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Autore: Bab1974    16/10/2014    1 recensioni
Un uomo e una donna si fermano per soccorrere due bambini che sembrano in pericolo. In realtà sono due vampiri a caccia ma nemmeno la coppia è lì per caso.
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Ok, forse doveva fare più paura di così...
Genere: Drammatico, Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Notte d'ordinario orrore

 

La macchina, una familiare, proseguiva a moderata velocità lungo una strada isolata e deserta, immersa in un'immensa boscaglia. Era un congiungimento fra due città, l'unica via che portava entrambe verso la civiltà. La radio suonava una serie di pezzi di musica classica, una registrazione dal vivo.

La donna al posto del passeggero, sulla quarantina, seguiva ogni cambio di movimento picchiettando il dito della mano destra, guantata, sullo sportello, come se fosse lei a dirigere la musica, mentre osservava, apparentemente assorta nei propri pensieri, gli alberi che costeggiavano la carreggiata.

Accanto a lei, alla guida dell'autovettura, sedeva un giovanotto che a fatica dimostrava vent'anni. Sbuffava allo stesso ritmo della musica, senza volerlo, scocciato di dover ascoltare, ogni volta che usciva con lei, la stessa lagna da matusalemme.

“Ehi, Capo, non si potrebbe mettere su musica più moderna.” sbottò “Non sei affatto socialista, bisogna sempre ascoltare quello che vuoi tu.”

“Fai il bravo, Tommy! Mi aiuta a concentrarmi e ne ho bisogno in questo momento.” disse la donna, senza staccare gli occhi dal finestrino “E se non la smetti di chiamarmi Capo, la prossima volta che andiamo in missione chiamo la tua sorellina, che è meno noiosa di te.”

Thomas Santini, da tutti chiamato Tommy, fece un altro sbuffo mentre pensava a come recriminare. Aveva appena aperto bocca, che la donna lo interruppe.

“Fermati, ho visto qualcosa!” esclamò.

Il ragazzo inchiodò, ma la passeggera era pronta e scese dalla macchina senza sbandare un attimo.

“Rosa, sei certo di quello che dici?” s'informò il ragazzo.

“Ho visto due volti cadaverici che fissavano la strada dal mezzo della boscaglia. Sembravano due bambini, come ci è stato detto dalla ragazza sopravvissuta.” lo rassicurò “Sei pronto per la recita? Dobbiamo essere bravi per farci portare dove tengono gli altri. Purtroppo temo che non siano in vita, altrimenti non sarebbero già a caccia.”

Tommy annuì, aprì il baule e prese un paio di paletti di frassino per lui e altrettanti per il suo Capo. Entrambi controllarono che le armi fossero cariche con le munizioni d'argento e che il pugnale fosse affilato. Il ragazzo si mise i paletti all'interno della giacca, Rosa nella borsetta assieme a croci e acquasanta. Prese il cellulare e chiamò il primo numero memorizzato, che rispose all'istante.

“Ragazzi, forse ci siamo. La macchina ha percorso 234 chilometri, prima dell'avvistamento. Se non avete nostre notizie prima di un'ora, mandate i soccorsi.”

Tommy deglutì, sentendo la gola riarsa. Si misero guanti di pelle, per avere il meno possibile di corpo esposto.

“Andiamo.” ordinò Rosa e si avvicinarono al luogo dove aveva visto i due volti.

 

 

 

 

Percorsero i pochi metri dal luogo dell'avvistamento a piedi. Tommy era molto nervoso: la prima volta che era stato in missione diretta, nonostante fosse il migliore durante l'addestramento, si era letteralmente pisciato addosso dalla paura. Uno spettro lo aveva attraversato da parte a parte e si era sentito rizzare tutti i peli del corpo, oltre a sentire il liquido caldo che gli scendeva lungo le gambe e gli entrava nella scarpe.

“Non sei l'unico che si ritrova in momenti imbarazzanti la prima volta.” lo avevano assicurato.

Quella notte partiva già con la pessima sensazione che sarebbe accaduto qualcosa di brutto. Rosa sentì la tensione nell'aria e sorrise, illuminata dalla luce di una lampadina.

“Non preoccuparti, sono certa che questa volta non ti farai nulla addosso.” sorrise la donna.

I due bambini non erano più in mezzo ai boschi, ora li attendevano sul ciglio della strada. Le menti dei due esperti di fenomeni paranormali, registrò che tutto stava andando come aveva spiegato la ragazza. Dimostravano apparentemente l'età di dieci anni la femmina e cinque il maschio. Erano vestiti con delle camicie da notte di foggia ottocentesca o, al massimo, inizi novecento. Erano pallidi ed emaciati, non avevano nulla di umano, ma faceva comunque impressione trovarsi davanti a due esseri della notte così giovani.

Rosa si avvicinò sorridendo rassicurante.

“Piccoli, ma che ci fate qui da soli, in piena notte? Vi siete persi?”

La bambina la fissò seria, mentre il piccolo si avvinghiò a quella che sembrava essere la sua sorellina, impaurito.

“Siamo rimasti chiusi fuori di casa.” disse con voce tranquilla “I nostri genitori non tornano a casa da tanto e ci siamo preoccupati. Siamo usciti e la porta si è richiusa alle nostre spalle. Non siamo più riusciti ad aprirla. Non è che verreste ad aiutarci? Poi vi possiamo offrire una tazza di latte.”
Rosa sorrise e Tommy cercò di imitarla, anche se con scarso successo. Le sue gambe tremavano dalla paura.

“Ma certo, la festa di Halloween cui eravamo diretti può aspettare.”

La bambina abbozzò un sorriso, partendo verso il centro del bosco.

“Non vi siete travestiti?” chiese.

“Non siamo il tipo. A proposito, come vi chiamate?”

“Lui è Giuseppe, io sono Amelia.”

Non ci furono altre parole. Si inoltrarono sempre più nel profondo della foresta, con la bambina che ogni tanto si voltava a controllare che continuassero a seguirli. Camminavano piuttosto veloci, a piedi nudi, e si sentiva che c'era qualcosa di lugubre nell'aria.

 

 

 

Appena la loro agenzia era venuta a sapere delle sparizioni in quella zona, si erano attivati per capire il punto esatto, ma arrivavano sempre troppo tardi. Le macchine degli scomparsi venivano trovate vicino ai paesi, come se qualcuno gliele avesse portate per impedire che localizzassero dove avvenivano. In effetti il luogo era troppo ampio per riuscire a perlustrarlo tutto. Il ritrovamento della ragazza viva, anche se malconcia, era stato una svolta nelle loro indagini. Avevano, più o meno, un'indicazione su dove si trovasse la zona dell'agguato e, soprattutto, sapevano la presenza di due bambini che facevano da esca.

Giulia, la ragazza, era rimasta indietro, mentre riaccompagnavano alla fantomatica casa i bambini. Si era preoccupata ed era entrata nel panico, quando sentì le grida soffocate di Alberto, uno dei suoi amici. Se lo ritrovò fra i piedi, con una vistosa ferita sul collo. Fu raggiunto da un uomo che lo tirò su di peso.

“Dove credi di andare, non ho ancora finito con te.” L'uomo mostrò i denti, con i canini particolarmente affilatati, e si gettò di nuovo sul collo, questa volta dalla parte opposta, affondandoli senza difficoltà. Giulia era spaventata per l'orrore di ciò che vedeva. L'uomo, o meglio la creatura, gli stava succhiando i liquidi dal corpo! Alberto, con gli occhi sbarrati, non riusciva a fare più alcun movimento, se non qualche tremolio convulso. Giulia, paralizzata dalla paura, osservò la scena senza riuscire a fare il minimo movimento. Il vampiro, poiché quello chiaramente era, succhiò finché non si sentì soddisfatto, poi, senza alcun preavviso, torse il capo dell'amico e gli spezzò il collo. Giulia sentì chiaramente il rumore dell'osso che si rompeva e si ritrovò davanti alla faccia quella del suo amico, gli occhi ancora sbarrati, ma questa volta morti.

-Ecco, ora tocca a me.- Era stato l'unico pensiero razionale della ragazza. Il destino, però, aveva deciso diversamente.

“Questa notte siete stati davvero bravi, bambini.” li elogiò il mostro “Poiché non ho più appetito, quattro sono più che sufficienti, questa preda è tutta quanta lo vostra. Mi raccomando, mettetela con gli altri nel nascondiglio, appena le avete torto il collo. Non voglio ritrovarmi a dover eliminare un altro vampiro.” E se ne andò, trascinando per i piedi quello che rimaneva di Alberto.

I due bambini rivolsero le attenzioni tutte a lei. Il piccolino si avventò affamato su una sua gamba nuda, la ragazza su un braccio. Il dolore che provò la fece rinsavire quel tanto da scattare in piedi. I due continuavano a succhiare senza mollare la presa. Erano forti, però non come si aspettava. Forse dei bambini vampiro non erano pericolosi come i grandi. Giulia era una sportiva perciò decise di tentare la fuga. Prese un grosso bastone, lo sollevò con il braccio libero e lo sbatté con forza sulla testa della bambina vampiro, facendola cadere, poi, con entrambe le braccia colpì anche il piccolino, cercando di non pensare che stava facendo del male a degli esseri che dimostravano avere l'età dei suoi nipotini. Poi cominciò a correre.

Non sapeva dove si trovava, soprattutto non era certa dove si stava andando. L'unica cosa che si premurò, nella sua mente confusa, fu di dirigersi al contrario del luogo dove aveva visto incamminarsi il mostro.

Corse, fino a che ebbe fiato, più forte che poteva, poi, quando si sentì mancare, strinse i denti e proseguì ancora, finché non si ritrovò in mezzo alla strada. Alle sue spalle, fino alla fine, sentì i rumori dei piedi dei bambini, che cercavano di raggiungerla. Li vide quei volti spaventosi in mezzo alle fronde, quindi riprese a correre lungo la strada. Una macchina per poco non l'investì, finendo a pochi centimetri da lei. Una famiglia intera, padre, madre e due bambini, che gli ricordavano i due piccoli vampiri, la accolse in auto. Corsero al primo ospedale, mentre continuava a farneticare di mostri. Per fortuna ormai stava albeggiando, l'ora dei vampiri era passata.

 

 

 

Rosa e Tommy continuavano a seguire i due bambini, che s'inoltravano sempre di più nel folto della foresta. Non dimostravano alcuna fatica, mentre Rosa cominciava a sentire il fiato corto. Tommy no, la paura era così elevata che surclassava qualsiasi altra cosa.

“Piccoli, non per sembrare sgarbata, ma manca molto alla vostra abitazione?” chiese Rosa, fingendosi più stanca di quanto in realtà non fosse “Come fate ad abitare in un luogo del genere? Oltre che di abbandono di minore, i vostri genitori dovrebbero rispondere anche di maltrattamenti. Ma voi andate a scuola?”

I bambini continuarono a camminare di buona lena, ma la femmina rispose, almeno alla prima domanda.

“Non vi preoccupate, manca poco, poi potrete riposarvi.”

-Magari per sempre, vero? Giulia aveva ragione, i figli dei Mancini assomigliano molto a questi.- osservò mentalmente. Dopo che la ragazza era stata messa in una camera singola, poiché dava segni di squilibrio, venne chiamata l'Agenzia, che rispose prontamente, come sempre. Nonostante fossero stati contattati da tempo, era la prima volta che avevano in mano qualcosa di tangibile. Dopo il racconto di Giulia, il commento della somiglianza fece partire delle ricerche, che cominciarono proprio dal controllare la famiglia che aveva l'aveva quasi investita.

Da loro venne a sapere che in quella foresta c'erano parecchi ruderi abbandonati da decenni e che nessuno di loro aveva una strada per raggiungerli. Ce n'erano anche uno di loro parenti che era stato abbandonato negli ultimi anni dell'ottocento. Secondo quello che erano venuti a sapere dai nonni, i loro parenti si erano trasferiti in America in quel periodo. Controllando i registri dell'epoca, nessuno seppe che fine avevano fatto i loro figli.

Non aveva finito questo ragionamento, che si ritrovò davanti a una casa. Non era rudere, si vedeva che qualcuno la curava. Le parti legno erano state sostituite e i muri puliti.

“Da quanto tempo i vostri genitori se ne sono andati? La casa mi sembra abbastanza in ordine, se non fosse appena fuori luogo.” commentò alla vista dell'edificio.

“Non lo sappiamo di preciso, abbiamo perso la nozione del tempo.” Amelia non sembrava voler dire altro.

“Quindi ora dobbiamo tentare di sfondare la porta o una finestra, suppongo.”

“Forse è meglio la porta, si può sistemare più facilmente.”

“Da chi, visto che non c'è più nessuno?” Il commento di Rosa fece alzare gli occhi della bimba, che l'osservò sospettosa.

Senza dire nulla, Rosa fece cenno a Tommy di avvicinarsi alla porta per aprirla. Il ragazzo si avvicinò con cautela, tenendo una mano all'interno della giacca a contatto con il paletto di frassino. Aveva la pessima sensazione che avrebbe dovuti usarli presto, anche se il fatto di dover uccidere due bambini, pur se vampiri, non gli piaceva. Si chiese se fosse vera quella favola che diceva che la notte di Halloween i mostri erano più forti. Sperò che in quel caso si trattasse di leggende metropolitane, o qualcosa del genere.

La porta fece resistenza, ma meno di quello che pensava. Due bambini umani avrebbero potuto faticare ad aprirla, due piccoli vampiri di certo fingevano. Si ritrasse subito, cercando di evitare qualsiasi trappola che ci fosse all'interno.

“Non entri?” chiese la bambina.

“Sarebbe meglio che tu mi anticipassi, per accendere la luce.” propose Tommy.

Il piccolo Giuseppe si rivolse alla sorellina.

“Cos'è la luce?” chiese.

“Non te la ricordi più?” ribatté la sorellina sorridendogli teneramente. Era la prima volta che vedevano un'espressione che non fosse accigliata. “Voi siete strani, di solito chi ci accompagna non fa tutte queste storie. Non importa, però, non potete più sfuggirci. Ho una gran fame, l'ultima volta non ci è andata molto bene.”

La bambina cominciò a mostrare i denti e i suoi occhi divennero di brace. Il fratellino la imitò e insieme attaccarono Tommy. Il ragazzo, che non si aspettava di essere aggredito da loro, cercò di colpirne uno con il paletto ma lo mancò.

“Un bastone? A che serve?” chiese Giuseppe, mentre sua sorella gli aveva fatto perdere l'equilibrio. Lo prese in mano, poi lo gettò di lato, non preoccupandosene più e gettandosi anche lui verso il pasto. Si dovettero accontentare dei polsi poiché indossava guanti di pelle e non aveva altra zone del corpo denudata.

Rosa, nel frattempo, aveva deciso di sparare ai bambini con la pistola, ma venne colpita da qualcosa di forte.

“Siete troppo armati, per essere qui per caso.” Nell'oscurità apparve il vampiro che aveva descritto Giulia. “Sono quasi cento anni che mi godo il sangue grazie a questi schiavi, sapevo che non poteva durare in eterno.”

Rosa era stordita, ma riuscì comunque a colpirlo con la pistola. Il vampiro si piegò in due.

“Arghh, proiettili d'argento, siete proprio preparati.” Anche se non potevano ucciderlo, gli facevano un male cane.

I bambini smisero di mordere Tommy.

“Signore, stai bene?”

“Non preoccupatevi per me, so come cavarmela.” Appena dette queste parole, si lanciò su Rosa e la morse al collo, succhiando con ingordigia il sangue della donna, mentre i bambini ripresero a banchettare con Tommy che aveva appena ripreso l'equilibrio e aveva deciso di colpire i suoi succhia sangue personali, ma vedendo Rosa in pericolo si gettò verso di lei, con quelli ancora attaccati ai polsi. Scansò con un colpo la bambina, prese il paletto e, con un colpo unico, sfondò il torace del mostro all'altezza del cuore. Con terrore vide che il vampiro era ancora vivo, anzi, abbandonò il corpo di Rosa, ormai privo di forze, per dirigersi vero di lui. Non ci credeva, non era possibile. Andava tutto contro ogni lezione che gli avessero impartito durante il corso.

“Cosa credevi di fare? Sei solo un omuncolo che fra non molto sarà il mio pasto.” ringhiò, avvicinandosi lentamente, il paletto ancora conficcato nel petto. Entrò nel panico più assoluto: l'acquasanta l'aveva Rosa, nella borsetta, ma aveva la sensazione che non gli sarebbe servita. Osservò verso la donna, che sembrava completamente priva di energie, ma continuava a picchiettarsi il petto dalla parte destra. Tommy all'inizio non capì, poi comprese che era un messaggio per lui.

-Devo colpirlo a destra?- ragionò -Potrei tentare. Forse si tratta di una malformazione. Non credo che ci sia altra scelta. In fondo, da qualche parte, anche lui deve averlo un cuore.”

Cominciò a strisciare verso il paletto che Giuseppe aveva gettato via, per fortuna non troppo lontano, credendo fosse un oggetto inutile. Procedeva all'indietro, sperando che lo prendesse come un tentativo di fuga, non la ricerca di un'arma. Appena sfiorò il paletto con un dito, però, vide lo sguardo del vampiro spostarsi verso la sua mano.

-Accidenti, se n'è accorto, è la fine per me.- pensò. L'intervento provvidenziale di Rosa, che si era ripresa quel tanto da impugnare di nuovo la pistola, lo distrasse quel tanto per permettere a Tommy di prendere il paletto e conficcarglielo con forza nella parte destra del petto. Il grido che uscì dalla bocca gli raggelò il sangue, tanto era acuto, non aveva nulla di umano. Un attimo dopo era tutto finito... o quasi.

Tommy si era avvicinato a Rosa, che aveva preso il cellulare e stava chiamando i soccorsi. Provò varie schede, aveva un cellulare che le supportava tutte per non rischiare di rimanere senza connessione e spiegò cos'era successo. Li pregò di fare in fretta.

“Che ci faccio con questi?” chiese mostrandole i due baby vampiri che si erano attaccati di nuovo ai suoi polsi. “Non che mi facciano molto male, per fortuna non sembrano particolarmente affamati, ma sono piuttosto fastidiosi.”

“Uccidili tu, io non so neppure se ho la forza di alzare un dito.”

“La fai facile. Io non so se ne ho il coraggio. Anche se stanno succhiando il mio sangue, mi fanno tenerezza.”

Rosa sorrise del comportamento del ragazzo.

“Non ti facevo così paterno, però smettila di farti succhiare il sangue, oppure rischiamo di essere in due a morire.”

Tommy sobbalzò e la fissò in viso.

“Stai così male?”

“Diciamo che ogni secondo che passa può essere l'ultimo per me.” ammise la donna con un filo di voce “Beh, tanto vale che ti prepari il paletto, potrebbe servirti. Prendilo dalla mia borsa. Ah, il mio cuore è normalmente a destra”

Tommy, riluttante, scansò i due bimbi che non opposero molta resistenza, essendo ormai sazi. Prese la borsa di Rosa e vi frugò dentro. Ne tirò fuori una boccetta di acquasanta e i due paletti.

“Sono per noi quelli? Vuoi ucciderci?” La bambina sembrava rassegnata, anzi, forse lo sperava di essere eliminata. Non voleva passare l'eternità in quel corpo da bambina a badare il fratellino. Non voleva essere ancora una bambina sola e abbandonata.

“No, piccoli, è per me, nel caso mi trasformassi.” li rassicurò Rosa “Voi potete sopravvivere se giurerete di non cibarvi più di sangue umano, ma solo di ciò che vi permetteranno nella mia agenzia.”

“Cos'è un'agenzia?” chiese il piccolo.

“Oh, ce ne sono di vario tipo. La mia, in specifico, si occupa di risolvere casi paranormali e sovrannaturali, come il vostro. Ora, se collaborate, e ci dite dove quello là ha nascosto i corpi, avrete la vostra ricompensa e non vi mancherà mai il cibo. Assicuratene anche tu, Tommy”

Il ragazzo lo promise, sempre più in ansia.

Il rumore dell'elicottero che li doveva soccorrere riaccese le sue speranze. Prese le due torce, cominciò ad agitarle come un ossesso. Un segnale luminoso dall'interno, gli fece capire che li avevano visti.

“Ci hanno trovato, forse facciamo in tempo.” disse esaltato.

Un ringhio non umano rispose alla sua osservazione. Si voltò, mentre un brivido percorse la sua schiena. Lo sguardo spiritato di Rosa era spaventoso, per non parlare dei canini che spuntavano da sotto le labbra.

Cercò con una mano i paletti ma gli capitò sotto mano l'acquasanta. La tirò in viso al mostro appena nato, che si coprì il viso, in preda a dolori lancinanti. Ne approfittò, allora, per cercare con gli occhi il paletto e ne vide uno proprio sotto il proprio piede. Lo raccolse e lo puntò verso il petto della donna che l'aveva messo al mondo. Dall'elicottero scese una scaletta, calando una ragazza che assomigliava a Tommy. Nicole, sua sorella gemella, nello stesso istante in cui mise piede a terra, si ritrovò davanti allo spettacolo terrificante di sua madre che si stava scagliando, con lo sguardo fuori dalle orbite contro il fratello e di lui che le trapassava il petto con il paletto di frassino.

L'istante dopo lo aveva avvinghiato e singhiozzavano entrambi, osservando il volto sereno della donna.

“Perché proprio a me?” si lamentò piangendo a dirotto.

“Lei ti direbbe che ogni mestiere ha i suoi rischi, Tommy.” lo consolò la sorella “Non vorrei alterare questo momento, ma ci sono due bambini cadaverici che ci fissano. Temo che vogliano cibarsi di me.”

Tommy alzò la testa.

“Non preoccuparti, per questa sera hanno già mangiato a sufficienza.” l'assicurò mostrando i polsi pieni di morsi “Anzi, forse è meglio che mi porti alla clinica, se non vuoi usare il paletto che è rimasto, su di me.” Poi osservò i bambini “Te li presento: Amelia e Giuseppe. La mamma ha promesso loro che rimarranno in vita se non si cibano più di esseri umani, ma solo di ciò che gli procuriamo noi.”

Nicole decise che non era il momento d'informarsi come avrebbero fatto a sfamarli, ci avrebbero pensato poi.

“Mi sembra un'idiozia.” fu il suo commento.

“Come vuoi, ma li uccidi tu. Io, per questa notte, ne ho a sufficienza.”

Nicole storse il naso.

“Ne riparleremo. Ora tu hai bisogno di cure. La mamma, invece... dell'estrema unzione.”

Fece salire i bambini sulla scaletta, attese che lo stesso Tommy prendesse la corda, poi lo imitò, osservando il fratello con ansia crescente. Tornò giù per coprire la madre con un telo che avrebbe tenuto lontano le bestie e si allontanò, con il cervello in subbuglio e il cuore triste.

 

 

 

 

Epilogo

 

 

È passato un anno da quel giorno. La tomba di famiglia si trova in un cimitero piccolo e intimo. Tommy e Nicole osservano la lapide della madre sorridendo a quel volto sereno. Sono accompagnati dai piccoli, per sempre, vampiri. Amelia e Giuseppe hanno scoperto che anche nella loro nuova natura possono essere felici senza fare del male a nessuno. Forse il sangue di suino, o bovino, o ovino, non è bono come quello umano, ma si possono accontentare. Solo Giuseppe, ogni tanto, spinto dalla sua eterna natura di bambino piccolissimo, non resiste e dà un morso a qualche essere umano. La sua vittima preferita è Tommy, che ormai ci ha fatto l'abitudine. Per fortuna sembra che non abbiano abbastanza veleno per trasformare in vampiro chicchessia. I due gemelli se ne prendono cura come se fossero dei fratellini minori e che lo saranno per sempre. Non sono in grado di prendersi cura di loro stessi, ma forse è meglio così. In compagnia di persone che gli hanno insegnato bene sono sereni. Purtroppo sono anche vulnerabili e influenzabili, quindi i due fratelli promettono alla madre che troveranno una maniera perché non finiscano più sotto le grinfie di malvagi che li riportino alla via del male. Hanno pronti i paletti, all'occorrenza, sperano, però, di non doverne mai fare uso.

 

  
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