Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |      
Autore: IronandSalt    16/10/2014    3 recensioni
In un mondo dove tre soli brillano nel cielo e le stagioni non esistono, dove i carretti dei mercanti volano e i borghesi vivono su giganteschi dirigibili di bronzo, un ragazzo dagli innaturali capelli argentati ha il potere di salvare Halteria... o di distruggerla.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Prologo
 


Era da poco passato il mezzogiorno, e nel cielo punteggiato di nuvole, i tre soli splendevano. La piazza del mercato era piena di gente: aristocratici con eleganti vestiti di sottile cotone, i grandi dirigibili istoriati in bronzo che li aspettavano galleggiando placidi sopra i tetti della Via delle Botteghe; operai e costruttori con casacche e pantaloni macchiati del grasso delle macchine, le fronti imperlate di sudore e pochi spiccioli per comprare qualche pane speziato.
Greàd osservava il tutto con un sorriso divertito sul volto. I colori e i profumi del marcato delle spezie gli mettevano sempre allegria, così come vedere Raen e Asha fare a gara per vendere di più. Il ragazzo si godeva lo spettacolo dall’interno del fresco negozio, accompagnato dal ticchettio di centinaio di orologi.
Si concesse un’ ultima smorfia divertita dopo che Asha aveva improvvisato un balletto di vittoria all’ennesimo cliente che si recava al suo banchetto, mentre il gemello, annoiato, era seduto da una quindicina di minuti buoni, il volto appoggiato a una scatola di legno vuota, i capelli ramati che gli andavano a coprire gli occhi.
Tornò poi a concertarsi sull’ ingranaggio del vecchio cucù che aveva davanti. Si passò la mano nei capelli argentei, sbuffando, e si mise al lavoro. Lucidò con cura ogni bullone, rondella e piolo del meccanismo, facendoli risplendere, smussò dove si erano create imperfezioni, lisciò il legno della cassa e del piccolo pettirosso, pulì le fessure e allineò le lancette, ridipinse i numeri sul quadrante e sostituì il vetro ormai graffiato.
Dal bancone di vecchio mogano l’anziano Altherd osservava suo nipote montare e pulire quei vecchi rottami, dandogli nuova vita. Il nonno sapeva, in fondo al suo cuore, che Greàd non vedeva l’ora di lasciare quella vecchia bottega e andare a costruire dirigibili: lo capiva dalla luce che gli illuminava gli occhi smeraldini quando osservava quei bestioni di tela e metallo.
Anche lui, da giovane, sognava di fare qualcosa di grande, di avere un posto importante in quel mondo, ma non ci era mai riuscito. Quante volte aveva sognato di navigare sui grandi mari del colore della giada, alla ricerca di nuovi metalli e nuove terre…
Il campanello sopra la porta squillò, scuotendo il vecchio sai suoi pensieri, e un raggio di luce illuminò il polveroso negozio, accogliendo i sorrisi smaglianti dei due gemelli rossi. Greàd si pulì le mani in uno straccio, andando ad abbracciare i due ragazzi e afferrando un coltello al volo da un cassetto.
«Nonno, noi andiamo a mangiare, ci vediamo stasera!» gli disse, uscendo dalla porta. Asha gli schioccò un bacio sulla guancia, prima di seguirli nel grande piazzale acciottolato.
Il vecchio uomo tornò a ripensare alla sua giovinezza, sistemando un orologio a cipolla che doveva avere la sua stessa età.
 
I ragazzi camminarono per un po’, le ombre dei dirigibili proiettate ai loro piedi, circondati dal vociare dei mercanti riparati nei loro carretti-uovo. Arrivarono in un grande parco di faggi e querce, le foglie dorate e marroni come gli occhi di Raen e Asha.
Stesero una vecchia coperta sul terreno soffice, mentre Greàd affettava la carne e preparava i piatti.
Erano ormai abituati a mangiare così, fra gli alberi, con pani speziati e carne affumicata, verdure fresche e torte caserecce. Avevano più tempo per parlare, ridere e discutere su varie cose, e il pomeriggio passava veloce.
I soli calarono uno dopo l’altro, e fu tempo per tutti di tornare a casa.
Greàd trovò suo nonno che lo aspettava come al solito al tavolo della cucina, sul retro della bottega di orologi, con una ciotola calda di zuppa davanti. Gli sorrise e mangiarono in silenzio, i vapori del caminetto che si espandevano per la casa.
Era sempre così, ad Halteria: calde mattinate e serate a dir poco gelide.
Greàd salì presto in camera sua, buttandosi sul letto, le pareti familiari coperte di progetti e schizzi di navi volenti e enormi dirigibili. Non aveva ancora notato, però, il gufo completamente fatto di metalli, meccanismi ed ingranaggi, appollaiato su una gamba del mobile.
 
 
 
 
 
 
Angolo Autrice:
Ehy! È la prima storia fantasy che ambiento in un epoca e in un luogo steampunk, spero possa incuriosirvi!
 Critiche e consigli sono accettatissimi :)
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: IronandSalt