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Autore: Botan    14/10/2008    4 recensioni
Esistono un fiume e una città, famosa per i suoi innumerevoli casinò, che si chiamano proprio come me. Tuttavia, non sono né un fiume, né tanto meno una famosa città! E neppure una slot-machine umana!
Se volete pronunciare il mio nome, allora intonate un bel Re maggiore. Perché? Provate ad indovinare!
Non vi viene in mente proprio nulla? Ok. Gli indovinelli non fanno per voi, eh? Pazienza!
Come dite? Il mio nome, zo to?
Reno, per servirvi!
*Dedicata al mio Reno, coniglio nano maschio gagliardo e tosto, che per anni ha tenuto accesa la luce nella mia vita senza pretendere nulla in cambio.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Reno, Yuffie Kisaragi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Advent Children, Dirge of Cerberus
Capitoli:
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CAPITOLO 10

                             CAPITOLO 10

 

 

 

 

 

Alla fine, dopo un tira e molla di ben un’ora, riesco a farmi convincere e a prendere così un disgustoso intruglio per il mio febbrone estivo.

 

- Fai “aaah”- simula una Yuffie che s’improvvisa crocerossina per curarmi.

 

Faccio come dice, senza tante storie, e spalanco a malavoglia le mie fauci.

Se prima quella medicina giallastra riempiva il cucchiaio, ora riempie il mio stomaco. Con risultati davvero pessimi, affermerei.

 

- Credo… di avere appena ingoiato del bitume… – farfuglio a stento, con dei pesanti conati di vomito che mi danno la nausea. – Sicura che questo schifo farà effetto?- Sono notevolmente scettico a riguardo.

 

Yuffie mi fa un sorriso a trentadue denti e mezzo:

- Sicurissima!

 

- La tua faccia non promette nulla di buono… - e poi non ci s’improvvisa crocerossine se non lo si è per davvero!- Dov’è che hai detto di averla presa, la medicina?

 

- In cucina. Sulla mensola sopra al frigorifero.

 

Deglutisco di brutto. A momenti mi strozzo.

- Intendi… quella mensola piena di barattoli di vetro?- chiedo con uno strano presagio che mi comincia a solleticare la menta.

 

La figlia di Godo Kisaragi non perde tempo, e fa sì con la testa. – Esatto! Proprio quella!

 

- E… scommetto che quel barattolo era nascosto da una pila di lattine vuote, vero?

 

- Sì, lattine di birra tutte impolverate! Ma tu… come fai a…

 

Mi do un forzuto schiaffo sulla fronte, bollente e sudaticcia.

- Ce l’ho messo io, lì! Nella speranza di tenerlo lontano da Elena e dalle sue manie da crocerossina incallita! YUFFIE!!! - le urlo completamente furioso- Non posso perderti di vista nemmeno per un attimo, miseria!

 

- Che ho fatto di male?!- mi risponde repentina lei, un po’ infastidita dal mio modo di parlare.- Anziché urlarmi contro, dovresti ringraziarmi per averti curato!

 

- Purgato! Non curato! Altro che rimedio contro la febbre!

 

- Pu-purgato?

 

- Sai leggere? Non hai letto l’etichetta? C’era scritto a caratteri cubitali: OLIO DI RICINO! Grande così! – faccio sconvolto, indicando con le mani la grandezza della scritta.

 

- Ma l’olio di ricino non è un potente antibiotico?

 

Nego convinto con il capo.

- Casomai un potente lassativo! Fortuna che non c’era dell’arsenico, in quella boccetta…! Altrimenti sarei morto sul serio, zo to! Altro che crocerossina!

 

Yuffie fa scivolare lentamente il capo verso il basso, con la vergogna di chi ha fatto un grosso pasticcio e sa di aver sbagliato.

Mi si stringe il cuore a vederla così.

Ok.

Per questa volta passi. E’ raro per un Turk provare una simile sensazione.

 

- Tutto sommato…- premetto- sarà contento il mio intestino! – dico nella speranza di non farle pesare lo spiacevole accaduto.

 

- Scusami tanto.- pigola la sua flebile vocina da bambina, dispiaciuta come non mai.- Non l’ho fatto apposta.

 

- Lo so, lo so… Adesso è inutile piangere sul latte… sul lassativo versato. – mi correggo umoristicamente - Piuttosto… a giudicare dai dolori, credo che quel bitume stia iniziando a fare effetto…

 

- Adesso?!

 

Annuisco secco.

- Ho bisogno del bagno, zo to! E subito!!!

 

Yuffie si precipita verso di me, tutta agitata. Avvinghiandomi un braccio dietro la schiena, fa del suo meglio per tirarmi su. – Forza, forza! Stay up! Non vorrai fartela qui, spero…! – dice con un filo di ansia.

 

- Devo forse ricordarti che se mi trovo in questa ridicola situazione, è per merito tuo?-ccidenti!!

 

- Almeno riesci a reggerti? – domanda la giovane ninja, facendo leva sulle sue gambe affinché mi mantengano in piedi.

 

- Tu piuttosto, riesci a sostenere un ragazzo di un metro e settantotto centimetri, con febbre a 38 e mezzo?! – Si vede benissimo che non ce la fa.

 

- Se ci dovesse andar male, pazienza! Vorrà dire che cadremo insieme! – sento rispondermi, con una voce piena di vitalità nonostante la fatica.

Il mio cuore si scioglie come un cioccolatino al sole.

 

Che adorabile rospetto che sei, Yuffie Kisaragi!

 

 

 

Dopo l’ennesimo andirivieni fastidioso, dovuto al lassativo, finalmente il suo effetto purgante trova la fine al calar della notte.

Sono le ventiquattro passate, e io sto da schifo. Ma che novità, eh?

Ho la fronte infuocata, come un ferro da stiro, tre coperte che non migliorano di certo la situazione, ed un termometro in bocca che a momenti si spacca.  

 

Apro le labbra in modo da permettere a Yuffie di sfilare l’oggetto bislungo dalle mie fauci, e do qualche colpo di tosse subito dopo.

La giovane Kisaragi sgrana di botto le palpebre alla vista della temperatura. Quelle membrane si allargano così tanto da farmi per un attimo angustiare.

- Hai 40 di febbre! E’ altissima! – Lo dicevo io, che a momenti si spaccava…!

 

- In piena estate! Ti rendi conto? Sembra una barzelletta…Tsk! – sbotto fin troppo seccato. Ma non ho la forza di seccarmi ancora di più – Stamattina mi sentivo strano, ma da qui ad un attacco di febbre istantanea… Roba da matti! A quanto pare, è il mio anno sfortunato…

 

- Sfortuna o no, devi stare a riposo! Non possiamo permettere che la barra del termometro vada oltre. Quindi… diamo inizio alle 3 regole fondamentali per guarire dall’influenza! Prima regola: rimbocco delle coperte! – Detto fatto, la vedo sistemare come una piccola mammina farebbe con il proprio pargolo, i lembi della coperta fin sotto il mio naso. Chissà come mai, ma mi sento proprio come uno sformato di pasta più che condito, messo a cuocere in un forno rovente.

La seconda regola invece consiste nel mettere uno straccetto d’acqua sulla mia povera fronte bollente, in modo da abbassare la temperatura. Vedo Yuffie che lo adagia con delicatezza dopo avermi scostato all’indietro la frangia, e lo sistema dritto, puntigliosa come non mai.

Ora sono uno sformato di pasta annacquato.

Però, che sollievo!

 

- E la terza regola? Qual è?- chiedo un po’ per gioco, divertito da questo simpatico siparietto che la nana mi sta regalando.

 

La bimba si schiarisce le corde vocali con un colpetto di tosse.

- E’ questa…

Un bacio mi si posa sulla guancia destra, accaldata.

Resto per qualche istante spiazzato, teso ed incredulo allo stesso tempo.

E’ strano ma… adesso mi sento come uno sformato di pasta che sta in paradiso.

Quando le sue labbra si scostano, però, mi sento nuovamente all’inferno.

- Potrei avere un ripasso? Non l’ho capita tanto bene quest’ultima regola…- chiedo gentilmente, da bravo pargolo, con un languido sorriso.

 

Yuffie si fa rossa e frettolosa:

- A nanna, Turk! Devi dormire, se vuoi stare meglio!

 

Sbuffo un po’ contrariato. A me la regola del bacio non dispiaceva affatto.

Do uno sguardo all’orologio messo sul comodino. – Va a casa. E’ tardi. – dico a malapena. In realtà vorrei che restasse qui, accanto a me, per curarmi e coccolarmi come si deve. Sono egoista? No, solo desideroso di ricevere affetto.

 

Yuffie si stringe nelle spalle.

- E lasciarti qui da solo, tutto moribondo? Nemmeno per idea! E poi la sottoscritta abita a Wutai! La mia casa non è mica dietro l’angolo…!- illustra, rimbambendomi con uno dei suoi sorrisi spumeggianti.

 

Un ghigno di soddisfazione mi esce spontaneo. Lo nascondo con sapienza sotto un lembo di coperte, e cerco di starmene buono e godermi alla meglio questo delizioso momento. Dopotutto… fare il malato non è poi così male!

 

- Immagino che adesso dovrei dormire, giusto?

 

- Giusta osservazione!

 

- Però io non ho sonno! – bofonchio- …con tutte queste coperte poi…!

 

- Niente lamentele! Tu chiudi gli occhi e vedrai che il sonno arriverà da solo! E poi ci sono qui io, ad assisterti durante la notte, no?– Proprio perché sei qui, sarà ancora più difficile farmi dormire!

 

Crollo stremato dopo soli 10 minuti. Per essermi addormentato con così tanta rapidità, dovevo sentirmi davvero male…

La nottata non è poi delle migliori. Mi agito diverse volte, rigirandomi da un lato all’altro. Incubi di qualsiasi specie mi rendono il riposo ancor più complicato e pessimo. Ma tu guarda se in pieno agosto, mi dovevo beccare l’influenza…!

 

 

 

- ZESS!!!!! – grido agitato, svegliandomi di botto fino ad alzarmi. Ancora lui! Dannazione!! Questa storia prima o poi dovrà finire. Non posso più crogiolarmi in questo misero e patetico modo, a causa di un vile bastardo come lui. Non può farla franca! Avrà pure imbrogliato i miei compagni, ma di certo non me!

Chino la testa verso il basso, e portandomi una mano alla fronte me l’asciugo. E’ umida e sudaticcia, però mi sembra molto più fresca. Un panno semi inzuppato mi è caduto sulle coperte nell’istante in cui la mia schiena si è sollevata. Lo raccolgo. Guardo l’ora alla mia destra. Sono le otto del mattino. Il sole è già alto nel cielo, un po’ grigiastro e ricco di nuvole. Un acquazzone sarebbe l’ideale per questa calda giornata.

Scosto lo sguardo dai vetri della finestra, e la mia attenzione si stabilizza subito sulla poltroncina che sta in un angolo della stanza.

Yuffie si è raggomitolata proprio là sopra. Con la testa poggiata sul bracciolo destro, le gambe che penzolano da quello sinistro e la boccuccia semi aperta, e lì che dorme profondamente come se avesse passato un’intera nottata a vegliare un malato… immaginario…!

Eh già! Sono un attore con la A maiuscola! Ottima interpretazione, no?

Da bambino riuscivo ad ingannare perfino il medico che veniva a casa a visitarmi, fingendomi malatissimo, quasi moribondo! Tutto ciò per non andare a scuola, ovviamente! Alzare la temperatura del termometro accumulando aria calda fino a creare un forno nella bocca, è una cosa che mi riesce magnificamente!

E’ chiaro che la scuola questa volta non centri proprio nulla con tutta questa commedia…

Volevo soltanto farmi un po’ “coccolare” dopo un periodo così brutto ed ostile. Ah! Tanto per chiarire, lo svenimento era vero… Forse dovuto allo stress.

Beh, però mi sono proprio svagato! Lassativo a parte, naturalmente… E’ il prezzo che ho dovuto pagare per un po’ di sano divertimento.

Mi alzo dal letto liberandomi finalmente di tutte quelle coperte, e sbadiglio stiracchiandomi qua e là come un micio.

Guardo sul momento Yuffie, con tenerezza.

 

E’ giunto il momento che qualcuno riposi come si deve!

 

Mi avvicino a lei in punta di piedi, e sposto il mio corpo sul peso delle ginocchia che si chinano verso il basso, flettendosi.

- Così stiamo alla stessa altezza, piccolo mostro impetuoso! – bisbiglio, accarezzandole il capo e sorridendo con amorevolezza al suo bel faccino addormentato. Che capelli setosi! A vederli, non si direbbe, e invece… sono più curati di quelli di Elena!

- Bene! E’ giunto il momento di sistemarti meglio, zo to! – Questa volta mi sollevo. Faccio scorrere una mano dietro la nuca della mocciosa Wutaiana, mentre l’altra scivola via sotto le sue esili ginocchia. La sollevo con dolcezza, portandomela all’altezza del petto, e a piccoli passi mi dirigo verso il mio comodo giaciglio. Adagio il suo corpo sul morbido materasso, dopodichè la copro con un semplice lenzuolo per darle il giusto calore. Non sembra, ma questa mattina l’aria è un tantino fredda.   

- Perdonami se ti ho mentito, ma non potevo farne a meno!- le sussurro all’orecchio, con voce divertita. Poi, avvicinandomi ancora una volta a lei, aggiungo – Preparati, perché oggi finalmente riuscirò a strapparti qualcosa! Se non lo faccio in questo momento, è perché sei troppo indifesa per i miei gusti… sarebbe piuttosto sleale, zo to!  

 

 

Canticchiando e sogghignando gioiosamente un allegro motivetto, mi dirigo in bagno dando così inizio a questa fredda giornata d’Agosto.

 

 

 

Lavato, pulito, pettinato. Mi vesto con scioltezza, tanto il rospo è lì che russa flebilmente, rannicchiato nel lenzuolo.

Scendo di sotto dirigendomi in cucina per fare colazione. Una bella colazione abbondante, che mi dia la carica giusta per affrontare questa giornata.

Dopo aver trangugiato la solita tazza di caffé utile a tenermi sveglio, ed un paio di cornetti un po’ troppo rinsecchiti, mi avvio verso la hall dello stabile, e mi accomodo sul divano.

Con lo stomaco pieno si ragiona meglio. Su cosa dovrei ragionare?

C’è una cosa che proprio non riesco a togliermi dalla mente.

Il suo nome è Zess.

Da quel fatidico giorno, non ho avuto più sue notizie. Non posso credere che sia svanito nel nulla… Mi riesce alquanto difficile. Elena sostiene di essermelo immaginato, mentre Rude… beh, non sa cosa dire. Come sempre, non mi è di grande aiuto il pelato…

Quel nemico sembra essersi dissolto, eclissato. E‘ dal giorno dell’incidente che non metto più piede in quel bosco. Che sia ancora lì? E’ una probabilità da non scartare. Dopotutto, è l’unica connessione che mi lega a lui. E’ l’unico indizio che potrebbe rivelarmi qualcosa, un dettaglio importante, o anche solo una spiegazione valida a tutte le domande che mi tartassano ogni volta che penso alla sua brutta e pallida faccia. 

 

Il mio cervello continua a rimuginare incessantemente, fino al momento in cui qualcuno non grida il mio nome e non mi fa trasalire come un gatto. 

 

- E-ELENA?!? – balbetto dallo spavento e tutto agitato, dopo averla udito urlare. E’ di sicuro la sua voce!– Ma dove…?!?

La sento a raffica infilare un insulto dietro l’altro, destinato ovviamente al sottoscritto che sgrana gli occhi sempre più allibito e confuso. – Ma si può sapere dove diavolo sei?! – strillo stizzito, con il volto paonazzo e la pazienza che se n’è andata a fare un giro chissà dove.

 

- IDIOTA! Alla Costa del Sol! E dove sennò?! – risponde lei, tutta adirata.

 

Povero me. Soltanto ora mi accorgo che la voce strillante dell’odiosa Turk, proviene dall’altoparlante del mio cellulare. Soltanto ora, dopo essermi beccato un bel “idiota” di prima mattina.  

Un momento… Il mio cellulare?! Non sapevo che fosse in grado di volare, e di attaccarsi al mio orecchio!

Mi giro di botto con la rapidità di un fulmine.

- Yuffie?! – esclamo secco, vedendo la ragazzina già in piedi e con quel piccolo aggeggio in mano.

 

- E’ stato questo a svegliarmi… così, per farlo smettere, ho dovuto rispondere… E’ per te!- mi dice a denti stretti, e con un ghigno. Certo che è per me! E’ il mio aggeggio tascabile, figuriamoci se fosse per te!

 

- Un momento…TU, hai risposto?- domando tremante. L’ansia aumenta non appena mi sento rispondere con un sì.

Afferro di corsa l’aggeggio tra le mani, e me lo porto all’orecchio: - Elena! Non è come pensi! Sono pronto a giurartelo se vuoi! Basta dirlo!

 

La collega ribatte secca, senza lasciarmi nessuna via di fuga:

- Degenerato!

 

- Cosa?! Sei ingiusta, zo to! Ti ho appena detto che non è come pensi…! Cos’altro vuoi da me?! Che ti firmi una dichiarazione scritta?!

 

- E io che pensavo ti sentissi solo! Hai fatto presto a trovarti una compagnia, eh? Sei un incosciente! Noi partiamo, e tu riduci la nostra base in una casa di malaffare?

 

- Ma guarda che non è successo NIENTE! – alzo la voce- La persona che ha risposto è…la persona è…’ccidenti! Vai al diavolo, se proprio non mi credi!

 

La collega riattacca forse offesa dal suono delle mie parole. E lo fa con una rapidità tale, da non darmi neppure l’aggio di respirare. Ormai è tardi. Quando quella s’infuria, è inutile discutere. Tanto prima o poi si renderà conto dello sbaglio, e tornerà da me con la coda tra le gambe, pronta a chiedermi scusa, con tanto di inchino e mani giunte.  

 

- Avete litigato…?- chiede la ninja, dopo aver assistito al battibecco turbolento, mentre cerca di fare la dispiaciuta.

 

Scuoto la testa: - No. In realtà le nostre conversazioni sono pressappoco così…

 

- Se vuoi, la richiamo e le dico di non preoccuparsi… Sono sicura che si risolverà tutto, e farai pace con la tua ragazza!

 

A momenti mi prende un colpo.

- Quella megera non è la mia ragazza! Figuriamoci! Ha occhi solo per il capo…! Poi manco mi piace, zo to!

 

- E allora perché era così esasperata?

 

- Perché è una rompiscatole! Un vero cataclisma per la nostra squadra, e soprattutto per me! E’ fissata che io la sera porti ragazze sconosciute nella mia camera… Tsk! Figuriamoci! Sarà capitato sì e no un paio di volte… al massimo tre… o quattro… forse erano cinque… – mi lascio sfuggire, come un perfetto idiota.

E come un perfetto idiota, mi preparo a subire la dovuta punizione che, come previsto, arriva all’istante.  Forse… era molto meglio tralasciare alcuni piccoli particolari.

Lo “schiock” del ceffone di Yuffie, mi fa rimanere senza fiato.

 

- Hey! Non si picchiano i malati moribondi, lo sapevi?! – protesto, aizzandomi poi verso di lei con una mano sulla guancia destra dolorante.

 

Yuffie non si tira indietro, e contrattacca:

- Malato moribondo un corno! Ti vedo sveglio e pimpante questa mattina! Forse anche troppo, direi…! – Yuffie batte un piede per terra, di nuovo in preda alla collera.

 

Rispondo senza indugiare:

- Sono guarito, tutto qui! Ho delle ottime capacità di recupero, che altri non hanno! Sono un ragazzo raro, io! – sottolineo, dandomi importanza.  

 

- Ovvio! Con tutti gli “incontri” che fai… c’era da aspettarselo!

 

- E’ forse una scenata di gelosia, la tua?

 

- Io gelosa? E di chi? Di uno zotico come te che non ha nemmeno rispetto per una persona che ha passato la notte sveglia a preoccuparsi di lui e della sua influenza? – replica la ragazza, veramente stizzita.

 

Storco le labbra, e mi auto-ammutolisco. La febbre non c’era, però lei è anche vero che è rimasta lì a prestarmi soccorso per un’intera notte…

Stavolta la nana ha un po’ ragione! 

 

- Ok. Lo ammetto. – replico un po’ dispiaciuto. Ma solo un pochino.

 

- Ammetti cosa?

 

- Ammetto… ammetto e basta, insomma! – replico con l’orgoglio che sale su, fino al soffitto del Sanatorium. Incrocio le braccia al petto, storco le labbra ed aggrotto la fronte. Prendo fiato e in un sol colpo esclamo - Grazie! – Che fatica per me pronunciare una simile parola…! - Così va bene?

 

- Benissimo! – enfatizza la piccola ragazza, con il volto radioso e pieno d’energia, mentre ritorna quella di sempre.

 

Perché la do sempre vinta a lei?

 

Adesso che sto meglio, dubito che la signorina Kisaragi qui presente abbia intenzione di farmi compagnia ancora per un po’.

Non ho mai desiderato la sua presenza come in questo momento. In questo giorno, per essere più esatti.

 

- Diciotto anni fa, in questo preciso giorno, mia madre ritornò al flusso vitale. – dico così, all’improvviso, sorprendendo sia Yuffie che me stesso. Mi sono aperto con una scioltezza tale da farmi perfino dubitare di ciò che ho appena detto.

Quando si tratta della mamma, è raro che io ne parli con qualcuno. Sarà perché oggi è l’anniversario della sua scomparsa?

Guardo fuori dalla finestra, voltandomi di schiena. – Il giorno prima della sua morte, c’era una pioggia proprio come questa di adesso. Quando si dice il caso, eh? – faccio ordinario, sforzandomi di emettere un sorriso.   

 

Yuffie in qualche modo capisce al volo il tono falsetto della mia voce. Sento i suoi passi farsi sempre più vicini, finché due sottili braccia non mi cingono la vita con un rapido gesto, ma delicatamente. Mi irrigidisco all’istante, e provo un po’ di imbarazzo a sentirmela così vicino. Il capo della principessina si posa sulla mia schiena, mentre la stretta ai miei fianchi si fa sempre più calda e profonda.

Non volano parole nella hall. Per un po’ lo scroscio sempre più incessante dell’acquazzone, ci fa da sottofondo.

A volte un gesto affettuoso vale più di mille lemmi.

E non c’è cosa più bella, che provarlo sulla propria pelle.

 

- Sei libera di andare, se vuoi… non ti obbligo a restare.- trovo la forza di dire, dopo svariati minuti di silenzio.

 

Yuffie rifiuta.

- Resto qui! – pronuncia con un filo di voce allegra.- Con questa pioggia non vorrai mica mandarmi là fuori, spero!- scherza in seguito, sciogliendo la stretta gentile, e venendomi d’innanzi con un bel risolino tutto festoso. La osservo senza remore, proprio come fa lei. – Anche mia mamma non c’è più! – replica dopo poco, pur continuando a mantenere un viso sereno e tutt’altro che triste.

Sono spiazzato da questo suo comportamento. Non so cosa dire, o fare... per la prima volta, non sono in grado di risponderle a tono.

Nessun problema. La ragazza squadra i miei occhi confusi, e mi trae all’istante dall’impaccio prendendomi allegramente a braccetto.

 

- Cosa stai facendo?!- ribatto impacciato, preso alla sprovvista.

 

- Dai, vieni! Te la faccio conoscere! – esclama il rospetto, strattonandomi fino al divano. Sono titubante, ma mi faccio leggero per farmi trascinare con facilità da lei.

La nana afferra la sua saccoccia un po’ malandata, e dalla tasca anteriore estrae qualcosa. Porgendomi l’oggetto tra le mani, mi incita a guardarlo: - E’ la mia mamma! Bella, vero?

 

Osservo la foto con attenzione.

- Caspita s’è bella!

Il ritratto raffigura una donna, sui venti, massimo venticinque anni. Ha i capelli lunghi che le cadono sulle spalle, e scendono giù fin oltre i fianchi. Un cerchietto di perle bianche le adorna il capo, come fosse una semplice coroncina, mentre indosso ha un abito di seta molto pregiata, sui toni del verde pastello. Poso lo sguardo sul viso della donna, e subito dopo su quello di sua figlia. – Non hai ereditato per niente l’eleganza di tua madre!- sbotto schernendo la piccola giovincella davanti a me, che ben presto va su tutte le furie ed inizia ad agitarsi.

 

Mi arriva subito una pestata sulla testa. Decisa e dolorosa.

- Dà qua! – replica riprendendosi la foto con maniere poco cordiali.- Sei il solito zoticone!

 

- Hey! Ma guarda che scherzavo! Le assomigli moltissimo! – Le fattezze saranno pure le stesse, ma i modi regali di certo no!

 

- Ovvio! Sono sua figlia!- precisa Yuffie, con un’intonazione spocchiosa che poco le si addice. Ferita nell’orgoglio, la ninja si allontana da me sbraitando parole incomprensibili e sicuramente poco gentili. Il lembo del grosso tappeto che ricopre una parte del pavimento, è rovesciato verso l’alto. La giovane ragazza gli incontro senza accorgersene, e così, come da copione, inciampa rovinosamente dando vita ad una caduta veramente buffissima. 

 

Mi lascio sfuggire una piccola risata, che tento però di soffocare con l’ausilio delle mani.

 

- Hai intenzione di andare avanti a prendermi in giro per tutta la giornata?

 

- No, certo che no! Però, a volte hai dei modi così bizzarri, che proprio non riesco a trattenermi dal ridere! – replico tra una smorfia e l’altra. Le vado incontro offrendole una mano con un galante inchino. Yuffie la scaccia subito, colpendola con uno schiaffo furioso. – Che temperamento regale…! Per essere la principessina di Wutai, hai un modo di fare davvero iroso. Contegno Yuffie, ci vuole contegno!

 

Ad un tratto l’incessante pioggia si ferma. Se prima una miriade di gocce picchiava sulle finestre del Sanatorium, ora quel roboante brusio non c’è più.

Dai vetri si scorgono delle piccole goccioline che a poco a poco si asciugano, evaporando ai primi raggi di sole. Un sole che gioca ancora a nascondino tra una schiera di nuvole grigiastre che minacciano ancora pioggia.

Ci voltiamo entrambi verso le lastre appena bagnate, per guardare al di fuori.

La nostra immagine viene subito riflessa dalla superficie dei vetri che per qualche attimo assumono la funzione di uno specchio.

Vedo Yuffie arrossire in quell’immagine riflessa.

 

- Qualche problema?

 

- Nessuno, grazie. – sbotta seccata, la nanerottola Wutaiana, che non tarda a tirarsi su con un balzo degno di un felino.

 

- Non dirmi che adesso vai via…

 

- Certo! Ha smesso di piovere… non vedo perché dovrei restare…!

 

Scuoto la testa con dissenso.

- Ma perché ogni volta che ci incontriamo, tu prima o poi sei pronta a spiccare il volo? Guarda che non ti faccio niente…! Non sono lo spietato assassino che pensi!

 

- Il mio compito qui è finito. Non hai più la febbre, no? Quindi la mia presenza è a dir poco inutile!

 

- Fai l’offesa adesso, zo to? Guarda che prima scherzavo! Non era mia intenzione insultarti! Se sei ancora arrabbiata per quella questione della somiglianza tra te e tua madre, beh, puoi stare tranquilla. Voi due avete gli stessi occhi!

 

Prima il faccino della piccola non prometteva niente di buono, ma adesso… adesso la sua espressione crucciata, le grinze che marcavano la fronte, le guance tese e molto arrossate, paiono essersi disciolte.

- Cos’altro abbiamo, io e la mamma, di simile? – mi viene chiesto in un attimo, e senza un motivo per me valido.

 

Accarezzo il mento, e comincio a pensare.

- Mmh…vediamo…- richiamo alla mente il ritratto della signora Kisaragi, e poi lo confronto con quello della sua pestifera figlia- Oltre al luccichio e alla determinazione che c’è nei vostri occhi, azzarderei il colore dei capelli, quello della carnagione, e il sorriso! L’espressione che fai quando ridi, è la stessa di tua madre. Ah! Poi avete lo stesso naso…! E poi…- faccio per pensare ulteriormente ad un’altra caratteristica che possa richiamare i due visi, ma vengo interrotto da uno splendido sorriso che mi fa restare senza fiato.

 

- Grazie, Reno! – esclama Yuffie, facendomi a momenti svenire per l’incredulità. Il rospo che mi ringrazia? No, non è possibile!

Ci deve essere qualcosa che non , lo sento!

La mia malignità però è obbligata a crollare. La ragazza si dirige verso il finestrone posto sulla sua sinistra, e ne adagia una mano proprio sulla superficie gelida e trasparante dei vetri. – A differenza tua, io non ho mai conosciuto mia madre. – mi rivela. – E’ andata via quando avevo un paio di mesi. Di lei non so nulla. Né la voce, né il modo di muoversi, e neppure il carattere. Mio padre dice che era un tipo testardo, molto capriccioso ma tanto tanto gentile. Ogni volta che guardo la sua foto, non riesco mai a capire che tipo di somiglianza possa esserci tra me e lei. Ecco perché ho chiesto a te di dirmelo. Mi hai fatto un grossissimo favore, sai? – conclude con il timbro di voce che sembra fatto di gratitudine.   

Un po’ mi sento in imbarazzo. Infatti le mie gote si accendono lievemente di rosso.

Io dico quello che penso, e se quello che penso rende felice una persona, ben venga! Sono doppiamente contento!

Vorrei saperne di più su questa faccenda, vorrei chiederle qualcosa… Sua madre è andata via, ma in che senso?

Questa volta mi comporto da persona educata, e per rispetto della piccola, soffoco la mia sete di curiosità e mi getto alle spalle il problema.

So come ci si sente a sentirsi rivolgere delle domande di questo tipo.

 

“Reno, com’è morta tua madre?”

“Hey Reno, ma davvero non hai più la mamma?”

E come hai reagito alla sua scomparsa?”

Ogni volta che all’accademia della Shin-Ra, facevo amicizia con qualcuno, presto o tardi mi venivano rivolte le solite interrogazioni. Mi davano un nervoso

  

 

Raggiungo Yuffie. Mi vede venirle incontro dall’immagine riflessa sulla vetrata, che si fa sempre più vicina.

Con garbo e moderatezza, poso una mano su quella testolina orlata da capelli castani, e le faccio qualche carezzino amorevole per farle sentire una presenza amica.

Yuffie socchiude le palpebre dolcemente e si gira verso di me, per affondare il suo capo nella mia maglietta a zip bianca e senza maniche. In un modo o nell’altro, penso che mi stia chiedendo qualche carezza affettuosa.

 

- Mi stai chiedendo forse di farti qualche coccola in più, piccola ladruncola?

 

- No! Sto solo intascando la giusta ricompensa per averti curato la febbre! – Acc! Dannato mostriciattolo! Non te ne perdi una!- Sei irrecuperabile! Beh- mi stringo nelle spalle- almeno non si tratta di gil o peggio ancora… di Materia! Va bene qualche carezza in più sul capo, per farti restare ancora un pochino qui?

 

Yuffie si discosta leggermente da me:

- No! – ribatte secca- Pretendo delle carezzine sulla schiena, oppure niente!

 

- Carezzine… sulla schiena?!- faccio con un’espressione sconvolta. Che significa?!

 

Vengo trascinato come un sacco di patate verso il divano, e fatto sedere a furia di brusche tirate, su di esso. Quando il mio corpo affonda sul sedile, il mio cuore lo segue, incalzando in un battito rocambolesco. 

Le mani e la fronte cominciano a riempirsi di sudore, e l’emozione a pervadermi del tutto.

Penso di essere pressappoco alla stregua di un forno a microonde che sta per esplodere. Ah… Io sono sempre quel famoso sformato di pasta troppo condito…

 

Yuffie mi si accoccola nella stessa maniera in cui farebbe un micetto in cerca di gesti affettuosi. Un grosso micetto.

 

- Che razza di situazione…!- bofonchio teso, sentendomi sempre più in difficoltà.

 

- Forza? Che aspetti? Carezzine! Carezzine! – incalza la sua vocina, con l’insistenza assai più grossa di quella di una bimba capricciosa.

Sbuffo.

Con il braccio un po’ irrigidito, inizio a lisciarle la schiena. I miei movimenti sono goffi e sicuramente poco piacevoli.

Di sicuro mi dirà di smettere da un momento all’altro…

- Yuffie… non sono portato per queste…- finisco lì la frase non appena le mie orecchie odono un flebile respiro, provenire dalla boccuccia della giovane ninja. – Pazzesco! Si è addormentata! Con una nottata passata in bianco, c’era da aspettarselo.

I minuti transitano, ma nonostante tutto, io continuo a carezzarle dolcemente la schiena con meno difficoltà e più scioltezza di prima.

Tutto ciò però… mi piace! E’ assurdo che un Turk faccia simili cose? 

Se in questo momento entrassero Tseng e gli altri… addio reputazione! Ne sono convinto!

Meno male che c’è la Costa del Sol, a tenerli lontano da me. E pensare che fino a pochi attimi fa, l’ho maledetta all’infinito…

Com’è strana la vita, a volte.

La quiete di questi attimi, fa sprofondare anche me, così, dopo un po’, la mia testa è già sulla spalliera del sofà, pronta a rilassarsi.

C’è una serenità in questa stanza, che non c’è mai stata prima d’ora. La dolce compagnia di questo fagotto appisolatosi sul mio grembo, mi rasserena, e spegne allo stesso tempo i bollenti spiriti che prima avevo nel corpo. 

Il fatto è che quando sto con te, Yuffie, tutto sembra avere un senso. Ed io comincio a vivere a modo mio.

Un modo giusto, questa volta.

 

 

 

Messaggi da parte dell’autrice:

 

MEGA ritardo, lo so!!! Abbiate una pazienza infinita con me, vi prego…!!!

La mia esistenza ultimamente è un po’ troppo (un po’ troppo veramente è troppo poco…) incasinata…

Ad ogni modo, nuovo chap e nuove gag!

Con tutto cuore, ragazzi, spero proprio di farvi divertire e soprattutto emozionare con la mia RED HEAD!

Grazie di cuore a tutte le persone che continuano con gentilezza e garbo a lasciarmi una recensione e ad aggiungere la storia ai preferiti, non trovo più parole per potervi ringraziare come si deve!

Ah! Ho appena postato delle foto del mio piccolo e selvaggio Reno (il coniglietto, per precisare!). Se vi va, dateci un’occhiata! Le trovate nell’account che ho sul deviant art. Il link lo trovate nella pagina della mia scheda personale, che c’è nell’EFP.

Fatemi sapere!

 

Niko niko,

                                                                                                                   Botan

   
 
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