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Autore: Hermione Jean Granger    16/10/2014    9 recensioni
"Inconsapevolmente, si cercavano: gli occhi di Ron incontravano quelli di Hermione con fin troppa frequenza, le loro mani si sfioravano più tempo del necessario, i loro corpi si calamitavano l'uno verso l'altro: questi contatti erano vitali per entrambi, ma soprattutto per Ron, i cui sentimenti per la sua migliore amica stavano diventando così forti da stordirlo".
[Terza classificata al contest "Vi farò scrivere delle mie coppie preferite" indetto da S_Elric sul forum di EFP]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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"Hai finito di fare i bagagli?"
La voce di Hermione riscosse Ron, seduto con la testa tra le mani sul divano davanti al caminetto della sala comune di Grifondoro. Il ragazzo alzò lo sguardo: lei era in piedi davanti a lui, le mani sui fianchi, gli occhi fissi nei suoi. Ron venne invaso da un sentimento caldo, vigoroso, dolce, quello che ormai provava sempre quando la vedeva: come dirle che la sua presenza era l'unica cosa che lo tratteneva dallo sprofondare nella disperazione più totale? Il funerale di Silente era stato appena una settimana prima e lui si sentiva vuoto, annientato, come se i Dissennatori avessero nuovamente circondato Hogwarts, privando tutti della felicità. L'unica persona che sembrava alleggerirgli il fardello che sentiva pesare sulle spalle era Hermione: i due ragazzi avevano passato molto tempo insieme a chiacchierare, a passeggiare, a piangere, o in silenzio senza fare nulla. Inconsapevolmente, si cercavano: gli occhi di Ron incontravano quelli di Hermione con fin troppa frequenza, le loro mani si sfioravano più tempo del necessario, i loro corpi si calamitavano l'uno verso l'altro: questi contatti erano vitali per entrambi, ma soprattutto per Ron, i cui sentimenti per la sua migliore amica stavano diventando così forti da stordirlo. Lei era il suo fuoco in un mondo che ormai avvertiva come freddo, buio e fragile.
"Non ho nemmeno cominciato" rispose alla fine, un po' timidamente, quasi come se si aspettasse una strigliata. Ma Hermione non prese la sua solita espressione accigliata, anzi, scrollò le spalle e si sedette vicino a lui, con le mani in grembo. 
"È dura, eh?" disse, fissando il fuoco.
"È dura" confermò Ron.
"A volte non mi sembra di aver ancora realizzato quello che è successo. Insomma, abbiamo perso uno dei nostri punti di riferimento più importanti... E poi Silente era l'unico mago di cui Tu-Sai-Chi avesse paura".
"Oltretutto ci ha lasciato questa missione... Miseriaccia, siamo solo tre ragazzi e dobbiamo distruggere tutti questi Horcrux, pezzi di lui, il più grande mago oscuro di tutti i tempi..." continuò lui, mentre con la mano batteva nervosamente il tempo sulla coscia. "Insomma, tu non hai paura?"
"No" rispose lei. "Sono terrorizzata" e in un impeto di coraggio fermò le sue dita chiudendole nel palmo.
Ron alzò la testa e guardò Hermione negli occhi per un momento che a entrambi sembrò eterno, poi ricominciò a parlare.
"E se poi tutte le nostre convinzioni fossero errate? Se non fossero davvero sette, ma molti di più?"
"Non lo so, Ron... credo che l'unica soluzione sia fidarci delle istruzioni che Silente ha lasciato a Harry e sperare che tutto vada per il meglio"
"E pensare che fino a pochi mesi fa non sapevamo nemmeno dell'esistenza degli Horcrux... sono troppe cose da metabolizzare in un anno" borbottò Ron.
"Solo perché tu hai la capacità di assimilazione di un cucchiaino" disse lei, sorridendo e facendolo scoppiare a ridere. 
"Grazie" mormorò Ron, stringendole più forte la mano. "Non ridevo così da un po'".
"È bello vederti ridere" disse lei in tutta risposta.
Rimasero qualche minuto senza parlare, mentre il silenzio tra loro si faceva più pesante. Era come se ogni parola non detta premesse per uscire, come se sei anni d'attesa non dovessero essere vani, come se, all'improvviso, Ron avesse ritrovato un motivo per cui lottare.
"Mi chiedo se sono davvero un Grifondoro" mormorò piano lui.
"Perché adesso dici questo?"
"Perché io ho paura di tutto!" rispose lui con una risatina isterica.
Lei si limitò a guardarlo, gli occhi scuri che scavavano in quelli chiari per cercare di comprenderne i misteri più profondi.
Ron si schiarì la voce e ripeté, in modo più calmo: "Io ho paura di tutto. Ho paura di quello che sono, di quello che faccio, di quello che dico e soprattutto ho paura che se me ne vado da questa stanza non proverò mai più quello che sto provando adesso... adesso che sono qui con te. Hermione, io..."
"Smettila, ti prego" disse lei, con un filo di voce.
"C-come?"
"Non qui. Non ora. Non così." Hermione aveva le lacrime agli occhi. "Dobbiamo aiutare Harry. E se io e te... Noi... Non voglio distruggere l'equilibrio delle cose, Ron. Dobbiamo pensare solo alla nostra missione e evitare ogni... distrazione che non la riguardi".
Ron aveva l'aria di qualcuno che ha appena preso uno schiaffo.
"Quindi... mi sono fatto un'idea sbagliata" disse debolmente, spostando lo sguardo al pavimento.
"No! Ti prego, non dire così" disse lei, cercando di trattenere un singhiozzo. "Sto dicendo solo... non ora" aggiunse, guardandolo con disperazione, sperando che capisse, che quel rapporto magico che c'era tra di loro non fosse irrimediabilmente spezzato. Ma lui aveva ancora gli occhi fissi sul pavimento.
"Ron..." implorò lei. "Ron, ti prego..."
Il ragazzo si alzò e andò verso la porta. "Ho bisogno di stare un po' da solo".
"No, aspetta!" Hermione si alzò: doveva fare qualcosa, qualunque cosa per trattenerlo.
"Vuoi sapere cos'è successo in infermeria? Perché Lavanda ti ha lasciato? È successo qualcosa, quella sera. Qualcosa che tu non ricordi... e che io non avevo il coraggio di dirti".
Ron si fermò un attimo, incerto, ma poi riprese a camminare.
"Hai detto il mio nome, ok?" disse lei quasi urlando. Entrambi i ragazzi si immobilizzarono.
"Spiegami" disse infine lui.
"Va bene. Io e Lavanda stavamo litigando davanti al tuo letto e a un certo punto tu hai detto il mio nome. È andata fuori di testa, come potrai immaginare. L'ha vista come... una specie di scelta, credo".
"Aspetta, ma perché stavate litigando?"
Hermione fece un respiro profondo. "Prova a indovinare".
Gli occhi dei due ragazzi si incontrarono, indugianti quelli di Ron, fermi quelli di Hermione.
"Il mio nome non mi era mai piaciuto così tanto fino a quel giorno" bisbigliò lei e in un attimo Ron fu di nuovo al suo fianco e la abbracciò tanto forte da mozzarle il respiro.
"Non ti sei fatto l'idea sbagliata" sussurrò Hermione nel suo orecchio. "Penso che io e te abbiamo la stessa idea da un bel po' di tempo".
Ron la strinse ancora più forte a sé, accarezzandole i capelli.
Hermione sapeva che quando Ron era emozionato poteva dire o una grande cavolata o un'innegabile verità. E lui disse la cosa giusta.
"Ti aspetterò, Hermione". 
  
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