L'importante è crederci

Finalmente c'è riuscito. È molto stanco, perché ha viaggiato in lungo e in largo, senza mai fermarsi, ma ce l'ha fatta. Ha attraversato grandi metropoli perdendosi tra la folla, ha solcato i mari più profondi a bordo delle imbarcazioni più instabili, arrancato nei deserti e scalato con fatica imponenti montagne, stringendo forte il gambo di una robusta foglia, così grande da coprirlo per intero, per ripararsi la testa dal sole cocente, dalla pioggia incessante e dalla neve. Niente di tutto ciò è riuscito a scalfire minimamente il suo roseo corpicino tondeggiante.

Adesso eccolo lì, al Mediolanum Forum di Milano, in attesa di varcare quel corridoio. Manca pochissimo alla realizzazione del suo sogno, lo stesso che condivide con il resto della sua specie, condannata alla medesima triste sorte da madre natura. Ma sente che con lui sarà diverso, perché lui ha quel pizzico di determinazione in più, si sente speciale, il migliore. Pff, nessuno può competere con lui, è nato per questo.

«Il prossimo concorrente è… Jigglypuff, da un posto sperduto di nome Kanto!»

Quello stadio gigantesco, pieno di persone che tengono gli occhi fissi su di lui, si riempie di applausi. Poi tutti tacciono, quando si gonfia come un palloncino prendendo il fiato necessario a eseguire la sua performance. Dà il via ad un canto dolce come il miele, forte come se ci fossero mille casse stereo a farlo rimbombare.

La gente già dopo pochi secondi borbotta scandalizzata e infastidita, tappandosi le orecchie, così lui a suo malincuore è costretto a fermarsi.

«No, no, no» fa Mika, con il suo tipico accento inglese, anche lui con le mani sopra le orecchie. «Direi che proprio non ci siamo.»

Fedez fa un sorriso sghembo, di chi preferirebbe non esprimersi, ma purtroppo è costretto a farlo. «Concordo… Una vera tortura.»

«Già, però potrebbe avere successo come ninnananna tra i bambini» aggiunge Victoria.

Jigglypuff si gonfia ancora una volta, ma con un'espressione incattivita. Svita il tappo del suo microfono, che risplende come un gioiello alla luce dei riflettori. Ninnananne? Lo stavano prendendo in giro? Lui mirava al palcoscenico, a quelle luci al neon colorate su di lui, tutti lì per lui, ad acclamare il suo nome come se non ci fosse un domani, strillando d'emozione!

Poco dopo, il pubblico di X-Factor giace dormiente nelle tribune. In sottofondo si sente solo un russare generale, molto lieve. Posando lo sguardo sul palcoscenico, la prima cosa a saltare all'occhio sono i giudici. Victoria ha la testa posata lateralmente sul banco, ma s'intravedono comunque i baffi e la barba scarabocchiata che le decorano la faccia. Mika si è teneramente addormentato sulla spalla di Fedez, con disegni di spirali sulle guance. Fedez invece ha dei fiorellini attorno agli occhi chiusi, che lo rendono simile a un panda geneticamente modificato.

Sono rimasti in piedi solo Jigglypuff e Morgan, soli, perché anche il cameraman è caduto in quell'avvolgente sonno improvviso e le telecamere sono state oscurate.

«Mi dispiace. Fosse per me, saresti il prossimo vincitore, ti farei sfondare. Ma un solo sì non basta, purtroppo. Hai talento, amico.»

Jigglypuff annuisce solennemente e stringe la mano a Morgan, che continua a dirgli che gli altri non capiscono una musica sofisticata ed innovativa come la sua. Il mondo non è ancora pronto.

Gli volta le spalle, dopo un ultimo sguardo all'orizzonte. Poi si rimette in viaggio, verso il varco per tornare nel mondo dei Pocket Monsters, ma lo sa. Ci riproverà l'anno prossimo. Se andrà male, l'anno prossimo ancora. Fino a cent'anni, in cerca di quella gloria che, secondo lui, gli spetta di diritto. Scriverà il suo nome nella storia e nel libro dei Guinness World Record, come primo Pokémon vincitore di un talent show.