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Autore: Vuby    18/10/2014    0 recensioni
Un giorno Amanda e Jennifer si ritrovano in una casa abbandonata che pare fluttuare, ignaro del perché della loro presenza lì. Giorno dopo giorno alla casa arrivano ragazzi e ragazze diverse, finché nome si raggiungono in totale i trenta ragazzi. Allora i poteri che permettono a questi di trasformarsi in creature letali si rivelano e per i trenta Mutaforme l'unica certezza diventa la morte... (per approfondire vedi sintesi contenente spoiler nel primo capitolo)
Allora...spero di avervi incuriosito e invogliato a leggere perché ci sto davvero mettendo il cuore im questa storia, spero che vi piacerà quanto piace a me!
Genere: Azione, Sovrannaturale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sintesi: Due ragazze, Jennifer e Amanda, una mattina si svegliano in una casa di legno abbandonata che pare fluttuare nel nulla, ignare del perché della loro comparsa lì, le due ragazze vedono, giorno dopo giorno, arrivare ragazze e ragazzi alla Casa comparendo dal nulla. Tutto si complica quando scoprono di avere tutti dei superpoteri: Jennifer si trasforma in pantera, mentre Amanda acquisisce il dono di trasformarsi in una farfalla tanto bella quanto letale; mentre infine ci sono Thom e Janessa che diventano cardellini dal becco appuntito capace di perforare qualunque materiale. Man mano che i giorni passano tutti i 30 ragazzi che abitano la casa muoiono a causa della perdita di controllo degli amici trasformati. Finché un giorno la Casa comincia a precipitare dall'alto e atterra su un pianeta di lattice bianco, abitato da Cacciatori di Mutaforme, coloro che mandano i ragazzi alla Casa; purtroppo questa volta i nostri amici vengono rinchiusi in un posto più appartato dove nessuno può scappare alla morte imminente. Con questo fantasy thriller vi guiderò fin dentro alla Gabbia, dove i Mutaforme non possono sfuggire alla morte...
 
                       Risveglio
 
 
Aveva occhi di un blu profondo, in cui ti potevi perdere, solo che ora, erano celati dalle palpebre chiuse. I capelli erano sparsi sul pavimento disordinatamente, formando cerchi color cioccolata. Improvvisamente ls ragazza inspirò così violentemente da sembrare che fosse morta fino a un istante prima e spalancò gli occhi, mostrando finalmente le iridi del colore dell'oceano. Prima mosse le dita, poi piano piano acquistò il completo controllo di se stessa. Si mise a sedere e si guardò attorno: di fianco a lei, sdraiata anch'ella sul pavimento, c'era un'altra ragazza; erano al centro di una grossa sala che sembrava appartenere a una casa abbandonata da tempo e rosicchiata dai tarli, unici esseri che probabilmente l'abitavano da anni. Si alzò in piedi aiutandosi coi palmi delle mani e, non sapendo cos'altro fare, cominciò a scuotere la ragazza supina, tentando di svegliarla dal sonno che sembrava tenerla congelata in uno stato di conservazione che sarebbe potuto durare in eterno.
Dopo qualche scossone finale e più forte l'addormentata si destò e sbattendo svariate volte le palpebre come per scrollarsi di dosso una stanchezza insopportabile, alla fine si sedette trascinandosi contro una parete. «Jennifer, non dirmi che questa è una conseguenza della sbornia di ieri notte...»
La ragazza castana rise e si aggiustò il giubbotto di pelle nera sulle spalle «No...no, non credo proprio! Ma è la prima cosa che ti viene in mente? Io non ti capirò mai...» parlò con voce dolce ma seria fissando il parquet rovinato.
«Bene allora...che facciamo? Non sappiamo nemmeno.dove siamo!» rispose la ragazza dai capelli verdi seduta. «Calma. Dobbiamo semplicemente uscire: sono certa che questa casa non disti più di tanto da dove siamo arrivate!» «E se invece fossimo finite...che so...in Olanda?»
«Seriamente? L'Olanda? Non ti veniva niente di meglio?» così dicendo si incamminò verso un corridoio a caso, senza aspettare che l'amica la seguisse. Dopo qualche metro raggiunse una porta squadrata di legno marcio, l'unica cosa che ancora aveva la consistenza di qualcosa di solido era la maniglia di ottone, Jennifer notò che sopra c'era inciso il disegno di in animale. Una libellula. Aveva sempre trovato quegli animali fantastici: volavano senza il minimo rumore o spostamento d'aria e con i loro colori sfrecciavano di qua e di là con leggerezza, pensava che nell'insieme potessero rappresentare il suo ideale di libertà. Jennifer spinse, finché il rattangolo non si aprì, rivelando un prato dall'erba d'uno strano color marroncino, bruscamente.interrotto da.una specie di strapiombo. Subito venne raggiunta dalla ragazza coi capelli verdi, che avanzò sui ciottoli tondi del sentiero guardandosi attorno, con le braccia fasciate dalla maglietta blu incrociate sul petto in gesto di attesa, come se si aspettasse qualche reazione a ciò che aveva appena fatto. Aspettò in quella posizione per qualche secondo poi si avvicinò allo strapiombo, ancheggiando come suo solito la gonna rossa e bianca che sventolava con un invisibile corrente. Jennifer ebbe l'impressione che quel luogo fosse stregato,come se qualcuno avesse messo in una pausa eterna il tempo proprio mentre quel luogo stava cambiando; le pareva che se avesse spostato un oggetto, da sotto sarebbe uscita un esalazione tossica che l'avrebbe uccisa all'istante.
Riportò i suoi pensieri ad Amanda, che nel frattempo si era fermata sull'orlo del precipizio, in volto dipinto il terrore allo stato puro, cominciò a correre intorno alla casa mentre Jennifer provava a seguirla con lo sguardo, ma ben presto fu costretta a.correrle dietro; appena la raggiunse le afferrò la spalla. Amanda si voltò: aveva le labbra serrate e gli occhi sgranati velati da lacrime di paura. Per Jennifer era strano vedere quell'espressione sul volto di Amanda, quasi quanto vedere un gatto essere mangiato da un cardellino; perché ormai la conosceva, eccome se la conosceva: era la ragazza che stava simpatica a tutti, lei, quella che sdrammatizzava il tutto con una delle sue solite battute sarcastiche, quella che sorrideva anche quando la situazione era tragica solo per trasmetterti sicurezza. Jennifer avrebbe voluto chiedere "Che c'è?" ma appena vide la causa del terrore di Amanda la domanda le parve talmente stupida che le morì sulle labbra, lasciandola con la parte inferiore della mascella pendolante per lo stupore e lo sconcerto: oltre il baratro non c'era niente. La cosa però andava oltre ogni logica, perché era scientificamente impossibile che due ragazze si svegliassero un giorno in una "casa abbandonata che fluttua", ragionò Jennifer.
«Jenn, la mia domanda non è tanto: come fa questa casa a fluttuare, ma più che altro mi chiedo...come siamo arrivate qui e sopratutto...come ce ne andiamo?» «Suppongo che non lo potremo fare...» momorò Jenn, immersa.nei suoi pensieri. Si riscosse solo grazie a un lampo accecante che durò un millesimo di secondo, quando guardò di nuovo il cielo, però, era notte e magicamente un sonno che sembrò artificiale travolse tutte e due, trascinandole sull'altra sponda del fiume, nel sonno e nell'ignoto. La mattina seguente, quando si svegliarono, erano nella sala del giorno prima ma di fianco a loro c'erano una ragazza dalla pelle olivastra e un ragazzo albino abbracciati, apparentemente morti, ma evidentemente vivi.
 
 N.d.A.: allora che ne pensate del primo capitolo? Essendo la mia prima vera storia SERIA (non conto Dragonfly perché più puerile) ci terrei a sapere il vostro parere... Che ne pensate della trama? E i personaggi? Per favore ditemi quello che ne pensate! Per ora ho scritto solo questo e non so quando andrò avanti dato che sto scrivendo anche Dragonfly in contemporanea! La libellula nelle mie.storie è ricorrente...sì sì, detto questo vi dico grazie in anticipo e al prossimo capitolo!!!
   
 
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