La gente a volte non s’accorge di chiedere l’assurdo.

Fa che accetti la mia proposta.
Fa che gli piaccia.
Fa che non ci sia nessuno.
Fa che non faccia figuracce.
Fa che una macchina m’investa.
Fa che io muoia.
Fa che vada tutto bene.

La gente non se ne accorge ma chiede, anzi, pretende che i loro desideri si avverino.
In pochi chiedono per favore. In pochi si rivolgono a Dio.
E in pochissimi, per avverarli, nemmeno chiedono.
Agiscono.

Non valgo la pena, pensano.
Orrenda, sono una persona orrenda.
Piangono, si disperano, s’incazzano e restano fermi a fissare il soffitto.
È diventato quasi un processo naturale, per i corpi di alcuni di loro.

Nessuno dice nulla. Tutti tacciono.
Si tengono dentro ogni cosa, ogni singola goccia.
Sino all’orlo, sino alla pazzia.

È quasi patetica, come scena.
Uno sciame di disperati, convinti non voler alcun aiuto quando quella parola in fronte ce l’hanno scritta.
E piangono, ti urlano addosso se cerchi di dar loro una mano.
È assurdo.
È assurdo e non possiamo fare nulla se non ce lo permettono.
Rifiutano ogni singolo aiuto non perché non lo vogliano, ma perché pensano di non meritarlo.
E sbagliano.
E se qualcuno di loro, in questo momento, stesse leggendo questo mio sfogo personale probabilmente mi darebbe ragione e comincerebbe ad autocommiserarsi, dichiarando di errare sempre.

Fanno pena.
Ed è quasi un gioco di parole, dato che dicono di non valerne.

Vogliamo bene a questa gente e vogliamo aiutarla.
Ma come possiamo se l’unica fonte d’aiuto è in loro stessi?
Vorremmo compiere miracoli per loro, ma siamo umani.
Può un semplice umano compiere un miracolo?
Può un umano aiutare un suo simile in un caso del genere?

La risposta è no.

Ma può diventare sì se la domanda cambia.
E allora, mi chiedo io, può un umano aiutare un suo simile a trovare la soluzione?
E qui rispondo affermativamente.
E non importa se il mio simile afferma di non desiderare alcun aiuto.
Non importa.
Perché siamo noi a desiderarlo.
E questo basta.
Basta per loro, e basta per tutti.