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Autore: Izayoi_1    16/10/2014    4 recensioni
Da Eva ci si aspetta molto ma quando le aspettative di chi la circonda non coincidono più con le sue lei vuole solo una cosa,un anno della sua vita per ritrovare se stessa e rinascere,prima di tornare ai doveri quotidiani. Vuole l'imprevisto e la novità e la cercherà nella city britannica,Londra.Sarà proprio qui che inizierà la sua nuova vita e quando il destino ci si mette ti fa incontrare due occhi color del ghiaccio che lasciano la mente senza pensieri o parole al solo guardarli,un incontro così inatteso per entrambi,una scintilla improvvisa tanto forte da lasciarli incantati.
Salve,questa storia è dedicata a Richard Armitage,mi immagino come sarebbe conoscerlo per caso e cercare di iniziare una storia tra diverse difficoltà.Leggete e saprete :)
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Richard Armitage
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Capitolo 1
 
“Prendi la direzione opposta all'abitudine e quasi sempre farai bene”
J.J.Rousseau



Era dopo aver letto quella frase che Eva capì che l'abitudinaria direzione che stava percorrendo la stava portando a un punto di stallo nella sua vita e di una cosa era assolutamente certa,lei a 23 anni,fresca di laurea,non voleva sentirsi insoddisfatta del sentiero che doveva percorrere.



Perciò aveva deciso di remare nella direzione opposta,prendersi un anno di libertà dai doveri/impegni che richiedeva la laurea magistrale,pace dai continui screzi peri il divorzio dei suoi genitori e non voleva più essere assillata per aver deciso di porre fine al suo fidanzamento di quattro anni con il classico bravo ragazzo che ogni madre vorrebbe per la propria figlia.



Aveva pensato a ogni possibilità:corsi di studio,imparare bene su campo una lingua,stage professionali per “farsi le ossa” ma ogni opzione le dava la nausea,così avrebbe significato continuare la propria routine in un'altra città e non era ciò che voleva;lei desiderava dare una drastica sterzata alla sua vita e per un anno,un anno solo,essere ciò che voleva veramente,no quello che si aspettava la sua famiglia,cioè vederla dietro una scrivania/cattedra dalla mattina alla sera,il solo pensiero le faceva sentire un nodo intorno al collo.



Cosi una mattina prese il coraggio a quattro mani (ma forse anche otto) e invitò il padre a cena per discutere con lui di una questione “della massima urgenza”.



Nonostante fosse Ottobre l'aria della sera era ancora tiepida e permetteva di indossare abiti abbastanza leggeri. Eva entrò nel ristorante che dava sul mare e con gli occhi cercò il padre che era intento a leggere una e-mail o un articolo sul suo Ipad. La ragazza si incamminò verso il tavolo e si accomodò. Ettore era un uomo di quasi sessanta anni,perennemente in giacca e cravatta e con il fisico appesantito dalle troppe cene di lavoro.



I due iniziarono a parlare del più e del meno,Eva si informò sulla data della sua prossima partenza lavorativa per Tokyo e lui le chiese quando sarebbero iniziate le lezioni, “Sai papà è proprio di questo che volevo parlarti” il cuore rischiava di uscirle dal petto per quanto le andava veloce. Il genitore inarcò le sopracciglia e fermò la forchetta a mezz'aria
“Parla”
“Io ora non me la sento di rimettermi subito sui libri,vorrei fare altro..”.
L'ansia la stava divorando e sotto il tavolo si torturava le mani tanto il nervoso. Ettore sorrise sollevato,forse aveva pensato che ciò che la figlia dovesse dirgli fosse veramente “della massima urgenza”,oppure stava prendendo il desiderio della giovane superficialmente.
“Eva non devi perdere tempo con la magistrale,alla triennale sei andata benissimo,ora perché vuoi lasciare tutto?”
“No non voglio lasciare tutto,voglio solo un anno papà,andare via di qui per dodici mesi e fare una nuova esperienza”.
Ettore sospirò rumorosamente alzando gli occhi al cielo, “Amore di papà perché ora questa cosa,cosa hai?non pensi sia meglio fare un passo del genere?”
Non doveva arrendersi,anche se la paura le stava stringendo la gola lei doveva combattere e vincere.
“Sono sicura che dopo la laurea magistrale avrebbe più senso...”,Ettore sorrise soddisfatto al suono di quelle parole,
“Ma non è ciò che voglio” il tono della figlia era sicuro,la voce roca e lo sguardo accigliato, “Se facessi questo viaggio tra qualche anno non avrebbe più senso,avete sempre voluto il meglio per me e avete sempre pensato che il vostro meglio coincidesse con il mio ma non è così...voglio,anzi no,devo fare qualcosa che mi faccia sentire libera,qualcosa che mi faccia capire che se chiudessi una porta davanti a me il mondo me ne offrirebbe mille aperte. Dammi la possibilità di non essere più la Eva che vive nella routine quotidiana ma che può esserci qualcosa di completamente nuovo che mi posso riscuotere”.
L'uomo in giacca e cravatta rimase perplesso da quelle parole ed Eva ne dovette usare ancora molte quella sera per convincerlo.



“Dove vuoi andare?”
Stavano passeggiando quando glielo chiese ma a questo lei non aveva pensato con precisione,alzò le spalle e scosse la testa,
“Non lo so bene ammetto,la cosa su cui mi sono concentrata di più era il pensiero costante che non volevo fare ciò che faccio qui in un altro luogo. Mmm forse Sydney,oppure Parigi”.
Il padre stette per un po in silenzio pensieroso “E se andassi a Londra da Miriam?”.
Eva non aveva pensato a quella possibilità e ripensò all'amica con un sorriso divertito,erano sempre state molto e con gli anni quelle differenze erano aumentate e non solo perché Miriam aveva nove anni più di Eva. L'amica in questione aveva capelli cortissimi e aveva provato una varietà di colori che andavano dal verde mela all'arancione,amava indossare anfibi scuri e abbinare tonalità improponibili ,quindi era tutto l'opposto Eva che non aveva mai tagliato i suoi lunghissimi capelli neri naturali e amava indossare vestiti color crema e tacchi,ciò che però le faceva essere amiche era la solarità di Miriam e l'ironia di Eva,nemmeno la differenza di età si era mai fatta sentire,le due avevano molti interessi comuni,l'arte e lo spettacolo di cui la stravagante ragazza aveva fatto dell'amore per la fotografia un lavoro che in Italia non la soddisfaceva ma che Londra gli stava dando grandissime opportunità...unito,certo,a un lavoro in una
 caffetteria.
“Si,forse papà hai avuto un'ottima idea”.



Miriam fu chiamata il mattino dopo e fu entusiasta della notizia,insistendo che rimanesse a vivere con lei e prendendosi la responsabilità di trovarle un lavoro e iscriverla a un corso di lingua,sembrava necessario (purtroppo). Zoccolo più duro fu comunicare la sua decisione a Moira,la madre,che vedeva nella partenza di Eva come la più brutta delle calamità e aveva reagito alla notizia prima con stizza,accusando la figlia di non averla interpellata e poi con sospiri e pianti nostalgici,forse cercando di convincere la “sua bambina” a non partire,ma ormai la decisione era presa,i preparativi pronti e il giorno dopo,alle 6.30,aveva il volo per Londra.



La sera prima di partire Eva aveva cenato con parenti e amici,ridendo e scherzando ma quando si mise sotto le coperte guardò ogni fotografia nella sua camera con un pizzico di malinconia e un po di paura,sperando di non aver fatto il passo più lungo della gamba.






-ANGOLETTO DELLO SCRITTORE-
Salve amici eccomi con una nuova storia,che posso dire...chi di noi non ha mai provato il senso di oppressione dato dalle troppe responsabilità e dalle troppe aspettative di chi ci circonda e non si è detto mentalmente “vorrei trovarmi su di un isola deserta senza sentire nessuno”;ecco questo è ciò che accade ad Eva che stanca di soddisfare gli altri ora vuole un anno per soddisfare se stessa e decide di farlo nella città che più la rispecchia,Londra.
Chissà cosa accadrà alla nostra moretta,non vi anticipo nulla ma qualcuno l'attende.
Fatemi sapere cosa ne pensate con le vostre recensioni,baci.
   
 
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