Serie TV > Glee
Ricorda la storia  |      
Autore: saramermaid    18/10/2014    2 recensioni
Thadastian | One Shot | Verde | 3354 Parole
Dal testo:
"Eppure quella mattina per la prima volta Thad aveva perso la sua proverbiale calma e compostezza sbraitando parole in spagnolo, molto simili ad insulti o imprecazioni, mentre sbatteva con forza la porta della propria stanza, buttandosi poi a peso morto sulle trapunte e lanciando con rabbia le stampelle contro la mensola. Il rumore sordo che produssero i libri mentre cadevano inesorabilmente sul pavimento, dopo essere stati falciati da quei supporti di metallo, fu talmente forte da sovrastare persino lo scroscio dell’acqua nella doccia. Thad sbuffò irritato nell’esatto momento in cui la porta del bagno si spalancava di botto e Sebastian faceva la sua comparsa."
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sebastian Smythe, Thad Harwood, Warblers/Usignoli | Coppie: Sebastian/Thad
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Accidents








Thad Harwood era sempre stato un ragazzo fin troppo paziente e taciturno, il più delle volte lo si poteva certamente definire come un tipo pacato, ben educato e sostanzialmente altruista o gentile con chiunque. Altri invece avevano iniziato a pensare fosse un santo poiché, nonostante la sfortuna di condividere la propria stanza con Sebastian Smythe, non si era mai lamentato di nulla ed imperterrito aveva saputo trovare una sorta di equilibrio interiore che, il più delle volte, gli aveva impedito di soffocare il suo amabile compagno di stanza nel sonno.

Eppure quella mattina per la prima volta Thad aveva perso la sua proverbiale calma e compostezza sbraitando parole in spagnolo, molto simili ad insulti o imprecazioni, mentre sbatteva con forza la porta della propria stanza, buttandosi poi a peso morto sulle trapunte e lanciando con rabbia le stampelle contro la mensola. Il rumore sordo che produssero i libri mentre cadevano inesorabilmente sul pavimento, dopo essere stati falciati da quei supporti di metallo, fu talmente forte da sovrastare persino lo scroscio dell’acqua nella doccia. Thad sbuffò irritato nell’esatto momento in cui la porta del bagno si spalancava di botto e Sebastian faceva la sua comparsa.

Il castano aggrottò per un istante le sopracciglia, alternando lo sguardo tra i volumi in disordine ed il suo compagno di stanza. Gli ci vollero alcuni secondi per realizzare cosa fosse davvero accaduto e sul suo volto comparve un’espressione dubbiosa e sostanzialmente sorpresa. La maggior parte delle volte in cui Thad perdeva la calma era a causa sua e delle sue battutine a sfondo sessuale, ma quella volta Sebastian era certo ci fosse qualcosa di più serio di un semplice bisticcio tra coinquilini. Con passo sicuro percorse i pochi metri che lo separavano dal proprio letto, stendendocisi sopra e portando le braccia dietro la nuca.

Qualche giorno prima Thad aveva subito una seria distorsione alla gamba sinistra durante l’allenamento di basket e, nonostante le mille preoccupazioni, il medico della Dalton gli aveva ampiamente assicurato che c’erano buone probabilità di ripresa completa nel giro di qualche settimana. A causa di quel piccolo infortunio Thad doveva restare a riposo, non potendo partecipare alle prove di canto e ballo, e Sebastian si era ritrovato ad avere a che fare con la parte irascibile di Harwood. Era come se all’improvviso il suo compagno di stanza si fosse trasformato in Dottor Jekyill e Mr.Hyde e lui ce la stava mettendo davvero tutta per essere più paziente e gentile.

«Mi vuoi dire che è successo o continuerai a distruggere la nostra camera?» Proruppe ad un certo punto Sebastian, rompendo il silenzio teso della stanza, e voltandosi in direzione di Thad puntellandosi sul gomito sinistro.

«Da quando ti interessa la mia vita, Sebastian? Non mi pare che tu mi abbia mai preso in considerazione, se si escludono le tue battutine idiote.» Rispose il moro continuando a tenere un braccio posato sugli occhi e l’altro disteso sulle trapunte color panna.

Nonostante la voce ovattata a causa della posizione in cui si trovava, Sebastian riuscì comunque a captare una sfumatura di irritazione ed acidità nella frase appena pronunciata da Thad. Era come se l’altro lo stesse poco velatamente accusando di qualcosa che sostanzialmente lui non riusciva a comprendere. Sebastian sospirò rassegnato, quasi del tutto conscio che quella discussione non avrebbe portato a nient’altro che ad un lancinante mal di testa e l’ennesimo litigio dai toni accesi. Tuttavia continuò a racimolare la poca pazienza che possedeva, perché si rendeva altrettanto conto che tutta quella situazione per Thad non dovesse essere affatto facile da gestire e sopportare. Sicuramente anche lui avrebbe dato di matto se si fosse trovato a dover rinunciare alle proprie esibizioni, e alla normale routine, impossibilitato a muoversi anche per compiere i gesti più semplici.

«Mi interessa da quando hai deciso di essere il fratello gemello di Hulk. Senti, Thad, so perfettamente che la tua distorsione è uno schifo e che vorresti esibirti con noi, ma perdere le staffe non ti aiuterà a migliorare la situazione in cui ti trovi.» Gli fece notare usando per la prima volta un tono gentile e serio al tempo stesso.

Thad si lasciò sfuggire una risata amara a quelle parole, tirandosi a sedere e permettendo ai propri occhi castani di posarsi sulla figura di Sebastian ancora intento a scrutarlo nella stessa identica posizione di prima. In quella cascata di cioccolato fuso Smythe ci poteva leggere sentimenti talmente contrastanti da fargli venire il mal di testa a causa della velocità con cui si rincorrevano, tanto da non permettergli di scavare più a fondo. In genere era sempre Thad quello che provava a leggere tra le righe del suo comportamento, forzando poco per volta quella corazza che lui si era abilmente costruito attorno, ma in quel frangente i ruoli si erano invertiti. Ora era Sebastian che provava con tutte le sue forze a sgretolare quel muro invisibile di rancore e risentimento, nel tentativo di riportare a galla il buon vecchio Thad.

«Tu non sai un accidenti di me, Sebastian! L’unica persona di cui veramente ti importa sei tu, dirotti la tua attenzione sugli altri soltanto quando puoi guadagnarci qualcosa come con Blaine ad esempio. Tu e quel deficiente di Clarington ci avete coinvolti nella pagliacciata della canzone improvvisata soltanto per convincerlo a tornare alla Dalton, ma non avete capito una cosa essenziale.» Esclamò tutto d’un fiato il moro stampandosi sul viso un sorriso spento.

«Chissà perché immagino che tu muoia dalla voglia di illuminarmi a tal proposito, Harwood.» Rispose sarcasticamente l’altro, mentre si metteva seduto a gambe incrociate e lo invitava a parlare con un gesto seccato della mano.

«Non è colpa mia se tu e quell’altro idiota non riuscite a vedere l’ovvio. Per quanto Blaine possa soffrire a causa della rottura con Kurt, non cambierà idea né tornerà alla Dalton. La sua eccezione si chiama Kurt Hummel e credimi non diventerà mai la regola.» Concluse in modo pragmatico Thad, concedendosi una piccola espressione di vittoria per aver messo a tacere Smythe. O almeno così credeva.

Sulle labbra di Sebastian, infatti, comparve il solito ghigno impertinente e Thad seppe con certezza che l’altro stesse macchinando qualcosa. Smythe non era il tipo da lasciargli l’ultima parola né l’avrebbe fatto vincere tanto facilmente senza prima averlo messo volutamente in imbarazzo. Ci volle infatti relativamente poco prima che il castano gli si avvicinasse, molto lentamente, fino a fermarsi a poche spanne dal suo viso. Thad deglutì a causa di quella esigua vicinanza ed il respiro caldo dell’altro sulle labbra non l’aiutava a restare lucido e concentrato quanto bastava per posare le mani su quelle spalle larghe e spingerlo via. Automaticamente, di riflesso, prese a torturarsi le sue di labbra intrappolandole tra l’arcata di denti superiori ed evitando di cedere all’impulso di chiudere gli occhi azzerando quei pochi centimetri di spazio.

«Non sapevo fossi così geloso, Harwood. Potrei iniziare a pensare che io ti piaccia e che mi voglia tutto per te.» Sussurrò languidamente Sebastian, allungando un braccio per posarlo sulla coperta ed intrappolando Thad.

«N-non dire cavolate, Smythe! Lo sai benissimo che non ti sopporto.» Esclamò il moro tentando con scarso successo di mascherare il suo imbarazzo e le sue guance arrossate.

Non avrebbe dato all’altro la soddisfazione di constatare come in realtà avesse ragione, né gli avrebbe fornito ulteriori motivi per prenderlo in giro o deriderlo. Okay, Sebastian gli piaceva e non poco ed era del tutto inutile fingere persino con se stesso, ma non si sarebbe esposto volontariamente mettendo in gioco sentimenti ed emozioni per poi vederli calpestati. Smythe non era il tipo da relazioni serie, smancerie o un fidanzato e lui sapeva perfettamente di aver perso in partenza senza nemmeno provare a lottare. Quel flusso di pensieri, però, venne prontamente messo a tacere dalle dita del suo compagno di stanza che avevano iniziato un lento e graduale percorso sulla porzione di pelle scoperta accanto al collo. Thad sospirò a quel contatto inaspettato, constatando come i polpastrelli di Sebastian fossero delicati.

«A giudicare dal tuo sguardo e dalle reazioni del tuo corpo io direi il contrario. Non mentire, Thad.» Bisbigliò il castano direttamente nel suo orecchio, iniziando a sfiorare col naso appuntito quella stessa striscia di pelle torturata dalle sue mani.

Questa volta fu ancora più difficile controllare il proprio corpo e quel groviglio di sensazioni ebbe la meglio su Thad, costringendolo a chiudere quelle pozze scure e respirare sempre più faticosamente. Poteva avvertire le labbra dell’altro sfiorargli la guancia per dirigersi verso l’angolo della bocca e proprio quando strinse gli occhi aspettando quel contatto, Sebastian si allontanò di scatto con ancora quel ghigno a solcargli i tratti espressivi. Thad riaprì le iridi osservandolo con sgomento e irritazione; nel petto la strana sensazione che quel momento fosse soltanto stato uno scherzo e null’altro. Qualcosa che Sebastian avrebbe presto dimenticato non dandogli nessuna importanza, ma che in lui aveva scatenato una vera e propria tempesta di sensi.

«Mettiamola così, Harwood. Prendila come una sorta di promessa o incentivo per quando sarai completamente guarito.» Mormorò il più alto con assoluta naturalezza, mettendo in ordine il casino combinato dall’altro e raccogliendo poi le stampelle per posarle sul comodino accanto a Thad.

«Non funziona così, Sebastian. Il medico mi ha detto proprio oggi che tutti quelli nella mia condizione recuperano lentamente. Quasi sicuramente non potrò partecipare alle Regionali e questo è il mio ultimo anno qui alla Dalton. L’ultima occasione per potermi esibire con tutti voi prima di diplomarmi a fine anno.» Confessò, infine, il moro lasciando che quelle poche frasi strisciassero a fatica fuori dalla sua bocca.

«E per questo motivo, suppongo, hai ben deciso di distruggere metà dormitorio.» Concluse logicamente Sebastian, avviandosi verso la porta salvo poi bloccarsi con la mano posata sulla maniglia. «Harwood, tu non sei tutti. So per certo che quando vuoi davvero qualcosa ti impegni a fondo finché non la ottieni.» Aggiunse sparendo oltre l’uscio e lasciando Thad da solo in quella camera ora fin troppo silenziosa.







Il rumore degli applausi e le ovazioni del pubblico in sala lo accompagnarono fin dietro le quinte. Con un gesto veloce si asciugò la fronte imperlata di sudore, recuperando il suo asciugamano abbandonato sullo schienale di una sedia, ed osservando compiaciuto le espressioni gioiose dei suoi compagni di scuola. Quella sera avevano decisamente superato se stessi e le due esibizioni sulle note di Whistle e poi di Live While We’re Young avevano buttato giù il teatro lasciando le New Directions nel più completo sconcerto. Sebastian era incredibilmente soddisfatto della vittoria ottenuta, grazie anche al tempestivo svenimento della brutta copia della Berry, eppure c’era qualcosa che stranamente gli interessava di più.

Per tutto il tragitto nel pullman era rimasto silenzioso, osservando assorto il paesaggio fuori dal finestrino, e preferendo estraniarsi dai festeggiamenti inscenati dagli altri Warblers. Sostanzialmente c’era una questione importante che doveva assolutamente risolvere e per farlo aveva necessariamente bisogno di restare da solo con i propri pensieri. L’aver rivisto Blaine non gli aveva provocato nessuna reazione, non come si aspettava, ed ancora peggio era stato constatare di come in realtà gli mancasse la presenza di Harwood alle sue spalle sul palcoscenico. Nonostante ciò che ci si sarebbe aspettato da lui, non aveva affatto dimenticato la conversazione avuta con il suo compagno di stanza qualche giorno addietro, né aveva dimenticato l’incredibile vicinanza tra i loro corpi.

Sebastian stava lentamente prendendo consapevolezza del fatto che qualcosa fosse irrimediabilmente cambiato in lui e nel modo di rapportarsi ad Harwood. Non sapeva nemmeno come o quando tutto quello fosse diventato tanto e poi semplicemente troppo, ma sembrava che più si sforzava per mascherarlo più la sua mente cercava modi sempre più palesi ed evidenti per ricordarglielo. Come la palese disattenzione verso Anderson ad esempio, o come la mancanza d’interesse nel fare conquiste allo Scandals. Stancamente si passò una mano tra i capelli, privi ormai di quel ciuffo che amava tanto, e controllò il display del suo cellulare notando un messaggio non letto in attesa.

Sapeva già chi fosse il mittente ancor prima di sbloccare lo schermo e lesse quelle poche righe con molta più velocità ed ansia del dovuto, prendendosi poi tutto il tempo necessario per decidere se inviare una risposta oppure aspettare. Alla fine decise di riporre l’apparecchio nella tasca del cappotto pesante, soprattutto considerato il fatto che mancava poco meno di un quarto d’ora all’arrivo alla Dalton. Si sistemò invece meglio all’interno del sedile di pelle, ringraziando qualsiasi entità esistente per avergli concesso il lusso di non avere nessuno seduto nel posto accanto al suo. Le sue battute a doppio senso, il suo essere irritante ed assolutamente altezzoso non invogliavano di certo gli altri Warblers a trascorrere del tempo in sua compagnia, eppure ci pensava sempre Thad a riempire quegli strani vuoti decidendo volontariamente di restargli accanto.

Thad. Ancora una volta il nesso logico di pensieri nel suo cervello lo aveva ricondotto a quel nanetto dai tratti ispanici che, per via del destino, era entrato nella sua vita sotto forma di coinquilino e compagno di scuola. Sul suo volto si aprì un sorriso stirato, ormai c’era ben poco da poter fare e ancor meno da riflettere. Sebastian aveva già preso la sua decisione nell’esatto momento in cui il mezzo di trasporto su cui viaggiavano si era fermato nel parcheggio davanti ai cancelli e lui si era affrettato a raggiungere l’entrata dell’accademia. Le suole delle scarpe lucide sfregavano sul pavimento ad ogni scalino ed ogni passo era un pezzo in meno attorno a quella corazza che indossava costantemente. Poteva quasi vederne le crepe che man mano si aprivano lasciando squarci qua e là che tutto sommato non facevano poi così male come credeva sarebbe successo. Si fermò soltanto quando arrivò davanti la porta di legno della sua stanza, esitando soltanto pochi secondi prima di posare la mano sulla maniglia e ruotarla.

«Com’è andata? E perché diavolo non rispondi mai ai miei messaggi?»

Gli angoli delle sue labbra si tirarono all’insù in un leggero sorriso, Sebastian poteva assolutamente affermare di aspettarsi quella reazione. L’aveva ampiamente immaginata da quando aveva ignorato quella busta lampeggiante in alto allo schermo del cellulare e non poté impedirsi di pensare a come si sentisse incredibilmente a casa. Nel petto la sensazione che tutto fosse come doveva essere o più precisamente che lui fosse dove doveva essere. Si tolse la giacca posandola sulla sedia della scrivania, poi si azzardò a puntare le iridi verdi sulla figura di Thad comodamente seduto sul letto. Si dovette trattenere non poco per non ridacchiare di fronte a quell’espressione buffa, con un vistoso broncio e un cipiglio fintamente offeso.

«Rinfodera gli artigli Cenerentola. Abbiamo portato a casa un’eclatante vittoria.» Rispose con ilarità ed un pizzico di orgoglio, appoggiandosi alla scrivania di legno per studiare le reazioni dell’altro.

«Cosa? Stai scherzando?» Esclamò con tono incredulo e voce tremolante Thad, guardandolo come se fosse un alieno e non il solito Smythe.

«Avevi qualche dubbio a riguardo? Con la mia magnifica voce e la mia bellezza non potevano far altro che proclamarci vincitori.» Rispose Sebastian inarcando un sopracciglio e lanciandogli uno sguardo più che eloquente.

Thad arrossì sotto il peso di quelle penetranti iridi verdi e si premurò di abbassare la testa puntando gli occhi sulla fasciatura bianca attorno alla sua gamba sinistra. Le sue dita giocherellarono un po’ con i bordi, in maniera alquanto nervosa ed impacciata, poi sospirò prima di rivolgersi nuovamente al suo compagno di stanza. Sebastian lo vide mordersi leggermente le labbra, com’era solito fare quando qualcosa lo turbava o lo faceva sentire insicuro, poi Thad si puntellò sui palmi delle mani facendo forza sulle braccia e mettendosi in piedi senza l’ausilio delle stampelle. Il castano sgranò gli occhi, visibilmente sorpreso, schiudendo leggermente la bocca.

«Che diav-? Come hai fatto?» Proruppe quest’ultimo con voce leggermente acuta e stridula, avvicinandosi di qualche passo col timore che Thad potesse perdere l’equilibrio e cadere di sedere sul pavimento.

«Qualcuno tempo fa mi ha detto che se voglio davvero qualcosa sono in grado di impegnarmi al massimo fino ad ottenerla. Negli ultimi giorni ho fatto riabilitazione e oggi il medico mi ha detto che la gamba è quasi guarita del tutto. Tra un paio di giorni potrò camminare senza tutore o stampelle.» Confessò il moro sorridendo apertamente come non si permetteva di fare da diverso tempo.

Quel piccolo gesto ebbe il potere di far accelerare il battito del cuore di Sebastian, portandolo ad accorciare ulteriormente le distanze. Un ghigno gli increspò i tratti facciali quando la sua testa collegò i vari significati di quella frase ed ogni pezzo andava magistralmente al proprio posto. Fu del tutto naturale per Sebastian allungare le braccia fino a posarle attorno ai fianchi dell’altro, così come fu altrettanto normale attirare Thad contro il suo petto mantenendo comunque salda la presa. Il suo volto si inclinò leggermente per arrivare all’altezza del moro e colmare quell’esigua distanza ponendo le proprie labbra su quelle dell’altro. Il tanto atteso bacio fu qualcosa di sorprendente, dolce e intenso per entrambi tanto che per la prima volta Sebastian chiese invece di pretendere. E lo fece in silenzio, passando delicatamente la lingua su quelle labbra carnose che si schiusero immediatamente permettendo alle loro bocche di esplorarsi e scoprirsi.

«Wow.» Si lasciò sfuggire Thad quando il dover respirare li costrinse a staccarsi pur restando vicini. «Perché lo hai fatto Sebastian?» Aggiunse in seguito abbassando lo sguardo per timore di leggerci una risposta che avrebbe inevitabilmente distrutto le sue speranze.

«Perché a dispetto di quello che ci si aspetterebbe da me, non ho dimenticato la nostra chiacchierata né la mia promessa. Perché questa sera mi sono finalmente accorto di non provare alcun interesse per Blaine, non se i miei pensieri erano sempre rivolti nella tua direzione. Non sarò mai un tipo romantico o sdolcinato, Thad, ma posso provarci.» Terminò Sebastian mentre finalmente anche l’ultimo pezzo di corazza si sgretolava, mostrando per la prima volta un ragazzo pieno di insicurezze, timori e paure.

La risposta di Thad arrivò esattamente pochi secondi dopo quando, con non poca difficoltà vista la fasciatura, catturò quelle labbra sottili tra le proprie in un nuovo e passionale bacio a cui Sebastian rispose con altrettanto ardore e devozione. Non era una risposta propriamente convenzionale ed era pressoché priva di parole, ma fu altrettanto sufficiente per esprimere ciò che il suo cuore sentiva in quel preciso momento. Perché alle volte i gesti sono molto più chiari e limpidi di miliardi di parole. Entrambi furono certi che quella sera l’avrebbero ricordata in eterno, ovunque fossero andati o qualunque cosa gli avesse riservato il futuro, ed entrambi erano sicuri che la vittoria alle Regionali non c’entrasse affatto.












A/N

Non so davvero da dove sia uscita questa cosa, so solo che un attimo prima leggevo un tweet di Grant ( in cui diceva di aver accidentalmente preso una porta mentre si alzava addormentato alle 4 del mattino) e l’attimo dopo io ero già in procinto di scrivere qualcosa a tal proposito. Ora sono totalmente consapevole che quando lascio i miei Thadastian liberi, finiscono sempre per prendere il sopravvento e cambiare prompt ed idee iniziali per cui voilà in questa Os è Thad quello infortunato. Ho colto anche l’occasione per giustificare la mancanza del nostro morettino alle regionali anche se deduco sia perché come Trent non approva la storia degli steroidi. Si, so perfettamente di avere una mini long da aggiornare ma non potevo non scrivere una Os Thadastian in memoria degli albori come autrice. Per qualsiasi cosa potete lasciarmi una recensione e vi lascio alla lettura.

P.s. Ho finalmente riavuto il mio pc portatile bello che formattato, quindi l’appuntamento con me è mercoledì con l’aggiornamento di Superheroes. Grazie alle 13 persone che stanno seguendo la mini long. Io semplicemente vi adoro!

xoxo

Sara
  
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: saramermaid