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Autore: SistersAct    17/10/2014    4 recensioni
Otto ragazzi, sette anni ad Hogwarts, sei corsie, cinque buoni amici, quattro Case differenti, tre ragazze bellissime, due Continenti ed una storia. Tra staffette di nuoto (muscoli :P) e lezioni di Magia seguiremo le vite intrecciate di questi personaggi, quelle che nascono come grandi amicizie diventeranno grandi amori, ma non tutto è così semplice.
Si sa che per arrivare in paradiso bisogna passare per l'inferno...
(Storia soggetta a cambiamento di Rating e successivamente contenuti Yaoi)
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Haruka Nanase, Makoto Tachibana, Rin Matsuoka, Sorpresa, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Note delle autrici:
E' una storia scritta a quattro mani e tre cuori. I personaggi di questa storia non ci appartengono fatta eccezione per quelli femminili che sono frutto della nostra fantasia. La fan fiction vuole essere senza pretese ed è nata in un momento di "fangirlismo" acuto notturno (si sa che i muscoli ispirano sempre :P), così abbiamo pensato di unire le nostre due più grandi passioni: Free! ed Harry Potter.
Nella nostre menti malate la storia ha un percorso ben definito ed infatti abbiamo già scritto capitoli che vedrete successivamente. Contiamo di narrare tutti e sette gli anni scolastici dei protagonisti ma la trama più succulenta inizierà dal quarto anno!
Sottilineamo che il rating sicuramente cambierà più avanti diventando Arancione o Rosso e che saranno presenti contenuti Yaoi.
E' la nostra prima storia scritta insieme, fateci sapere se vale la pena continuarla :D

Ci vediamo presto con il secondo capitolo,
S&C.
 
 




Capitolo 1
 
(Makoto)
 
L'albero di ciliegio era sempre stato lì, testimone silenzioso della nostra amicizia e dei nostri innumerevoli pomeriggi trascorsi insieme, a preparare staffette di nuoto che probabilmente ci avrebbero visti vittoriosi e a fantasticare sul nostro futuro.
Ed era lì anche quel giorno, quel giorno in cui ebbi la consapevolezza che tutti i nostri sogni non si sarebbero avverati realmente, che il futuro non ci avrebbe visti insieme come una squadra.
Bastò una semplice frase pronunciata da Rin << Non farò le scuole medie qui... >>.
Voltandomi verso Haru notai la sua espressione contrita, mi resi subito conto che il nostro mondo spensierato ed allegro, era appena andato in frantumi.
Rin continuava a sorridere, fiero e sicuro di sé e delle sue scelte come del resto era sempre stato, ignaro di cosa aveva scatenato.
 
 
Qualche giorno dopo...
 
(Nagisa)
 
<< CHE COSAAAA???? >> sbatto i palmi sul tavolo carico di sconcerto e rabbia. Makoto abbassa lo sguardo finendo di raccontare il loro incontro con Rin, mentre sulle facce di tutti si riflette lo stesso sentimento: dolore.
Mi volto verso Haru, fissa il giardino fuori dalla finestra completamente assorto nei suoi pensieri non seguendo minimamente il discorso, siamo tutti consapevoli senza bisogno di ulteriori parole, che sarà lui quello ad avere più difficoltà ad affrontare la cosa, quello che probabilmente si farà più male di tutti nella voglia spasmodica di rimettere insieme i cocci del vaso rotto che ora era la nostra amicizia.
Mi tornano in mente i bei momenti passati tutti insieme e una rabbia incontrollata mi monta dentro, stringo i pugni sotto il tavolo e penso che forse per Rin non hanno avuto lo stesso valore, poiché non aveva avuto nemmeno il coraggio di salutarci tutti.
 
“ Crack “
 
Il vaso di porcellana alle mie spalle esplode e va in frantumi, ci voltiamo tutti e mi rendo conto che è l'ennesimo evento strano che accade senza che riesca a spiegarmelo, una frase mi sorge spontanea << Accidenti, di nuovo! >> ed è troppo tardi quando mi accorgo di aver pronunciato a voce alta quello che doveva essere solo un pensiero.
 
Rei sposta più volte lo sguardo dal vaso a me sistemandosi gli occhiali sul naso, come sempre non si lascia sfuggire nessun dettaglio e la curiosità lo spinge ad essere il primo a domandare a cosa mi riferissi con quella frase.
Li fisso in viso uno ad uno, quelli che ho di fronte sono i miei amici di sempre e so di potermi fidare così decido di raccontargli ciò che mi accade da un po' di tempo a questa parte, piccoli eventi fuori dal mio controllo a cui non riesco mai a dare una spiegazione logica.
Poco dopo, capisco dall'espressione attenta di Rei, che ha già formulato una sua teoria e non perde tempo a cercare conferma domandomi << Questi episodi incontrollati, ti capitano quando sei particolarmente agitato? >>.
Perdo qualche secondo per riflettere sulla sua domanda, mi rendo conto che come sempre ha ragione e confermo.
Noto uno sguardo d'intesa tra Mako-chan* e Haru-chan ed in quel frangente capisco che forse anche loro ci hanno nascosto qualcosa ultimamente, che forse è finalmente giunto il momento di parlare con sincerità come abbiamo sempre fatto.
Ognuno di noi, inizia a raccontare piccoli e all'apparenza assurdi episodi di vita quotidiana, che passano dalla rottura involontaria di oggetti alla levitazione di quest'ultimi.
Chiaramente nonostante la nostra giovane età, ci rendiamo facilmente conto che tutto ciò non è normale e non riusciamo a dare una spiegazione sensata a ciò che ci sta capitando e ci accomuna, nemmeno Rei che solitamente è il più intelligente tra tutti noi e che promette di consultare dei libri a breve.
Decidiamo comunque di ignorare la situazione per il momento, inconsapevoli del fatto che la spiegazione sarebbe arrivata prima di quanto immaginassimo.
 
(Albus Silente)
 
All'apparenza quella, poteva sembrare una tipica serata estiva.
Mi smaterializzo in poco tempo di fronte a quella che secondo le mie informazioni deve essere l'Iwatobi, la piscina di quella tipica e graziosa cittadina giapponese vicina all'oceano.
Mi guardo rapidamente intorno, giusto per godermi un po' di quello spettacolo nettamente differente da quello che si staglia davanti ai miei occhi ogni giorno, ed anche per accertarmi di non avere occhi indiscreti puntati addosso.
Qualche istante dopo mi avvio verso l'ingresso, non prima di aver dato un'ultima occhiata a quel cielo blu cobalto e ricco di stelle che promette una serata indimenticabile.
Una volta dentro, mi concedo qualche secondo per osservare quei quattro ragazzini ricchi di talento ed energia che continuano ad immergersi in quella piscina come se fossero un tutt'uno con l'acqua, come se l'acqua stessa li avesse generati e li stesse plasmando di giorno in giorno, un po' come l'acqua che scava e modella lentamente la roccia.
Sorrido pensando a quanto siano simili anche con l'altro ragazzino con cui ho parlato solo qualche ora prima, tutti mossi dalla stessa passione e capisco che sicuramente non sarà un compito facile allontanarli da quel luogo che sembra stato creato su misura per loro.
Lentamente mi avvicino al bordo piscina, noto che i ragazzi mi hanno visto finalmente e sorrido sotto i baffi o per meglio dire sotto la barba, della loro espressione incredula e forse impaurita nel trovarsi davanti un tipo come me, lo ammetto volentieri, alquanto bizzarro all'apparenza.
Raccolgo da terra uno strano oggetto, sembrano degli occhiali elastici, ed inizio ad osservarli incuriosito.
Decido che quello può essere un ottimo spunto di conversazione, così rigirandomeli tra le dita, mi rivolgo ai ragazzi << Curiose queste lenti, non sembrano particolarmente agevoli da indossare. A cosa servono? >>
Noto che dopo un primo momento di smarrimento, si fa avanti di un passo quasi a difesa dei suoi amici, il ragazzo che gli amici tentano di trattenere chiamandolo Makoto.
<< Chi è lei? E' vietato entrare a quest'ora! >>
<< Calma caro ragazzo, non sono qui per far voi del male >> poggiando gli occhialini al loro posto, faccio un passo avanti innescando l'immediata reazione contraria dei ragazzi.
<< Il mio nome è Albus Percival Wulfric Brian Silente e sono il preside di una scuola speciale chiamata Hogwarts che si trova in Inghilterra. >> vedo che le mie parole non hanno suscitato nessuna particolare reazione se non quella stupefatta, ritenendomi molto probabilmente non totalmente sano di mente.
Capisco che forse un approccio troppo morbido e romanzato non sortirà l'effetto che desidero, così decido di non andarci più troppo per il sottile ed inizio a spiegare loro cosa si insegni ad Hogwarts e cosa effettivamente gli sto proponendo.
Ovviamente lo stupore generale non è cosa da poco ed hanno qualche rimostranza credendo che menta.
Vedendoli così increduli, decido di dar loro una dimostrazione effettiva della verità e davanti ai loro occhi sbarrati, agitando elegantemente la bacchetta, faccio in modo che l'acqua assuma la forma di un leone che ruggisce.
A quel punto tra gridolini esaltati e bocche spalancate, il ragazzo con le lenti rosse prende in mano la situazione e mi chiede cosa in sintesi gli stia proponendo e “cosa” sono.
 
<< In sintesi, miei giovani amici, io sono un mago e sarà interessante farvi sapere che il mondo così come lo conoscete è solo una parte di ciò che nasconde l'intero universo!
Esiste un mondo magico, ed Hogwarts è una scuola per giovani maghi e streghe, che fornisce ai ragazzi l'istruzione magica generale che serve loro per imparare a controllare e gestire la magia nel migliore dei modi, evitando episodi fuori dal loro controllo come quelli che vi sono capitati recentemente suppongo.
In sintesi si, vi sto dicendo che siete dei giovani maghi anche voi! >> strizzo loro l'occhio da dietro gli occhiali a mezza luna con fare complice, stupendoli sempre più del fatto che so anche cose che non mi hanno detto.
 
A quel punto, noto un cambiamento nel loro modo di approcciarsi a me, diventano sempre più docili e pronti all'ascolto così proseguo raccontando loro del perché non esista una scuola di magia in Giappone, o meglio gli racconto del maleficio che verte su quella scuola da decenni ormai.
Un maleficio che è stato scatenato da un dura lotta tra forze magiche positive e negative, da cui quest'ultimi sono usciti vittoriosi lanciando un maleficio sulla scuola secondo il quale cose terrificanti sarebbero accadute agli studenti iscritti.
A causa di episodi che davvero in seguito sono accaduti, da anni ormai gli studenti giapponesi vengono accolti per gli anni d'istruzione magica in altre scuole europee dove poter portare a compimento i loro studi in tranquillità.
 
<< Quindi in caso, avremmo possibilità di scegliere dove andare? >> chiede quello che secondo le mie informazioni deve essere Haru, un ragazzino molto taciturno e dall'apparenza apatica.
 
Sorrido bonariamente e faccio apparire tre diversi libri, libri che presentano tre scuole di magie molto diverse tra loro.
Beauxbatons, Durmstrang e ovviamente, Storia di Hogwarts.
Li porgo al giovane Rei che sembra quello più incuriosito dalla lettura, invitandoli a dargli un'occhiata e scegliere con calma quella che suscita maggiormente il loro interesse.
Gli dico che tra una settimana saranno ricontattati per posta o tramite un funzionario della magia giapponese per comunicare la loro decisione definitiva, esplicitare la scuola scelta e parlare ovviamente con i loro genitori.
Trattandosi comunque di nati babbani, non sarà impresa da poco spiegare anche alle famiglie l'esistenza di un mondo magico e che apparentemente dal nulla, i loro figli sono dei giovani maghi che passeranno setti anni lontano da casa tornando solo d'estate.
Decido comunque di affrontare un problema alla volta, poco prima di congedarmi rimetto a posto l'acqua della piscina, poi con un sorriso inizio ad allontanarmi ma prima di sparire letteralmente dalla loro vista, sempre Haru mi fa un'ultima domanda:
 
<< Signor Silente, se venissimo...ci garantirebbe la possibilità di nuotare in qualche modo? >>
 
Ci fu un momento di silenzio carico di aspettative per la mia risposta, risposta che arrivò in modo semplice e diretto poco prima di smaterializzarmi del tutto:
 
<< Se sceglierete Hogwarts si, posso darvi la mia parola in qualità di preside.
Mi auguro a presto, cari ragazzi >> un sonoro puff ed il Giappone è nuovamente lontano anni luce.
 
 
(Haru)
 
 
Quando quello strambo signore scompare, si scatena il caos totale.
Rei si lancia nelle sue strambe teorie secondo la quale, niente che va fuori dalla logica può essere preso realmente in considerazione.
Nagisa fantastica già su questa famigerata scuola di magia sfogliando con entusiasmo il libro che Silente ci ha lasciato.
Io e Makoto invece, continuiamo a lanciarsi sguardi d'intesa.
E' innegabile che quell'anziano uomo non mente e gli episodi strani che da qualche tempo fanno parte della nostra quotidianità, non fanno che confermare quella tesi per quanto assurda possa sembrare.
Ora il problema è, andare o non andare?
Certo, è un cambiamento che stravolge le nostre vite, ma è innegabile che quei poteri che possediamo sono totalmente fuori dal nostro controllo ed è necessario che qualcuno ci insegni a domarli.
In fondo Silente ci ha promesso che avremmo nuotato ugualmente in qualche modo e tanto basta per prendere una decisione.
 
<< Ascoltate ragazzi, io credo che...che...si insomma, credo che fin quando saremo tutti insieme potremo affrontare tutto!
Dovremmo andare a fare quest'esperienza >> .
 
C'è un attimo di silenzio generale, prima delle prime reazioni.
Makoto mi sorride complice e dolce, sempre in completa sintonia con me il mio migliore amico.
Nagisa inizia a saltellare di gioia, impazzito per questa nuova avventura mormorando << Haruka-chan hai ragione...Haru-chan grazie...Haru-chan sei un grande... >> circa milioni di volte, tipico del suo carattere così esuberante e a tratti snervante.
Rei sembra quello più titubante, ma alla fine convinto da noi e dalle pressioni di Nagisa, dà anche il suo consenso.
Pieni di dubbi e domande, usciamo dalla piscina chiedendoci in un muto silenzio, cosa ci attende in nei prossimi anni lontani da casa.
Alzo gli occhi alla volta celeste estasiato da tanta bellezza, è una notte meravigliosa e distrattamente mi chiedo come sarà quell'avventura senza Rin e la sua forza.
 
 
UNO SETTEMBRE
 
(Rin)
 
- Londra, binario 9.3/4 – ore 10.30 -
 
 
Sono passati un paio di settimane da quando quello strano preside, si è presentato sulla soglia della mia nuova casa in Australia accomodandosi senza nemmeno essere stato invitato ed iniziando a blaterare fesserie su maghi, scuole di magia ed un mondo magico sconosciuto al mondo comune.
Inutile dire che mentre mia madre lo guardava stupefatta, io mi feci delle grasse risate credendolo completamente matto e facendo l'uomo di casa, lo invitai a sloggiare prima che chiamassi la polizia con cui non se la sarebbe cavata con poco.
A quel punto lui vedendosi senza speranze, dovette adottare le maniere forti che procurarono un quasi infarto a mia madre e che mandarono me in completo visibilio.
Diede fuoco al divano, senza che quest'ultimo si corrodesse sul serio.
Dopo questa performance e superato lo shock iniziale, ovviamente dovemmo ricrederci ed iniziammo a guardarlo con una luce nuova, ascoltando seriamente ciò che aveva da dire.
Riprese quel discorso di Hogwarts, spiegandomi cosa fosse, cosa si insegnasse ed in generale cosa mi proponesse e perché non potessi andare in una scuola magica giapponese.
Inutile dire che rimasi totalmente incantato da quelle parole ed affascinato dal carisma di quell'uomo, tanto che non presi nemmeno in considerazione le altre scuole che mi propose.
Ero speciale, ed ero un mago, non era roba da tutti e  non avrei potuto perdere un' occasione del genere, non adesso che avevo finalmente la spiegazione agli strani fenomeni che recentemente mi erano capitati e la soluzione per controllarli a portata di mano.
Quella sera stessa, seppur pieno di dubbi ed ansia, accettai di andare ad Hogwarts andando incontro al mio destino.
 
Ed ora sono qui, in mezzo a tanti altri ragazzi che come me, spingono carrelli carichi di valigie, scope volanti ed animali, pronti ad andare o tornare a scuola per un nuovo anno.
Fare acquisti scolastici a Diagon Alley, un quartiere magico londinese, è stata un'esperienza davvero stupefacente, qualcosa che è andata al di là di tutte le mie aspettative ed ho passato tutto il tempo a fare domande su domande al funzionario che si era incaricato di seguirmi fino al momento in cui fossi partito.
Quel momento adesso è arrivato, io Rin, ragazzo alto, dai capelli di uno strano violaceo e col fisico di una stella nascente del nuoto agonistico, mi ritrovo a farmi spazio con il mio carrello stracolmo tra la folla di figli e genitori urlanti, trovandomi di fronte ad una locomotiva rosso fiammante che sbuffa e sembra pronta a scattare, una locomotiva che mi condurrà dritto dritto in un mondo che credevo esistesse solo nei sogni.
Il funzionario mi aiuta a sistemare la valigia in uno scompartimento ancora vuoto, il suo compito finisce lì, mi saluta augurandomi buona fortuna e le nostre strade si separano.
Non essendo ancora arrivato il momento della partenza, decido di fare un giro e guardarmi un po' intorno.
Noto un gruppetto di ragazzi che sembrano molto in confidenza, probabilmente perché si conoscono già e con non poca malinconia mi ritrovo a pensare ai miei di amici, quelli che ho lasciato in Giappone e con cui quest'avventura avrebbe assunto un sapore del tutto diverso se solo fossero stati con me.
Non so dire se si tratta  di destino o cosa, me nell'esatto istante in cui finisco di formulare questo pensiero, sento una voce che avrei riconosciuto fra mille:
 
<< Rin? >>
 
E' la voce di Haru, forse sono pazzo ma è certamente così, mi volto lentamente non riuscendo a crederci davvero nemmeno io e mi ritrovo di fronte le persone più importanti della mia vita dopo la mia famiglia: Haru, Makoto, Nagisa e Rei.
Lo sguardo stupito con cui li osservo interdetto, è lo stesso che mi rimandano i loro occhi.
C'è un primo momento d'impasse, prima di abbracciarci tutti insieme tra urla, sorrisi e qualche lacrima birichina.
Sicuramente dovremo parlare, soprattutto io ho anche da scusarmi, ma la cosa davvero importante è che la nostra separazione è durata molto meno del previsto, come se per chissà quale strano motivo, il nostro destino sia quello di viaggiare sempre in corsie vicine e parallele, gli uni a fianco degli altri.
 
 
(Rei)
 
E così, alla fine ci siamo ritrovati ed il puzzle è di nuovo completo.
Dopo i primi abbracci carichi di gioia ed entusiasmo, ci siamo accomodati tutti e cinque nello stesso scompartimento pronti ad affrontare il lungo viaggio fino ad Hogwarts.
Ovviamente è arrivato anche il momento dei chiarimenti, inutile negare che io e Nagisa ci siamo sentiamo feriti dal fatto che Rin sia partito senza salutarci e non manchiamo di farglielo notare, ma è pur sempre nostro amico e la gioia di esserci ritrovati è più forte di qualunque rancore, così dopo le sue scuse ci buttiamo su argomenti decisamente più allegri e spensierati.
Iniziamo a chiederci come può essere quel famigerato castello, quali creature lo abitano e come saranno le materie che studieremo.
Mi premuro ad accennare ai ragazzi il fatto che, ad Hogwarts non esistono solo classi ma anche quattro Case differenti in cui saremo smistati a seconda delle nostre caratteristiche personali e che quindi può esserci più di una possibilità che non capiteremo tutti nella stessa, essendo di base molto diversi tra noi.
Le nostre Case, saranno le nostre seconde famiglie per tutti i sette anni a scuola ed ognuna di esse ha i propri dormitori e la propria sala comune in luoghi differenti del Castello ma che, per ragioni che ancora non comprendo, non sono specificati nel libro.
E' chiaro dunque che non condivideremo ogni istante della giornata se finiamo in Case diverse, ma fin quando saremo tutti sotto lo stesso tetto e sotto lo stesso cielo, andrà bene.
Intanto la locomotiva si ferma, siamo arrivati, adesso Hogwarts è davvero a pochi passi da noi.
 
LO SMISTAMENTO
 
(Georgie)
 
Mi guardo intorno piena di curiosità, di Hogwarts ho solo letto nei libri, ma essere lì è tutt'altra cosa.
Ogni angolo, anche il più remoto, trasuda secoli e secoli di magia.
Ed io, ragazzina timida ed a tratti impacciata, mi ritrovo lì, in una delle scuole più prestigiose del mondo magico.
Mentre noi studenti del primo anno siamo davanti alla porta della Sala grande in attesa trepidante che inizi la cerimonia dello smistamento, mi concedo di distrarmi dalle parole di quella che si è presentata come la professoressa McGranitt e che sta dando le direttive dello smistamento, per focalizzare la mia attenzione su un meraviglioso gruppetto di ragazzi.
Sono chiaramente stranieri, lo si può dedurre da varie cose, eppure sono di una bellezza che non conosce paragoni.
Inoltre continuano a parlare fitto fitto e in confidenza tra loro, come se si conoscessero da molto tempo, cosa strana per degli studenti del primo.
Inutile sottolineare l'ovvio, hanno completamente catalizzato l'attenzione di tutti su di loro, i maschi per invidia le ragazze per ammirazione.
La McGranitt si rende conto probabilmente che nessuno la sta degnando della giusta attenzione, ma il culmine lo si raggiunge quando da un gruppetto di quelli che per il mondo magico devono essere dei purosangue vista l'altezzosità del loro modo di porsi e la ricchezza che ostentano, si leva una voce stridula e femminile:
 
<< Però...i giapponesini promettono bene...! >>
 
Quella è davvero la goccia che fa traboccare il vaso.
Prima che la professoressa dia a quella tipa una strigliata che non dimenticherà tanto facilmente, ho il tempo di notare in quel gruppo, l'espressione spazientita e sdegnata di quella che molto probabilmente sarà la ragazza più bella dell'intera scuola.
Con i suoi lunghi capelli castano scuro ed i suoi occhi che presentano davvero il colore dell'ambra, sembra una regina dei ghiacci e penso distrattamente che si, sicuramente una come lei potrà avere una qualche speranza in futuro di conquistare uno di quei bellissimi ragazzi venuti da lontano, ed in cuor mio pur non nutrendo grandi speranze, spero che non punti mai quello più alto e dall'espressione dolcissima, rosso in viso perché imbarazzato da ciò che è appena successo, quello che adesso da lontano mi sta sorridendo perché evidentemente si sente osservato e che, di conseguenza, fa diventare anche me rossa come un peperone.
Probabilmente adesso il mio viso è come il colore dei miei capelli, non ricambio nemmeno il sorriso girandomi subito dall'altro lato.
Mi trovo di fronte un'altra bellissima ragazzina, bionda e dagli occhi verdi, una specie di bambola che mi osserva ridacchiando.
Tutta quella bellezza in giro per il castello, non è molto salutare per me e per la mia autostima che ancora è a livelli molto bassi.
Ma la cosa davvero preoccupante al momento, è questa tizia che ancora continua  a fissarmi spudoratamente.
Ci conosciamo? Mi sta prendendo in giro perché forse ha notato la scena?
La osservo carica di tutti i miei dubbi, non mi rendo nemmeno conto che in maniera piuttosto esuberante, mi sta già stringendo la mano destra:
 
<< Piacere, io sono Alex e tu? Come ti chiami? Ti piace il ragazzino alto e biondino,vero? Come darti torto, è proprio carino anche se io preferisco di gran lunga quello più bassino, sai quello dall'espressione apatica e i capelli blu scuro, non so se lo hai notato.
Ad ogni modo, in che Casa speri di finire? Magari saremo insieme, sarebbe bellissimo, sembri simpatica! >>
 
Ma in quella scuola è troppo chiedere un po' di normalità???
Continuo a fissare allibita quel peperoncino dai capelli biondi, sicuramente è un vero vulcano e deve essere anche una brava persona, a modo suo anche simpatica, ma nel giro di una manciata di secondi mi ha fatto tante di quelle domande da farmi pentire addirittura di esserci venuta lì, oltre al fatto che ha aumentato il mio imbarazzo a livelli esponenziali.
Ho giusto il tempo di rispondere un timido << Piacere, Georgie >>, che le porte della Sala Grande si spalancano e ci avviamo al suo interno.
Nell'esatto istante in cui varco la soglia di quella stanza, qualcosa mi dice che quegli anni lì, mi riserveranno parecchie sorprese...
 
 




NB:
Chan (ちゃん?): utilizzato come vezzeggiativo, propriamente verso i bambini con i quali nel linguaggio occidentale corrisponderebbe all'appellativo "piccolo/a" o ad un diminutivo. Può però (ed è diffusissimo in tal senso) essere utilizzato anche fra persone adolescenti o adulte e in questi casi indica forte amicizia e confidenza, come per esempio fra amiche di scuola.


 
 
 
   
 
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