbe farmi per una cosa del genere, meglio non pensarci. In ogni caso non mi va che tutti sentano quello che gli devo dire, è un po' una cosa così fra noi, come fra migliori amici, anche le cazzate se le dici con il tuo migliore amico sono abbastanza speciali da volerle tenere solo per te, chiuse in quella bolla fra voi due, mentre non esistete per nessun altro. Osservo la mia famiglia che fa colazione, una visuale probabilmente molto interessante dal punto di vista estetico, delle belle persone, tenute bene, impeccabili in ogni particolare, intoccabili si potrebbe dire, paiono stare un gradino sopra gli altri anche solo così, facendo colazione, un gesto quotidiano che accomuna tutte le famiglie. Dal mio punto di vista una scena raccapricciante direi. Ho una famiglia che non parla nemmeno quando è riunita a tavola per fare colazione, bello schifo. Ma in fondo meglio così, non mi va di parlare con loro tutti insieme, potrei sopportarli presi uno alla volta, ma la discussione che ne uscirebbe se parlassero tutti dello stesso argomento mi rovinerebbe la giornata sin dalla mattina. Quindi meglio così, non mi andrebbe nemmeno di sentire la voce piatta e senza emozioni di mia madre una volta in più oggi, il suo "buongiorno" credo che sia già bastato. Beh della mia famiglia non sono rimasti tanti componenti qui a tavola con me. I miei nonni, il duca Italo Lecaster e la duchessa Greta Lecaster , due persone che solitamente è difficile non notare o dimenticare. Mio nonno è un settantacinquenne alto e slanciato, sempre pieno di energie e senza mai un segno di stanchezza su quel volto dal quale spiccano due immensi occhi di un blu intenso, che fa quasi paura. I capelli bianchi, ancora folti, sono sempre rigorosamente tirati indietro da un sottile strato di gel quasi impercettibile che però li tiene sempre perfettamente ordinati in maniera impeccabile. È un tipo molto sportivo, ama camminare, andare in bicicletta e fare escursioni di ogni tipo, e di certo l'età non lo blocca soprattutto se la sua meta è un luogo di rinomato splendore dove poter scattare innumerevoli foto: la sua passione più grande è la fotografia. Descritto così sembrerebbe quasi un vecchietto simpatico pieno di energie, e sarebbe bello conoscerlo solo così. Il suo carattere scontroso e irascibile gli hanno procurato il nome di duca-vampiro. Non sto a farla lunga, fatto sta che è un gran bastardo, se vuole una cosa la ottiene, i mezzi giustificano sempre la causa. Dicono che come carattere gli assomigli molto in fatto di irritabilità, effettivamente perdo le staffe molto facilmente, ma non credo di essere come lui, lui è controllato, trama, escogita e poi scoppia quando è il momento di far scena, è una cosa programmata, io no. È una cosa che mi capita soprattutto con i paparazzi. Credi di aver rotto più macchine fotografiche io che chiunque altro a questo mondo. In ogni caso non son il tipo di persona che si mette a sbraitare in giro, mi volto, tiro un calcio alla macchinetta e vado via, la rabbia la concentrò tutta lì e poi basta. Urlare mi intaccherebbe solamente le corde vocali. Alla destra di mio nonno siede mia madre, con il suo fisico snello e perfetto senza un filo di grasso o una ruga visibile che a quarant'anni solo lei sa come riesce a mantenere senza l'aiuto della chirurgia estetica. Con le sue mani fresche di manicure e le unghie laccate di uno smalto rosso fuoco, dello stesso colore del rossetto. Oggi indossa un completo Chanel bianco e nero, gonna a tubino a vita alta e una giacca chiusa da un solo bottone sopra ad una camicetta bianca. Décolleté tacco 10, sempre Chanel, vernice nera rifinite di bianco, le avevamo comprate insieme per un matrimonio non ricordo nemmeno di chi, lei aveva preso quelle e io le ballerine uguali, dobbiamo sempre essere coordinate quando usciamo insieme: una madre con una figlia modello, di quelle che si potrebbe dire "sembrano sorelle". Vorrei avere una figlia solo per non comportarmi come fa mia madre: premurosa e gentile davanti alle telecamere, una stronza insensibile tutto il resto del tempo. Accanto a me, davanti a mia madre, siede mia nonna. Magra, minuta, un carattere fortemente dice sempre quello che pensa e non si fa mettere i piedi in testa da nessuno, una donna anche per questo particolarmente vendicativa. Una cosa che abbiamo in comune: odia le persone che parlano male alle spalle. Peccato che lei si vendichi, io ci passo sopra. Continua a dirmi che un po' di vendetta non fa mai male e forse ha ragione ma preferirei non assomigliare a nessuno di questa famiglia a cui mi ritrovo davanti, tantomeno a lei. Forse è un comportamento sbagliato, in fondo è la mia famiglia, ma non ha molta importanza, non voglio essere la duchessina che tutti vogliono, io non sono così perfetta. La "duchessina di cristallo", il futuro della famiglia Lecaster, la stella nascente, un'icona di stile, la ragazza che tutti vorrebbero essere, amata e stimata dalle ragazze e tanto desiderata dai ragazzi per bene. Si certo come no, adorabili quei leccaculo del cazzo che mi sbavano dietro da mattina a sera perché oltre ad avere i soldi ho anche un fisico decente (si ok del mio fisico non mi posso lamentare, sono abbastanza alta, snella con lunghi capelli castani e occhi azzurri non è una novità che molti ragazzi mi seguano come cagnolini)... Si ma a me non va che tutta questa gente mi stia sempre addosso... Meno male che oggi vado da mio padre. E da mio padre c'è Mattia. E lui mi aggiusta la giornata in un battito di ciglia. Che bello non vedo l'ora mi è mancato tantissimo non lo vedo da una settimana ormai. E poi a scuola oggi c'è letteratura e filosofia e due ore buche per chiacchierare con Erica e Emanuele anche loro non sono troppo male. E ho trenta minuti per parlare con Sebastiano in auto. Si, si prospetta una bella giornata malgrado questo inizio. Finisco di mangiare e mi congedo da tavola, ho tante cose da fare e non voglio perdere un altro minuto, non vedo l'ora di gettarmi tra le braccia di quel deficiente di Mattia!
  
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