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Autore: Lola_82    18/10/2014    4 recensioni
Mercedes è un'orfana. Vive al Centro, un luogo dove i soldati vengono addestrati e poi mandati in battaglia.
Anche Martina vive lì, ed è orfana.
Sono due grandi amiche che vivono in una società dove le donne sono completamente sottomesse all'uomo, ma c'è una persona ad aiutarle: la loro mentore Valeintina.
A differenza di tutte le altre ragazze ospiti al Centro, loro sono state addestrate da Valentina e sono in grado di combattere.
Nessuno lo sa.
Nessuno lo deve sapere.
Ma un nuovo arrivato al Centro sconvolgerà le loro vite e quelle di tutti gli abitanti del loro mondo.
Un segreto svelato può essere la causa di una guerra? Martina e Mercedes risponderebbero sì.
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Hola!
Sono nuova, mi chiamo Lola_82, è la mia prima storia, siate clementi ed entrate, ho bisogno di molti pareri!!!
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Pairings:
JORTINI, DIERCEDES, ALTRI.
Genere: Azione, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jackie, Leon, Ludmilla, Violetta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rebel




Osserva.
Mi guardo intorno. Sono in una radura. Il sole accarezza dolcemente l'erba verde Irlanda, un leggero zefiro fa mormorare le fronde intorno a me. E tutto sembra calmo.
Ascolta.
Poi, un rumore alla mia destra. Un lieve fruscio, forse un animale, forse il vento, ma non posso scartare una terza opzione.
Se fosse stata lei, sarei stata finita.
Ancora il fruscio. E lo spezzarsi di un ramoscello. Sono sempre più convinta che sia lei. Non può essere il vento. 
Valuta.
Se fosse lei, che dovrei fare. È vicina, non ho molto tempo. 
Porto la mano al rush che è allacciato alla mia cintura. Lo estraggo lentamente e lo carico. Che faccio? La attacco? Si. E devo muovermi in fretta. Devo tenderle un agguato.
Agisci. 
Non ho altro da fare. Lentamente, mi muovo sul tappeto di foglie secche. Non è un buon terreno, ma dovrò accontentarmi. Non ho il tempo di arrampicarmi, potrebbe attaccarmi alle spalle.
Scosto piano le fronde davanti a me... è pino. Mi pungo con un ago, ma non faccio rumore e succhio il sangue che ha cominciato ad uscire. Un attimo dopo ho smesso di sanguinare.
Un altro fruscio.
Prendo un respiro profondo, carico il rush e balzo in avanti, mi concedo un secondo per guardarmi intorno, pronta a sparare. 
Un fruscio alla mia destra.
Mi volto.
Il cuore mi martella nel petto. 
Ancora un altro ramoscello.
Il mio respiro accelera.
Ed una volpe mi saetta davanti.
Mi porto una mano sul cuore, respirando a fondo. Solo una stupida volpe. Sarei tentata di spararle un colpo da dietro, ma mi trattengo. È un bell'esemplare e poi devo conservare i colpi.
Ad un tratto senti un rumore dietro di me. Sembra lo spezzarsi delle foglie.
Stringo il rush, ma quando mi volto, lei è già su di me. Mi abbasso appena in tempo e lei, che era saltata in avanti verso di me, mi supera, finendo a terra. Mi rialzo e faccio per puntarle addosso la mia arma, ma è più veloce e di nuovo mi attacca. 
Paro il suo destro e riesco a rigirarle una ginocchiata nella pancia, ma a mia volta incasso un sinistro sulla mandibola. Prima che io possa fare altro, il suo pugno destro raggiunge il mio naso. Con un urlo, la colpisco al labbro, facendolo sanguinare come il mio naso. Riesco di nuovo a colpirla allo stomaco, piegandola in due, e, con un movimento lesto delle gambe, la faccio cadere a terra.
A quel punto, posso puntarle contro il rush.
E sparo.
Un attimo dopo, una macchia di colore verde acceso spicca sul suo petto, e la sento ridere.
Il mio petto, come il suo, si alza e si abbassa irregolarmente, ma troviamo la forza di ridere. La tensione si allenta ed io ripongo l'arma. Le tendo la mano e l'aiuto ad alzarsi, sempre ridendo. 
"Mi hai uccisa, questa volta, Mer" commenta. Mentre si spolvera i pantaloni, le porgo un fazzoletto, per il labbro, e ne tengo uno per il mio naso.
"In realtà" dico "È la terza volta di fila." Mi guarda, con l'a,oche ore disprezzo frustrato di chi si è visto rinfacciare le sue sconfitte. Prende un sorso d'acqua dalla borraccia che teneva nello zaino grigio, poi riprese.
"Oggi stavo per vincere" "Impara a fare meno rumore e passami un sorso." Mi lancia il  contenitore ed io lo prendo al volo, prendendone un lungo sorso. 
Quando finisco mi lecco le labbra, assaporando le ultime goccioline del trasparente liquido che avevo appena ingerito.
"Andiamo, Ezequiel ci starà aspettando." Annuisce. Rimettiamo le nostre cose negli zaini e torniamo al Centro.
Come me, Martina è orfana e Ezequiel ci ha accolte nella sua casa, dove vengono addestrati soldati e orfani. Al Centro normalmente sono allenati i soldati dell'esercito, ma alcuni orfani vengono portati lì, addestrati e mandati in battaglia, in cambio di alloggio, istruzione e cibo.
Sto lì da quando riesco a ricordare.
Io e Tini siamo addestrate, a differenza delle altre orfane, che, perlopiù, passano il tempo a cucire, rammendare e cucinare con una donna che lavora con Ezequiel, Clara. Siamo le uniche a saper combattere, in realtà nemmeno dovremmo, sarebbe proibito insegnare l'arte della guerra a due donne. Solo i maschi sono ritenuti adatti alla battaglia.
Eppure ho steso quello sbruffone di Diego Dominguez, ha imparato a non ci ritirare la mia cucina.
A dir la verità non siamo proprio le uniche. Ezequiel è il proprietario del Centro, ma la nostra mentore è Valentina, sua moglie. Anche lei è orfana, il marito è la sua sola famiglia. Lui non sa che ci addestra, infatti siamo sempre molto attente che nessuno lo scopra.
Come noi, Valentina, non è portata per i lavori domestici, ed è la migliore combattente che conosca. Ci ha insegnato lei l'arte della battaglia.
Ha avuto un grande coraggio a farlo. Alle donne non è concesso. Non possiamo votare. Non possiamo combattere. Non possiamo scegliere a chi è quando maritarci. Non possiamo e basta, e questa cosa a lei non va giù. Valentina è una donna forte, indipendente, per questo Ezequiel l'ha sposata. Ha dovuto faticare molto per convincerla, non voleva rivelare le sue intenzioni al padre di lei, il padre adottivo, s'intende, almeno non prima che lei fosse stata d'accordo. 
Sappiamo tutto su loro due, sono un po' come la madre ed il padre che non abbiamo mai avuto, e poi Valentina ci racconta spesso cose del genere.
Arriviamo poco dopo al Centro, abbiamo un passo veloce, ma molto leggero. 
Quando arriviamo, corriamo al capanno nel boschetto, dove riponiamo i rush, piccole pistole che si possono caricare con proiettili o proiettili a vernice, gli archi, le frecce ed i blazer, piccole armi, simili a pistole, che lanciano piccoli dardi, che possono essere scelti tra esplosivi, accecanti e paralizzanti.
Quindi torniamo all'edificio principale. Da fuori, sembra un grande tempio in marmo rosso, con grandi colonne in avorio ed una grande scalinata in entrata, ma, all'interno, rivelava centri d'addestramento, stanze volte alla lettura, al ricamo, alla lavorazione manuale, aule volte alla formazione degli orfani, una cucina ed i dormitori, uno maschile ed uno femminile. 
Attraversiamo il grande atrio dal pavimento di giada e torniamo, attraverso un lungo corridoio, al dormitorio femminile. Lì, di fretta, ci cambiamo, infilando le tute nere che usiamo durante l'addestramento nell'armadio e indossiamo gli abiti leggeri dai colori chiari da dee greche che siamo costrette a tenere.
Do un'occhiata all'orologio.
"Tini! Muoviamoci, siamo in ritardo per l'ora di letteratura!" Lei si allaccia il fiocco in vita e infila i sandali, poi usciamo insieme "Mer, la prossima volta non urlare il mio soprannome, sai che non si può" mormora. È vero, persino i soprannomi sono vietati. 
Corriamo fino alla sala di lettura, e troviamo già le ragazze sedute con un libro sulle ginocchia, disposte a cerchio, con Clara che recita una poesia di un certo Leopardi, del quale, sinceramente, non mi interessa molto.
"Siete in ritardo" dice subito. Si alza in piedi, e prevedo il peggio.
"Scusaci, Clara, vedi noi..." cominciamo, ma non ci lascia finire. "Non mi interessa che avevate da fare. Non potete arrivare in ritardo, non alle mie lezioni. È ora sedetevi."
Lo facciamo, ma, nel mentre, Tini mi sussurra "Non ci sono altre lezioni, oltre alle sue"  "Dimentichi quelle di Valentina" rispondo, facendola ridacchiare. Le altre ragazze ci guardano sofferenti e desiderose della nostra apparente libertà. Abbiamo come tutte le mani legate, ma abbiamo la forza necessaria a ridere, a non farci sottomettere, come me conosco solo Tini e Valentina. Con lei abbiamo un legame speciale, è prima di tutto un'amica.
"Volete spiegarmi come mai ridete? Prima arrivate in ritardo e poi disturbate? Questo è irrispettoso, ragazze!" Esclama Clara, scattando in piedi. Noi ci lanciamo uno sguardo complice, ma chiediamo ugualmente scusa.
"No, non voglio le vostre scuse. Ora mi dite come mai stavate ridendo."
Guardo Tini, cercando di farle capire di stare al gioco, lasciarmi parlare ed assecondare, ma lei non ricambia lo sguardo, e comincio a temere il peggio. A salvarci arriva Valentina, che si affaccia alla porta della biblioteca, nei suoi pantaloni neri come la canotta e gli anfibi. Come al solito, ha i ricci raccolti in uno chignon alto. Altro gesto imperdonabile. I capelli vanno sciolti, a limite raccolti in una treccia come i miei. Raccolti come i suoi ricordano troppo quelli di un uomo.
Tutte le ragazze la guardano con un diffidente e dolorante rispetto. Hanno paura. Alcune la reputano una pazza, ma tutte, alla fine, la rispettano.
"Erano con me, Clara. Va tutto bene." Con lo sguardo sfida Clara a ribattere. Sono da sempre in competizione, ma si sopportano perché il Centro non potrebbe fare a meno di una delle due.
"Che non succeda mai più, o comunque avvertimi, la prossima volta." Valentina annuisce e sparisce, con un sogghigno soddisfatto.
Io lancio ancora una volto uno sguardo a Tini, ma cerchiamo di non farci riprendere più per il resto della lezione, se pur per noi sia molto difficile.
Come al solito, Lodovica, una bella ragazza dai lunghi capelli corvini, riesce a soddisfare le domande della nostra insegnante, facendosi poi lodare per la sua bravura. Mi fa ribrezzo. Lecca i piedi a Clara solo perché, chi dimostra buone potenzialità, potrebbe trovare lavoro qui, anche se, alla fine, quasi nessuno accetta di passare tutta la sua vita qui.
Poi c'è Alba. Non è mai sicura di niente e la cosa mi da sui nervi. Se vuoi sopravvivere devi avere un piano. È molto carina, infatti spesso è vittima delle ava che dei ragazzi, ma Ezequiel riesce sempre a farli tacere, e questa è una cosa buona. L'aspetto migliore del vivere qui ed essere orfane è che Ezequiel non ti costringerebbe mai a maritarti, se non vuoi. Prima del matrimonio, è il padre ad avere potere sulla figlia, per questo siamo fortunate.  
Quando la lezione finisce, sembra passata una vita da quando siamo entrate in classe. È una tortura, ma almeno salteremo un'ora. Sembra che al centro debba arrivare qualcuno d'importante, così tutti dobbiamo aiutare a mettere in ordine.
Stiamo per uscire dalla grande biblioteca, quando Clara ci chiede di fermarci un secondo.
"Ezequiel ha preso un libro, qualche settimana fa. Ora dovrei consultarlo, potreste per favore andare da lui e chiedergli se può prestarmelo? In caso dica sì, mi troverete qui in biblioteca." Annuiamo e ci dirigiamo verso l'ufficio del direttore.
Attraversiamo vari corridoi illuminati da grandi vetrate ed ornati di grandi quadri, fino a che non arriviamo davanti ad una porta in mogano, finemente lavorata.
"Valentina, non puoi presentarti così!" Sentiamo esclamare. Ci scambiamo uno sguardo perplesso, indecise sul da farsi. Alla fine, se pur sentendoci un po' in colpa, decidiamo di rimanere in ascolto, per poi bussare a chiedere del libro.
Ezequiel torna ad urlare: "Valentina, è il figlio del Re, non puoi fare come ti pare"
Poi sentiamo lei: "Non mi interessa chi sia. Facilmente sarà un altro pappamolle incapace. Non mi cambio solo per un poppante"
E lui: "È il figlio del Re. Non puoi chiamarlo pappamolle. Non puoi andare in giro così, sai che potrebbe succedere"
Lei: "Sì. Lo so benissimo. Ma non rinuncerò a me stessa come quel branco di ragazzine e quel mollusco lecca culo di Clara solo per un ragazzino"
Ci guardiamo. Siamo comprese anche noi in quel branco di ragazzine? Con lo sguardo ci comunichiamo uno speranzoso No. In fondo ci allena, ci ha detto lei di non girare con gli abiti da allenamento e di non dire niente a nessuno. 
Ci vide prendere a calci e pugni un pupazzo per gli allenamenti dei ragazzi e ci prese sotto la sua ala. Avevamo 13 anni. Ora ne abbiamo 18. No, non possiamo essere comprese. Non me ne capaciterei.
"Andiamo" sussurra Tini. Annuisco e bussiamo.
Ad aprirci la porta è Valentina. 
"Mechi, Tini, avete bisogno di qualcosa?" Ci domanda con un sorriso "Valentina!" Esclama Ezequiel "Non puoi..." "Do un soprannome a chi mi pare e piace. Soprattutto a delle ragazze" ribatte acida. Torna a guardarci e noi rispondiamo.
"Dovremmo chiedere una cosa ad Ezequiel." Lui ci fa segno di entrare e Valentina esce. Esitanti, ci sediamo, e lui non sembra turbato dalla nostra iniziativa.
"Che dovete domandarmi?" "Clara ci ha detto che hai preso un libro dalla biblioteca, ora ne avrebbe bisogno" risponde Tini. Lui annuisce.
Attraversa l'ufficio e va ad aprire un grande armadio in legno, che, all'interno, nasconde vari libri e barattoli di vetro il cui contenuto, una specie di strana sostanza giallognola, ci è ignoto. 
È una stanza grande, a terra è steso un grande tappeto rosso con un disegno dal sapore orientale, davanti a noi si trova una grande scrivania sempre in mogano e un altro armadio. Alle pareti sono appese varie mensole stipate di libri e alcuni quadri.
Tuttavia, la cosa che cerco con gli occhi ogni volta che entro, è la foto di Ezequiel e Valentina che lui tiene sulla scrivania. Sono abbracciati, davanti alle cascate Marmoree, le più grandi e maestose del regno di Cantilla. 
Lei è bellissima, sorride, ed anche i suoi occhi lo fanno. È l'unica testimonianza del fatto che abbia portato i capelli sciolti, ma anche in quella foto porta una canotta, bianca per l'esattezza. Lui, in quel momento, le stava stampando un bacio sulla guancia. 
È una delle cose più belle che abbia mai visto. 
Non riesco nemmeno ad immaginare quanto Valentina debba amarlo. Non capita tutti i giorni di incontrare un uomo che ti rispetti, qui.
"Eccolo." Ci porge il libro, noi ringraziamo e ce ne andiamo.
Mentre torniamo in biblioteca, studio la copertina del libro. È marrone, un po' rovinata dalla muffa e dal tempo, ma si legge ancora il titolo: Cure e Rimedi contro ferite ed avvelenamenti.
Non riesco a capire a che possa servire a Clara, ma forse potrebbe star preparando una lezione sull'argomento.
In fretta, lo ridiamo a Clara, poi ci precipitiamo nell'atrio, dove ci uniamo agli altri ragazzi e cominciamo a pulire.
È faticoso, ma è il tipo di cose che mi distrae dalla realtà, mi rilassa. Mentre libero dalla polvere un antico vaso, fischietto una canzoncina per bambini. Mi aiuta a rilassarmi. Tini, evidentemente, non ne può già più, ma sopporta, è curiosa di sapere chi sia il figlio del Re, e cerca di far passare il tempo.
Qualche ora dopo, abbiamo finito, ed un paggio con dei pantaloni a sbuffo a righe, che viene preso segretamente in giro da tutti, me e Tini comprese, annuncia l'arrivo del principe.
Il grande portone viene spalancato e, preceduto da una scorta, entra il tanto atteso ragazzo.
Aveva la carnagione abbronzata ed i capelli di un biondo dorato un po' troppo da principe azzurro, per i miei gusti. Porta dei pantaloni neri, come la maglia, e degli anfibi grigi. La cosa che più mi colpisce, però, sono gli occhi verdi. Sicuramente, io sono rimasta molto meno colpita di Tini, che provvede subito a sgomitarmi ripetendo "Ma l'hai visto?!?" 
Devo fare uno sforzo immenso per non ridere. 
"Signori e signorine, ecco a voi Jorge Mario Miguel Blanco III" annuncia la voce acuta del paggio.
Dietro di me sento Valentina sbuffare. 
Le rivolgo uno sguardo, e lei lo ricambia, con una noto di preoccupazione in mezzo all'odio.
So cosa vuol dire e lo faccio notare alla mia amica, che deve richiamare tutta la sua forza di volontà per staccare gli occhi dal principe.
Ora le cose si complicheranno, molto.



Angolo autrice:
Ciao!!! Sono nuova, mi chiamo Lola_82, so che questa storia fa schifo, ma è la prima che scrivo. Sare contenta se mi lasciaste qualche parere, ho bisogno di miglorare molto.... Cooomunque, io vi lascio, ma sappiate che mi rivedrete presto!
Baci,
Lola
   
 
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