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Autore: CSlover    16/10/2014    4 recensioni
Traduzione della fanfiction di niniadepapa "Lonely Heart Club" https://fanfiction.net/s/10174414/1/Lonely-Hearts-Club
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Era strano, essere seduto nel suo 'rifugio sicuro' - dove di solito andava per tirarsi su con colazioni dolci e caffè, dove le battute taglienti della proprietaria sollevavano il suo stato d'animo in ogni situazione - e non essere in grado di scrollarsi di dosso quel suo atteggiamento freddo e distaccato. Se fosse stato in un fumetto, probabilmente ci sarebbe stata una nuvola nera disegnata sopra la sua testa a seguire ogni suo passo.
Purtroppo non era in un fumetto, in cui le cose potevano essere sistemate semplicemente con l'aiuto di una gomma. Se solo fosse stato così facile.
"Tutto bene lì, Jones?" la voce inquisitoria di Granny lo fece trasalire e lui la guardò, provò ad allontanare la preoccupazione della donna sfoggiando uno dei suoi sorrisi affascinanti.
"Tutto bene Granny. Il solito."
Non gli credette, se ne rese conto - ma sapeva anche che non avrebbe continuato ad indagare se lui avesse insistito. "Sembri un po’ fuori fase."
"Niente di cui preoccuparsi." Incontrò il suo sguardo "Davvero."
Lei si strinse nelle spalle, lasciandolo ai suoi pensieri - lì seduto in un angolo del suo tavolo, con la spalla destra appoggiata al muro, mentre fissava imbronciato le gocce di pioggia che scivolavano lungo il vetro. Probabilmente sembrava una di quelle popstar emo sulla copertina di un CD  "Okay. Allora ti porto il caffé".
Non appena se ne fu andata sospirò, lasciando cadere per un secondo la testa contro il tavolo prima di sollevarla di nuovo e strofinarsi stancamente il viso. Davvero non capiva che cosa ci fosse che non andava - era solo ... uno di quei giorni, immaginò.
Non c'era davvero niente che non andava nella sua vita, che se così poteva dire, era abbastanza soddisfacente. Aveva un bel posto dove stare, degli amici che si prendevano cura di lui e che lo aiutavano a venire fuori dai guai quando combinava qualche stronzata – cosa sulla quale non potevano contare tutti – un lavoro che amava ...
E una ragazza il cui letto aveva frequentato troppo spesso.
Si pizzicò il naso. Milah non era stata sottile come pensava quando lasciò cadere un accenno riguardo al 'passare ad un livello successivo'. Lui aveva fatto in modo che fosse chiaro fin dall'inizio – non era interessato ad una relazione e loro erano solo questo: amici di letto. Certo, lei gli piaceva abbastanza. Gli piaceva vederla a volte quando non erano tra le lenzuola a far urlare l’altro di piacere, ma lui non aveva intenzione di andare oltre. E non era colpa sua: lei era bellissima, divertente e intelligente, inoltre apprezzava davvero la sua compagnia.
Era solo ... che lei non era quello che voleva. E la questione era che non era nemmeno sicuro che ne fosse alla ricerca.
E continuava a chiedersi perché Milah non A) mandasse all’aria l'accordo che avevano in ballo B) o almeno si confrontasse con lui a riguardo, così che avrebbe smesso una buona volta di cercare di costringerlo ad iniziare una relazione.
Lei sapeva che meritava qualcosa di molto di più di lui, qualcuno che le avrebbe dato ciò che lui non era in grado o non voleva darle – ma era ancora aggrappata alla speranza che alla fine lui avrebbe cambiato idea. E poi non riusciva a smettere di vederla, presentandosi a casa sua e prendendosi ciò che lei gli offriva, anche se si rendeva conto che non era giusto.
Avere qualcuno disposto a prendersi cura di lui in quel modo ... era difficile da lasciar andare.
Ed eccolo lì, turbato, colpevole, confuso e triste a causa della pioggia e del vento che gli ricordavano i giorni in cui era spaventato dalle tempeste e suo fratello era lì accanto a lui per calmarlo.
Mentre i suoi pensieri andavano alla luce che brillava negli occhi di Liam quando gli raccontava le storie di quando era in Marina e dei suoi giorni trascorsi in mare, scorse una macchia nera sulle sue dita e si guardò la mano, confuso.
Tamburellando distrattamente l'angolo del tavolo, si imbatté in un messaggio che qualcuno aveva scritto proprio in quel punto, lettere piccole e precise, quasi nascosto. Si avvicinò strizzando gli occhi per leggere meglio.
 
La.Peggior.Colazione.Di.Sempre
 
Lui sbuffò. La stessa cosa per me, straniero. Notò che c'era qualcos'altro scritto sotto e il suo divertimento aumentò.
(Senza offesa per il cibo di Granny. La compagnia e la conversazione non sono state proprio avvincenti. E la mia sbornia non aiutava) (Meglio un po’ di silenzio adesso)
Era come se chiunque fosse, avesse avuto paura che Granny potesse leggerlo e punirlo per questo.
O punirla.
Sentendo un immediato legame con chiunque avesse lasciato un messaggio così a caso in quel punto preciso, si tastò le tasche della giacca alla ricerca di una matita (se avesse usato una penna, Granny lo avrebbe inseguito per strada fino a quando non avrebbe ripulito tutto, ne era certo). Ne trovò una – ne portava sempre un paio con se, per il lavoro e tutto il resto - e si apprestò a rispondere.
Non sapeva se avrebbe mai ricevuto una risposta. Diavolo, non sapeva nemmeno se questo sconosciuto sarebbe mai tornato in quel locale. Per quanto ne sapeva, non l’avrebbe fatto, dato che la colazione era stata così terribile - ma non poté farne a meno. Se non poteva rimettere a posto i problemi nella sua vita, avrebbe cercato almeno di aiutare qualcun altro. Anche se si trattava di un piccolo problema come una sbornia e una terribile compagnia.
 
Prova le frittelle accompagnate da un po' di tè e miele per la sbornia. Un vero miracolo. (E forse dei tappi per le orecchie per ignorare le conversazioni noiose.)
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"Ultimamente ti stai comportando in modo ... strano" disse August tamburellando con le dita sulla sua tazza, cercando di apparire disinvolto. Killian scoppiò in una risata, appoggiando la schiena alla sedia e sorridendo al suo amico.
"Amico. Dici sempre che sono strano"
August ricambiò il sorriso "Voglio dire ... più strano". La sua espressione cambiò, si appoggiò sui gomiti mentre si avvicinava lentamente al tavolo. "Qualcosa non va?"
Voleva roteare gli occhi e scuotere la testa divertito alla preoccupazione presente negli occhi fin troppo blu del suo amico, ma anche se avesse voluto, non sarebbe stato in grado di farlo. Con August ne aveva passate tante, ma Killian non voleva preoccuparlo con i suoi guai "No, niente di che. Un po' stressato a causa del lavoro e cose del genere"
"... nient’altro?" Perché ultimamente nessuno voleva farsi gli affari propri? Dannazione.
"No"
Con un ultimo sguardo, August sembrò rinunciare - almeno per quel giorno - e prese la tazza tra le mani, tenendola vicino al viso per nascondere il suo stupido ghigno "Beh, sappiamo tutti in che modo ti piace liberarti dallo stress ..."
Killian finse un sospiro "E' disgustoso – soprattutto da parte tua"
Il suo amico sbuffò "Andiamo. Dici sempre che il sesso è il modo migliore per farlo".
"Ed io naturalmente sono noto per la mia saggezza illimitata".
August quasi si strozzò con il caffè e lasciò in fretta la tazza, versando una parte del liquido sulla superficie bianca e perfettamente pulita del tavolo, mentre cercava di riprendersi "Sei un idiota" gracchiò, girò le gambe di lato in modo da poter lasciare il suo posto e si diresse a grandi passi in direzione del bagno. Killian lo vide uscire e scambiare un paio di parole affettuose con Granny, pensò di fare lo stesso e si trascinò sulla panca per alzarsi dal tavolo, sorridendo tra se e se per il rumore scricchiolante che fece al suo movimento. Erano passati un paio di giorni da quando era stato al locale – faceva in modo di andarci almeno due volte alla settimana - e provò a dimenticare i pensieri che lo avevano portato lì l'ultima volta. Non c’erano stati grandi miglioramenti da quel punto di vista e la sua improvvisa malinconia oltre alla mancanza di Liam non aiutava. Non era uno a cui piaceva sguazzare nella sua sofferenza o nei ricordi del suo passato, ma a volte era troppo da sopportare.
Un’inattesa folata di cannella riempì l'aria e lui scosse la testa, cercando di cancellarla. Era un po' che non assaggiava la cannella. O qualsiasi altra cosa a parte le abbondanti quantità di caffè per rimanere sveglio durante il lavoro, ora che ci pensava. Questo pensiero gli fece ricordare lo strano messaggio scritto su quel tavolo e inclinò la testa per vedere se avevano risposto. Con sua grande sorpresa, c'era una nuova frase scritta per lui.
 
Lo farò la prossima volta che mi ritroverò qui in stato di semi-incoscienza. Per quanto riguarda i tappi per le orecchie, li ho già presi, solo che non è facile trovare un momento per indossarli senza dare troppo nell’occhio. Grazie ... Signor ...?
 
Sorrise. Le parole erano state scritte meticolosamente, con tratti pari e piccoli, una scrittura leggera che gridava 'donna' a pieni polmoni – non poteva esserne sicuro, certo, ma ...
Si guardò attorno per controllare se August stesse arrivando, ma era ancora in bagno. Killian pescò una delle sue matite dalla tasca e si batté il retro di questa sul labbro, pensando a come avrebbe dovuto presentarsi a Miss-Mi-Piace-Scrivere-Agli-Sconosciuti.
 
Mr. T può andar bene. Sai. A causa del T(e) e tutto il resto.
E tu sei ... Miss...?
(O Mr ...?) (In ogni caso sono felice di poter essere utile a qualche altra povera anima avvelenata dall’alcool là fuori)
 
Non voleva darlo per scontato, anche se sembrava che fosse stata una ragazza ad avergli risposto. Sorrise per il suo tentativo disastroso di fare una battuta - anche se non ebbe molto tempo per soffermarsi su di essa, visto che August scelse quel momento per tornare e lo trascinò fuori dal locale così da non essere in ritardo per il loro appuntamento con Filippo e Aurora.
La settimana seguente, una volta seduto al suo solito posto, non aspettò nemmeno un attimo prima di controllare se ci fosse un messaggio per lui.
 
Credo che Miss Honey vada bene. Piacere di conoscerti.
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"Non devi andartene" mormorò Milah dal letto, guardandolo con un misto di desiderio e seduzione che lo fece tentennare per un momento.
Dio, l’aveva fatto di nuovo per davvero.
Sospirò pesantemente, guardandosi attorno per prendere i jeans e la cintura e infilandoseli in fretta "Devo. Ho quel progetto su cui lavorare e voglio andare prima a casa per fare una doccia".
Milah guardò l'orologio sul suo comodino con uno sguardo accigliato. Dio, lui odiava quell'orologio - il suo ticchettio era così forte che a volte aveva dovuto nasconderlo nel cassetto solo così riusciva a dormire. "Ma hai ancora tempo."
Infine si infilò la camicia e la giacca, tastò le tasche per controllare che le sue cose fossero ancora lì - non era davvero entusiasta all’idea di dover tornare se si fosse reso conto di aver lasciato di nuovo il suo telefono da Milah.
Scrollando le spalle in un rapido movimento, si diresse verso di lei e le diede un bacio veloce. "Probabilmente il traffico sarà un incubo. Torna a dormire, amore".
Gli risultò davvero difficile ignorare la sua espressione mentre si girava per lasciare quella stanza, ma non ci riuscì. Era abbastanza ovvio quello che voleva da lui - e quello che invece voleva lui e aveva preso da lei in cambio. Semplicemente non vedevano le cose allo stesso modo. In un primo momento credeva che fosse così, ma ora si ritrovava in una spirale che era fuori del suo controllo. Gli importava di lei. Davvero.
Solo non nel modo in cui desiderava lei.
Andò in bagno per lavarsi la faccia e per cercare di domare i capelli da sonno / sesso, sospirando al suo riflesso nello specchio: lo stesso onnipresente senso di colpa nei suoi occhi. Lo stesso che vedeva ogni cazzo di volta che andava lì.
Dio, doveva fare qualcosa.
Il rumore della porta di fronte alla sua lo riportò alla realtà e guardò l'orologio. Ah, doveva essere stata Ruby, la coinquilina di Milah. L’aveva incontrata la prima volta quando lui e Milah avevano iniziato il loro piccolo gioco al gatto e al topo e avevano approfondito la loro amicizia. Era il tipo di ragazza che Killian avrebbe trovato perfetta per lui, ma per fortuna non aveva mai sentito niente a riguardo. Lo stesso era per lei, a quanto pare. Naturalmente, il fatto che la sua coinquilina avesse perso completamente la testa per lui non era di certo uno dei fattori più motivanti, ma vabbè.
Uscì dal bagno con l’intento di salutarla e chiedere alla brunetta quali fossero i suoi piani per il fine settimana - era amica dei suoi compagni e a volte quando erano tutti liberi, uscivano insieme e di solito passavano delle gran belle serate – quando sentì un leggero canticchiare provenire dalla cucina. Si accigliò confuso - non era la voce di Ruby. Aveva sentito Ruby cantare e non era così piacevole come invece sembrava adesso.
Girò l'angolo e si appoggiò allo stipite della porta che portava in cucina, dove trovò una strana bionda che si muoveva da un pensile all’altro, una borsa appesa sopra la sedia e alcuni sacchetti del mercato sparsi sul bancone.
Stava per schiarirsi la gola per rendere nota la sua presenza quando lei si voltò, con le braccia sollevate intenta ad attorcigliarsi i capelli in un raccolto disordinato, quando lo vide lì in piedi e la mano andò al petto, spaventata. "Merda. Mi dispiace. Io non ... mi aspettavo nessuno".
Lui rise "Questo è un eufemismo." Strizzò gli occhi verso di lei, notando le guance arrossate e gli occhi verdi pieni di sorpresa "Chi sei?"
Lei lo imitò e incrociò le braccia sul petto - gli occhi di lui seguirono quel movimento di loro iniziativa. "Chi sei tu?" Improvvisamente la sua espressione si trasformò in una smorfia. "Sei una nuova conquista di Ruby?"
Alzò le mani in segno di resa "Oh, oh no - Miss Lucas non ha ancora avuto modo di provare. La sua coinquilina, d'altra parte, non può dire lo stesso". Se sembrava essere troppo compiaciuto persino per i suoi gusti, ovviamente lo stesso fu per lei. Quella smorfia divenne ancora più marcata per quanto fosse possibile.
"Ew". La realizzazione prese piede sul suo viso e inclinò la testa di lato, continuando ancora ad osservarlo "Oh. Allora sei una conquista di Milah ... o una cosa del genere…"
Huh. Non era mai stato definito in quel modo, ma immaginò che ci fosse una prima volta per tutto. E poi non ci era andata così lontana, così decide di insistere. "Già. 'Una cosa del genere' sembra la definizione più adatta. Interessata, straniera?".
"Certo…" lei alzò gli occhi e senza dire una parola si mise al lavoro per collocare il resto delle cose che aveva comprato nel frigorifero e nei pensili. Killian non si preoccupò di muoversi e restò lì a fissarla mentre lei si affaccendava, sapendo che sarebbe stata infastidita da morire per quel suo atteggiamento. Quando ebbe finito, prese la borsa e cercò di lasciare la cucina, trovandolo lì sulla porta a bloccarle il passaggio. Si fermò di colpo e lo fissò "Potresti gentilmente, sai, trovare un altro posto in cui impalarti così che io possa passare?"
Lui sorrise. "Certamente. Appena mi avrai risposto - Chi sei?"
Lei sbuffò, passandosi una mano tra i capelli spettinati. "Un’amica che starà qui per un paio di giorni. Perché ti interessa? Non è che avremo modo di vederci molto presto".
"Forse mi piacerebbe"
Perché aveva detto una cosa del genere?
Lei sembrava sorpresa quanto lui - e disgustata. Arricciò le labbra in tono accusatorio e con evidente disprezzo sul suo volto "Ti sei appena portato a letto una ragazza in questo appartamento e la mattina dopo stai cercando di flirtare con me? Nessuna meraviglia che sei solo un 'qualcosa del genere' e non il suo ragazzo."
Lasciando da parte ogni forma di convenevoli, si diresse verso di lei finché non furono naso contro naso e non fu sorpreso quando lei non si fece indietro per allontanarsi da lui, rimanendo lì fissa sul posto "Non parlare di cose che non capisci, tesoro".
Ebbe il coraggio di andare ancora più vicino a lui, fino a che lui non riuscì a sentire un tocco di cannella e qualche altra cosa ancora più dolce nei capelli. "Non trattarmi come se fossi il tuo giocattolo e non lo farò" ringhiò. Rimasero lì a fissarsi per un altro lungo momento, osservandosi, scontrandosi e ardendo di rabbia, fino a quando lei agitò una mano verso la sala vuota dietro di lui "Ora, se non ti dispiace ..."
Con un ultimo sospiro, si fece da parte "Jones. Killian Jones."
Lei scosse la testa, risistemandosi la cinghia della borsa sulla spalla mentre lo schivava, senza nemmeno preoccuparsi di guardarlo un'ultima volta prima di dirigersi verso la stanza di Ruby "Allora, addio, Jones. E’ stato un vero dispiacere fare la tua conoscenza".
Il veleno nella sua voce avrebbe potuto ucciderlo. Rimase lì, ancora irritato e stranamente impressionato, ma soprattutto seccato per la sfacciataggine che quella ragazza aveva mostrato. "Lo stesso per me" le disse mentre usciva dalla sua visuale.
Non fu fino a quando non si ritrovò fuori dell'appartamento che si rese conto che non gli aveva nemmeno detto il suo nome.
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Nelle settimane successive, Killian si ritrovò a frequentare il Granny sempre più spesso. Cercò di convincersi che non era solo per vedere se Miss Honey rispondesse - il posto era vicino a dove lavorava, il caffè e i pancakes erano buoni da morire e inoltre i battibecchi con Granny erano troppo divertenti per non assistervi tutti i giorni.
Sapeva che non stava prendendo in giro nessuno, soprattutto se stesso.
Quello scambio di messaggi che era iniziato in modo incerto e casuale, vivace e leggero: un suggerimento qui, una battuta lì. Commenti sarcastici da parte di lei, prese in giro da parte di lui, lentamente era ormai diventato ovvio che entrambi apprezzavano troppo i loro piccoli scambi per non continuare. Killian era stupito dal rendersi conto di quanto di se stessi stavano iniziando a trasmettere in quelle brevi righe scritte su un tavolo. Quanto erano disposti a condividere.
Non aveva idea se Granny li vedesse e qualora l'avesse fatto, non si era mai lamentata o non aveva mai detto nulla. Forse si godeva la situazione tanto come se guardasse una soap opera.
Cercò di non pensare troppo a questo.
Era sempre più interessato alle sue parole.
 
Messaggio per Mr. T: ho provato il tuo suggerimento e sarò sempre in debito con te. Vorrei davvero sapere come hai scoperto che questa è la ricetta perfetta per il post sbornia.
 
Miss Honey me lo stai chiedendo davvero? Ero in post sbornia. (Se vuoi davvero saperlo, ho messo un dito sul menu e ho scelto a caso. E’ stato il destino, credimi)
 
Miss Honey probabilmente dovresti provare questo piccolo caffè dove servono la torta di zucca più sorprendente che tu abbia mai provato, se ti interessa.
 
Mr. T probabilmente potresti morire dal ridere per la battuta stupida che il mio collega mi ha detto ieri. Ho riso fino alle lacrime.
 
Gli amici di Miss Honey saranno sicuramente felici di avere una persona così divertente con cui uscire. Sembra davvero il massimo!
 
Mr. T dovresti sapere che con l’adulazione non otterrai nulla. E Miss Honey non è fantastica come potrebbe sembrare. In realtà Miss Honey è tutto fuorché questo.
 
Mr. T ritiene che questo sia difficile da credere.
 
Probabilmente sarebbe il primo.
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"Ehi, dammelo!" Cercò di strappare l’asciugamano che Milah aveva usato dopo aver condiviso la doccia con lui e che stava utilizzando per asciugarsi i capelli.
Lei invece lo mise dietro la schiena, lontano dalla sua portata "Assolutamente no. Vai a prendertene uno tuo"
"Milah, andiamo." Occhi dolci. Battiti di ciglia.
... non funzionava a quanto pare.
"No.."
Sollevò un sopracciglio, sfidandola "Ti rendi conto se vado là fuori completamente nudo, la tua coinquilina potrebbe saltarmi addosso, vero?"
Ridendo gli diede un colpo sul petto, pensava che fosse un tentativo dolce anche se un pò ridicolo "Sei una tale primadonna. Ti avevo detto di prenderne uno dalla mia stanza!"
Lui agitò una mano verso il suo petto nudo. Beh, il suo corpo completamente nudo. "E come puoi vedere…l’ho dimenticato. Adesso ..." Lasciò la frase sospesa nell’aria, in attesa che gli desse l'asciugamano. Con uno sbuffo e un’ultima strofinata sui capelli bagnati, lo gettò su di lui - questa volta, molto più violentemente. Si diresse verso lo scaffale dove teneva tutti i prodotti di bellezza di cui andava così orgogliosa, prendendo con cura una lozione oleosa che iniziò a stendere sulle sue gambe.
Dio, questa donna stava cercando di ucciderlo.
"Ho dei dubbi riguardo al fatto che Ruby potrebbe saltarti addosso, sai. E’ davvero presa da quel ragazzo, Victor".
Killian si voltò per guardarsi allo specchio, sia per evitare la tentazione di prenderla lì ancora una volta, sia per sistemarsi i capelli. Priorità: poteva farcela. "Davvero? E’ grandioso. Quel paio di volte che siamo usciti tutti insieme ci siamo divertiti. E’ un pazzo" Si fermò pensando a quello che aveva detto. Ruby era un po’ matta - e così anche Victor, avrebbe potuto garantirlo. "Huh. Credo siano fatti l’uno per l'altra".
"Immagino di si". La voce di Milah suonò stranamente triste e un altro senso di colpa lo pugnalò. Fece del suo meglio per sembrare indifferente e per non incrociare i suoi occhi nello specchio. Ci fu silenzio per un minuto, fino a quando si schiarì la gola e gli disse: "In ogni caso, non provare più ad usare la scusa 'Ruby si getterà su di me' la prossima volta".
Killian fece una smorfia verso di lei nello specchio, anche se non era sicuro che lei si rese conto che era dovuta alla frase 'la prossima volta' invece che al fatto che aveva sottolineato che Ruby non volesse fare nulla con lui, almeno sessualmente parlando. Ah. Come se non avesse visto gli sguardi intensi che la ragazza gli rivolgeva di tanto in tanto - e chi poteva biasimarla?
Era sexy. E le ragazze di quell’appartamento lo sapevano.
Un'altra ragazza dell’appartamento gli venne in mente in quel momento. "Che mi dici di quell'altra ragazza, la biondina?"
"Chi?" La testa di Milah scattò verso di lui, confusa. Lui si strinse nelle spalle, prese il dentifricio e se ne mise un po' sul dito per usarlo come spazzolino da denti improvvisato. Non aveva intenzione di usare quello di Milah, di questo era certo. Non voleva darle assolutamente altre idee.
O false speranze. Più di quante non ne avesse già.
"L'altro giorno ho incontrato una ragazza proprio mentre me ne stavo andando. Ha detto che sarebbe rimasta qui per un paio di giorni".
Milah allora capì a chi si stesse riferendo "Oh. Quella era Emma. E’ la migliore amica di Ruby".
Emma? "Huh. Mai sentito parlare di lei." Aggrottò la fronte. Probabilmente ne aveva sentito parlare, ma se n’era dimenticato? Ruby aveva questa fastidiosa abitudine di parlare senza sosta e a volte era difficile tenere il passo con le sue storie folli. Conosceva alcuni dei suoi amici - David e Mary Margaret, l'epitome degli innamorati dalle scuole superiori non poteva negare che era davvero piacevole uscire con loro - ma in realtà non ricordava nessuna Emma. "Cosa ci faceva qui?".
Si alzò e lo raggiunse al lavandino, rubandogli il dentifricio dopo aver urtato giocosamente l’anca contro la sua "A quanto pare ha rotto con il ragazzo o qualcosa del genere e aveva bisogno di un posto dove stare mentre cercava un posto tutto per se. Si è già sistemata, è rimasta qui appena una settimana".
Huh. "Viveva con il suo fidanzato?"
Lei si strinse nelle spalle "Non conosco i dettagli e non volevo fare pressione. Non mi è sembrata la persona più aperta o fiduciosa che abbia mai incontrato, in ogni caso". Fece una pausa, lo spazzolino rimase sospeso a metà strada prima di incontrare il suo sguardo nello specchio, il suo cipiglio era profondo ed evidente "Perché questo improvviso interesse?"
Killian la fissò. Dio, era gelosa? Della ragazza che lo aveva insultato nello stesso momento in cui l’aveva conosciuto? "Interesse? E’ stata una vera stronza con me. Credimi, l'ultima cosa che voglio è incontrarla di nuovo".
Milah lo fissò pensierosa per un momento prima di scrollare le spalle e continuare a lavarsi i denti, canticchiando sottovoce.
Non aveva mentito, però: davvero non voleva vedere di nuovo questa Emma. Anche se doveva ammettere che c'era stato qualcosa nei suoi occhi, qualcosa che non gli era sembrato così strano e poco familiare - qualcosa che poteva vedere nei suoi occhi proprio in quel momento, fissando il suo riflesso nello specchio.
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Dove sono le battute esilaranti di Miss Honey? Mancano a Mr. T (Gli manca anche lei, ma questo potrebbe essere inappropriato da scrivere sui tavoli tirati a lucido di Granny.)
 
Scusa. La vita di Miss Honey non è stata ... molto dolce ultimamente.
 
Killian aggrottò la fronte. Huh. Era così abituato a trovare qualcosa scritto da lei ogni volta che andava da Granny, che fu insolito - e abbastanza deludente, dovette ammettere a denti stretti - quando non vide la sua elegante grafia e le battute taglienti lì a prenderlo in giro.
Ma era naturale che ci fosse qualcuno dietro le lettere scarabocchiate: qualcuno con una vita, con degli amici, un lavoro e una famiglia, con dei problemi come tutti gli altri. Lei non andava lì per il suo divertimento e la realizzazione sconcertante di ciò lo portò a fermarsi. Era diventata una sorta di fonte di calore per lui, si sentiva stranamente vuoto per la sua assenza - ma si sentiva ancora peggio sapendo che probabilmente stava passando una brutta giornata.
Scosse la testa e prese la sua matita, pensando con attenzione alla sua risposta.
 
Beh, Mr. T non sa davvero come offrire i suoi servigi ... se non chiedendo a Granny di offrirti qualcosa di dolce.
Letteralmente.
 
Prese le sue cose, si alzò e lasciò il suo tavolo - il loro tavolo? - E si avvicinò al bancone. "Ehi, Granny?"
La donna più anziana si girò per fissarlo da dietro i suoi occhiali "Sì?"
"Puoi farmi un favore?"
Lasciando cadere lo straccio sopra la spalla, si mise le mani sui fianchi, in attesa. "Certo. Spara".
Fece un respiro, chiedendosi quanto sarebbe potuto sembrare folle nel momento in cui le avrebbe detto quello che stava per chiederle "Se una ragazza ti chiede un drink da parte di Mr. T, potresti darglielo? E' da parte mia. Qualunque cosa chieda" disse, prese una banconota  da venti dal portafogli, lasciandola tra loro e pregando che le sue guance non arrossissero troppo.
Perché Killian Jones non arrossisce. Mai. Soprattutto non per delle ragazze misteriose che scambiano messaggi segreti con lui.
Alzando un sopracciglio, Granny passò lo sguardo dalla banconota a lui e un sorriso le tirò su l'angolo delle labbra "E tu non sai chi è questa ragazza misteriosa?".
Huh. Così lei doveva aver visto i messaggi, ma aveva deciso di non dire nulla "... No?"
"E non vuoi saperlo quando verrà a chiedere per il drink?" chiese lei e dal ghigno che gli rivolse capì che lei già sapeva chi fosse Miss Honey.
Dannazione. Era intrigato. Lo era davvero. Ma per quanto morisse dalla voglia di scoprire quale fosse il suo aspetto, di come fosse, se Granny avesse idea se stesse con qualcuno - Killian aveva visto abbastanza episodi di Catfish da temere tutto riguardo alle interazioni anonime su internet e non - ma sentiva come che sarebbe stato ingiusto da parte sua scavare in cerca di informazioni su di lei senza il suo permesso.
Era dopo tutto, la cosa più da gentiluomo che potesse fare.
Lasciando cadere il suo sguardo sulla superficie di granito che li separava disse "No ... lei non è ancora pronta".
Granny scoppiò in una risata, raccogliendo allegramente la banconota tra le mani e infilandola in tasca prima di voltarsi e correre verso l'altro lato della cucina. "Neanche tu, se me lo chiedi".
Killian sospirò lasciando cadere la testa contro il bancone "Già. Hai ragione."
La volta successiva che andò da Granny, quasi come un pensiero fisso mentre si trovava sulla strada del ritorno dal lavoro, corse al tavolo e ignorando la coppia che era già seduta lì, intenta a scambiarsi sguardi languidi, si sporse di lato per leggere se lei avesse risposto.
E l’aveva fatto.
 
Grazie per la cioccolata.
 
E così, apprese che la bevanda che Miss Honey beveva per tirarsi su il morale era la cioccolata.
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"Amico, guardali. Ci stanno facendo capire che è ora di tornare a casa" disse Graham e Killian seguì gli occhi del suo amico per vedere Ruby avvinghiata a Victor sulla pista da ballo.
Grazie a Dio non c'erano bambini intorno ad assistere ad un simile spettacolo. Non avrebbe voluto che i suoi amici portassero una tale colpa sulle spalle. Però se la serata sarebbe continuata in quel modo, non sarebbero rimasti lì troppo a lungo, come aveva sostenuto Graham.
"Sono sicuro che lo faranno. Sfigati".
"Non è da considerare da ‘sfigati’ quando il sesso è una possibilità" Graham osservò divertito, rivolgendosi a lui con un sorriso malizioso. Killian alzò gli occhi sorseggiando il suo rum.
"Giusto. Stai cercando di dirmi qualcosa, Humbert? Vuoi tornare a casa con me stasera?"
Graham lo spinse bonariamente sulla spalla, quasi facendogli rovesciare il drink. "Viviamo insieme, idiota" Gli fece poi segno di guardare oltre la spalla di Killian "E sono sicuro che preferiresti andar via con una bellezza bruna che non riesce a smettere di mangiarti con gli occhi ..."
Killian non aveva bisogno di voltarsi per sapere chi stesse fissando Graham. Milah era lì, naturalmente, e aveva cercato di convincerlo non troppo sottilmente a ballare con lei, nello stesso modo in cui Ruby e Victor stavano facendo proprio nell'altro lato del club. Non era usuale per tutti loro uscire insieme, ma a quanto pare alcuni dei suoi amici avevano invitato Ruby e naturalmente lei aveva trascinato con se Milah, che a sua volta aveva portato con se anche alcuni dei suoi amici e alla fine Killian non si prese nemmeno la briga di tenere conto di chi aveva portato chi per quell’uscita nata solo con l’intento di festeggiare la promozione di Jefferson.
In un modo o nell'altro, aveva cercato di stare alla larga da Milah quella notte. Per ora, almeno - sapeva che prima o poi l’avrebbe messo in un angolo e vedendo la velocità allarmante con cui il suo rum stava scomparendo, non era troppo lontano dal credere che sarebbe tornato a casa con lei. "E forse non solo con gli occhi..." disse Graham con un occhiolino impertinente, al quale il suo amico scosse la testa.
"Sei un coglione"
"Non odiarmi, caro" Killian lo prese in giro, ma Graham non lo stava ascoltando. Invece, lasciò il suo drink sul bancone del bar e sollevò una mano in aria, richiamando l'attenzione di qualcuno.
"Ehi, Swan Da questa parte!"
Killian aggrottò le sopracciglia confuso. Swan? Chi diavolo era Swan?
Si voltò per vedere la ragazza che aveva conosciuto a casa di Milah alcune settimane prima, farsi strada verso di loro, facendo smorfie qua e là ogni volta che cercava di eludere ballerini eccessivamente eccitati o ragazzi che tentavano di costringerla a ballare con loro. Oh. Quindi conosceva Graham? Aspetta - questa era la Emma di cui il suo coinquilino parlava ultimamente? Non aveva mai avuto la possibilità di incontrare la ragazza di cui continuava a sentir parlare in casa, ma questo colpo di scena non se l’aspettava davvero, questo era certo. Si era ritrovato a prendere spesso in giro Graham per la sua piccola cotta, e bene, ora poteva capire il motivo. Passò il resto del tempo che lei impiegò a raggiungerli al bar ad esaminarla con attenzione - era davvero sexy, doveva ammetterlo, indossava degli abiti piuttosto aderenti, una camicia trasparente e dei pantaloni stretti che facevano meraviglie con le sue curve.
Poteva essere una stronza, maleducata e odiosa, ma accidenti se stava da dio.
Parlando di questo, quando la stronza maleducata e odiosa raggiunse Graham gli sorrise sollevata per un secondo. "Hey tu" . Però non sembrò essere contenta allo stesso modo quando si rese conto con chi stesse bevendo il suo amico, il suo sorriso divenne sottile e forzato "Oh. Sei tu di nuovo".
"Per favore non essere così eccitata"
"Non lo sono" lo rassicurò e Killian dovette reprimere una risata - la ragazza aveva coraggio, questo era certo. Non si degnò nemmeno di rivolgergli un'altra parola, lo ignorò completamente e si rivolse a Graham a bassa voce "Senti - possiamo parlare per un minuto?"
Graham carpì l'apprensione nella sua voce – cosa che fece anche Killian, ma bene, lui non era suo amico e non gli importavano i suoi affari, quindi era contento di restare lì con il suo drink, grazie mille - la prese dolcemente per il gomito e la portò via, rivolgendo a Killian uno sguardo di scusa sopra la spalla "Naturalmente".
Il resto della serata andò come previsto: gente che beveva, ballava, flirtava, gente che si prese quasi a botte. Killian ottenne molti più sguardi famelici e numeri di telefono scritti sopra i tovaglioli di quelli che aveva immaginato, anche se Milah fece in modo di spaventare la concorrenza afferrandolo per il colletto della camicia e portando la bocca sulla sua ogni volta che qualche ragazza rimaneva a parlare con lui per troppo tempo.
Funzionava sempre.
Dopo averlo lasciato per andare a ballare con i suoi amici - non dopo avergli consigliato di aspettarla se avesse voluto continuare, si avvicinò ancora una volta al bancone con Jeff, quando Ruby e Victor si presentarono, entrambi un pò sudati e spettinati. "State già andando via, Whale?"
Victor sorrise a Ruby, con gli occhi che si illuminarono a quel suggerimento "Non lo so. Stiamo andando?"
Ruby gli colpì il braccio. "Non ancora. Ho bisogno di controllare Emma".
Jefferson fischiò sottovoce, appoggiandosi sui gomiti puntando lo sguardo sulla pista da ballo "Non penso che in questo momento abbia bisogno del tuo aiuto".
"Invece si" Ruby insistette incrociando le braccia sul petto con fare di sfida e Jefferson sollevò un sopracciglio per la sua riluttanza a credergli.
"Penso che Humbert si stia prendendo davvero bene cura di lei, fidati di me." Non appena disse ciò, indicò con il mento in direzione di una piattaforma a lato del club e tutti loro seguirono il suo sguardo. Gli occhi di Ruby si spalancarono e Victor si posò una mano sul collo strofinandolo nervosamente.
Killian si limitò a guardare indifferente. "Beh, guarda un po'"
Se Ruby e Victor erano l'epitome dello “strusciarsi”, la giusta definizione per quei due sarebbe stata 'scandalosi'. Potevano riconoscere che si trattava di loro a causa delle inconfondibili ciocche dorate di Emma e anche se suonava rude ammetterlo, per il suo delizioso sedere – di cui aveva preso atto poco prima - e beh, sapeva che era Graham a causa del suo abbigliamento. Ed era amico suo dopo tutto.
Fu piuttosto strano vedere il suo amico in un tale sordido comportamento, le sue mani che vagavano sui fianchi e sulla schiena di Emma, aggrovigliate nei suoi capelli mentre lei gli afferrava gli avambracci, facendogli poi scorrere le mani sopra le spalle. Si poteva vedere il suo ridacchiare e sorridere su di lui - probabilmente quando lui la afferrò per non farla cadere - ma ... sembrava quasi una cosa forzata. Killian inclinò la testa di lato, studiandoli per un attimo, notando il modo in cui si muoveva e ballava con lui, come lo spinse contro di lei con forza, il modo in cui teneva le labbra contro le sue in un bacio intenso che sicuramente doveva aver lasciato Humbert con una piccola situazione da fronteggiare.
Stava succedendo qualcosa lì.
Così qualche tempo dopo, le si avvicinò beffardamente appena fu a portata d'orecchio, quando sembrò che avesse avuto la sua dose di Humbert e si ritrovò da sola al bar per uno shot "Grande spettacolo, Swan".
Lei fece un cenno al barista, che si presentò come convocato per magia e senza neanche rivolgergli una seconda occhiata gli disse "Chiudi il becco"
"No, davvero. Per un attimo ho quasi sentito il bisogno di coprirmi gli occhi. Così indecente" disse, scivolando sul bancone fino a quando non si ritrovò proprio al suo fianco, anca contro anca. Prese lo shot che le diede il barista, lasciando qualche moneta sulla sua mano prima di voltarsi verso di lui.
"Che diavolo vuoi, Jones?"
"Che tu la smetta di giocare con il mio amico"
Sembrava che l'avesse schiaffeggiata "Scusa?"
Ah. Come se questo gli avrebbe fatto cambiare idea. "Sai. Graham? Occhi da cucciolo che ti seguono ovunque tu vada? Riccioli color nocciola? Accento irlandese? Aspetta, permettimi di restringere il campo - quello con cui stavi pomiciando là sopra"
Lei gli ringhiò contro "Questo non è affar tuo. Lasciami in pace"
"E' un mio problema quando stai spezzando il cuore del mio amico, usandolo mentre metti chiaramente in scena uno spettacolo per chiunque tu abbia intenzione di far andare fuori di testa".
"Oh, senti chi parla. Quello che si porta a letto Milah ogni volta che gli pare, ma quando viene fuori qualcosa che si avvicina anche solo minimamente ad una  'relazione' scappa via" Si voltò per prendere il bicchiere in mano. Buttò giù tutto d'un fiato, senza nemmeno batter ciglio e si leccò le labbra posando di nuovo il bicchiere sul bancone di legno appiccicoso.
Il fatto che avesse seguito il movimento della lingua mentre si leccava le labbra inumidite non gli andò troppo a genio. E nemmeno le sue parole in merito alla questione che gli aveva procurato così tanti mal di testa ultimamente.
La inseguì finché non furono naso a naso, avvertimento e disprezzo impregnavano le sue parole. "Almeno io sono sempre stato chiaro in quello che faccio. Tu stai solo usando qualcuno per dare spettacolo e sai qual è la cosa più divertente?" Le loro guance si sfiorarono e le sussurrò beffardamente nell’orecchio "Tu non stai prendendo in giro nessuno"
Non lo vide nemmeno arrivare.
Un momento prima stava guardando verso di lui con disprezzo, pensando che stava avendo il sopravvento e chiaramente non le importava assolutamente nulla di ciò che pensava o diceva di lei; un attimo dopo lo aveva schiaffeggiato con tutte le sue forze. Era così stordito che quasi non sentì le sue parole che sibilò sotto il suo respiro, ogni grammo di odio che avrebbe potuto contenere dentro di se uscì da ogni sillaba come il veleno che sgorga da una ferita aperta. "Non pretendere di conoscermi. Non ti azzardare a parlare di me come se mi conoscessi".
Lei si girò di scatto e i suoi capelli disegnarono un’aura mentre lui si accarezzava la guancia ancora dolente e si precipitò fuori, spingendo via i ballerini nella sua scia con suo stupore. Rimase lì, completamente stordito, con una furia crescente, quasi tremante nella sua ira.
Che diavolo era successo. Chi si credeva di essere? L’aveva accusato per il suo comportamento ma non appena lui aveva fatto lo stesso con lei lo aveva colpito? Che cazzo era successo?
Scosse la testa e decise che un altro rum non gli avrebbe fatto male – probabilmente gli avrebbe schiarito le idee a questo punto, forse. Passò i successivi quindici minuti cercando di attirare l'attenzione del barista - vedi? Un altro motivo per odiare Emma Swan: l’aveva fatto sembrare così facile, ovviamente lei era riuscita ad avere il suo drink in un minuto mentre lui avrebbe dovuto aspettare come un perdente fino a quando il ragazzo avrebbe ritenuto adeguato servire il suo ordine – fino a quando Graham gli si avvicinò  "Killian - hai visto Emma? Ruby chiede di lei e non riusciamo a trovarla da nessuna parte".
Huh. "Credo di averla vista andare via".
Andare via, oppure, fuggire dopo aver lasciato un'impronta della sua mano sul mio viso. Entrambe le possibilità erano valide.
Graham si grattò la barba, confuso. "Oh, è strano. Stava aspettando noi per andare. Le scriverò un sms". Stava per prendere il suo telefono quando Killian sbatté rumorosamente il bicchiere sul bancone.
"Perché ti preoccupi, Graham? Entrambi sappiamo cosa è successo lì sopra"
Il suo amico lo fissò inebetito, sembrava ancora più confuso di prima, fino a quando qualcosa passò davanti ai suoi occhi "Vuoi dire che so che lei non è interessata a me".
Killian deglutì. Non era una conversazione che aveva intenzione di avere con lui, ma al diavolo, stava solo cercando di aiutarlo "Almeno non come tu sei preso da lei".
Graham annuì " Hai ragione. Lo so. E lo sa anche lei. Non è la prima volta che abbiamo parlato di questo"
Killian aggrottò la fronte, completamente perso. "Allora perché le permetti di giocare con te?"
"Che cosa?" l’intero contegno di Graham cambiò e la consapevolezza gli attraversò il volto "Oddio.. no, no! Quello che avete visto poco fa sulla pista da ballo? Non è come sembra"
Non era davvero una cosa di tutti i giorni vedere Graham comportarsi così, Killian stava cominciando a rendersene conto. Lei doveva significare molto per lui per convincerlo a difenderla così ferocemente.
"Guarda ... Emma ha avuto un sacco di problemi ultimamente E anche se sa che vorrei stare con lei nonostante tutto - anche sapendo che non ricambia i miei sentimenti – lei non vuole. La stavo solo aiutando."
Killian si passò stancamente una mano sul viso. Si era già stancato di tutto questo. Era ovvio che non avrebbe dovuto cercare di dire nulla a riguardo. "Aiutarla con cosa?"
Graham sospirò. "Il suo ex è qui" Killian non sembrò essere particolarmente convinto da quella affermazione - e allora? Questo giustificava  il suo comportamento? Non ne era così sicuro. Graham notò la sua espressione incredula e si affrettò a spiegare. "E'...una situazione incasinata. Sono stati insieme per molto tempo, ma era un tipo poco raccomandabile - piccoli furti e cose del genere. Lei gli chiese di smetterla in modo che potessero, sai, iniziare una vita insieme" Fece una pausa, distolse lo sguardo e la voce divenne più dura. "È scomparso. L’ha lasciata sola, senza niente, nulla da vedere, nessuna traccia da seguire". Volgendosi di nuovo a Killian, fece segno in direzione di una coppia all'altro lato del bar: una ragazza dalla pelle scura, con i capelli lunghi e lisci, che aveva le braccia attorno al collo di un ragazzo. Capelli castani spettinati e occhi ammiccanti, che non smettevano di brillare mentre baciava il naso della sua ragazza.
Disgustoso.
"E ora, anni dopo, è qui con la ragazza con la quale ha trovato la casa che Emma gli aveva chiesto di costruire con lei".
Oh. "Va bene, tutto questo fa schifo, ma allora .." cominciò esitante, ma Graham lo interruppe.
"Allora mi ha detto che sapeva che lui era qui, sapeva che avrebbe cercato di parlare con lei per scusarsi o qualcosa del genere. Le ho chiesto se voleva che gli dessi un pugno, ma ha preferito solo ... lo sai. Fargli credere che stavamo insieme così che avrebbe fatto marcia indietro. Mostrandogli che sta bene. Che sta meglio senza di lui, che non ha assolutamente più bisogno di lui".
Killian osservò la coppia per un pò, chiedendosi come doveva essere stato per Emma vedere - le sue speranze, i suoi sogni di avere una casa e una famiglia con quel ragazzo - strappati da lei e ora le veniva sventolato tutto davanti come una bandiera bianca.
O vederlo con una ragazza che non era lei.
Sì, da quello che aveva visto, Emma sicuramente non stava bene. E come le aveva detto, non stava prendendo in giro nessuno - né il suo ex, né Graham e sicuramente non lui. Nemmeno se stessa.
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C’erano momenti in cui Miss Honey era triste. O turbata. O solitaria. O ... comunque c’era qualcosa che non andava. Non si comportava ... come se stessa per quanto Killian potesse dire, anche se non ne era proprio sicuro di come potesse dire una cosa del genere riguardo ad una perfetta sconosciuta con la quale aveva condiviso solo qualche conversazione scarabocchiata su un tavolo - al contrario di quanto a volte aveva bisogno che qualcuno gli parlasse chiaramente dei propri problemi affinché se ne accorgesse – e questo lo spaventava se ci rifletteva un pò.
Era ... per i dettagli, immaginò. Si era sempre vantato di essere abbastanza bravo a leggere dentro le persone, ma questa ragazza – si erano legati, per quanto smielato potesse sembrare. Il modo in cui scherzava, o le risate per le sue battute ridicole e il curioso interesse per qualunque cosa si ritrovassero a commentare. Non capiva perché il fatto che sapeva che lei fosse triste lo turbava così tanto - non era come se lei fosse davvero una sua amica o qualcosa del genere ... anche se in un certo senso lo era. Ed era così. Lo turbava. Lo inquietava e questo non gli piaceva neanche un po'. Quando questi momenti di Miss Honey arrivavano, cercava di tirarle su il morale quanto più poteva. Le raccontava fatti a caso su di lui e i suoi amici e le promise che glieli avrebbe presentati quando avrebbe avuto voglia di trascorrere una giornata in cui avrebbe voluto disperarsi sul fallimento dell'umanità per quanto i suoi amici fossero idioti. Componeva conversazioni tra loro due quando lei non era così disposta a parlare. Una volta incollò persino al tavolo una piccola ricetta del suo dolce preferito che sua madre era solita preparare per lui e Liam quando erano ragazzi. Non aveva idea del perché, ma dopo avergliela lasciata, fu come se avesse saputo anche lei che era stato qualcosa che aveva fatto affiorare alcuni dei suoi demoni interiori. In risposta, fece alcuni scarabocchi per lui per cercare di sollevargli il morale.
Gli scarabocchi divennero il suo punto distintivo da quel momento. Era abbastanza brava, doveva rendergliene atto. A volte le faceva delle richieste che lei soddisfava gentilmente, mentre altre volte gli lasciava qualcosa e lui doveva indovinare che cosa o chi fosse. Il suo ritratto del profilo di Granny era ancora il suo preferito - rise così forte quando lo vide, il resto dei clienti del locale pensò che fosse in pieno delirio.
L'unica richiesta che non accettò mai di soddisfare, non importa quante volte la pregò, fu un autoritratto.
Ragazza furba.
Quel giorno trovò un messaggio piuttosto vivace da parte sua e Killian si morse l'unghia distrattamente, pensando se dovesse rispondere o meno. Stava pensando di farlo da molto tempo ormai e riconobbe che non c'era niente di sbagliato. Perché gli amici - o qualunque cosa fossero – si chiedevano cose l’un l’altro. Perché erano interessati alla vita dell’altro.
E lui moriva dalla voglia di sapere.
 
Allora, Mr. T ha una domanda strana per Miss Honey ... qualcosa che gli è passato per la mente ultimamente. Gli piacerebbe sapere se Miss Honey è attualmente impegnata. Naturalmente se a Miss Honey possa far piacere condividere questa informazione con lui. Non che Mr. T non sarebbe incredibilmente frustrato se lei non glielo dicesse o se lei lo fosse. Affatto.
 
Si. Aveva bisogno di sapere se era sposata, se avesse un fidanzato, se avesse una ragazza, se avesse qualsiasi cosa. Se lui avrebbe avuto qualche possibilità con lei. Una cosa da pazzi dato che non la conosceva nemmeno, ma ...
Dio, era così un cliché, non era nemmeno divertente. Probabilmente qualcuno avrebbe potuto farci una stupida commedia romantica sulla sua situazione. Avrebbero potuto scegliere quel ragazzo con quei bellissimi capelli di quella serie tv ambientata in ospedale, per interpretare il suo ruolo. Sarebbe stata un’ottima scelta - tutte le ragazze gli sbavano dietro ...
Non si concesse più di un giorno per andare a controllare, si affrettò ad andare da Granny il mattino successivo, sentendosi un idiota perché chi avrebbe potuto dire se era stata già lì e avesse visto il suo ultimo messaggio? A volte passavano giorni o anche una settimana tra un messaggio e l’altro.
Ma con sua grande sorpresa, lei l’aveva visto.
E aveva risposto.
 
Miss Honey è sconvolta dall’audacia di Mr T. Ma se lui vuole proprio saperlo ... No. Miss Honey è libera come un uccello. E naturalmente ora Miss Honey si sente in dovere di chiedere la stessa cosa .
 
Lei era single. E voleva sapere se lo era anche lui.
Oh Dio. Era interessata? Voleva forse essere solo educata? Che diavolo voleva da lui? Che diavolo voleva lui da lei, ora che ci pensava?
Era fregato. Davvero fottuto.
 
Mr. T non ammetterà mai di aver sorriso come uno sciocco. Non lo farà. E no, nemmeno lui è impegnato. Il che è un bene. Giusto?
 
Come una sola frase che ricevette in risposta lo fece sentire più felice e più leggero di quanto non fosse stato in tutto il mese era ancora un mistero.
 
Bene. Giusto.
 
Cercò di schiacciare la piccola fitta di senso di colpa che lo colpiva quando pensava a come avrebbe potuto considerare Milah d’ora in poi. Non erano una coppia, quindi tecnicamente non c’era niente tra di loro e non era assolutamente legato a lei. Quindi non stava mentendo. Ma la possibilità che Miss Honey potesse fare lo stesso per lui - mentire così lui avrebbe sentito quello che lei voleva fargli sentire - aspetta un attimo…cosa? - gli fece venire la nausea e cercò di allontanare quella sensazione.
 
Sarebbe stato davvero maleducato andare ad un appuntamento al buio con un totale sconosciuto se uno di noi fosse stato impegnato con qualcun altro.
 
Sono d’accordo. Ma aspetta, siamo davvero estranei? Mi sento come se so più di te che di alcune delle persone che conosco in carne ed ossa.
 
Sorrise. Lei diceva sempre - o scriveva – quello a cui stava pensando anche lui. Si domandava anche lui cosa fossero ed eccola lì – ad ammettere che, per quanto potesse essere poco convenzionale, era qualcosa che valeva la pena mantenere.
 
Credo che siamo ... amici fantasma. Spaventata, Miss Honey?
 
Nei tuoi sogni, Mr. T.
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"Humbert, ti dispiace se prendo in prestito una delle tue ..." disse mentre apriva la porta della camera del suo coinquilino, per poi fermarsi sui suoi passi alla vista di fronte a lui "Oh."
Emma Swan seduta sul letto di Graham, le gambe incrociate sotto di lei, i capelli in disordine e le labbra rosse e mordicchiate. Ora che ci faceva caso, stava indossando una delle t-shirt di Graham "Jones".
Le fece cenno con la testa, distogliendo lo sguardo dalle sue gambe nude "Swan".
Graham fece capolino da dietro l'armadio, sollevando le sopracciglia  "Ehi, Killian - che c’è?"
Killian scosse la testa, cercando ancora di trovare una spiegazione al 1) perché Emma Swan fosse lì e sembrava come se fosse stata scopata per ore e 2) perché questo avrebbe dovuto interessargli in alcun modo. "Uhm, niente, stavo per chiederti se potevo prendere in prestito una tua maglietta ma vedo che sei impegnato. Non preoccuparti."
Stava per chiudere la porta dietro di se quando qualcosa lo colpì alla testa. Si voltò per trovare una t-shirt pulita, per gentile concessione di Graham, che l’aveva lanciata su di lui sorridendo "Ecco – prendi questa"
Si inginocchiò e la prese in mano, poggiandola sopra la sua spalla. "Grazie amico" Con un ultimo sguardo su di lui - e poi a Emma, che stava cautamente evitando i suoi occhi – si diresse in bagno per fare una doccia.
E no, non stava assolutamente pensando a ciò che quei due avrebbero potuto fare in camera di Graham.
Quando ebbe finito, si disse che non stava veramente cercando di sentire quello che stava succedendo dall'altra parte del muro. Indossò le cuffie mentre digitava sul suo computer portatile, quindi guardò un episodio del suo show televisivo preferito, poi un altro - finché non si rese conto che si era lanciato in una maratona senza rendersene conto - e alla fine decise di guardare un film che aveva intenzione di vedere da quando August aveva affermato che gli avrebbe 'aperto la mente'.
Non era sicuro che lui ed August fossero sulla stessa lunghezza d’onda, per così dire, ma era disposto a dargli una possibilità.
Alle 02:00, dopo essersi assopito in diversi punti del film -  aveva ragione, non era davvero cosa per lui, a cosa stava pensando August? - gettò le coperte di lato e si alzò dal letto, pronto per andare a prendere qualcosa da bere.
C’era silenzio in casa e anche se aveva evitato con successo che qualsiasi suono passasse attraverso le cuffie durante la serata - anche se avrebbe giurato di aver sentito delle voci, ma di una conversazione e non ... di altre attività - non era davvero sicuro di essere pronto a incorrere di nuovo in un'altra scena imbarazzante.
Anche se si imbatté in un fantasma.
"Cazzo. Non farlo mai più" sibilò con rabbia alla silhouette di Emma, arroccata sul davanzale della finestra del salotto. Quasi mimetizzata nell’ombra e tra le tende appese al soffitto, che aveva usato come una sorta di coperta sulle gambe.
Cercò di non pensare alle sue gambe nude. Senza successo.
Sembrò quasi volersi scusare quando lui andò a prendere un po' d'acqua dal lavandino e bevve un sorso, mentre cercava di riprendere il controllo.
"Mi dispiace."
Lui sbuffò. Voltandosi la osservò per un momento e lo sguardo lontano nei suoi occhi lo fece fermare sui suoi passi che lo avrebbero portato verso la sua stanza.
Anche le evidenti tracce di lacrime versate probabilmente ebbero qualcosa a che fare con la sua decisione.
Fece un timido passo nella sua direzione "Stai bene, Swan?"
Raddrizzò la schiena e lo fissò con aria di sfida "Ti importa davvero?"
Avrebbe dovuto aspettarselo. Non era di certo una sorpresa che l’avrebbe attaccato, considerando l'ultima volta che avevano interagito - anche se era stata lei ad aggredirlo. Fisicamente. E doveva ammettere che era stato lui ad iniziare l'attacco. Verbalmente. Giusto?
Dio, che casino.
"Giusto…" disse grattandosi la nuca nervosamente. Avanzò verso di lei e poté vedere come si stava rinforzando - per una lotta? Povera ragazza. "Guarda, io… so che l'ultima volta che ci siamo visti non è stato proprio il massimo, ma volevo scusarmi. Graham mi ha detto che stava solo cercando di aiutarti e che gli stava bene tutta la situazione fintanto che ti avrebbe fatto sentire meglio..."
Sembrava sorpresa allo stesso modo in cui si sentiva lui, probabilmente. Guardò la maglietta che indossava, un sorriso malinconico comparve sue ​​labbra mentre accarezzava delicatamente la stoffa "E 'un bravo ragazzo. Fin troppo, in effetti".
Lui annuì, imitando il suo sorriso "Il migliore. Avresti potuto trovare di peggio."
Era vero. Graham era uno dei migliori amici che avesse mai avuto, e lui era…felice, pensò, del fatto che lei gli stesse dando una sorta di possibilità - o almeno lasciarsi andare per far nascere qualcosa tra loro due.
Lei aggrottò la fronte e si voltò a guardarlo con curiosità "Cosa te lo fa pensare?"
... stava dicendo sul serio? "Beh ..." cominciò facendo un cenno verso la sua scelta di abbigliamento, sperando che avrebbe colto il suggerimento. Stai indossando i vestiti del ragazzo, Swan. Guardò la t-shirt e la realizzazione di quello che stava pensando si manifestò sul suo volto e con sua grande sorpresa, arrossì.
Non voleva soffermarsi troppo sul fatto che era davvero carina mentre lo faceva.
Afferrò l'orlo della maglietta tra le mani e lo strinse saldamente. "No, no, non è come sembra. Avevo solo bisogno di un posto per dormire".
Killian si sedette sul divano accanto alla finestra, appoggiato contro un bracciolo e prese l'elefante di pezza che Ruby aveva dato loro tanto tempo fa e che aveva rivendicato il suo posto lì. "Pensavo che avessi già trovato un posto dove stare"
Chiuse gli occhi, un battito di ciglia "L'ho fatto, ma ..."
"Non devi dirmelo" disse in fretta, ma lei sembrò non sentirlo e continuò, con sua grande sorpresa.
"E' solo - il mio ex. Il mio vicino mi ha chiamato dicendomi che mi stava aspettando avanti alla porta di casa per parlare con me e io non voglio vederlo".
Killian aggrottò la fronte. Il suo ex? "Quello del club?"
Alzò la testa verso di lui, sorpresa "Neal? Oh, no. Lui non ha le palle di avvicinarsi a me dopo quello che ha fatto". Sembrava quasi divertita e se non era stato strano parlare poco prima del suo ex, ora lo era sicuramente. C'erano ... amarezza e dolore sul suo viso e fu quasi tentato di andare da lei e accarezzarle i segni che le increspavano la fronte. Ma non lo fece. "Walsh. Siamo stati insieme per un anno o giù di lì. Non di più".
Ci fu una pausa che lui sentì il dovere di riempire, nel caso in cui lei gli avrebbe lasciato modo di domandare "Che cosa è successo?"
Un sospiro. Pesante. Stanco. "Mi ha chiesto di sposarlo".
... Va bene, non era assolutamente quello che si aspettava. E adesso era ancora più confuso su tutta la faccenda. Si era chiesto se il suo umore dipendesse dall'idiota di cui Graham gli aveva parlato, ma questa era una novità.
Non che sapesse molto di Emma Swan, ma tutto questo era strano.
"Oh." Un'altra pausa, perché la situazione non era abbastanza imbarazzante. "Mi sono perso" confessò.
Lei sbuffò e si passò una mano tra i capelli "Non sono pronta. Pensavo di esserlo. Avevo pensato di aver trovato finalmente qualcosa di buono Qualcuno a cui importava di me. E la ​​cosa più stupida è che quando finalmente ci ero vicina, ho capito che non potevo farlo. Forse non lo farò mai". Si fermò, scuotendo la testa rapidamente, come per dire a se stessa di stare zitta "Mi dispiace, non so perché ti sto dicendo questo".
Lui ridacchiò in silenzio "Beh, a volte è meglio condividere i segreti con le persone che odi".
E ciò sembrò portarla fuori dalle sue riflessioni, lo fissò, uno sguardo pensieroso prese forma sul suo volto "Io non ti ... 'odio'. Mi dispiace per averti giudicato per il tuo rapporto con Milah. Non avevo il diritto di dire nulla".
"Hai ragione, non era il caso" ammise e cercò di non sentirsi troppo soddisfatto nel vederla contorcersi sotto il suo sguardo. Sospirò, stendendosi languidamente sul divano. "Anche se credo che fosse ora che qualcuno mi dicesse qualcosa. Anche se quel qualcuno eri  tu proprio prima di darmi uno schiaffo".
Si rianimò a questo. "Ha fatto male?"
"Qualcuno il giorno dopo mi ha chiesto se mi fossi dipinto di proposito l’impronta della mano sulla faccia"
L’avevano fatto davvero. Come se quel segno non fosse stato abbastanza.
Lei ridacchiò "Te lo sei meritato".
"Forse" si strinse nelle spalle ed entrambi condiviso un sorriso, un piccolo momento di cameratismo che fu ...  in un certo senso lenitivo,  pensò. Ci fu un lungo momento in cui nessuno dei due disse nulla, rimasero lì in silenzio a crogiolarsi nel suono del loro respiro, mentre i pensieri volavano lontani da loro per non essere più raggiunti.
Killian ruppe il silenzio dopo un po', inclinando la testa per guardarla con uno sguardo d'intesa. "E allora. Che cosa hai intenzione di fare ora? Sai che dovrai parlare con questo Walsh prima o poi?".
Curvò le spalle e si appoggiò al vetro della finestra, sistemando la tenda intorno a se come se fosse una gonna "Non ne ho idea, ma credo che lo farò." Non sembrava troppo convinta, ma non poteva costringerla. Invece, lei lo fissò con uno sguardo strano "E tu? Sarai mai un uomo e troncherai questa storia con Milah?"
Incontrò i suoi occhi, lo stesso sguardo smarrito che aveva trovato così affascinante la prima volta che l'aveva incontrato e che le aveva fatto qualcosa che aveva trovato privo di vita fino a quel momento.
Disse la verità.
"Non ne ho la minima idea"
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Senza che nessuno dei due se ne rendesse conto, Killian giunse alla conclusione che lui ed Emma Swan erano diventati, con sua grande sorpresa, amici. Le scriveva degli sms quando sentiva che tutto era troppo difficile da sopportare e si vedevano per fare una passeggiata o per prendere un caffè.
(Però non la portò mai da Granny, e qualcosa lo colpì al cuore per la consapevolezza che era così incasinato per essere ancora completamente innamorato dell'idea di incontrare Miss Honey e tenere questo suo piccolo segreto lontano da tutti. Non prese nemmeno in considerazione l’idea di dirlo ad Emma, che come lui aveva ammesso, stava lentamente diventando una dei suoi migliori confidenti).
E come amici si incontravano. E parlavano. Facevano cose insieme, anche quando l'altro non voleva. Erano lì solo per l'altro.
A volte Emma si presentava a casa loro portando ciambelle o pizza, quando aveva bisogno di un po’ di conforto. E anche se Graham era in casa, era ovvio che lei stava cercando Killian, proprio come faceva lui con lei. Inoltre la cosa era diventata piuttosto evidente nel momento in cui iniziò a presentarsi da lui quando sapeva che Graham non sarebbe stato in casa. Però non ne fece mai parola con lei. Soprattutto per il piccolo dettaglio che lui apprezzava davvero tanto i loro tête-à-têtes privati​​.
 
 
Non riusciva davvero a capire che cosa rendesse il loro rapporto così unico ed esilarante allo stesso tempo - specialmente considerando il modo in cui tutto aveva avuto iniziato - ma era qualcosa che lentamente ed inesorabilmente iniziava ad amare e a tenere sempre più man mano che il loro rapporto cresceva. La maggior parte del tempo non erano d'accordo su tutto ciò di cui discutevano: dalle opinioni politiche a quali fossero i libri più sopravvalutati di tutti i tempi. Diavolo, da ricordare anche come non avevano mai trovato un accordo riguardo ai condimenti della pizza. Quando le chiese ad alta voce che cosa aveva a che fare tutto questo con la compatibilità in una coppia, lei lo fissò e scosse la testa, borbottando sottovoce sul fatto che lui 'non sapeva un bel niente della vita'.
Non che pensasse alla possibilità che lui ed Emma potessero stare insieme. Assolutamente. Lui vedeva ancora Milah, perciò era per così dire…'fuori dal mercato' in un certo senso - ed Emma era ... beh, lei era ancora Emma. Emma Swan, con i suoi problemi di fiducia e la sua totale mancanza d’interesse a far avvicinare qualcuno al suo cuore dopo la sua rottura con proposta di matrimonio annessa. Era preoccupato per lei - perché quello ... quello fanno gli amici, giusto? Forse i suoi tentativi di farle superare questi suoi problemi, non erano esattamente i più adatti - perché urlarsi in faccia a vicenda e andar via sbattendo la porta, non era davvero da considerarsi un successo o almeno così gli era stato detto - ma lui stava solo cercando di essere di supporto.
Allo stesso tempo, Emma dal canto suo avrebbe voluto confrontarsi circa la sua inesistente disposizione a lasciare andare Milah. In realtà, glielo disse in faccia una volta mentre Killian stava scherzando sul fatto che avrebbe voluto invitarla per un appuntamento. Per scherzo. Naturalmente. Non che avrebbe mai accettato di andare ad un appuntamento con qualcuno, meno di tutti con lui. (E il motivo per cui  fosse rassicurato dal pensiero che lei rifiutava gli inviti di chiunque, oltre che i suoi, non l’avrebbe mai saputo)
Lei sbuffò e rifiutò l’offerta. Quando le chiese perché, gli spiegò che non sarebbe mai uscita con lui perché continuava ad andare da Milah ogni volta che 'era in uno stato d'animo particolare'. Poi lo guardò, sapendo che avrebbe capito cosa intendeva dire. Purtroppo lo sapeva fin troppo bene: la solitudine, la sensazione di non appartenenza, l'insicurezza – tutti questi sentimenti si insinuavano dentro di lui e quando facevano presa si ritrovava ad ansimare in respiri smorzati. Ed erano quelli i momenti in cui correva a bussare alla porta di qualcuno, quel qualcuno che lui sapeva gli avrebbe dato qualcosa che desiderava disperatamente.
Emma sospirò e poi gli rivolse uno sguardo comprensivo "Senti, so che è ... come una droga. Non è facile smettere di prendere qualcosa che ti viene offerto e che ti fa sentire bene. Ma è un comportamento da stronzo e lei merita di meglio."
"Non l'ho vista ultimamente" sbottò inconsapevolmente. Non da quando ho iniziato ad uscire con te, comunque.
Rimasero lì a fissarsi per un po', in silenzio, leggendo l’espressione dell’altro, le parole non erano necessarie, fino a quando lei distolse lo sguardo con un lieve rossore sulle guance che aveva cercato di coprire con quella cortina di riccioli biondi. Non dissero nient’altro sulla questione, concentrandosi invece sullo stupido show televisivo che avevano come sottofondo e sul finire la loro pizza. Non fu fino a quando lei batté la mano sulla sua in modo che non mangiasse l'ultimo Fromaggio, una di quelle scene che avevano in qualche modo rivissuto nelle ultime settimane era tornata, e a quel punto lui sentì come se potesse respirare di nuovo.
Perché, come era successo in quel momento, Emma Swan era riuscita a lasciarlo senza fiato.
E per questo trovò particolarmente divertente il momento in cui riuscì a far rimanere lei senza fiato - e senza invadere il suo spazio personale o con qualche insinuazione scandalosa. Ad essere onesti, rimase sorpreso - e un po' confuso - alla sua reazione a pensarci su: le stava parlando di una ricetta del tè con il miele mentre si lamentava del fatto che Ruby le avrebbe rovinato il fine settimana, un dolce sorriso gli si presentò sulle labbra al ricordo della sua prima interazione con la ragazza fantasma di Granny.
Emma si bloccò, la matita con cui stava giocherellando cadde a terra con un leggero suono metallico e incontrò i suoi occhi con uno sguardo vuoto sul suo viso. Rimase stupito quando iniziò a raccogliere tutte le sue cose e con un saluto veloce, mormorò una scusa riguardo a qualcosa che aveva dimenticato di fare prima di incontrarlo e abbandonò la scena, lasciandolo ancora una volta senza parole.
La ragazza lo batteva sempre, in qualsiasi situazione.
 
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"Mi stai evitando"
Si appoggiò allo stipite della porta, incrociando le braccia davanti a lei. Se avesse fatto quella stessa espressione mesi fa, quando si incontrarono la prima volta, Killian non avrebbe saputo cosa cercare in quello sguardo - avrebbe immaginato che fosse annoiata, infastidita, arrabbiata con lui per il fatto che si fosse presentato a casa sua per vederla.
Ma ora - ora sapeva come leggere dentro di lei. E faceva davvero schifo a celare le sue emozioni.
Era nervosa.
"No, non ti sto evitando" disse lei, e quando lui non disse nulla, sospirò, lasciando cadere lo sguardo sul pavimento, facendo strisciare i piedi. "Non guardarmi in questo modo"
Fu quasi impietosito dal suo coraggioso tentativo di prenderlo in giro "Ti sto guardando così perché sai che ho ragione".
"Sono solo stata occupata" provò e lui alzò un sopracciglio, quasi sorridendo quando lei strinse le labbra quando se ne rese conto. Continuava a lamentarsi di quanto fosse insopportabile quando sollevava il sopracciglio.
"Occupata ad ignorarmi"
Si rizzò in piedi sollevando le braccia in aria "Non tutto gira intorno a te, okay Jones?"
Lui si ritrasse, colto di sorpresa. Sapeva che a volte Emma di metteva sulla difensiva, ma credeva che avevano fatto progressi e anche quando la pressava lo trattava in modo diverso da come faceva con tutti gli altri. Perché loro si capivano.
Non si aspettava che l’avrebbe respinto in una maniera così dura, assolutamente. E doveva ammetterlo: faceva male.
Si guardò i piedi, sentendosi improvvisamente stupido. "Lo so. Ho solo ..." Si strofinò nervosamente la mano sulla nuca e poi sospirò. Era il momento di andare, pensò. Che non si dica che non era un gentiluomo: se la sua presenza non era gradita, se ne sarebbe andato. "Bene. D’accordo"
Non appena si voltò per premere il pulsante dell'ascensore sulla parete, la mano di Emma gli afferrò il braccio, fermandolo. "Aspetta ..." Si bloccò, ancora non incontrava i suoi occhi, in attesa che lei andasse avanti. Non voleva ammettere che il suo cuore stava battendo furiosamente dentro la sua cassa toracica, come se avesse corso una cazzo di maratona solo per vederla, perché stanco del suo silenzio. "Mi dispiace. Avrei dovuto chiamarti o fare qualche altra cosa. Le cose sono state un po' strane ultimamente".
Incontrò i suoi occhi, preoccupato. Odiava quando appariva così ... Sconfitta. Sofferente. Stanca. Le tre S. "Avresti potuto dirmelo"
"Non volevo darti fastidio"
"Non mi dai mai fastidio"
Entrambi sussultarono leggermente alla sua confessione e ci fu una pausa imbarazzante in cui Emma si morse il labbro inferiore, mentre lui cercò di fare il possibile per dare un senso a quello che aveva appena detto. Ciò che aveva detto era…era vero. Anche se stava passando la peggior giornata di sempre, o era stanco da morire, o voleva solo stare sotto le coperte e nascondersi dal resto del mondo, non gli sarebbe importato nulla se Emma si fosse presentata da lui per cercare di parlare. O semplicemente rimanere in silenzio al suo fianco, perché sapeva com’era. Nè Graham, nè Milah, né nessun’altro. Al diavolo, l'unica altra persona a cui era disposto a dare una possibilità per risollevare il suo umore sarebbe stata Miss Honey - anche se questo avrebbe implicato il dover e andare da Granny. (Cosa che sarebbe stato disposto a fare senza pensarci su due volte.)
Era solo ... il modo in cui il loro rapporto funzionava. Perché loro funzionavano insieme. Avevano legato.
E sapeva che doveva dire qualcosa per scacciare via l'imbarazzo che si era insinuato tra di loro.
"Woah, è diventato tutto davvero intenso in pochissimo tempo. Che ne dici di un drink?"
Il fugace movimento delle sue labbra esprimeva gratitudine e comprensione, ma fu rapidamente sostituito dalla sua classica espressione non-so-davvero-come-faccio-a-sopportarti che riservava esclusivamente a lui. "Non accetterai nessun’altra risposta se non un si, vero?"
"Mi conosci così bene" disse e le poggiò una mano sulla spalla per poi trascinarla fuori dal suo appartamento. "Dai andiamo!!"
Dopo una breve discussione 'Per favore Jones ho bisogno delle mie chiavi e, sai, di indossare delle scarpe adatte' furono costretti ad entrare in casa sua, in attesa che Emma fosse pronta ('Non c'è bisogno che ti prepari, stai benissimo così!' 'Non iniziare!'
'Donne' ' Vuoi che cambi idea?' 'Ok, va bene. Mettiti in tiro per me, Swan. D’accordo'), in attesa che Emma apparisse sulla sua porta dopo che lei l’ebbe accusato di essere un idiota, e che si mostrasse finalmente 'effettivamente pronta', lasciarono l’edificio, camminando senza meta, stranamente in silenzio per un po'.
"Allora. Che novità ci sono?" chiese finalmente e lui sorrise. Sembrava come se volesse rimettere le cose a posto dopo averlo ignorato.
"Non molto, in realtà. Milah mi ha un po’ stressato in questi giorni, probabilmente perché sto ignorando le sue chiamate e non sto passando da lei ultimamente." Urtò giocosamente la spalla con la sua, guadagnando in cambio solo uno spintone più violento da parte di lei "E poi hai iniziato ad evitarmi e questo ha reso la mia vita una noia totale, lascia che te lo dica".
Lei sorrise, gli occhi verdi scintillarono verso di lui. "Ho pensato che potessi gestire la mia assenza".
Ricambiò il sorriso ridacchiando sommessamente "Chiaramente no".
Avrebbe dovuto dare una controllata al suo filtro tra il cervello e la bocca, davvero. Smetteva di funzionare ogni volta che si trovava in presenza di Emma Swan e la cosa si stava facendo stranamente inquietante, se così poteva dire.
Le guance di Emma avevano assunto una bella tonalità di rosso – cosa che fece perdere un altro paio di colpi al suo filtro, comunque pensò che non fosse il caso di farglielo notare, sapendo che si sarebbe solo preoccupata per lui. "Okay" mormorò lei e ripresero il loro cammino.
Continuarono a camminare fino a quando non vide lo steccato verde coperto dalle piante che circondava il locale che aveva frequentato così spesso nell’ultimo anno, si fermò davanti alla porta e diede un'occhiata all'interno. Non aveva notizie anche da parte di Miss Honey da un po' di tempo.
Da quando Emma aveva iniziato ad evitarlo, aveva attraversato ... un sacco di fasi, se così si poteva dire.
In primo luogo, si ritrovò in uno stato di confusione. Non riusciva a capire perché improvvisamente avesse smesso di volerlo sentire, o semplicemente di vederlo, cosa che ormai facevano quotidianamente. Avvicinarsi, conoscersi e di essere semplicemente presenti l’uno per l’altra. Si arrovellò il cervello cercando di pensare a qualsiasi cosa avesse potuto dirle per turbarla o per farla arrabbiare con lui, ma non riusciva a ricordare assolutamente nulla del genere. Cosa che lo portò alla seconda fase.
La Rabbia.
La incolpava di essersi dimenticata di lui, di averlo lasciato, che stesse bene senza di lui. Era crudele da parte sua, privarlo della sua presenza. Una cosa infantile e stupida e lui lo sapeva, ma non riusciva a smettere di essere arrabbiato con lei – per il fatto che lei non avesse bisogno di lui come invece lui aveva bisogno di lei. Aveva trascorso più notti di quante potesse ricordare a brontolare tra sé e fissando in cagnesco il suo telefono, a fissare ogni sua fotografia e le notifiche sul suo profilo Facebook. Una notte era così arrabbiato, che si ritrovò da Milah, bussando alla sua porta e quasi prendendola proprio lì nel corridoio non appena ebbe aperto, ovviamente sorpresa di ritrovarselo lì.
Però non trascorse la notte con lei. Dopo averla baciata furiosamente, le avvolse un braccio intorno alla vita per avvicinarla a se il più possibile, ottenendo in cambio un suo gemito in risposta, in quel momento si rese conto che stava commettendo un errore. Stava continuando a farlo - continuava ad andare lì e prendersi quello che voleva, sopprimendo i sentimenti per lei che ora erano in contrasto con quelli che provava per Emma, che si erano aggiunti nel mix. Così se ne andò, mormorando una scusa e promettendo a Milah che presto l'avrebbe chiamata per parlare.
(Non l’aveva ancora fatto, ma l'avrebbe chiamata)
Infine, la terza fase portò con sé dolore e autocommiserazione. 'A lei non importa nulla di te', 'Chiaramente non vuole avere niente a che fare con te', 'Tu non sei quello che vuole' ... erano questi i pensieri che gli passavano per la testa. E fu allora che si ritrovò da Granny, rendendosi conto che, a parte il riconoscimento fugace che erano ancora vivi, non parlava con Miss Honey da un po'. E così le scrisse, sconsolato, solitario e con una disperata voglia di parlare con lei - e non solo a causa dell’abbandono inaspettato di Emma. Gli era semplicemente mancata, ma si era quasi dimenticato della sua mancanza, quando Emma era lì con lui.
E così, voleva assicurarsi che lei non gli avesse ancora risposto, perché così come Emma, anche Miss Honey non era poi così aperta.
Si fermò davanti alla porta di Granny e si voltò verso di lei "Ehy, ti dispiace se entriamo un secondo qui? Ho bisogno di ... controllare qualcosa."
Gli occhi di Emma si spalancarono e lui aggrottò la fronte. Però si stampò immediatamente un sorriso piuttosto finto sul viso  "Hai detto che dovevamo bere un drink. Non sarebbe più adatto un bar?" disse e notò divertito come lei si stava torcendo le mani. Che cosa le stava succedendo?
Killian scosse la testa sorridendo e le scostò dolcemente i capelli prima di avviarsi all’ingresso "E' solo un momento, non ci metterò molto" Non aveva nemmeno fatto un passo verso la porta quando Emma gli afferrò il retro della camicia, e si voltò, completamente sconcertato, con l’intenzione di avvertirla di non farlo mai più, perché quella era la sua camicia preferita e se gli avesse fatto anche solo un piccolo danno non avrebbe potuto dire o fare niente per evitare che la prendesse a calci in culo, ma il suo viso scosso lo colse completamente alla sprovvista.
"Killian, per favore, non entriamo - solo ... andiamo, per favore" Lei lo stava implorando e qualcosa iniziò a tormentarlo in un angolo della sua mente, come un avvertimento, come se ci fosse qualcosa d’inquietante e sbagliato, ma lui scacciò via questi pensieri - così come fece con la mano di lei, le rivolse un sorriso rassicurante prima di avviarsi all’interno del locale.
"Emma, è solo un minuto, te lo prometto."
Le diede un ultimo sguardo, ancora perplesso per la sua richiesta di non fermarsi lì - c'era qualcosa che non andava con Granny? Non era come se la stesse portando in qualche squallido pub puzzolente di dubbia legalità o qualcosa del genere - e così entrò nel locale, ignorando il tintinnio della campanella sopra la porta mentre correva velocemente al tavolo, per controllare con ansia se ci fosse un messaggio da parte sua. Le aveva lasciato più di un messaggio - anche se alcuni erano stati cancellati da Granny, probabilmente dopo che non avevano ricevuto risposta per giorni - ma poteva vedere gli ultimi tre che aveva lasciato per lei.
All’ultimo aveva finalmente ceduto.
 
Momento della verità: il mio nome è Killian. E Killian - o Mr. T, se preferisci - sarebbe onorato di sapere il tuo nome. Crede che sia giunto il momento che tu risponda finalmente, perché muore disperatamente dalla voglia di parlare di nuovo con te.
 
C'era solo una parola scritta sotto il suo appello disperato, dovette scuotere la testa un paio di volte e rileggere per essere sicuro che non si stesse sbagliando.
 
Emma.
 
Killian non riusciva a respirare. Ne era sicuro, davvero non riusciva a respirare, l'ossigeno non riusciva a raggiungere il suo cervello, tutto intorno a lui incominciò ad ondeggiare, ad assumere colori turbinanti e si sentì quasi svenire.
Un rumore acuto dietro di lui lo fece sobbalzare, si girò di scatto e trovò Granny che aveva sbattuto un vassoio sul tavolo accanto. Lei lo guardò e poi si voltò verso la porta, dove c’era Emma, pallida, tremante e che stava andando fuori di testa - probabilmente tanto quanto lui.
Sapeva che potevano esserci una dozzina di altre possibili Emma in giro per la città, eppure sapeva che era lei - non appena aveva visto il suo nome scritto sotto il suo. I suoi strani sbalzi d'umore, l'evitarlo - Gesù, tutto era successo non appena aveva accennato al mix di tè e miele, naturalmente. Come aveva fatto a non capirlo prima?
Granny alzò le braccia al cielo, come per pregare una qualche divinità "Per l'amor di Dio, era ora. Stavo per strapparmi i capelli, finalmente vi siete incontrati!" Attese per un momento, forse in attesa che dicessero qualcosa, si muovessero, si abbracciassero, si baciassero, Killian non ne era certo; ma quando si rese conto che lei non stava avendo la reazione che voleva, Granny si mise le mani sui fianchi, aggrottando la fronte verso di loro. "Okay, non era la faccia che mi aspettavo".
Killian stava per soffocare qualche scusa quando Emma a quanto pare decise che era il momento di fuggire: afferrò la maniglia, spalancò la porta e volò giù per le scale verso il marciapiede. Killian rivolse a Granny uno sguardo di scusa e la seguì, corse lungo la strada fino a quando la raggiunse. Le afferrò il polso e la fermò, impedendole di scappare di nuovo. "Dove credi di andare?"
Tentò di liberarsi "Lasciami andare".
"Sei Miss Honey?" Invece di liberarla, le prese l'altra mano, non lasciandole altra scelta se non quella di guardarlo "Tu lo sapevi? Per tutto il tempo?"
Lei rimase a bocca aperta, indignata "No! L’ho scoperto solo un paio di settimane fa".
Lo sapeva da settimane e non gli aveva detto nulla? "E non hai pensato che avrei dovuto saperlo?"
La bocca le si tirò in una linea sottile e sollevò le sopracciglia con fare di sfida "Chiaramente no… è per questo che ti stavo evitando!"
Adesso tutto aveva senso. Questo era il motivo per cui era scomparsa, entrambe in realtà, sia lei che Miss Honey. "Perché non me l'hai detto?"
Approfittando della sua improvvisa rabbia, lei tirò via la mano dalla sua e fece un passo indietro. Killian stava già chiudendo il divario che si era creato tra loro quando lei gli ringhiò  "Che cosa avrei dovuto dirti? Sapendo che ti stavi ancora scopando Milah e allo stesso tempo flirtavi con me e con la ragazza dei messaggi sul tavolo? Che cosa avrei dovuto fare?"
"Oh, non lo so, magari darmi una chance?" Il filtro non funzionava di nuovo. Per niente. Emma rimase sbalordita dalla sua risposta, quanto lui, come se la considerasse completamente ridicola. Scoppiò in una risata di scherno, un suono che lo fece indietreggiare con disagio.
"Non è che quello che ho fatto per tutto questo tempo? E tu hai rovinato tutto"
I suoi occhi si spalancarono per la sorpresa. "Davvero?"
"Mi stai prendendo in giro? Sei corso da Milah appena hai visto che non rispondevo alle tue chiamate"  
Fu come se l’avesse schiaffeggiato di nuovo, proprio come tornare a quella sera di tanto tempo fa al club. Emma sbatté le palpebre e da ciò che poté leggere negli occhi di lei si rese conto che l’aveva ferita andando da Milah. Dio, come l’aveva scoperto? Lui non le aveva detto nulla, ma lei in qualche modo sapeva ...
Imprecò sottovoce. Ruby. Naturalmente.
Non era successo nulla con Milah quella sera, avrebbe dovuto saperlo - se Ruby le aveva detto che era stato lì, avrebbe anche dovuto dirle che era andato via subito dopo essere arrivato all’appartamento, giusto? Ma comunque, non era una scusa per rinfacciarglielo questo proprio in quel momento, non quando lei non gli aveva detto che era ... quello che era ... "Allora perché sei qui adesso? Perché sei venuta con me? Perché diavolo hai scritto il tuo nome se pensi che io abbia rovinato tutto, se tu non vuoi tutto questo?"
Emma rimase congelata da quelle parole e anche lui, rimasero lì, affrontando l'altro, annegando in grida di rabbia e accuse, sopraffatti da quelle confessioni e dai sentimenti.
Tutto, ogni piccola cellula del suo corpo desiderava raggiungerla per abbracciarla, baciarla, infilare la testa di Emma sotto il suo mento e sentire l’odore dei suoi capelli - cose che aveva già fatto, e altre che desiderava fare da molto tempo, cose che desiderava avere in quel momento. Forse l’aveva sempre saputo ma non se n’era ancora reso conto.
Non c'era tempo per riflettere però: Emma tirò su col naso, le lacrime dai suoi occhi iniziarono a correre giù per le guance, si girò di scatto e a grandi passi si allontanò ignorando Killian che la chiamava disperato.
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Per ogni settimana che passava Killian sentiva come il bisogno di aggiungere un segno sulla parete - un giorno in più lontano da Emma. Lontano da Miss Honey. Lontano dalla donna che era apparsa due volte nella sua vita, da angolazioni diverse e in momenti diversi, ed entrambe avevano in qualche modo conquistato il suo cuore. Ed ora eccolo lì: senza di lei - nessuna di loro per così dire, perché aveva rovinato tutto in classico stile Killian Jones.
E gli mancava. Dio se gli mancava.
Non riusciva ancora a credere che non si era accorto che fosse lei. Aveva notato che portava con se un blocknotes logoro per gli appunti dove faceva anche un sacco di scarabocchi, anche se non gli aveva mai permesso di vederli perché sosteneva che erano orribili e che si sarebbe sicuramente preso gioco di lei. Sapeva che prendeva sempre la cioccolata con sopra la cannella, per l'amor di dio. Aveva anche visto la sua scrittura. Alcuni dei suoi scherzi, l'umorismo secco e la battuta facile ... come diavolo aveva fatto a non rendersene conto?
In sua difesa poteva dire che anche lei non l’aveva riconosciuto, perciò la situazione era la stessa.
Non osava avvicinarsi a lei - non prima che entrambi avessero avuto il tempo di riflettere e magari di capire a che punto si trovavano. Era ovvio che la voleva – la voleva da prima di scoprire la sua 'identità segreta', in ogni caso, anche se nessuno dei due era stato in grado di ammetterlo. I contatti casuali che scatenavano una sensazione simile a dei fuochi d'artificio, i sorrisi condivisi, il conforto che cercavano l'uno dall'altra - un abbraccio più lungo di quanto potesse ritenersi opportuno tra di loro, il tenersi per mano nel tentativo di calmare l'altro. Killian si era ritrovato troppe volte a fissare la sua bocca, chiedendosi cosa avrebbe provato, come lei avrebbe reagito se avesse provato a baciarla, se avesse annullato quella dolorosa distanza tra di loro ...
Ma non aveva mai osato farlo. E nemmeno lei. Non che sapesse se anche lei lo desiderava, in ogni caso, ma gli aveva risposto con il suo nome. Qualcosa doveva contare, no?
Ma prima di fare qualsiasi mossa che riguardava Emma, doveva sistemare un altro dei suoi casini.
Affrontare la tanto temuta conversazione con Milah che aveva rimandato così a lungo. Strano come, dopo che Emma lo aveva lasciato di fronte al Granny’s, senza rivolgergli un’altra parola o uno sguardo prima di allontanarsi, il suo primo istinto fu, come sempre, quello di correre da Milah. Ma ovviamente non andò da lei - perché, dopo tutto, non era che quello che Emma si aspettava da lui adesso? Che le facesse di nuovo del male, scegliendo qualcun altro quando si era appena aperta con lui? E d'altra parte, non aveva nemmeno voglia di andarci. Milah era stata il suo rifugio per tanto tempo, era quasi come un riflesso il fuggire lì e seppellirsi nel calore e nelle attenzioni che gli dava quella ragazza così innamorata di lui, ma ora non più. E adesso che se n’era reso conto - ora che sapeva quanto fosse sbagliato e che era finalmente disposto a lasciarsi andare, lo fece.
Le parole di Emma risuonavano nelle sue orecchie mentre affrontava una Milah col cuore spezzato. "Perché è facile e familiare. Non stai facendo un favore né a lei né a te stesso continuando a trascinare questa storia". Questo fu ciò che le disse e per quanto fosse dispiaciuto per essere stato un tale stronzo, e avrebbe capito perfettamente se avesse avuto bisogno di stare lontano da lui per un po', di avere i suoi spazi, se era quello che voleva - anche se a lui avrebbe fatto piacere continuare ad essere amici. Ma era una decisione che dipendeva da lei e lui l’avrebbe rispettata.
Tirò su col naso, soffocando una risata e assicurandogli che immaginava quello che stava succedendo. Dopotutto si era allontanato da lei, in silenzio, quasi sparendo nel buio, come un fantasma.
(Sorrise tristemente a questo, pensando a quanto questo corrispondesse perfettamente alla sua vita. 'Amici fantasma’, come Miss Honey, Emma, e lui si erano definiti sul tavolo da Granny)
Milah lo rassicurò dicendogli che non era tutta colpa sua e di quanto fosse responsabile anche lei, per non aver troncato, sapendo che non c'era un futuro, sapendo che per lui non sarebbe mai cambiato quello che provava per lei, ma nonostante tutto aveva preferito tenerlo legato a se il più a lungo possibile. Fu agrodolce, e triste, e nostalgico; entrambi chiaramente feriti, ma aveva permesso loro di aprire gli occhi, tingendo tutto con un piccolo frammento di speranza.
E con questo spirito a guidarlo, andò da Granny, intento a realizzare ciò che era rimasto da fare con la persona che più contava per lui e con la quale doveva sistemare le cose una volta per tutte.
Prese la sua matita, si avvicinò al loro angolo del tavolo e si fece coraggio, respirando affannosamente. Poi, cominciò a scrivere e fece di nuovo ciò che non aveva fatto tanto spesso negli ultimi mesi. E ancora una volta alla presenza di Emma - come metaforicamente avrebbe potuto essere considerato:
 
Ho fatto una cazzata. Mi dispiace.
 
Discusse con se stesso se avrebbe dovuto aggiungere qualcos’altro o meno, si strofinò le tempie con circospezione fino a che non fece ciò che il suo istinto gli disse di fare.
 
Mi manchi.
 
Si appostò al tavolo per giorni fino a quando trovò la grafia che tanto gli era mancata - come cazzo aveva fatto a non accorgersi che era di Emma, Dio, era davvero un idiota - e quasi versò il caffè nella fretta di leggerlo.
Il suo cuore si fermò.
 
Dispiace anche a me.
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"Per favore Granny, ti prego" sfoderò i suoi migliori occhi da cucciolo e il broncio, la combinazione che sapeva funzionare con tutti ogni volta che chiedeva qualcosa. Anche se ormai avrebbe dovuto conoscere Granny che lo fisso appena, rivolgendogli il suo miglior sguardo da 'stai davvero usando questi trucchetti con me, figliolo?' e lui gemette "Non te lo chiederei mai se non fosse una vera emergenza"
"Definisci l’emergenza'" disse con una certa impertinenza, portando piatti vuoti da un tavolo all'altro. Lui la seguì raccogliendo tazze e posate come se la sua vita dipendesse da questo.
"Emergenza, nel senso che ho bisogno del tuo aiuto così che io possa riconquistare l'amore della mia vita"
Lei ridacchiò servendogli una tazza di caffè, quando fu di nuovo dietro il bancone "Regina del dramma"
"Dai, andiamo!! Ti prego. No ti chiedo molto... solo un SMS" Si sedette sul suo sgabello preferito di fronte a lei e si passò una mano tra i capelli, sapendo che dovevano apparire un disastro completo dopo tutti gli strattoni e il sonno agitato che stava vivendo da così tanto tempo, ma non gli interessava.
"Se la ragazza non vuole vederti credo che ci sarà una ragione, no?" dichiarò con uno sguardo d'intesa, Killian lasciò cadere la testa sulla superficie di granito, sbuffando stancamente.
"Lo so, lo so. Ho rovinato tutto e sto cercando di risolvere la situazione. Ma per farlo ho bisogno del tuo aiuto" Incontrò i suoi occhi, imploranti e onesti. Erano ormai settimane che era appostato nel locale, ma non era ancora riuscito a vedere Emma. Non sapeva se perché lei stesse evitando di andarci per far si che non si incontrassero o se semplicemente i loro orari non coincidevano, e questo forse era anche il motivo per cui non si erano mai incontrati lì, quando ancora non sapevano che si stavano scrivendo senza saperlo. In ogni caso, aveva provato ad andare a casa sua qualche tempo dopo, per scoprire che se n’era andata - e quando la porta accanto si chiuse lentamente, vide un occhio penetrante che lo scrutava attentamente, si rese conto che doveva essere fuggita a casa di qualcuno per rimanere lì per un po', probabilmente temendo che avrebbe cercato di vederla. Il suo stomaco si scosse per il disagio alla realizzazione che era la stessa che aveva fatto quando il suo ex, Walsh, le aveva chiesto di sposarlo e lei era fuggita a casa sua e di Graham.
Era una storia che si ripeteva: qualcuno le faceva del male e lei scappava. E adesso era lui che l'aveva ferita.
Voleva solo che smettesse di far male, sia per lei che per lui. E sperava di risolvere tutto con la stessa soluzione.
Granny lo guardò per un lungo momento, fino a quando decise che ne aveva abbastanza di tutto ciò vedeva sulla sua faccia e decise di aiutarlo.
Era semplice, in realtà: non appena avrebbe visto Emma entrare nella tavola calda, avrebbe dovuto inviargli un SMS. Aveva promesso che avrebbe fatto qualsiasi cosa per presentarsi lì, così da poter parlare con lei.
Il messaggio arrivò sei giorni dopo, proprio durante una riunione piuttosto importante. Imprecò sottovoce contro quella donna che rendeva sempre tutto così difficile - perché ovviamente non sarebbe mai stato facile con lei, naturalmente - si inventò una scusa, ignorando gli sguardi increduli dei suoi colleghi e corse fuori dall'edificio, scegliendo di fare le scale anziché prendere l'ascensore solo per poter uscire da lì più in fretta e pregando ogni divinità che lei fosse ancora lì.
E lei c’era.
Per quanto fosse senza fiato a causa dalla sua corsa – nientemeno che in un completo elegante – la situazione peggiorò ancora di più alla vista di lei. Non riusciva a distogliere lo sguardo da lei: la pelle pallida del suo collo, le sue ciglia incredibilmente lunghe e quei capelli che gli era così tanto mancato scompigliare, sapendo che le avrebbe dato fastidio, e accarezzare quando lei non se ne accorgeva. Quando la porta si chiuse dietro di lui, la campanella suonò e si bloccò a fissarla, lei si voltò sorpresa e la vide rizzarsi freddamente sul suo sgabello ricambiando lo sguardo.
Non aveva idea di quanto tempo passò. Sembrava essere passata un'eternità da quando l’aveva vista l'ultima volta, proprio fuori quel locale, il tavolo dove avevano trascorso così tanto tempo a conoscere l’altro si trovava a pochi metri di distanza. E adesso era lì e almeno lei non stava fuggendo alla sua vista. Piccola vittoria, se così poteva dire.
Fece un timido passo nella sua direzione e quando vide che lei non stava cercando di fuggire in preda al panico, continuò a camminare fino a quando non si ritrovarono in piedi l’uno di fronte all'altra.
"Ehi" disse lui goffamente con la mano che stava già andando a grattare la parte posteriore del suo orecchio, il gesto caratteristico che Emma aveva notato tempo fa e che lui faceva sempre quando era nervoso. Lei lo guardò, un misto di nervosismo e di smarrimento attraversò il suo volto.
"Ciao"
Ci fu una pausa e poté notare il modo in cui lei lo studiò da capo a piedi, aggrottando la fronte "Io … io spero che non ti dispiaccia se parliamo?" chiese incrociando le dita dietro la schiena per ogni evenienza. Aveva bisogno di qualsiasi stupido porta fortuna con quella donna e adesso lo sapeva.
Rimase colpita dalle sue parole e incrociò le braccia sul petto, dandogli uno sguardo d'intesa "Come facevi a sapere che ero qui?"
Non c'era motivo di mentire. Non più. "Me l’ha detto Granny. Sono riuscito a convincerla ad inviarmi un SMS nel momento in cui ti saresti presentata qui. E’ davvero difficile imbattersi in te quando sei così determinata a non farti trovare, lo sai? Sono stato qui per ore e tu ... "
Lo interruppe, la voce uscì poco più che in un sussurro e lui si fermò a metà frase per sentire quello che stava dicendo "Tu ... tu vieni dal lavoro?" disse facendo segno verso il suo abito stropicciato.
... le importava se era in giacca e cravatta? Questa ragazza sarebbe stata la sua rovina. "Mi dispiace, non ho avuto assolutamente tempo di cambiarmi, ok? Sono scappato fuori dall’ufficio non appena ho ricevuto il messaggio di Granny, non sapevo per quanto tempo saresti rimasta e non potevo perdere l’... "
"Hai lasciato il lavoro per incontrare me?" ripeté lei incredula e gettò le braccia in aria esasperata.
"Ero in riunione. Mi dispiace che non ho potuto cambiarmi. Davvero, ma io... "
Lei si mise una mano sulla bocca e Killian vide la sua espressione incredula, chiaramente riferita a lui "Perché ti stai scusando? Ho solo ..." Lei scosse la testa e lasciò cadere la mano "Non posso credere che tu l’abbia fatto solo per vedermi"
Fu davvero tentato di urlarle come le aveva già detto di aver praticamente vissuto dentro quel ristorante solo per riuscire a vederla o di come avesse cercato di parlare con lei per tanto tempo, ma lei non gliene aveva dato la possibilità - ma non lo fece. Però si rese conto di quello che voleva dire. Dopo tutto quello che aveva imparato di Emma Swan, era stata una costante nella sua vita il fatto che le persone non scegliessero mai lei o non la mettessero mai al primo posto. Il fatto che un gesto semplice come saltare qualcosa di così banale come una riunione - importante per quanto potesse essere – la lasciò così senza parole che non fece altro che fargliela desiderare ancora di più, ricoprirla di affetto e amore e di provarle che per lei sarebbe valsa la pena sacrificare qualsiasi cosa.
"Mi dispiace" disse e lui aggrottò la fronte, pronto a dirle che non aveva nulla di cui scusarsi, ma lei lo interruppe. "Ho ... ho sentito parlare di quello che è successo con Milah."
Oh. Doveva averglielo detto Ruby, naturalmente. Sospirò, guardando la punta delle sue scarpe, al ricordo del suo incontro con Milah. Non l’aveva più sentita da allora - come aveva sospettato sarebbe successo, avevano bisogno di tempo e fino a quando lei non gli avrebbe dato alcuna indicazione che voleva mantenere in piedi la loro amicizia, sarebbe rimasto lontano da lei. "Ormai è passata. Va tutto bene".
Ricordando l'ultima volta che avevano discusso del suo piccolo accordo con Milah, la guardò intensamente, pregando che lei lo ascoltasse. "Emma, devi sapere, quella notte l’ho solo baciata. Ero così arrabbiato per il fatto che mi stessi ignorando, ma non c'è stato niente di più. Non c'è stata nessun’altra nella mia mente da quando sei arrivata tu. Devi saperlo".
Emma sospirò rumorosamente, come se tutto ad un tratto ci fossero troppe informazioni da elaborare e chiuse gli occhi. Attese, sapendo che era difficile per lei - era lo stesso anche per lui - per assimilare tutto, per parlare di sentimenti e lasciarsi andare, mostrandosi vulnerabile e onesta riguardo a quello che provava. Ma lui aveva bisogno che lei ci provasse.
Finalmente aprì di nuovo gli occhi per incontrare i suoi e inclinò la testa di lato, stupita "Nemmeno Miss Honey?"
Lui sospirò, sollevato, alla piccola presa in giro nella sua voce. Non era arrabbiata - o almeno, non più. Si avvicinò a lei, fino a quando fu quasi in piedi tra le sue gambe. "Quanto può essere fortunato un ragazzo per innamorarsi due volte della stessa donna?"
Sembrava quasi volersi scusare e mentre pensava, si mordicchiava le labbra "Quindi non sei arrabbiato con me per non avertelo detto?"
Oh, se solo gliel’avesse chiesto un paio di settimane prima, sarebbe stato tutt'altro che felice di questo "Sono solo arrabbiato per non aver capito prima che eri tu." Le sue labbra si sollevarono in un sorriso sincero "Mi hai battuto."
Lei ricambiò il sorriso, ma lo lasciò cadere rapidamente e il giocare con le mani solito di Emma Swan che lui conosceva e amava tornò con passione. "Allora. Che si fa adesso?"
Prese una mano nella sua e intrecciò le dita, prendendo atto di come si inserissero perfettamente l’una contro l'altra "Che cosa vuoi veramente adesso?"
Alzò lo sguardo verso di lui, mordendosi il labbro nervosamente. "Sai che sono un disastro. Sai qual è il mio problema."
Pensò alle sue parole, grattandosi la nuca con la mano libera e notando con la coda dell’occhio come la sua espressione si rattristò per la sua apparente mancanza di interesse. Poi le portò le dita sotto il mento, inclinandolo in modo da ritrovarsi occhi negli occhi. "Beh, tu sei il mio disastro" disse baciandole la parte superiore del naso, e si sentì sollevato nella quiete del suo respiro, chiaramente rassicurata dalle sue parole. "Il mio disastro preferito" aggiunse e puntualizzò baciandole l'angolo delle labbra. Mantenne la sua bocca lì, non sapeva se avrebbe dovuto proseguire, in attesa di lei, sempre per lei. Prese la spinta quasi impercettibile del naso di lei contro il suo come un segnale incoraggiante e sfiorò le labbra contro le sue dolcemente, assaporandole. Emma emise un piccolo sospiro in cui lui annegò avidamente e lei intrappolò le mani nei suoi capelli e lo tirò più vicino a se. Ci fu un minuto intero in cui speso le loro lingue di incontrarono e  nel momento in cui si separarono, lui si era quasi dimenticato come respirare.  
Si. Tutto quello che si era aspettato da un bacio con Emma Swan era una bugia.
Era stato anche meglio.
"Sai" mormorò mentre trascinava le sue labbra verso il suo orecchio "Sono un po' turbato… Miss Honey non sa di miele"
Il suo schiaffo in risposta e il leggero accenno di una risata fece ridere anche lui e la baciò ancora una volta, gustandola e acquisendo la consapevolezza in un angolo lontano della sua mente che avrebbe desiderato quel sapore unico che era Emma per tutto il tempo che avrebbe vissuto .
Forse non era miele, ma era dolce allo stesso modo.
  
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