Storie originali > Storico
Segui la storia  |       
Autore: Nadine_Rose    18/10/2014    2 recensioni
Nadine ballava, rideva ed era viva.
[Continuo di “Un amore diviso da un filo spinato”]
Nadine e Werner sedettero vicino alla riva del lago all’ombra di un’alta conifera e restarono lì, stretti l’uno all’altra, avvolti dall’aria fresca dell’estate berlinese mentre dentro di loro scoppiava la primavera. Una nuova stagione era cominciata per la loro vita ma i due contavano ancora i loro inverni.
[Capitolo 33: Il dono della vita]
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopoguerra
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 15

 

Soltanto un incubo

 

“L’unica cosa che non riceviamo mai abbastanza è l’amore; l’unica cosa che non doniamo mai abbastanza è l’amore”.

Henry Miller


Image and video hosting by TinyPic

Nicole Kidman

 

Nadine fremeva di passione, scossa dai baci irruenti di Kurt e dalle sue energiche carezze. Il desiderio avvolgeva i loro corpi che presto sarebbero diventati una sola carne, profanando il sacro vincolo del matrimonio. “Per tanti anni ho desiderato questo momento …” disse Kurt, guardandola profondamente negli occhi “… Io ti amo, Nadine. Ti amo come la prima volta.” “Anch’io ti amo, Kurt.” rispose Nadine e, prendendogli la faccia, lo baciò con estrema passione. I due avevano ormai dimenticato le loro responsabilità, i loro coniugi, le loro famiglie, le loro case, i loro figli e il loro obbligo di fedeltà giaceva nei vestiti lanciati sul pavimento in tutta fretta. Le loro mani s’intrecciarono, così come i loro respiri che diventavano sempre più affannosi e poi anche la sottoveste nera di Nadine volò via. Le loro labbra si unirono in baci rapidi e intensi mentre i loro corpi si accarezzavano mossi da violenti brividi. E, dopo ben dieci anni, i due si ritrovarono intimamente donandosi al ricordo del loro amore e tradendo i loro valori. Ma, ad un tratto, una voce li interruppe e tutto divenne buio …

“Papà! Papà!” urlò il piccolo Andrej con voce disperata, spaventato dai lamenti di suo padre e Werner si risvegliò di colpo dall’incubo, affannato, confuso, sudato. Sì, era stato soltanto un brutto sogno. Grazie a Dio, Nadine e Kurt non erano mai stati insieme.

Le mani di Engel stringevano tremanti la tazza di tè e, dopo averne assaggiato un sorso, la donna riprese a parlare con espressione malinconica: “Kurt è un ottimo marito, un padre eccezionale ma è un uomo diviso a metà. Dentro di lui c’è ancora quel ragazzo follemente innamorato di te, o meglio, della ragazza che eri tu, prigioniera a Ravensbrück …” bevve un altro sorso “… Nella mia vita ho sempre dovuto combattere. Ho combattuto contro la malattia di mia madre, ho combattuto contro il nazismo, ho combattuto per sopravvivere e ho combattuto per essere amata e per amarlo nonostante tutto, nonostante il suo cuore fosse ancora tuo …” gli occhi di Engel si velarono di lacrime “… E adesso temo che il tuo ritorno possa allontanarlo di nuovo da me ed io sono stanca di combattere. Non ho neanche trent’anni ma mi sembra di averne sessanta.” Nadine aveva davanti una donna sfinita, insoddisfatta, provata dalla vita, distrutta da un amore poco corrisposto e ne provava compassione. Il loro matrimonio, apparentemente felice, era in realtà segnato da profonde crepe, conseguenze di un passato mai dimenticato e forse lo era anche il suo a causa delle paure di Werner. “Ma io sono una donna sposata!” reagì Nadine, assumendo un atteggiamento auto-difensivo. In fondo, la colpa di quel matrimonio infelice era principalmente sua. “Sapevo che avresti risposto così.” affermò Engel e, poggiando una mano sotto il mento, distolse lo sguardo per poi fissare il vuoto.

Kurt era nel suo ufficio. Seduto immobile sulla poltrona, con lo sguardo fisso nel vuoto, pensava e ripensava a Nadine, ai suoi occhi bagnati di lacrime, alla loro conversazione, alla carezza che le aveva dato, a quel bacio mancato e si sentiva strano. Confuso, stordito, oppresso da un peso interiore, il signor Hochmann non aveva la forza di lavorare. Un pensiero gli attraversò la mente e, di colpo, si alzò come per fermarlo. Forse provava ancora qualcosa per Nadine. Disperato, mise le mani fra i capelli e, voltandosi, scorse dai vetri della finestra il suo volto sfigurato. Ripensò a quei momenti, i più brutti della sua vita: le botte, il dolore, la paura, il sapore del sangue, il buio della morte, il distacco dalla sua amata. Non aveva mai amato sua moglie tanto intensamente quanto Nadine e non poteva più negare a se stesso questa triste verità. Di Engel si era innamorato lentamente. Perché era lei che, insieme a suo padre, gli aveva salvato la vita e che, giorno dopo giorno, gli stava vicino curando le sue ferite e sopportando i suoi momenti di follia ed era lei che, con dolcezza e determinazione, aveva perseverato nel trasmettergli la forza di rialzarsi e il coraggio di ricominciare. Con Engel si sentiva al sicuro, si sentiva più forte e sapeva di essere guardato al di là del suo aspetto, ormai devastato. Capì allora che era questo uno dei motivi per cui aveva deciso di sposarla: la furia delle SS lo aveva reso un mostro e nessun’altra donna lo avrebbe voluto al proprio fianco. Poi c’era il suo sentirsi in debito verso il signor Franz, padre di Engel, e responsabile nei confronti di quella povera bambina rimasta orfana, Brigit, bisognosa di una famiglia. Kurt si sfiorò il viso e i suoi occhi si velarono di lacrime.

Il suo matrimonio rischiava di diventare un fallimento. Era stato soltanto un incubo ma Werner non riusciva a togliersi dalla mente l’immagine di Nadine e Kurt insieme, i loro corpi nudi che dolcemente si accarezzavano, i loro baci appassionati, i loro profondi sospiri e ne era ossessionato. Temeva che quel brutto sogno potesse avverarsi e diventare una tragica realtà, la fine per lui. Concitatamente, iniziò a preparare la valigia: il mattino seguente sarebbe partito per riprendersi sua moglie, chiederle perdono e risanare il loro rapporto.  

 

Non è la vita che avrei voluto mai desiderato vivere.

Non è quel sogno che sognavamo insieme.

Fa piangere.

Eppure io non credo questa sia l’unica via per noi.

 

Riccardo Cocciante, Se stiamo insieme

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: Nadine_Rose